giovedì, agosto 31, 2006

Libero Grassi, parla il prefetto

martedì, agosto 29, 2006

Indignazione...

Permettetemi di sottolineare una cosa che mi ha dato enormemente fastidio.
Oggi 29 Agosto 2006 si celebra l'anniversario della morte dell' imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia nel 1991. Vi sono state manifestazioni e conferenze in molte parti della Sicilia per ricordare uno dei pionieri dell' antiracket e che ha perso la vita per questo ideale.
Ed è così fastidioso navigare su internet e non trovare neanche una riga su Libero Grassi su siti come Larepubblica.it, unità.it o il corriedellasera.it e trovare invece notizie in bella mostra come: Basta veline e modelle, i calendari 2007 sono delle belle e impossibili...
Ho due parole stampate in testa: Rabbia e Indignazione.
Saverio Fuccillo
29 - 08 - 06
Fonte: Me stesso

Commemorazione Libero Grassi

PALERMO - Quindici anni dopo il suo assassinio, Libero Grassi, l'imprenditore che rifiutò di piegarsi ai suoi estortori, ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991, viene ricordato oggi a Palermo, con una serie di iniziative. Alle 9 si è svolta una commemorazione, in via Alfieri, luogo del delitto. Il presidente della Provincia, Francesco Musotto, ha deposto una corona di alloro alla presenza della vedova Pina Maisano Grassi e i figli Alice e Davide, e il sindaco Diego Cammarata, il quale ha annunciato che la prossima edizione di "Palermo apre le porte. La scuola adotta la citta'", la manifestazione che da anni coinvolge gli studenti delle scuole, avrà come tema proprio la lotta al racket.
Partecipano il sottosegretario all'Interno, Ettore Rosato, il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Raffaele Lauro, e i componenti del Comitato di solidarieta' per le vittime dell'estorsione e dell'usura. Presenti anche il questore Giuseppe Caruso, i vertici di Guardia di finanza e carabinieri, il prefetto Giosue' Marino. Alle 11, in prefettura, incontro con le associazioni antiracket siciliane aderenti alla Fai.
Alle 12, conferenza stampa. Per Pina Maisano, l'imprenditore, "era una persona molto libera che esercitava la sua professione con grande coscienza e liberta'. Lui spesso scherzava dicendo che il suo nome, in realta', era un'etica e un destino". Con un velo di rammarico rivela il suo desiderio: "Vorrei che i palermitani vivessero in modo piu' consapevole, come i giovani del comitato Addiopizzo che, nonostante certe critiche qualunquiste, vanno avanti con le loro iniziative. Libero sarebbe stato sicuramente al loro fianco".
E stasera, alle 21, per il secondo anno il comitato Addiopizzo ricordera' il coraggioso imprenditore: in programma al "Kursaal Tonnara - Vergine Maria", il dibattito "Dall'omicidio di Libero Grassi a oggi: mafia e antimafia, racket e antiracket" al quale interverranno don Luigi Ciotti, il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, e il presidente del centro di documentazione Impastato, Umberto Santino, moderati dal giornalista Gianni Manzo. Gli attori Renato Scarpa e Claudio Gioe' interpreteranno brani dedicati a Libero Grassi. In chiusura concerto degli Stormy Weather. E la Confesercenti ha deciso di tappezzare la citta' di manifesti per invitare i commercianti a ribellarsi al racket: "Oggi i boss sono dietro le sbarre - dice il presidente regionale di Confesercenti, Giovanni Felice - la magistratura ha inflitto duri colpi alla cupola, ci sono le associazioni antiracket, i cittadini e gli organismi istituzionali che partecipano alla lotta contro la mafia. Ora che il sistema e' cambiato, i commercianti possono e devono denunciare i loro aguzzini".
29/08/2006
Fonte: La Sicilia

