sabato, gennaio 28, 2006

La lotta alla mafia è sempre più difficile

PALERMO - "La scelta di candidare chi è sotto inchiesta per mafia può significare lanciare un messaggio gradito alla mafia e anche un messaggio di impunità e di sfida alla giustizia". Lo ha detto il Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, intervenendo al convegno sulla mafia organizzato da Prc. "Prima la lotta alla mafia - ha aggiunto - era intrisa di politicità poi abbiamo assistito, invece, ad una supplenza dei magistrati, assegnata loro attraverso una delega tacita, come se i giudici fossero gli unici a poter affrontare non solo i problemi di criminalità ma anche quelli relativi a legami con la politica. Si è perso, insomma, il senso della distinzione tra responsabilità politica e giudiziaria". "I partiti - ha continuato - devono dotarsi di codici di autoregolamentazione: se si candidano indagati si ammette che la responsabilità politica è solo una categoria verbale". "Il ripudio della mafia - ha concluso - non può essere la mera enunciazione di uno statuto ma una scelta del partito che garantisce per il candidato". "Il contrasto alla mafia, in particolare alla cosiddetta borghesia mafiosa, con i mezzi a disposizione attualmente è una missione impossibile". "Difficilmente - ha aggiunto - i colletti bianchi vengono colti sul fatto ma posso garantire, da Procuratore Nazionale Antimafia, che l'impegno e la dedizione nel cercare le prove, i riscontri e valorizzare i contesti indiziari non verrà meno". "Il quadro legislativo e giurisprudenziale - ha aggiunto - negli ultimi anni è cambiato completamente non è più quello della dopo stragi e l'azione antimafia è sempre più difficile". "Sono diminuiti i mezzi - ha proseguito - si è innalzata la soglia probatoria ed il processo, soprattutto quando ha ad oggetto mafia e politica, si è trasformato in un percorso ad ostacoli". Il Procuratore ha poi ricordato una serie di leggi che avrebbero "reso più gravoso il compito dei magistrati": "Da ultimo - ha detto - la legge che eliminava il grado di appello che non merita neppure commenti. Fortuna - ha concluso - ci ha pensato Ciampi".
28 Gennaio 2006

Due auto incendiate a Corleone

PALERMO - Due auto sono state bruciate dalle fiamme di un incendio la notte scorsa in via Ostieri a Corleone. Una è l' Alfa 146 di un sottufficiale dei carabinieri. L'altra è la Fiat Punto di una impiegata comunale assunta nel centro di documentazione antimafia dopo la morte del marito. L' incendio sarebbe avvenuto verso le 3,30 poco prima che venisse distrutta dalle fiamme, in un' altra via del paese, l' auto del sindacalista-giornalista Dino Paternostro. Il sottufficiale, secondo indiscrezioni, che lavorava a Palermo sarebbe stato trasferito a Torino ma non è ancora partito perchè in malattia. Le ragioni che avrebbero portato alla decisione del trasferimento riguarderebbero l' ambito professionale del militare. Gli investigatori stanno cercando di capire quale delle due automobili era nel mirino degli attentatori.
Sabato 28 Gennaio

martedì, gennaio 24, 2006

Anniversario giudice Montalto

VALDERICE (TRAPANI) - Il 25 gennaio del 1983 veniva ucciso a Valderice il sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto. Domani il sacrificio del magistrato sarà ricordato con una serie di manifestazioni. L'amministrazione comunale, guidata dal sindaco, Lucia Blunda, ha promosso un dibattito presso "Villa Betania", a cui parteciperanno, tra gli altri, il sostituto della Dda di Palermo, Massimo Russo, il capo della Mobile di Trapani, Giuseppe Linares e Margherita Asta, la figlia di Barbara Rizzo, morta il 2 aprile 1985 assieme ai figlioletti gemelli nell'attentato di Pizzolungo, in cui rimase illeso il bersaglio della mafia, il giudice Carlo Palermo.

