mercoledì, settembre 29, 2010

12 Ottobre...

Palermo, 28 set. - E' terminata con la deposizione in aula del generale Mario Parente, vice comandante del Ros l'udienza del processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, entrambi accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano nel '95.
Prima di Parente e' stato sentito in aula il generale Antonio Subranni, ex comandante del Ros. Il processo e' stato rinviato al prossimo 12 ottobre per sentire i periti dell'accusa e della difesa sui 'pizzini' e sui documenti consegnati da Massimo Ciancimino alla Procura di Palermo.
Fonte: Adnkronos

Agguato a Siracusa

Siracusa, 29 set. - Un giovane di 26 anni, V.G.,ritenuto dagli investigatori affiliato al clan mafioso Attanasio, e' morto a causa delle ferite riportate in un agguato avvenuto la notte scorsa alla periferia di Siracusa. Un sicario lo avrebbe avvicinato sparandogli diversi colpi di pistola. Trasportato in ospedale, il 26enne e' morto dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico.
Fonte: Adnkronos

lunedì, settembre 20, 2010

Il "tesoretto" di Brusca

PALERMO - Il boss Giovanni Brusca, uno degli esecutori materiali della strage di Capaci poi diventato collaboratore di giustizia, è indagato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo per riciclaggio, fittizia intestazione di beni e tentata estorsione aggravata. I Carabinieri del gruppo di Monreale stanno infatti eseguendo una serie di perquisizioni domiciliari nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge anche alcuni familiari e persone vicine al boss. L'indagine è scaturita da una serie di intercettazioni effettuate dagli investigatori nell'ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia che hanno fatto emergere la disponibilità, da parte della famiglia Brusca, di beni che non sono ancora stati individuati. Giovanni Brusca, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, è stato arrestato il 20 maggio del 1996 mentre era latitante con la famiglia a Cannatello (Agrigento). Oltre che per la strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo e tre agenti di scorta, il boss è stato condannato come mandante del sequestro e dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino che insieme a Brusca era tra gli organizzatori dell'attentato a Falcone. Gli investigatori sarebbero alla ricerca del "tesoro" accumulato illecitamente da Giovanni Brusca, che è tuttora sottoposto al programma di protezione, e dai suoi familiari. L'ex boss è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha disposto perquisizioni in tutta Italia, per riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed estorsione. Il boss di Altofonte Domenico Raccuglia, considerato il numero 2 di Cosa Nostra, era stato arrestato dalla polizia il 15 novembre del 2009 a Calatafimi (Trapani) dopo 13 anni di latitanza. Proprio dalle indagini nei confronti di Raccuglia sarebbe emersa l'attività di riciclaggio ed estorsione svolta dal clan Brusca. Intanto, i carabinieri di Monreale hanno trovato una grossa somma di denaro - circa 200mila euro in contanti - a casa della moglie di Giovanni Brusca. La casa della donna, che vive col figlio in una località segreta ed è sottoposta al programma di protezione, è stata perquisita dai militari dell'Arma che sospettano che l'ex capomafia abbia accumulato un vero e proprio tesoro, sottraendolo agli inquirenti con intestazioni fittizie a prestanomi. Perquisite anche la cella di Brusca e le abitazioni dei cognati e di conoscenti, in tutto una decina di persone, dove sarebbe stati trovati documenti che gli investigatori giudicano "importanti".
Fonte: La Sicilia

Bruciata l'auto di Di Martino

PALERMO. "Nei prossimi giorni la commissione Antimafia sarà a Niscemi. E' necessario accendere i riflettori su quello che sta accadendo e non lasciare solo il sindaco, Giovanni Di Martino, che sta portando avanti un lavoro straordinario". Lo dice Lillo Speziale, presidente della commissione regionale Antimafia, che esprime la propria solidarietà al sindaco di Niscemi (Caltanissetta), cui è stata bruciata l'auto. "Chiedo al Prefetto - aggiunge - di una convocazione straordinaria del Comitato per l'ordine e la sicurezza per valutare e discutere ogni iniziativa necessaria ad garantire la sicurezza in un territorio che è diventato teatro di troppe intimidazioni e segnali pericolosi".
Oggi, intanto, si riunisce la conferenza provinciale dei sindaci. Previsto anche un corteo di solidarietà che attraverserà le vie del centro storico.
Fonte: gds

Un "dimenticato"...