Ricordando Libero Grassi

CATANIA - Quindici anni sono trascorsi da quel 29 agosto '91 in via Alfieri quando nella torrida estate palermitana i cronisti si ritrovarono sul marciapiede davanti al cadavere sfigurato dell' imprenditore Libero Grassi: un uomo che conoscevano molto bene perchè era stato uno dei pochissimi, pubblicamente, a rompere il recinto di omertà che circondava il mondo delle estorsioni mafiose a Palermo.
Aveva rilasciato interviste, era andato in tv Libero Grassi perchè, come dice oggi la moglie, l'ex senatrice Verde Pina Maisano "aveva dignità del suo lavoro". Raccontò della visita del geometra Anzalone, nella sua fabbrica di corredi e biancheria intima, che gli chiedeva la tangente. Credeva che circondandosi di notorietà e di solidarietà, rendendo pubblici i meccanismi dell' estorsione, la tecnica usata, sarebbe stato protetto e i boss lo avrebbero lasciato in pace. Ma non fu così. Il rampollo di una delle famiglie mafiose più violente e criminali, Salvatore Madonia, gli puntò la pistola alla testa, e fece fuoco appoggiato da un complice che poi collaborò con la giustizia e fece chiarezza su uno degli omicidi più dirompenti avvenuti in Italia. Non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, Madonia, e gli sparò alle spalle.
Domani si svolgeranno iniziative e manifestazioni a Palermo proprio davanti a quel muro con la lapide che ricorda il delitto. Parteciperanno magistrati, il prefetto Giosuè Marino, il sottosegretario all'Interno Ettore Rosato, il commissario nazionale antiracket Raffaele Lauro, politici, forse i familiari. Alle 21 al Kursaal tonnara in via Bordonaro è stato organizzato un dibattito cui parteciperanno il procuratore Francesco Messineo e don Luigi Ciotti.
Sono trascorsi quindici anni da quel giorno e nel corso del tempo si sono sviluppati movimenti siciliani antiracket prima inesistenti, è nato il comitato dei giovanissimi di "Addio pizzo" che tappezza saracinesche e quartieri di volantini contro la mafia (ragazzi che Pina Maisano definisce i miei nipotini). Il fenomeno del racket, uno dei filoni criminali più remunerativi per le cosche, è stato notato a livello nazionale, ma a fianco di queste novità positive la cronaca segna gli arresti periodici dei boss del pizzo. I magistrati registrano i colloqui tra i mafiosi e gli imprenditori, scoprono elenchi che contengono tutte le vittime che spesso non ammettono davanti al magistrato di pagare e favoriscono così gli estorsori, e siedono accanto ai loro aguzzini sul banco degli imputati. Addirittura pochi mesi fa da un' inchiesta è emerso che i boss invitavano un grandissimo commerciante palermitano (che fattura milioni di euro l'anno) ad iscriversi ad un' associazione antiracket per "mescolare le carte". E intanto gli chiedevano soldi e assunzioni.
"I mafiosi - dice la vedova Grassi - non sono stupidi e sanno cosa fanno. La nostra associazione antiracket quando sente odor di bruciato si rivolge alla prefettura o alla procura per sapere come stanno le cose. Palermo - aggiunge - oggi mi appare ancora opulenta e godereccia. Spesso mi chiedo da dove vengano tutti questi soldi". La Confesercenti in occasione dell' anniversario farà affiggere in tutta la città dei manifesti per ricordare l' omicidio. Oltre alla foto dell' imprenditore ci sono quelle di Riina e Provenzano con la scritta "Libero Grassi era solo, loro erano liberi. Non siamo più soli liberiamoci da racket".
Il deputato dell' Idv, Leoluca Orlando, che fu a lungo sindaco di Palermo, dice: "La morte di Grassi è stato un momento tragico per la nostra città ma ha anche segnato una svolta. Se oggi sono sempre di più i commercianti che rifiutano di pagare il pizzo e collaborano con le forze dell'ordine, se iniziative come 'Addio Pizzo' si affermano, se la cultura della legalità è più diffusa nelle nostre comunità lo si deve anche al coraggio e alla determinazione di questo imprenditore, di quest'uomo che ha pagato il prezzo più alto per la propria libertà e la propria dignità ".
A Catania i vertici della Confesercenti provinciale parteciperanno domani a Palermo alla cerimonia commemorativa del 15/mo anniversario dell' omicidio. Vi prenderanno parte il direttore Alberto Sozzi, il condirettore Salvo Politino e Gabriella Guerini, membro del coordinamento nazionale SoS Impresa, insieme a numerosi soci ed imprenditori delle associazioni antiracket ed antiusura della provincia di Catania.
"Il nostro concittadino Libero Grassi - ha detto il presidente della Confesercenti di Catania Maurizio Morabito - è per noi un punto di riferimento". "Per le istituzioni e per l' intera società - ha aggiunto Alberto Sozzi - la sua uccisione mette in luce la devastante e destabilizzante potenzialità del crimine organizzato. Ecco perchè, dopo il suo omicidio, l' impegno antiracket ha assunto una consapevolezza maggiore: combattere questa piaga è possibile, ma attraverso la condivisione e la responsabilizzazione di tutti".
28/08/2006
Fonte: La Sicilia

Munafò respinge le accuse

MESSINA - È stato interrogato stamani dal Gip della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, Barbara Romano, l'imprenditore Nicola Aldo Munafò, 38 anni, accusato di essere il mandante ed uno degli esecutori dell'omicidio di Antonino Rottino, ucciso in un agguato nella notte tra il 21 e il 22 agosto scorsi, a Mazzarà S.Andrea nel Messinese. Munafò ha respinto tutte le accuse. E ha anche dichiarato di avere un alibi che può essere controllato.
Ha detto che la notte dell'omicidio sarebbe stato a Patti e sarebbe stato visto in vari locali della zona da molte persone. Inoltre, con la sua auto si sarebbe recato in autostrada, ipotesi che può essere verificata attraverso le immagini delle telecamere del casello. Munafò ha anche assicurato di aver fatto diverse telefonate la sera dell'omicidio che confermerebbero il suo alibi.
L'uomo ha infine dichiarato di non aver mai bruciato nel 2003 quattro escavatori a Rottino, con cui era in concorrenza per la gestione del settore di movimento terra nel barcellonese e per la leadership all'interno del clan di Mazzara Sant'Andrea, dopo l' arresto del presunto boss della zona, Carmelo Bisognano. Il gip si è dunque riservato di decidere sulla convalida del fermo dell' uomo.
28/08/2006
Fonte: La Sicilia