Intimidazioni a Brancaccio. Posted by Picasa

Esattore del pizzo. Posted by Picasa

Calendario delle vittime della mafia

PALERMO - Sono oltre 600 i nomi di vittime della mafia che compongono, nell'arco di oltre un secolo, una delle pagine più tragiche e più oscure della storia politica italiana. Il primo nome è quello di Emanuele Notarbartolo, ucciso nel 1893, l'ultimo quello di Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato a Locri nell'ottobre 2005. Il Comune di Polizzi Generosa ha messo quei nomi nella copertina di un calendario dedicato appunto a "tutte le vittime della mafia". L'iniziativa è rivolta alle famiglie di Polizzi per rinnovare il ricordo e l'impegno civile nella lotta contro le cosche, che qui ha conosciuto fasi molto acute. Ma i veri destinatari del calendario sono i giovani e quindi le scuole. Scuole e famiglie, sottolinea il sindaco Salvatore Glorioso, che guida un'amministrazione di centro sinistra, sono infatti chiamate a "formare cittadini consapevoli e maturi per la battaglia contro la mafia come pratica quotidiana, a garanzia delle legalità, della libertà e di qualsiasi ipotesi di sviluppo". Il calendario sarà presentato lunedì 30 gennaio nell'auditorium del Comune durante una manifestazione alla quale parteciperanno un delegato del vescovo di Cefalù, Giuseppe Di Lello e Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso nel 1992 al culmine della strategia stragista di Cosa nostra.Le immagini di alcune delle vittime più note, come Borsellino e Giovanni Falcone, sono accompagnate da pensieri e giudizi sulla mafia. Ad esempio, di padre Pino Puglisi, ucciso nel 1993 nel quartiere di Brancaccio, viene citata una riflessione rivolta proprio agli studenti: "È importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per i soldi".
24 Gennaio 2006