Palermo, 18 set. - Ci sara' anche il Rosario Livatino del film ''Il Giudice ragazzino'' ai lavori del convegno ''Etica, Carita' e Giustizia nell'azione giudiziaria'', in programma il 21 settembre alle 16.30 presso il Teatro Sociale di via Capitano Ippolito, a Canicatti', in coincidenza del 20esimo anniversario del barbaro omicidio del magistrato del Tribunale di Agrigento.
Giulio Scarpati, il noto attore romano rimasto molto legato alla figura del personaggio che ha interpretato assieme a Sabrina Ferilli nel film per il cinema e poi dato in tv nel 1994, partecipera' alla manifestazione in memoria del giudice.
Scarpati nelle sue numerose interviste, contenute anche nel film-documentario ''Luce Verticale. Rosario Livatino. Il Martirio'' del regista Salvatore Presti, si e' sempre dichiarato ''profondamente colpito dalla personalita' e dai valori di Rosario Livatino che vanno ben oltre l'affettuosita' scenica al personaggio. Livatino per me e' andato oltre ed e' entrato a far parte di me''.
Non sara' comunque solo Scarpati ad impreziosire i lavori dei due giorni di convegno organizzati per ricordare il 21 settembre ed ancor piu' il 25 settembre anche le figure dell'alto magistrato Antonino Saetta ucciso con il figlio Stefano.
Oltre ai relatori saranno ospiti in sala e tra i ''premiati'' personalita' di primo piano della magistratura, delle istituzioni, delle forze dell'ordine, della cultura, del volontariato e dell'associazionismo nonche' della societa' civile.
Fonte: Adnkronos

Addiopizzo jr

PALERMO, 18 SET - ''Contro Pizzo Rap'', il brano interpretato dai ragazzi del Comitato Addiopizzo Junior di Palermo, sara' cantato davanti a Napolitano. Il rap diventera' un inno nazionale contro le mafie e sara' eseguito nel corso della cerimonia d'inaugurazione dell'anno scolastico martedi' prossimo al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato e del ministro all'istruzione. Ad accompagnare i giovani di Addiopizzo ci sara' anche un coro formato da bambini e ragazzi di altre scuole italiane che parteciperanno alla cerimonia.
Fonte: ANSA

giovedì, settembre 16, 2010

1,5 miliardi di euro sequestrati...

Palermo, 14 set. - Maxi sequestro di beni per un valore di oltre 1,5 miliardi di euro a un imprenditore in odor di mafia di Alcamo, coinvolto nell'inchiesta sull'eolico. La misura patrimoniale, eseguita all'alba dalla Direzione investigativa antimafia di Palermo e di Trapani, è stata disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia.
E' Vito Nicastri, 54 anni, arrestato nel novembre del 2009 nell'ambito dell'inchiesta, il destinatario del provvedimento di maxisequestro: è ritenuto dagli inquirenti vicino al boss latitante trapanese Matteo Messina Denaro. Nicastri era finito in manette a novembre per indebita percezione di contributi pubblici. Il blitz antimafia che aveva portato al suo arresto era scattato al termine di una complessa indagine che aveva portato alla luce un articolato sistema di truffa ai danni dello Stato finalizzato all'indebita percezione di contributi pubblici per la realizzazione di parchi eolici.
In manette erano finite anche altre tre persone: Oreste Vigorito, 63 anni, di Ercolano (Napoli) e presidente del Benevento Calcio; Ferdinando Renzulli, 42 anni, di Avellino; Vincenzo Dongarrà, 46 anni, di Enna. L'accusa era per tutti associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Sequestrati in quell'occasione anche sei impianti siciliani (tra Catania, Siracusa e Palermo) e uno sardo.
Fonte: Adnkronos

Denunciato e arrestato...

AUGUSTA. Ha tentato di estorcere denaro ad un imprenditore ma è stato denunciato e arrestato dai carabinieri. In carcere è finito Giuseppe Arena, 51 anni, di Augusta, già condannato nel 1999 per associazione mafiosa. Le indagini sono state avviate lo scorso luglio. A rivolgersi agli investigatori è stato un commerciante: ha raccontato che Arena gli ha intimato, con metodi mafiosi, di "regolarizzare la sua posizione individuando tempestivamente un referente nel clan locale cui versare la quota mensile per poter esercitare liberamente la sua attività". L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Catania. Arena è stato portato nel carcere Cavadonna a Siracusa.
Fonte: gds

venerdì, settembre 10, 2010

Secondo me non capisce la gravità di quello che ha ammesso...