domenica, agosto 27, 2006

Un fermo per l'omicidio Rottino

MESSINA - I carabinieri del comando provinciale di Messina, nell'ambito delle indagini sull'omicidio del boss mafioso Antonino Rottino avvenuto alcuni giorni fa a Barcellona Pozzo di Gotto, hanno disposto un fermo su ordine della Dda della città dello Stretto. L' uomo fermato ieri sera è Nicola Aldo Munafò, 38 anni. È ritenuto dagli inquirenti il mandante e uno degli esecutori materiali dell'omicidio di Antonino Rottino avvenuto la notte fra lunedì e martedì scorsi. Gli investigatori sono arrivati a Munafò dopo diversi riscontri con alcuni collaboratori di giustizia e dopo la testimonianza di una vicina di casa di Rottino. In particolare a partire dal 2001 tra i due ci sarebbero stati contrasti per la gestione di attività edili nel territorio di Mazzara Sant'Andrea. Rottino avrebbe bruciato 4 escavatori di Munafò nel 2003. Le indagini dei carabinieri continuano per risalire all'identità di altre due persone che avrebbero partecipato al commando di fuoco per l'omicidio di Rottino. I militari del Ris stanno in particolare esaminando il bossolo di una cartuccia rinvenuta nel luogo del delitto che apparterrebbe a un fucile calibro 16. Secondo gli esami le altre due armi sarebbero una pistola calibro 7.62 di fabbricazione russa, e una calibro 9. Le indagini sono state condotte dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto congiunta con la Dda di Messina. 26/08/2006
Fonte: La Sicilia

sabato, agosto 26, 2006

Settimana antimafia a Pavia

COMUNICATO STAMPA

“MAFIE: LEGALITA’ E ISTITUZIONI: seconda settimana di iniziative sul tema della lotta alla criminalità organizzata”
PAVIA: SETTIMANA “ANTIMAFIA” ORGANIZZATA DAL Coordinamento per il diritto allo studio-U.D.U. DAL 2 AL 6 OTTOBRE

Il via lunedì 2 ottobre, con l’inaugurazione della mostra “multimediale”, con foto, interviste e filmati che documentano le esperienze dei ragazzi che sono venuti a contatti con realtà di lotta alla criminalità. Martedì 3 gli interventi del Dott. Gian Carlo Caselli e Mercoledì 4 si parla di mafia, lavoro, impegno sociale e impresa con la senatrice Pina Malsano, i ragazzi del comitato “AddioPizzo” di Palermo. Giovedì 5 la conclusione, con il concerto dei Trinacrew.

Pavia, 29 Luglio – Per il terzo anno consecutivo vogliamo proporre una settimana di iniziative sul tema della lotta alla mafia. L’intento è quello di promuovere una cultura della legalità attraverso incontri, conferenze, musica e, rivolti agli studenti e all’intera comunità cittadina. Anche per quest’anno infatti abbiamo pensato di mantenere la struttura degli anni passati articolando la settimana in diversi momenti cercando così da tracciare un quadro esaustivo nell’analisi del tema. Dal 2 al 5 ottobre presso l’università di Pavia.
dal 2 al 6 ottobre
Il primo giorno, Lunedì 2, a partire dalle ore 18.30, s’innaugura la mostra fotografica di fronte alla città, alle autorità, alla stampa per spiegare il senso della settimana e per porgere il nostro invito per gli eventi che seguiranno. Si offriranno, come aperitivo, prodotti di cooperative locali calabresi e siciliane.
Giorno 3, ore 21.00, presso l’aula del ‘400 si terrà la prima delle conferenze dal titolo “Mafia e Politica”. Scopo della conferenza è quello di ripercorrere l’evoluzione dei rapporti intercorsi tra la Mafia e il potere politico, nel corso della storia della nostra Repubblica. Cercheremo di individuare, attraverso l’esperienza dei nostri ospiti, le nuove modalità di dialogo confrontandole con quelle del passato, analizzando il fenomeno dal punto di vista politico, tecnico e storico. Interverranno: dott Gian Carlo Caselli, procuratore presso la Procura della Repubblica di Torino e modererà l’incontro il prof. Vittorio Grevi, docente di Procedura penale presso l’università di Pavia.
Mercoledì 4, sempre in aula del ‘400, si terrà la seconda conferenza dal titolo “Mafia o sviluppo?”. Si vuole fornire una panoramica sulla realtà territoriale della lotta alla mafia, grazie alla testimonianza di associazioni locali, giornalisti e sindacati. La “tranquillità ambientale” intesa come assenza di meccanismi di prevaricazione sociale, rappresenta l’unica via per raggiungere un pieno sviluppo economico al sud come al nord. Durante la serata interverranno la sen. Pina Malsano, presidente dell’osservatorio “Libero Grassi”e un rappresentante del comitato “AddioPizzo” di Palermo.
La serata del 5 sarà dedicata, a partire dalle ore 22.00, alle musica e allo spettacolo. I Trinacrew, nota band reggae siciliana.
Coordinamento per il diritto allo studio-U.D.U.
Via Bordoni n°3, 27100
Pavia. Tel. E Fax O38221172

giovedì, agosto 24, 2006

Parla Crocetta...