venerdì, gennaio 20, 2006


Corso di formazione a Giurisprudenza Posted by Picasa

La cosaca di San Lorenzo ai raggi X Posted by Picasa

Relazione della commissione nazionale anti mafia

PALERMO - Traffico di stupefacenti, estorsioni, usura e appalti pubblico costituiscono il fulcro dell'attività delle cosche mafiose. Lo ha sancito la la Commissione nazionale Antimafia, presieduta da Roberto Centaro, nella sua relazione conclusiva."Il traffico di stupefacenti - si legge nella relazione - costituisce una delle fonti primarie di approvvigionamento. Per quanto riguarda il mercato interno, può dirsi che l'organizzazione mafiosa sembra in questa fase preferire il mercato delle sostanze stupefacenti leggere, anche se è stato pure registrato un sensibile aumento dell'uso della cocaina. Sembra, tuttavia, che nell'ultimo periodo Cosa nostra abbia delegato questa attività ad organizzazioni criminose non ad esse organiche, in special modo agli stranieri". "In questo caso - aggiungono i commissari - Cosa nostra non rinunzia mai ad imporre il pagamento del pizzo, come del resto avviene con riferimento alle altre attività illecite di un qualche rilievo gestite dalla criminalità comune".Per quanto riguarda il traffico internazionale di stupefacenti, "va invece sottolineato che Cosa nostra si è prontamente adeguata alle nuove forme di transnazionalità dell'economia criminale, alleandosi con altre associazioni criminali italiane e straniere: sono stati, infatti, rilevati collegamenti con esponenti della 'ndrangheta, della camorra e della Sacra Corona Unita ed, inoltre, con associazioni criminali del resto d'Europa e, principalmente, dell'Albania, dei Paesi dell'Est europeo, della Turchia e dell'America Latina (Colombia e Argentina)".L'Antimafia prende spunto da alcune indagini recenti che hanno permesso di accertare "la sussistenza di ben collaudati canali d'importazione di ingenti partite di eroina e cocaina e marijuana e hashish, che fanno capo a personaggi organicamente inseriti in Cosa nostra, ovvero, più frequentemente, gestiti da soggetti ad essa contigui con capitali forniti anche dalla mafia".Nel capitolo che riguarda il fenomeno delle estorsioni e dell' usura, nella relazione si legge che il dato messo in evidenza durante le audizioni svolte dalla Commissione a Palermo è che, "a fronte di un fenomeno in grande espansione, sono state invece registrate a Palermo nell'anno 2003 solo 57 denunce per estorsione e 18 per usura". "È noto - scrive Centaro - che il meccanismo delle estorsioni ha sempre consentito a Cosa nostra di realizzare non solo considerevoli profitti ma anche un sistematico controllo del territorio, sul quale esercita un potere illegale di imposizione fiscale in ragione dei corrispettivi servizi di protezione"."Alcune recenti acquisizioni processuali - prosegue - hanno, in effetti, rivelato la tendenza delle famiglie di Cosa nostra ad adottare una metodologia che può ben definirsi a tappeto, intensificando la pressione estorsiva per potere fare fronte alle esigenze degli uomini d'onore detenuti; soprattutto a quelle correlate al pagamento delle parcelle dei difensori. Emerge, dunque, che la linea di azione dell'organizzazione mafiosa "è attualmente quella del pagare poco, ma pagare tutti, cioè di una imposizione più generalizzata del pizzo che possa però essere meglio sopportata dalle vittime, al fine di scongiurare fenomeni di ritorsione e di denuncia"."È stato notato - si precisa nella relazione - che Cosa nostra destina quote dei suoi proventi illeciti sia alla cura dei latitanti sia all'assistenza dei detenuti; un'altra parte viene impiegata per le spese degli avvocati. Il resto viene quasi interamente investito nell'acquisto di appartamenti". Il bilancio economico della mafia in Sicilia è basato in particolare su "investimenti nelle imprese sul territorio siciliano, che costituiscono l'oggetto privilegiato delle misure di prevenzione patrimoniali e delle confische in sede penale. Le indagini hanno accertato l'esistenza di due categorie d'imprese: quelle operanti nel settore del commercio, piccolo o grande, e a volte anche nella grande distribuzione; e quelle dei settori tradizionali, come l'edilizia e la sanità, o quelle per lo sfruttamento di inerti e delle cave di marmo e quelle del settore agricolo"."Le ultime indagini confermano la capacità di infiltrazione della mafia in tutti i settori della società civile. Questa situazione è favorita da un sistema diffuso di corruzione, agevolato dalla mancata attuazione delle riforme che dovrebbero consentire controlli e trasparenza nel mondo politico e nella pubblica amministrazione". La relazione della Commissione antimafia cita in alcuni passaggi la vicenda giudiziaria che riguarda il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, sotto processo per favoreggiamento a Cosa nostra. Mentre riserva molto spazio a quella che coinvolge il deputato regionale agrigentino Vincenzo Lo Giudice, arrestato per associazione mafiosa.Ancora nella relazione, si riportano i rapporti tra Cuffaro e Aiello, e quelli "con alcuni personaggi politici citati pure dalle cronache giudiziarie: Tubiolo, Bignardelli, Cintola, Savarino, Giammarinaro, Romano, Borzacchelli, Lo Giudice, Di Mauro, Miceli". "È importante notare - scrive Centaro rifacendosi alla missione a Palermo in cui venne ascoltato il governatore - che l'onorevole Cuffaro ha fornito risposte esaurienti a tutte le domande che gli sono state poste e comunque ha tenuto a sottolineare di essere ben consapevole dei pericoli derivanti dall'influenza della mafia sugli apparati dell' amministrazione e sulla politica e che esiste la precisa volonta da parte dell'amministrazione, della politica, della classe dirigente di fare in modo che ciò non avvenga più, o almeno che tale fenomeno venga ridotto il più possibilè ". A proposito dei rapporti fra mafia e politica, Centaro nella relazione si rifa alle parole del Procuratore di Palermo Pietro Grasso che in una intervista rilasciata il 10 ottobre 2003 aveva dichiarato: "Il sistema clientelare ha favorito la permeabilità del sistema politico a quello mafioso e, in un sistema di concorrenzialità elettorale, un partito non può fare nulla contro tutto ciò. Per questo è errato dare la colpa solo a un partito politico". "Questa posizione - si legge nella relazione - è stata ribadita nel corso delle audizioni dinanzi alla Commissione, nelle quali si è precisato che Cosa nostra non sceglie pregiudizialmente di sostenere un partito anzichè un altro; non ha alcuna importanza la colorazione politica del referente; ciò che conta è che egli si metta a disposizione dell'organizzazione". Per Centaro "il passaggio al sistema elettorale maggioritario ha indotto Cosa nostra a scegliere il candidato che ha le maggiori probabilità di essere eletto, indipendentemente dalla sua collocazione politica".
20 Gennaio 2006