ROMA. I boss mafiosi "hanno provato a fare una trattativa con lo Stato attraverso il papello di Riina". Parola del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha affrontato la questione intervenendo a un dibattito sulla lotta alla mafia, al quale ha partecipato anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, nell'ambito di Atreju, la festa dei giovani del Pdl. I mafiosi "puntavano a eliminare il carcere duro, a bloccare le norme contro i patrimoni dei mafiosi e a ottenere la revisione degli ergastoli", ha detto il ministro; "ma con questo governo il carcere duro è stato inasprito ed è diventato durissimo, ci sono state aggressioni asperrime ai patrimoni dei mafiosi e la revisione dell'ergastolo se la possono scordare". Insomma, ha concluso il Guardasigilli, "noi abbiamo capovolto il papello e fatto le leggi".
Fonte: gds.it

Falsone non parla...

AGRIGENTO. Giuseppe Falsone, l'ex capo mafia di Agrigento, interrogato nel carcere di massima sicurezza di Novara dai magistrati di Palermo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Falsone, questa mattina, davanti al gip Silvana Saguto è stato incalzato dai sostituti della Dda Fernando Asaro e Giuseppe Fici, a proposito dell'inchiesta cosiddetta "Apocalisse". Intanto, in settimana, nel gabinetto della polizia scientifica di Roma, si concluderà l'analisi sui due personal computer e i sette telefoni cellulari sequestrati nel covo francese di Falsone, arrestato a Marsiglia a fine giugno ed estradato in Italia, da Aix en Provence, l'11 agosto. Almeno una decina di nickname o nomi e cognomi identici sarebbero stati già trovati fra le rubriche dei cellulari, dell'account e-mail e del programma Skype, utilizzato dal boss per comunicare. Falsone, stando alle indiscrezioni filtrate, avrebbe usato anche dei sofisticati programmi per cercare di cancellare file o non lasciare tracce delle sue comunicazioni.
Fonte: gds.it

Anniversario Don Puglisi

PALERMO, 10 SET - E' stato presentato oggi a Palermo il programma delle manifestazioni organizzate per il 27/o anniversario dell'uccisione di Don Pino Puglisi. In calendario celebrazioni liturgiche, fiaccolate, pellegrinaggi, spettacoli e l'inaugurazione di un busto ligneo raffigurante padre Pino Puglisi realizzato dagli artigiani di Betlemme e proiezione del film ''Brancaccio''. ''Sull'esempio di don Puglisi dobbiamo avere l'onesta' di guardare a 360 gradi la realta' - ha detto in conferenza stampa mons. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo - cominciando da noi stessi''.
Fonte: ANSA

Dopo l'operazione Paesan Blues...

PALERMO. Il gup di Palermo, Lorenzo Matassa, ha rinviato a giudizio, per associazione mafiosa, Andrea Casamento, presunto uomo d'onore della 'famiglia' di Santa Maria di Gesù. Respinta l'istanza della difesa che chiedeva l'inutilizzabilità di alcune intercettazioni finite nel procedimento. Casamento ha scelto il rito abbreviato e sarà processato il 12 ottobre assieme a Leonardo Algeri, Massimiliano Castellucci, Claudio Faldetta e Giuseppe Frusteri accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli imputati sono stati arrestati il 10 marzo scorso nell'operazione Paesan Blues, che ha ricostruito i rapporti tra le cosche palermitane e quelle americane, condotta dallo Sco della polizia e dell'Fbi. Hanno scelto il rito ordinario e saranno processati a partire dal 16 dicembre dalla seconda sezione del tribunale di Palermo Giuseppe Lo Bocchiaro, Gaetano Castelluccio, Gioacchino Corso, detto Ino, per gli inquirenti capomandamento di Santa Maria di Gesù, Francesco Guercio, Pietro Pilo, Gaetano Di Giulio, Santo Porpora.
Fonte: gds.it

Pizzo denunciato...