Processo "Rappa+27", parlano gli imprenditori

Due arresti per estorsione

AUGUSTA - Due arresti a Francofonte per tentata estorsione ai danni del gestore di un locale di ritrovo per giovani. Gaetano Arceri 22 anni e Emanuele Muratore 23 anni sono stati scoperti, secondo l'accusa, dal titolare del pub mentre stavano danneggiando la saracinesca dell'esercizio pubblico. Il proprietario è stato aggredito e minacciato. I carabinieri chiamati anche da altre persone che avevano assistito alla scena hanno arrestato i due francofontesi.
24/08/2006
Fonte: La Sicilia

L'omicidio oscuro

PALERMO - "È un delitto di difficile lettura, dove la personalità della vittima, incensurata e assolutamente sconosciuta alle forze dell'ordine, è in netto contrasto con le modalità di esecuzione così eclatanti". È il giudizio del procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, sull'omicidio di Giuseppe D'Angelo, di 63 anni, ucciso ieri a colpi d'arma da fuoco a Palermo, nella borgata di Sferracavallo, davanti a un negozio di ortofrutta. "Se rimane un episodio isolato - ha aggiunto Messineo - non significa nulla e speriamo di venirne a capo presto. Se invece dovesse essere seguito da altri episodi allora la cosa potrebbe assumere contorni ben diversi e giustificare qualche preoccupazione. Ma è ancora troppo presto per dirlo, così come è presto per ipotizzare un collegamento con Salvatore Lo Piccolo, solo sulla scorta del territorio sul quale è stato commesso.
Anche in questo caso le chiavi di lettura potrebbero essere contrastanti: potrebbe avere dato l'autorizzazione all'agguato così come un delitto così eclatante commesso 'a casa suà potrebbe essere in suo danno. Non mi piace fare ipotesi al buio così come trovo ardito un collegamento alla recente operazione Gotha".
23/08/2006
Fonte: La Sicilia

martedì, agosto 22, 2006

Tanto sangue in Sicilia...

PALERMO - Giuseppe D'Angelo, 63 anni, ex titolare di un bar, pensionato, è stato assassinato questa mattina nella borgata marinara Sferracavallo a Palermo. L'uomo secondo la prima ricostruzione della polizia è stato ucciso per strada da due killer, che sono poi fuggiti. L'agguato è avvenuto davanti al banchetto di un fruttivendolo, lungo la strada principale che collega la città con la borgata. D'Angelo è stato raggiunto da 4-5 colpo di pistola ed è morto immediatamente. Il pensionato non era sposato. Sembrerebbe confermato che i sicari erano due. L'ex proprietario del bar era incensurato. Gli investigatori hanno interrogato oltre al fruttivendolo anche la sorella e alcuni familiari della vittima. Secondo il racconto di chi lo conosceva, D'Angelo era una persona tranquilla. Eppure le modalità del delitto, compiuto in maniera plateale per strada, lasciano aperte diverse piste alle indagini. Sferracavallo è un antico borgo marinaro e turistico situato sulle coste siciliane, alla periferia di Palermo. Sangue anche a Barcellona Pozzo di Gotto dove un giovane di 27 anni, Antonio Rottino, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco in contrada Giurisi alla periferia del paese nel Messinese. Nella sparatoria è rimasto ferito anche Luciano Runcio, coetaneo della vittima. Il delitto è stato compiuto la notte scorsa. Indagano i carabinieri.Un altro omicidio è stato commesso al mercato di generi alimentari Ponte Zaera nel centro di Messina. Rosario Misiti, 49 anni, pregiudicato, è stato assassinato con quattro colpi di arma da fuoco che lo hanno raggiunto al petto. Misiti non è morto subito ma è stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Piemonte. Ma non è stato possibile salvarlo. Misiti era uscito dal carcere due mesi fa dopo avere scontato una condanna definitiva a 10 anni e 11 mesi per avere ucciso il cognato Carmelo Bonaffini durante una lite per motivi familiari avvenuta nel rione Taormina nel 1994. Misiti aveva abbandonato la moglie, sorella di Bonaffini per allacciare una relazione con un'altra donna. Sull'omicidio indaga la squadra mobile. Le indagine sono coordinate dal pm Giuseppe Verzera.A Gela, i carabinieri hanno arrestato due pregiudicati accusati dell'omicidio di Massimo Trubia, commerciante, ferito a colpi di arma da fuoco il 26 luglio scorso e deceduto la notte scorsa all'ospedale di Caltanissetta.I militari hanno arrestato Giuseppe Palmeri e Emanuele Fontana, entrambi di 39 anni, accusati di avere eseguito l'agguato. Nei loro confronti il gip di Caltanissetta aveva emesso un'ordinanza di custodia cautelare richiesta dal procuratore aggiunto Renato Di Natale e dai Pm della Dda, Nicolò Marino e Alessandro Picchi.Palmeri e Fontana nelle scorse settimane si erano resi irreperibili e soltanto stamani i carabinieri, attraverso intercettazioni, li hanno scoperti in un casolare a Scoglitti (Ragusa). I carabinieri hanno fatto irruzione e li hanno bloccati. Sono state denunciate per favoreggiamento tre persone che si trovavano in compagnia dei due ricercati. In seguito alla morte di Trubia il capo di imputazione che originariamente era di tentato omicidio, adesso è di omicidio.
22/08/2006
Fonte: La Sicilia