Sequestrati 800 mila euro di beni

CATANIA - Beni per 800 mila euro sono stati sequestrati dalla Dia di Catania a Giuseppe Mangion, 47 anni, noto come "Enzo", presunto affiliato al clan Santapaola. Figlio di Francesco, detto "Ciuzzu u firraru" morto tempo fa, Giuseppe Mangion, indicato dagli inquirenti quale elemento di spicco del clan, è stato arrestato nel luglio 2005 per associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione Dionisio dei carabinieri del Ros. A disporre la misura patrimoniale è stata la quinta sezione penale del Tribunale di Catania su proposta del direttore della Dia e del procuratore della Repubblica di Catania. Il sequestro colpisce il ristorante Giardino Bianco di via Messina a Catania, e le quote intestate a Mangion e sua moglie Agata Maria Rita Raddusa. Le indagini sono partite radiografando l'alto tenore di vita di Giuseppe Mangion, che non sarebbe stato in grado di giustificare il possesso dei capitali investiti nel ristorante. Il locale proseguirà la sua attività, sotto la guida di un amministratore giudiziario.
20 Gennaio 2006

martedì, gennaio 17, 2006

Cassazione: Il boss è malato, niente carcere

CATANIA - La quinta sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l' ordine di arresto per associazione mafiosa di Antonino Santapaola, fratello del capomafia ergastolano Benedetto, emesso il 1 luglio del 2005 dal Gip di Catania e successivamente convalidato dal Tribunale del riesame nell' ambito dell' operazione Dionisio. I giudici hanno disposto la trasmissione degli atti a un diverso collegio del Tribunale del riesame di Catania che dovrà tornare a decidere sulla validità dell' ordine di custodia cautelare in carcere.
Il sostituto procuratore generale della Cassazione aveva chiesto la convalida dell' arresto. In sede di dibattimento il legale di Antonino Santapaola, l' avvocato Giuseppe Lipera, ha ribadito che il suo assistito non era e non è capace di intendere e di volere in quanto, così come risulta da numerose consulenze psichiatriche, è affetto da schizofrenia cronica paranoidea. Tesi contrastata dalla Procura: per i periti dell' accusa, infatti, Antonino Santapaola avrebbe invece ben simulato una situazione, che ben potrebbe collocarsi in ciò che in Psichiatria viene definita come condizione 'bordeline', e che non esclude affatto la capacità di intendere e di volere, esasperandola in termini che solo apparentemente sono patologici. La decisione sull' ordine di arresto adesso passa a un nuovo collegio del Tribunale del riesame di Catania.
17 Gennaio 2006

lunedì, gennaio 16, 2006

"Così aiutai Provenzano"

FIRENZE - "Ho avuto il ruolo di procurare il timbro del Comune di Villabate che ha consentito a Bernardo Provenzano di farsi operare a Marsiglia". Oggi, nell'aula bunker di Firenze, in occasione di una udienza del processo per le talpe alla dda di Palermo, il collaboratore di giustizia Francesco Campanella ha rivelato nuovi particolari sulla latitanza del boss di Cosa Nostra.Nel luglio 2003, ha detto Campanella, "mentre ero in banca dove lavoravo, venne a trovarmi Nicola Mandalà. Era molto teso e nascondeva qualcosa sotto la giacca. Mi diede una carta d' identità a nome 'Troia Gaspare', poi mi diede una fotografia dicendomi di nascondere tutto subito e di definire questa carta d' identità con i timbri del Comune. Mi disse anche che se qualcuno mi trovava con quella fotografia mi davano 30 anni di galera. Lì capii che si trattava di Bernardo Provenzano".La certezza che la persona ritratta nella foto fosse Provenzano venne poi confermata a Campanella da Nicola Mandalà, al quale venne restituita la carta d' identità con i timbri "palesemente falsi". "Mi disse che Provenzano - ha specificato Campanella - doveva andare all' estero per farsi operare, e che non importava che la carta d' identità fosse palesemente falsa perchè doveva servire solo in casi d' emergenza. Nell' ospedale dove andavano non avrebbero chiesto documenti: avevano la cartella della Regione. Provenzano aveva fatto gli accertamenti a carico della Regione non per non pagare, ma perchè così c' erano tutte le cartelle e gli esami, senza che nessuno chiedesse ulteriori documenti". Mandalà, ha detto ancora Campanella, "mi chiese anche tre telefoni cellulari vergini da avere senza documenti, utili per il viaggio a Marsiglia".
16 Gennaio 2006