Palermo, 9 set. - Stanchi delle continue pressioni e minacce di Cosa Nostra, alcuni commercianti del quartiere Calatafini di Palermo hanno denunciato un pregiudicato ritenuto l'autore di diversi tentativi di estorsione. In carcere un 27enne, accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L'uomo, nonostante la giovane eta', ''avvalendosi della forza di intimidazione di Cosa Nostra'', come spiegano gli inquirenti, si presentava ai commercianti, affermando di appartenere alla mafia per chiedere il 'pizzo'.
Alcuni dei commercianti hanno denunciato diversi episodi di danneggiamento subiti e richieste di somme di denaro a titolo di 'messa a posto' ai danni delle loro attivita' commerciali. Sono cosi' scattate le indagini della Squadra Mobile di Palermo.
Il giovane estorsore e' stato individuato grazie ai riconoscimenti fotografici delle vittime e grazie alle riprese effettuate dalla telecamera a circuito chiuso di uno dei negozi. ''L'arresto di oggi, consentito dalla denuncia delle vittime e in perfetta linea di tendenza con il favorevole trend delle denunce registrato di recente -ha detto il questore di Palermo Alessandro Marangoni- consente di potere affermare ancora una volta che lo Stato, con i suoi strumenti e i suoi apparati, e' capace oggi di assicurare ogni forma di protezione e tutela alle vittime del racket, invitate a fare, senza alcuna remora, i nomi dei lori estorsori''.
Fonte: Adnkronos

lunedì, settembre 06, 2010

Trenta arresti per scommesse clandestine

PALERMO - Trenta persone sono state denunciate dai carabinieri di Palermo che hanno scoperto un giro di scommesse clandestine. L'indagine dei militari ha riguardato Palermo ed alcuni comuni dell'hinterland come Bagheria, Ficarazzi, Misilmeri e Carini. I broker aspettavano i clienti in vicoli e stradine buie dove si appostavano per intercettarli prima che si rivolgessero ai centri scommesse autorizzati. Molti all'arrivo dei carabinieri hanno cercato di disfarsi delle cedole delle scommesse e dei taccuini sui quali annotavano le giocate, ritrovati anche nell'immondizia, accartocciati o strappati. Tra i 30 denunciati anche 9 clienti. Per chi organizza le scommesse clandestine sulle principali competizioni, la legge prevede la reclusione da sei mesi a tre anni. Il giocatore invece va incontro a un'ammenda fino a 516 euro. Ai broker sono stati sequestrati complessivamente oltre 3mila euro. Dalle indagini, che non escludono la mano della mafia dietro l'affare, è emerso che a fronte di puntate elevate con possibilità di vincite consistenti per lo scommettitore, il broker, prima di accettare, si rivolgeva a un complice che provvedeva ad effettuare la stessa giocata presso una ricevitoria regolare, spesso lontana da quella vicina alla quale si svolge l'attività clandestina. Di conseguenza, se la vincita si realizzava, il broker perdeva solo la differenza rispetto alla giocata più alta concessa allo scommettitore clandestino. Il coinvolgimento di Cosa nostra nell'attività illegale è emerso recentemente proprio in un'inchiesta dell'Arma che ha scoperto che il boss D'Agati era il reale titolare di due agenzie di scommesse sportive usate per ripulire il denaro sporco.
Fonte: La Sicilia

Resta in carcere Amendolia

CATANIA. Resta in carcere l'ex deputato regionale ed ex assessore della Provincia di Catania, Nino Amendolia, che era stato fermato nei giorni scorsi dalla squadra mobile della Questura per tentativo di estorsione aggravata e sequestro di persona. Lo ha deciso il Gip Paola Cosentino che, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore della Dda etnea Agata Santonocito, ha emesso un ordine di custodia cautelare per tentativo di estorsione e sequestro di persona. Analogo provvedimento restrittivo è stato emesso nei confronti di Alfio Bonnici, Luigi Grasso e Francesco Leonardi, ritenuti dalla Procura vicini a ambienti del clan Santapaola. Sarebbero stati loro, secondo l'accusa, i tre intermediari incaricati da Amendolia di 'convincere' un imprenditore a fare fronte a un presunto debito..
La vicenda non è legata al ruolo politico di Amendolia, eletto nel 2001 all'Assemblea regionale siciliana con la lista Liberal socialisti e poi transitato al Mpa. Secondo l'accusa, che non ipotizza il reato di associazione mafiosa, Amendolia sosteneva di vantare un credito di circa 150mila euro dall'imprenditore al quale aveva venduto una società che controllava un albergo. Ma l'uomo ha negato di essergli debitore dalla cifra, che non emergeva dagli atti della transazione. A quel punto, sostiene la Procura, l'ex assessore avrebbe fatto intervenire tre persone ritenute vicine a ambienti criminali della cosca Santapaola per convincere l'imprenditore a pagare.
Durante la sua legislatura alla Regione Siciliana, dove è stato anche componente della commissione Antimafia, Amendolia fu indagato per concorso esterno all'associazione mafiosa. La Procura di Catania ne chiese il rinvio a giudizio nel 2004, ma l'allora Gip Antonino Ferrarà rigettò la richiesta e dispose l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti.
Fonte: gds