Intimidazione a Menfi

MENFI (AGRIGENTO) - Intimidazione ad un agricoltore di Menfi, tagliate 300 viti. Ad essere colpito è stato un vigneto in contrada Genovese di proprietà del belicino Gaspare Bulli. L'episodio è avvenuto a due giorni di distanza di uno analogo di cui è stato vittima Nino Verderame che è anche componente del consiglio di amministrazione delle cantine Settesoli. Indagano i carabinieri.
22/08/2006
Fonte: La Sicilia

Ondata di attentati a Gela

GELA (CALTANISSETTA) - Nuova ondata di attentati incendiari a Gela. Il più grave, messo a segno poco dopo le due, probabilmente dal racket delle estorsioni, è quello che ha preso di mira una pasticceria di via Crispi. Mentre all'interno stava lavorando il proprietario, Franco Catania, di 52 anni, qualcuno ha lanciato contro la porta dell'esercizio una bottiglia molotov. È stato lo stesso artigiano a spegnere il fuoco che ha danneggiato parte del negozio e annerito il prospetto dell'edificio. Poco prima, in via Matteotti, nel centro storico, due autovetture in sosta, una Alfa Arna e una Fiat Uno, erano state distrutte da un incendio doloso.
Infine, nel rione Sant'Ippolito, stessa sorte è toccata ad altre due automobili, una "Autobianchi Y 10" e una Fiat Uno. Sabato un centinaio di cassette di plastica, adibite al trasporto della frutta, erano state date alle fiamme da sconosciuti, a ridosso di un allevamento di maiali. Il fuoco ha causato anche la morte di un suino e il danneggiamento di una Mercedes. Il sindaco, Rosario Crocetta, ha scritto al ministero dell' Interno chiedendo misure appropriate all'emergenza Gela. "Occorre reagire - scrive Crocetta - occorre che lo Stato intensifichi la sua presenza nel territorio al di là dei parametri burocratici per abitanti". "Ritengo - conclude il sindaco - che ci siano tutte le condizioni per elevare Gela a rango di questura speciale per garantire l'ordine democratico e sconfiggere la criminalità in una fase in cui la società gelese sta fortemente reagendo". 21/08/2006
Fonte: La Sicilia

sabato, agosto 12, 2006

Revocato 41 bis...

TORINO - Il tribunale di sorveglianza di Torino ha revocato il regime carcerario del 41-bis a un boss condannato per la strage di Capaci. Il provvedimento riguarda Giuseppe Montalto, detenuto che sta scontando l'ergastolo nel carcere di Novara. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati Antonino Caleca, Marcello Montalbano e Federico Celano.Il provvedimento è stato disposto dai giudici perchè, secondo quanto si apprende, non ci sarebbe più il pericolo di contatti con le cosche. Il boss, inoltre, durante la detenzione ha tenuto una buona condotta. Montalto, arrestato nel febbraio del 1993, era ritenuto dagli inquirenti uno dei capi del clan del mandamento palermitano di Villabate, su cui ora, in base alle ultime indagini, imperversano i Mandalà.
12/08/2006
Fonte: La Sicilia

venerdì, agosto 11, 2006

Provenzano è tranquillo

TERNI - È un Bernardo Provenzano sempre silenzioso e tranquillo quello recluso nel carcere di Terni da subito dopo il suo arresto. Il boss non ha fatto commenti nemmeno sulla notizia dell'arresto di quelli che vengono considerati dagli investigatori due suoi fiancheggiatori. A confermarlo è stato il direttore del carcere di Terni, Francesco Dell'Aira a margine di una conferenza stampa nella quale è stato presentato dal Cesvol, un kit di prima emergenza destinato ai detenuti che hanno beneficiato dell'indulto. Secondo Dell'Aira, Provenzano in carcere "si trova in una situazione di totale tranquillità, sta bene".
11/08/2006
Fonte: La Sicilia

I postini non rispondono...

PALERMO - Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Liborio Spatafora e Francesco Grizzaffi, presunti favoreggiatori del boss Bernardo Provenzano, arrestati ieri nel corso di un blitz condotto da polizia e carabinieri. I due, che devono rispondere a vario titolo di associazione mafiosa ed estorsione, sono stati interrogati stamattina dal gip Antonella Consiglio. All'interrogatorio era presente anche uno dei pm che ha coordinato l'inchiesta, Michele Prestipino. Grizzaffi, secondo gli inquirenti, sarebbe uno dei "postini" che curò lo smistamento dei "pizzini" attraverso i quali il padrino corleonese comunicava durante la latitanza. Insieme a Spatafora, poi, avrebbe riscosso il pizzo da imprenditori della zona. Oltre agli arresti, ieri, carabinieri e polizia hanno eseguito una serie di perquisizioni, tra l'altro, nell'abitazione e nello studio del medico Salvatore Spatafora, fratello di Liborio. Secondo gli investigatori, sarebbe lui il professionista, indicato nei bigliettini ricevuti dal boss col numero 60, che curò Provenzano negli ultimi mesi della latitanza. Nello studio palermitano del professionista sono stati sequestrati un pc e una macchina da scrivere. I consulenti dovranno ora stabilire se si tratta della stessa utilizzata per scrivere il pizzino, sequestrato nel covo del padrino, proprio dal professionista indicato con il numero 60. Nella lettera il medico si diceva preoccupato per la salute del capomafia.
11/08/2006
Fonte: La Sicilia