venerdì, gennaio 13, 2006

ENNA - Tre arresti per pizzo

ENNA - Con l' accusa di estorsione gli agenti della squadra mobile di Enna diretti dal commissario Tito Cicero hanno arrestato tre persone legate a Cosa nostra. Altre tre persone sono state denunciate. Gli arrestati, secondo gli investigatori, pretendevano da ditte che si erano aggiudicati appalti, la corresponsione di una somma di denaro compresa tra il 1,5 e il 2,5 per cento del valore complessivo dei lavori. In particolare le richieste estorsive si sono concretizzate su due appalti: la costruzione e la realizzazione dell' impianto di depurazione e dei collettori emissari per la città di Enna sito in contrada Sirieri e i lavori di consolidamento delle pareti rocciose delle pendici di Enna in zona Monte Cantina contrada Vanelle. Tra le persone coinvolte nell'operazione denominata "Sirieri", c'è anche Gaetano Leonardo, 54 anni, attualmente detenuto in regime di 41 bis, ritenuto capo della cosca di Enna. Gli altri arrestati sono Salvatore La Delia, 55 anni, ennese e Sebastiano Gurgone 54 anni di Ramacca. I tre pregiudicati, secondo gli inquirenti affiliati tutti a Cosa Nostra, assieme ad altre tre persone denunciate, sono accusati di estorsione.La Delia e Gurgone, secondo le accuse, pretendevano da ditte, che si erano aggiudicate appalti, somme di denaro comprese tra l' 1,5 e il 2,5 per cento del valore complessivo dei lavori. Gli indagati, inoltre, gestivano illecitamente l'affidamento dei lavori di movimento terra e delle forniture di inerti facendo in modo che venissero assegnati a ditte organiche a Cosa Nostra. La mafia avrebbe, così, messo le mani tra l'altro sulla costruzione e la realizzazione dell'impianto di depurazione e dei collettori emissari per la città di Enna, i cui lavori erano stati affidati al R.T.I. (Raggruppamento Temporaneo Imprese), costituito dall'Itaco s.r.l. e dall'Ira Costruzioni Generali s.r.l, e su quelli di consolidamento delle pareti rocciose delle pendici di Enna, affidati a R.T.I. (Raggruppamento Temporaneo Imprese) costituita dalla Sigeam s.r.l. e dalla Maniace Cono & C. s.a.s. I responsabili delle ditte, aggiudicatici degli appalti, subivano minacce e danneggiamenti e venivano costretti a "mettersi a posto" con la famiglia mafiosa di Enna.
12 Gennaio 2006

mercoledì, gennaio 11, 2006

Si uccide e vive per sempre

Questa notizia mi sembrava giusto citarla per avere un esempio di cosa è capace di fare un siciliano che non si arrende.
PALERMO - Si è ucciso poche ore prima della esecuzione del provvedimento di sfratto. È accaduto poco prima delle 6 di stamane in un appartamento di via Tavola tonda, nel centro storico di Palermo: a togliersi la vita è stato Giovanni Runfola, di 41 anni. L'allarme è stato dato alla polizia da un amico della vittima, che avrebbe dovuto trasferire i mobili in un deposito.Non appena l'operaio, al quale erano state consegnate le chiavi, ha aperto la porta del box, ha trovato un biglietto con su scritto: "Chiama la polizia".L'uomo è corso in casa, ha bussato alla porta, ma nessuno ha risposto. È stata chiamata la polizia: entrati nell'appartamento, gli agenti hanno trovato l'uomo senza vita. Si era impiccato a una trave della camera da letto. Accanto al corpo c'era un biglietto sul quale era scritto: "Ciao, signor padrone di casa, tu mi butti fuori di casa ma io qui ci resterò per sempre".
11 Gennaio 2006

Tre arresti per traffico di stupefacenti

CATANIA - Tre persone sono state arrestate dalla Squadra mobile di Catania che ha fatto luce su un fiorente traffico di cocaina tra la Campania e la Sicilia. In manette per detenzione e spaccio di droga sono finiti Antonio Testa, 36 anni, pregiudicato, indicato vicino al clan Santapaola; Maurizio Motta, 36 anni, ritenuto il reggente della cosca mafiosa dei "Carcagnusi" e Corrado Giunta, 34 anni, cognato di Testa e titolare di una nota agenzia immobiliare. Le indagini hanno preso il via da un'operazione che risale al 10 novembre scorso quando finì in manette, insieme ad altre tre persone, proprio Antonio Testa. Con lui vennero arrestati il cognato Maurizio Gravino, 33 anni, Carmelo Celano, 22 anni, entrambi di Catania e Giulia Cianci, 21 anni di Napoli. Provenivano dalla Campania e vennero fermati a bordo di due autovetture al casello autostradale di San Gregorio. La polizia scoprì che trasportavano 600 grammi di cocaina. Una delle due auto, una Bmw, è risultata di proprietà di Corrado Giunta, ritenuto inizialmente estraneo ai fatti e poi incastrato dalle successive indagini condotte attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali. L'inchiesta della Squadra mobile ha consentito di accertare che ogni settimana venivano trasportate ingenti quantità di droga da Napoli a Catania. Inoltre è stato scoperto che nonostante l'appartenenza a cosche diverse Testa e Motta gestivano in comune il traffico di droga. Le ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei tre arrestati sono stati emessi dal gip del tribunale di Catania, Rosa Alba Recupido, su richiesta del sostituto procuratore Elisabetta Catalanotti.
La Sicilia, 11 Gennaio 2006