sabato, settembre 04, 2010

Scorta a Ciancimino jr jr

PALERMO, 3 SET - E' sottoposto a un servizio di vigilanza Vito Andrea Ciancimino, il figlio di 5 anni di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo. La tutela e' stata disposta dalle questure di Palermo e Bologna dopo la lettera intimidatoria indirizzata al bambino e recapitata nella casa palermitana della famiglia che vive tra il capoluogo siciliano e quello dell'Emilia-Romagna. Nei mesi scorsi e' stato vittima di diverse intimidazioni. ''Ringrazio le questure di Palermo e Bologna - ha detto Ciancimino - per la sensibilita' che hanno dimostrato''.
Fonte: ANSA

Ottimo assessore..si si...

CATANIA - Si sarebbe servito dell'aiuto di tre presunti appartenenti al clan Santapaola per 'convincere' un imprenditore a pagargli un credito che non gli riconosceva di circa 150mila euro. È l'accusa contestata all'ex deputato della Regione Siciliana ed ex assessore alla Provincia di Catania, Nino Amendolia, che è stato fermato dalla polizia per tentativo di estorsione aggravata e sequestro di persona. La vicenda non è legata al ruolo politico di Amendolia, eletto nel 2001 all'Assemblea regionale siciliana (Ars) con la lista Liberal socialisti e poi transitato al Mpa. Con l'ex deputato dell'Ars sono state fermati dalla squadra mobile della Questura di Catania due dei tre presunti esecutori materiali del tentativo di estorsione, Luigi Grasso e Francesco Leonardi. Con la stessa accusa è stato invece arrestato, perchè sorvegliato speciale, Alfio Bonnici, di 37 anni. I provvedimenti sono stati emessi dal sostituto procuratore Agata Santonocito, della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Le posizioni dei quattro indagati saranno vagliate dal Gip di Catania, che ha già interrogato Amendolia che ha fornito la sua ricostruzione della vicenda, dichiarandosi estraneo alle accuse che gli sono state mosse. Secondo l'accusa, che non ipotizza il reato di associazione mafiosa, Amendolia sosteneva di vantare un credito di circa 150mila euro dall'imprenditore al quale aveva venduto una società che controllava un albergo. Ma l'uomo ha negato di essergli debitore dalla cifra, che non emergeva dagli atti della transazione. A quel punto, sostiene la Procura, l'ex assessore avrebbe fatto intervenire tre persone ritenute vicine a ambienti criminali della cosca Santapaola per convincere l'imprenditore a pagare. I tre, fungendo da 'giudici conciliatori', avrebbe addirittura 'limatò il presunto credito abbattendolo del 50%. Ma anche questa proposta sarebbe stata rifiutata dall'imprenditore.La squadra mobile di Catania, seguendo altre indagini, ha scoperto il tentativo di estorsione e che i tre avevano intenzione di attuare una 'rappresaglia' nei confronti dell'imprenditore e così la polizia, su disposizione del sostituto Agata Santonocito, è entrata in azione eseguendo i fermi. La vittima, fino ad allora, era all'oscuro dell'operazione delle forze dell'ordine, ma una volta informato ha confermato le minacce.
Fonte: La Sicilia

Interrogatorio per Falsone

AGRIGENTO. L'ex capo di Cosa nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, sarà sottoposto il 10 settembre ad interrogatorio di garanzia nel carcere di massima sicurezza di Novara, dove si trova dopo il trasferimento da Milano. Falsone, difeso dall'avvocato Giovanni Castronovo, dinanzi al Gip di Palermo, Silvana Saguto, dovrà rispondere delle contestazioni mossegli nell'ambito dell'operazione "Apocalisse" che ipotizza investimenti occulti di Falsone in attività economiche come imprese di trasformazione di frutta e verdura, la catena commerciale Eurospin e la discarica subcomprensoriale di Campobello di Licata, sua città d'origine.
Un servizio nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia in edicola oggi.