giovedì, agosto 10, 2006

Due arresti nel palermitano

PALERMO - Gli uomini del Reparto Operativo e della Squadra Mobile della Questura di Palermo hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale, Antonella Consiglio, nei confronti di due persone ritenute vicine al boss Bernardo Provenzano.
L'operazione, coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Giuseppe Pignatone e dai sostituti Michele Prestipino e Marzia Sabella, rientra nell'ambito delle indagini sui soggetti che, a vario titolo, hanno garantito la latitanza del boss Bernardo Provenzano. In particolare l'inchiesta che ha portato all'emissione delle due ordinanze, cominciata prima della cattura del capomafia di Corleone, ha per oggetto l'identificazione del medico che negli ultimi anni ha prestato le cure al padrino.
In manette sono finiti Francesco Grizzaffi, corleonese, 53 anni, e Liborio Spatafora, 57 anni, anch'egli di Corleone. Per entrambi le accuse sono di associazione mafiosa ed estorsione. Secondo gli investigatori Grizzaffi sarebbe stato tra i "postini" incaricati di smistare la corrispondenza tenuta, durante la latitanza, dal capomafia con gli uomini d'onore.
Entrambi avrebbero poi riscosso il pizzo, per conto del padrino di Corleone, dall'imprenditore Salvatore Romeo a cui avrebbero estorto 30 mila euro.
Gli inquirenti, nel corso dell'operazione, hanno perquisito la casa e lo studio di Salvatore Spatafora, 60 anni, medico, fratello di Liborio. Gli investigatori sospettano che sia lui il medico che ha curato il padrino di Corleone durante la latitanza. A carico di Spatafora ci sarebbero le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia ed elementi trovati nei pizzini sequestrati nel covo in cui venne arrestato Bernardo Provenzano.
Spatafora, corleonese vive e esercita la professione a Palermo e gestisce insieme al fratello l'azienda agricola di famiglia. Perquisizioni sono state eseguite anche nell'abitazione di Giovanni Grizzaffi, detenuto, fratello di Francesco, arrestato nel blitz, e nella casa di Leoluca Bonanno.
L'arresto di Liborio Spatafora e Francesco Grizzaffi, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe scongiurato un omicidio. Dall'inchiesta sarebbe emerso che Spatafora, attraverso Francesco Grizzaffi, aveva chiesto a Bernardo Provenzano l'autorizzazione ad eliminare un suo rivale, Michele Governali. Nel covo di Montagna dei Cavalli in cui è stato arrestato il capomafia di Corleone è stata trovata una lettera, indirizzata a Provenzano, scritta da Grizzaffi. "Carissimo zio - scrive Grizzaffi al boss - non so se tu già lo sai ma io devo dare una risposta a Lillo Spatafora che ha una questione con Michele Governali con cui da sempre ha diverbi. Ora Lillo vuole essere autorizzato a levarselo di torno ed io gli dissi che ne dovevo parlare e gli davo una risposta".
Il ritrovamento della missiva ha anche consentito agli investigatori di riaprire le indagini su Grizzaffi archiviate in precedenza
10/08/2006
Fonte: La Sicilia

mercoledì, agosto 09, 2006

Trovato cimitero mafioso

CORLEONE (PALERMO) - Agenti della polizia scientifica stanno esaminando l'anfratto di contrada Acqua di Pietà, a Corleone, dove ieri sono stati trovati resti umani, tra cui due teschi, in quello che potrebbe essere stato un cimitero di mafia. Uno dei due teschi presenta un foro sopra l'arcata orbitale sinistra che potrebbe essere stato provocato da un proiettile di pistola. Anche uno sterno trovato nella piccola grotta avrebbe un buco forse provocato da un colpo di pistola.
Secondo indiscrezioni le ossa umane sarebbero state individuate da un cacciatore che cercava origano, pianta comune nella zona, che è stato attirato dall'anfratto che poteva essere una tana d'istrice o di conigli.
Nel corso dell'ispezione gli agenti della polizia scientifica hanno raccolto numerosi reperti e li hanno portati nell'Istituto di Medicina legale del Policlinico. Gli specialisti cercheranno di dare le prime risposte ai tanti interrogativi investigativi a cominciare dall'età delle vittime e dal periodo in cui sono morte.
09/08/2006
Fonte: La Sicilia

Arrestato latitante

FLORIDIA (SIRACUSA) - Un latitante, Maurizio Assenza, 42 anni, ricercato da oltre due anni, è stato arrestato dai carabinieri di Floridia. L'uomo, ritenuto affiliato al clan degli Aparo, deve rispondere di associazione mafiosa e reati contro la persone. Dal marzo 2004 si era rifugiato in Germania, per poi tornare a Floridia dove è stato catturato.
09/08/2006
Fonte: La Sicilia