Nuovo interrogatorio per Giusi Vitale

PALERMO - Il prossimo 19 gennaio i giudici della corte d'assise di Palermo interrogheranno in aula la collaboratrice di giustizia Giusi Vitale che è imputata nel processo per l'omicidio dell'imprenditore Salvatore Riina, omonimo del boss, assassinato il 20 giugno 1998 perchè sospettato di essere un informatore del latitante Bernardo Provenzano.La donna è accusata di essere la mandante dell'omicidio: in questo processo sono imputati anche l'ex marito della pentita, Angelo Caleca, e un altro collaboratore, Michele Sedita. L'accusa è sostenuta dai pm Maurizio De Lucia e Francesco Del Bene.L'esame della donna si svolgerà nell'aula bunker di Rebibbia a Roma; subito dopo l'interrogatorio la Vitale dovrà anche effettuare un confronto con l'ex marito, che nei mesi scorsi ha chiesto ai giudici del tribunale dei minorenni di poter incontrare i due figli che vivono in una località protetta, mentre la madre è detenuta. I giudici hanno anche previsto, sempre a Roma, il confronto fra Giusi Vitale e Michele Sedita.

Ciampi in Sicilia

RAGUSA - Una folla osannante e applaudente ha accolto il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, al suo arrivo alla prefettura di Ragusa, prima giornata di una visita di tre giorni in Sicilia del capo dello Stato. Il presidente Ciampi, accompagnato dalla signora Franca, è sceso dall'auto davanti al palazzo del governo accolto da un lungo applauso ed ha salutato gli alunni di diverse scuole della città. In particolare ha accarezzato un bambino eritreo di cinque anni che lo ha ringraziato dicendo: "Grazie preside", confondendo il ruolo di presidente.Le forze dell'ordine sono dovute intervenire per bloccare moltissimi cittadini che volevano avvicinarsi alla coppia presidenziale. Il presidente della Repubblica si è intrattenuto a lungo ringraziando. Quindi ha pronunciato il primo discorso: "Tutto il nostro impegno civile, tutte le nostre risorse morali debbono essere volte a sconfiggere quel male antico che ha nome mafia. Nel combatterla, sono stati fatti progressi, e altri ne faremo", ha detto il presidente della Repubblica."Mi rivolgo con particolar fiducia ai giovani, la cui volontà di partecipazione alla difesa delle istituzioni contro le aggressioni della criminalità organizzata, manifestatasi anche di recente, è motivo di speranza per tutti". Il riferimento implicito è ancora una volta ai ragazzi di Locri che dopo l'assassinio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Fortugno, scesero in piazza con un cartello con la scritta "Adesso ammazzateci tutti".Ciampi ha poi parlato di politica e delle prossime elezioni: "In questi tempi di accesi confronti politici, in vista di un traguardo elettorale che sottoporrà tutti al giudizio del popolo, invito i contendenti a esprimere con pacatezza, misura e rispetto gli uni degli altri le loro argomentazioni, le loro proposte, i loro programmi". Il nuovo appello del presidente della Repubblica a un confronto ragionato e rispettoso degli avversari ha preso le mosse dal ricordo di Giorgio La Pira, "uno dei grandi italiani del nostro tempo", nato a Pozzallo, in provincia di Ragusa, di cui Ciampi ha proposto l'insegnamento ai giovani e "non solo ai giovani", come una lezione di "virtù civili da coltivare nella pratica del dialogo e del confronto, tanto rara quanto preziosa". Ad accogliere Ciampi ovviamente c'era il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, che ha pronunciato il discorso di benvenuto: "Signor presidente, rendo omaggio al suo impegno che, nel corso di quasi sette anni, l'ha portata a conoscere le province italiane per esaltarne la potenzialità e sostenere l'impegno dall'alto della sua autorevole carica istituzionale con la passione di 'italiano fra gli italiani', come ha amato più