Fonte : gds.it

venerdì, settembre 03, 2010

Un leghista alla commemorazione di Dalla Chiesa è imbarazzante...

PALERMO - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha deposto una corona di fiori sotto la lapide in via Isidoro Carini a Palermo che ricorda l'uccisione, il 3 settembre 1982, del prefetto, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo. Oggi ricorre il 28/simo anniversario della strage.

Sono presenti il capo della Polizia
Antonio Manganelli, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il prefetto Giuseppe Caruso, magistrati, e i vertici della polizia di Stato a Palermo, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza.

"In occasione del 28 anniversario della Strage di via Carini, desidero, a nome mio e dell'Assemblea di Palazzo Madama, ricordare Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l'Agente Domenico Russo. Ancora una volta il mio pensiero va a questi Martiri della Giustizia, che hanno pagato con il prezzo estremo della vita la loro lotta quotidiana e senza riserve contro la mafia nella terra di Sicilia.

Dalla Chiesa ha dedicato ogni momento della sua esistenza al servizio delle Istituzioni con senso del dovere, con lealtà e rettitudine, con rigore, con altruismo e immenso amore per l'Italia e per i cittadini onesti. Un esempio al quale ciascuno di noi deve guardare, un modello al quale fare riferimento in ogni azione quotidiana per continuare a realizzare la difficile ma non impossibile vittoria dello Stato sulla violenza criminale mafiosa". Così il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel messaggio inviato al Prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso.

Il presidente della Repubblica, Napolitano, nel suo messaggio mette in evidenza che: "Il ricordo del sacrificio del generale Dalla Chiesa è perciò ancora oggi preziosa occasione per rafforzare, specialmente nei giovani, la cultura della legalità e il senso della democrazia, e per rinnovare un convergente e deciso sostegno delle istituzioni repubblicane e della società civile all'attività di contrasto delle organizzazioni criminali svolta dalla magistratura e dalle forze dell'ordine, al fine di contenerne la capacità di controllo del territorio e di infiltrazione nella economia, nazionale e internazionale".

Fonte: La Sicilia

20 mln di sequestro

PALERMO - La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta da Cesare Vincenti, ha disposto la confisca di beni per 20 milioni di euro per gli imprenditori palermitani condannati per mafia Vincenzo Cancemi, 56 anni, Carmelo Cancemi, 68 anni, Giovanni Cancemi, 40 anni.

Le indagini sono state condotte dagli investigatori della sezione patrimoniale dell'ufficio misure di prevenzione della questura di Palermo ed hanno permesso di individuare "un ingente patrimonio costituito da aziende, impegnate nel campo edile e del movimento terra, beni immobili, beni mobili registrati e conti correnti".

Le indagini hanno dimostrato il diretto coinvolgimento dei Cancemi agli interessi economici e strategici di Cosa nostra, e i costruttori sono diventati "un punto di riferimento irrinunciabile nella trattazione, nella gestione e nella aggiudicazione di una "fetta" consistente di appalti pubblici e privati per la realizzazione di opere edili".

Numerosi sono i lavori e le commesse ottenute in questi anni dalle imprese riconducibili ai Cancemi, dice la polizia: dai lavori per la manutenzione ordinaria presso il presidio ospedaliero S. Antonio Abate di Trapani ai lavori di sistemazione e manutenzione stradale ed edilizia presso il Policlinico di Palermo fino ai lavori del raddoppio del ponte Corleone ed alla realizzazione del complesso commerciale "Riolo" di viale Regione Siciliana. "I Cancemi - dicono gli investigatori, nonostante le gravi condanne subite, hanno continuato, senza soluzione alcuna, a mantenere solidi rapporti con i vertici dell'organizzazione mafiosa operando attivamente nel territorio per conto di questi, attraverso l'esercizio delle imprese intestate a prossimi congiunti".

Gli investigatori hanno appurato che il gruppo Cancemi, in particolar modo Vincenzo, "attraverso operazioni economiche opportunamente diversificate e frammentate, hanno operato con il preciso scopo di sottrarre il patrimonio accumulato dal capo mandamento della famiglia mafiosa di Pagliarelli, Antonino Rotolo, alla possibile adozione di provvedimenti di sequestro riuscendo, contestualmente, ad accumulare una notevole ricchezza".
Fonte: La Sicilia

Contestazione a Dell'Utri...

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