Confermato 41 bis a Troia

ROMA - È stato confermato il carcere duro per il boss di cosa nostra, Antonino Troia, ritenuto dagli inquirenti capo della famiglia di Capaci. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione respingendo il ricorso presentato dai legali del detenuto contro l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Bologna che rigettava la richiesta di sospensione del regime carcerario previsto dall'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario, disposto a carico del padrino nel dicembre 2005.
Secondo la prima sezione penale della Suprema Corte - sentenza 28382 - il tribunale bolognese ha considerato opportunamente "i molteplici elementi dai quali desumere l'attualità dei legami mantenuti con il contesto delinquenziale del Troia, inserito nell'organizzazione criminale con il ruolo apicale di capo della famiglia mafiosa di Capaci (tutt'ora operante e pericolosa)".
Il boss deve scontare diversi ergastoli per omicidio. Secondo gli inquirenti, avrebbe anche partecipato alla preparazione della strage di Capaci nella quale furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta.
Antonino Troia, per i supremi giudici, "è stato protagonista di vicende giudiziarie di estrema gravità" e non ha manifestato alcun "comportamento sintomatico di ravvedimento e di rescissione del vincolo con l'organizzazione di appartenenza". Per la Cassazione quindi il ricorso è "inammissibile". Al boss saranno addebitate le spese processuali sostenute per il ricorso ed una multa di 500 euro da versare alla Cassa delle ammende.
08/08/2006
Fonte: La Sicilia

Grandi sequestri da parte della dia

PALERMO - I carabinieri del nucleo operativo di Monreale, in esecuzione di un provvedimento emesso dai giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, hanno sequestrato beni per complessivi 5 milioni di euro a tre imprenditori ritenuti vicini all'ex capomafia di Caccamo Antonino Giuffrè, ora collaboratore di giustizia, e al boss Diego Rinella. Sotto sequestro sono finiti tre imprese edili e di sbancamento terra, otto immobili tra appartamenti, terreni, locali e fabbricati, e quindici tra autovetture, autocarri e motocicli, intestati agli imprenditori Innocenzo Ponziano, Rosa Conti e Antonino Conti.
I carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta assieme ad agenti della Dia hanno confiscato beni immobili e mobili per un valore di 1,3 milioni di euro all'avvocato Raffaele Bevilacqua, in carcere perchè ritenuto rappresentante di cosa nostra a Enna, e a Filippo Milano, stretto collaboratore del presunto boss nel controllo delle attività economiche.Bevilacqua, coinvolto nell'operazione antimafia "Leopardo" negli anni Novanta, era stato arrestato nel luglio 2003 assieme a Filippo Milano per associazione mafiosa volta al controllo degli appalti, nell'ambito dell'operazione "Gransecco" ed era stato inoltre indicato dal boss Bernardo Provenzano, come referente e uomo di fiducia di cosa nostra a Enna, nei "pizzini" rinvenuti nel covo del padrino in contrada Montagna dei Cavalli a Corleone. Il provvedimento di confisca, emesso dal Tribunale di Enna, segue il sequestro degli stessi beni avvenuto tra aprile e giugno del 2005 e comprende numerosi terreni, varie abitazioni fra cui una villa con 31 vani, due imprese, nonchè numerosi automezzi.
08/08/2006
Fonte: La Sicilia

sabato, agosto 05, 2006

Incendiato un bar a Gela

GELA (CALTANISETTA) - Un incendio di natura dolosa ha distrutto nella notte il 'Lap Bar' a Gela, costringendo i vigili del fuoco ad evacuare, per motivi di sicurezza, le 12 famiglie che abitano nella palazzina dove si trova il locale. Tre persone, rimaste lievemente intossicate, sono state accompagnate in ospedale. Secondo una prima ricostruzione gli attentatori hanno cosparso di benzina l'esercizio, appiccando il fuoco. L'incendio si è propagato all'interno del locale, causando una serie di esplosioni,a causa dell'innesco di alcune bombole di gas, ed ha danneggiato anche gli appartamenti dell'edificio che ha tre elevazioni. Per gli investigatori l'atto intimidatorio sarebbe opera del racket delle estorsioni.
05/08/2006
Fonte: La Sicilia