volte definirsi". "Ancora una volta come in passato - ha aggiunto il governatore - la Sicilia può essere un'opportunità che genera un modello; nessun modello è perfetto e immune dai limiti, ma da un modello occorre partire. A noi il compito di crederci e di condividerlo per farne un'effettiva possibilità, per noi e per tutti. Occorre però rilevare che, mentre i ragusani sono impegnati in questa lenta e qualifica opera, sulle coste della provincia continuano a ritmo ininterrotto gli sbarchi di immigrati clandestini che, sfidando la morte, cercano tra noi un'opportunità di vita migliore di quella disastrosa che si sono lasciata alle spalle. Le forze dell'ordine, i volontari, le istituzioni, non si fermano un attimo per ridurre al minimo i rischi e offrire a questi disgraziati una migliore opportunità per la loro vita. Ma tutto ciò non basta, non può bastare".Poi il riferimento alla mafia. "In Sicilia - ha detto il governatore - non può essere ignorato il peso derivante dalla presenza di fenomeni di delinquenza criminale e mafiosa che frenano e talvolta fermano buone e opportune iniziative. A tutti questi fenomeni il governo regionale ha contrapposto tutti gli strumenti diretti e indiretti di cui dispone, sia con attività amministrative di contrasto alla mafia sia in un rapporto stretto con le forze imprenditoriali e sindacali locali".La signora Franca, sollecitata da alcuni ragazzi, dopo averli salutati ha invitato tutti sorridendo e scherzando alla calma: "Ho solo due mani", ha detto. Nel pomeriggio Ciampi incontrerà il vescovo Paolo Urso, visiterà Ragusa Ibla, e in serata cenerà con la moglie Franca al ristorante "Il Duomo". Quella di Ragusa è la prima visita di un presidente della Repubblica nel capoluogo ibleo mentre per Ciampi è la centesima dall'inizio del suo mandato. Domani il presidente sarà a Siracusa e concluderà la sua visita in Sicilia venerdì, a Palermo.
La Sicilia, 11 Gennaio 2006

domenica, gennaio 08, 2006

INCREDIBILE...

Incredibile è l'unica parola che mi viene in mente... Dopo tutti gli imbrogli e le collusioni con la mafia, il nostro campione Totò Cuffaro si ricandida. Non sono bastate le intercettazioni telefoniche ed ambientali per fare cambiare idea al partito dell'UDC; d'altronde c'era d'aspettarselo da quella banda di criminali che distrugge giorno dopo giorno la Sicilia. Dico criminali perchè si stanno arricchendo alle spalle dei siciliani VERI. Non sarà un caso che qualche tempo fa è stato arrestato il sindaco di Villabate, Campanella, appartenenete all'UDC, non sarà un caso che il 7 Gennaio 2006 è stato arrestato il sindaco di Roccamena, Salvatore Gambino, appartenente all'UDC, non sarà un caso che il "Nostro Campione Totò Cuffaro", appartenente all'UDC, ha a suo carico numerosi procedimenti che lo vedono imputato per favoreggiamento e associazione mafiosa... quanti casi quest'UDC... Io parlo da siciliano e sono sicuro che la maggior parte dei siciliani la pensa come me: sono stanco di questi quattro idioti che ci rubano i soldi, che inquinano e abbruttiscono una terra bella come la nostra e che prendono in giro migliaia di persone; è inammissibile che Cuffaro affermi che si è risolto il problema dell'acqua quando in tutta la provincia di Agrigento arriva due o tre volte a settimana o quando a Palma di Montechiaro non c'è neanche l'ombra di un impianto fognario o quando a Sferracavallo l'acqua è marrone e sa di terreno. BASTA !
Quando penso che il sacrificio di tutti i cervelli che hanno combattuto la mafia sta scivolando nell'oblio, la rabbia galoppa in me dai piedi fino alla testa e mi dice: "SVEGLIATI SEI SICILIANO!".
Spero che queste righe possano far ricordare e soprattutto scuotano le persone che leggeranno.

Saverio Fuccillo 8 Gennaio 2006

UNA BRUTTISSIMA NOTIZIA PER LA SICILIA...

CALTANISSETTA - "Il leader del Mpa, Raffaele Lombardo, sarà al mio fianco e voterà per noi alle elezioni regionali". Con queste parole, durante il vertice regionale dell'Udc a Caltanissetta, il presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro ha annunciato ai dirigenti del partito la sua ricandidatura."Abbiamo ormai un partito compatto, motivato che sta facendo un ottimo lavoro in tutte le province - ha proseguito -. Stiamo rafforzando le liste e ora abbiamo finalmente una comune visione di programmi e di progetti. L'incontro a Caltanissetta ratifica e conferma che c'è un'Udc motivata a vincere l'elezione nazionale, portando un contributo importante alla Sicilia per il partito e per la coalizione e tornare così a vincere le elezioni regionali".Cuffaro ha ricordato "i traguardi" raggiunti in questi anni dal suo governo. "Noi ci presentiamo agli elettori - ha spiegato - avendo mantenuto tutti gli impegni presi: dalle grandi infrastrutture alla diminuzione del tasso di disoccupazione. Abbiamo creato molti posti di lavoro in Sicilia, abbiamo risolto il problema delle acque. Credo che queste siano valutazioni forti che conteranno nelle scelte dei siciliani"."Mi auguro - ha proseguito - che ci sia una campagna elettorale serena, equilibrata, di programmi e di progetti. Mi rifiuto di pensare che possa esserci uno schieramento che, non avendo un programma condiviso, sventoli bandiere alle quali i siciliani non credono. L'unica bandiera che dobbiamo sventolare è quella nell'interesse della Sicilia. Questa terra non deve essere né barattata, né messa in vendita".
7 Gennaio 2006

In manette boss e sindaco

CORLEONE (PALERMO) - Il sindaco del Comune di Roccamena, Salvatore Gambino, esponente dell'Udc eletto nel 2003, è stato arrestato con l'accusa di concorso in associazione mafiosa dai carabinieri di Corleone. In manette sono finiti anche Bartolomeo Cascio, ritenuto capo della cosca corleonese già condannato per associazione mafiosa, e due imprenditori, Leonardo Diesi e il figlio Franco Salvatore. Secondo gli inquirenti, Gambino avrebbe gestito per conto di Cascio una serie di appalti del Comune di Roccamena, tra cui quelli relativi alla gestione e alla ristrutturazione della rete elettrica e alla costruzione del campo di calcio. Il sindaco, inoltre, avrebbe consentito ai Diesi, di continuare a sfruttare una cava per cui era in corso un procedimento di prevenzione. Di illeciti negli appalti vengono accusati anche i due imprenditori; un terzo fratello è stato condannato a 9 anni di carcere per associazione mafiosa nel processo che vedeva imputato anche uno dei figli del capomafia di Corleone Totò Riina.Oltre all'accusa di associazione mafiosa, contestata a entrambi, la procura ha imputato a Leonardo Diesi il reato di turbativa violenta di gare d'appalto. Secondo gli inquirenti, per "alterare la concorrenza nell'ambito della gara di appalto per i lavori di manutenzione della discarica del Comune di Bisacquino", l'imprenditore avrebbe incendiato una pala meccanica e un escavatore della ditta concorrente che comunque riuscì ad aggiudicarsi le opere.Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai sostituti Maurizio De Lucia e Francesco Del Bene. Nel corso delle perquisizioni eseguite dai militari dell'Arma, in un cassetto della scrivania dell'ufficio del sindaco di Roccamena è stata trovata una pistola. L'arma non sarebbe stata regolarmente denunciata. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip di Palermo Gioacchino Scaduto."Sono certo che il sindaco di Roccamena Giuseppe Gambino, in sede di interrogatorio saprà chiarire la propria posizione", ha detto l'avvocato SalvinoCaputo, legale del primo cittadino. "Confidiamo nell'operato della magistratura e degli investigatori - ha precisato - ma dalla lettura dell'ordinanza di custodia cautelare non ho ravvisato elementi tali da determinare l'arresto del mio cliente".Laconico sulla vicenda il commento del presidente della Regione siciliana, Salvaotre Cuffaro: "E' un problema che riguarda solo la magistratura, non noi. Non so comunque se il sindaco di Roccamena sia dell'Udc".
7 Gennaio 2006

14 anni dopo Libero... Posted by Picasa

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