Denunciò il racket, ecco i risultati

53 mln di euro di beni confiscati

CATANIA - La Guardia di Finanza di Catania ha posto sotto sequestro più di cinquanta immobili, tra cui anche lussuose ville e abitazioni in residence a Catania e provincia, un centinaio di autovetture e motocicli di rilevante valore economico e numerosi titoli, depositi a risparmio e conti correnti anche postali per un valore complessivo di oltre 53 milioni di euro Il sequestro si inquadra nell'ambito dell'operazione denominata "Atlantide", condotta il 29 giugno scorso, con 37 ordinanze di custodia cautelare, delle quali 35 eseguite, nei confronti di aziende ed esercizi commerciali che erano direttamente o indirettamente controllati dalla cosca Pillera-Puntina.I provvedimenti sono stati disposti con un decreto del gip di Catania Antonino Fallone su richiesta dei sostituti procuratori Giovannella Scaminaci e Federico Falzone, coordinati dal procuratore della Repubblica Mario Busacca, e dal procuratore aggiunto Vincenzo D' Agata. La Procura di Catania ha reso noto che "l'ulteriore sviluppo degli accertamenti ha consentito alla Guardia di Finanza di pervenire ad una più completa individuazione delle possidenze ed attività economiche degli indagati, che sono risultate per vastità ed importanza di consistenza di gran lunga superiore ad ogni ragionevole previsione". Secondo quanto accertato le attività economiche degli indagati "riguardano le realtà aziendali e commerciali più rilevanti della città, con un elevato grado di infiltrazione dell'associazione mafiosa nel tessuto economico e sociale catanese perseguita attraverso il ricorso da parte degli affiliati alla forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, tra l'altro, per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o il controllo di attività economiche". I sequestri sono stati eseguiti ogniqualvolta venivano completati gli accertamenti patrimoniali e hanno riguardato le imprese "Antichi sapori di Sicilia Snc", di Ortensia Prestipino; la società "Prestipino catering", di Ortensia Prestipino; la discoteca "Empire Srl"; le ditte individuali "Dimaflex" di Nunzio Di Mauro, "Di Mauro Luca Matteo-fabbricazione oggetti in ferro", "Il grande fratello", di Agata Marino", "Di Mauro Orazio Francesco-fabbrica reti metalliche". Gli effettivi titolari di tutti i beni sequestrati sono stati individuati per scoprire le fittizie intestazioni, attraverso la capillare ricostruzione dei nuclei familiari degli indagati e dei gestori delle aziende precedentemente sequestrate, per un totale di più di cento soggetti monitorati, destinatari dei provvedimenti cautelari a carattere patrimoniale.
28/07/2006
Fonte: La Sicilia

Tre arresti a Riesi

CALTANISSETTA - Tre persone ritenute vicine alla cosca di Riesi sono state arrestate con l'accusa di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti i tre avrebbero gestito illecitamente appalti e forniture ai cantieri edili della zona. I tre ordini di custodia cautelare in carcere sono stati emessi dal gip del Tribunale di Caltanissetta Giovambattista Tona.Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa e secondo gli inquirenti sarebbero affiliati alla cosca mafiosa che controlla il territorio di Riesi. L'indagine ha messo in luce il fatto che i boss di cosa nostra, nell'ottica di ottenere sempre maggiori profitti, si sono integrati nel tessuto produttivo e imprenditoriale con imprese riconducibili a loro affiliati, in virtù del quale, secondo gli inquirenti, "hanno ottenuto appalti e forniture in un contesto pressochè privo di concorrenza, alla luce del capillare controllo territoriale esercitato dalle cosche". I provvedimenti cautelari hanno riguardato Salvatore Paterna, di 44 anni, di Riesi, impiegato della Calcestruzzi Spa di Riesi, Giuseppe Ferraro, di 46, proprietario della cava "Billiemi" a Riesi e Giuseppe Giovanni Laurino, inteso "ù Gracciato", di 49 anni, a cui gli investigatori hanno notificato l'ordine di custodia cautelare in carcere perchè già detenuto per altra inchiesta.I carabinieri e i finanzieri hanno anche sequestrato gli impianti di produzione di calcestruzzo di Riesi e Gela di proprietà della Calcestruzzi Spa, che fa capo al gruppo Italcementi, e la cava di inerti di Ferraro. Il valore complessivo dei beni che adesso saranno gestiti da un amministratore giudiziario è di circa quattro milioni di euro.Numerose anche le perquisizioni effettuate dai carabinieri e dai finanzieri, non solo in provincia di Caltanissetta, dove sono stati eseguiti gli arresti, ma anche in altre città della Sicilia, della Lombardia e a Napoli. L'operazione è stata denominata "Doppio colpo". Le indagini, sviluppate attraverso attività di intercettazione telefoniche e ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, acquisizioni documentali, hanno avuto anche il contributo fornito da collaboratori di giustizia.I risultati di questa inchiesta hanno permesso agli inquirenti di accertare l'esistenza di infiltrazioni mafiose all'interno di alcuni rami di azienda della Calcestruzzi Spa. Per questo motivo i pm della Dda di Caltanissetta hanno iscritto nel registro degli indagati la stessa Calcestruzzi spa, accusata di associazione mafiosa e falso in bilancio.È la prima volta che per un reato di mafia viene utilizzata questa nuova metodologia di indagine che coinvolge direttamente l'azienda. L'avviso di garanzia, per questo motivo, è stato notificato a Bergamo al legale rappresentante della società, Pierfranco Barabini. Secondo il gip di Caltanissetta, la Calcestruzzi spa ha svolto attività di favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra. Sono in corso perquisizioni in abitazioni e uffici, anche presso le sedi direzionali e gli impianti di produzione della Calcestruzzi Spa.Tra gli indagati emerge la figura di Giovanni Giuseppe Laurino, il quale, secondo gli inquirenti, oltre ad essere accusato di associazione mafiosa è risultato essere il riferimento della cosca di Riesi per la cura di interessi illeciti legati alla locale sede della Calcestruzzi spa. La Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ha dunque disposto perquisizioni e sequestri di documentazione contabile presso la sede centrale dell'azienda a Bergamo e negli stabilimenti che si trovano in Sicilia e in Lombardia, e quelli relativi a documentazione bancaria detenuta in alcuni istituti di credito.
28/07/2006
Fonte: La Sicilia

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