giovedì, ottobre 14, 2010

12 anni dopo.. Luce..

ENNA, 13 OTT - La polizia ha fatto luce su una faida interna a Cosa nostra nell'Ennese che 12 anni fa portò all'uccisione di un boss emergente. Giuseppe Melilli, il cui corpo fu cremato in fusto pieno di gasolio per occultare il delitto, fu giudicato 'colpevole' di aver rilevato un impianto di produzione di calcestruzzo nella zona del Dittaino in concorrenza con un altro affiliato allo stesso clan della zona. Quattro presunti autori del delitto erano gia' detenuti, al quinto le squadre mobili di Enna e Caltanissetta hanno notificato gli arresti domiciliari.
Fonte: ANSA

Sconosciuto l'autore del "papello"

PALERMO - Resta sconosciuto l'autore del "papello", lo scritto che proverebbe il tentativo di patto tra mafia e Stato. Del documento, analizzato dalla Scientifica, al momento, si sa soltanto che proviene da un'unica mano. Sono le conclusioni dei consulenti della procura di Palermo, gli ispettori Maria Caria e Marco Pagano, che questa mattina hanno deposto al processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu accusati di favoreggiamento alla mafia. I due tecnici hanno esaminato 55 tra scritti attribuiti dai pm all'ex sindaco Vito Ciancimino e pizzini che proverrebbero dal Boss Provenzano. I consulenti hanno esaminato davanti al tribunale i singoli documenti tra i quali il papello. "Su 27 elementi di comparazione forniti - hanno detto - solo 8 erano utili, perché gli altri erano o semplici firme o scritti in corsivo, mentre il papello è vergato in stampatello". Quindi l'esame ha escluso con certezza l'attribuzione del documento solo ad otto dei soggetti analizzati. Per gli altri gli elementi di comparazione non sono sufficienti. Tra i campioni di confronto c'erano scritti, tra gli altri, dei boss Totò Riina, Pietro Aglieri e Antonino Cinà. A don Vito è sicuramente riconducibile, invece, il cosiddetto contropapello, scritto dall'ex sindaco dopo aver letto le richieste a suo dire folli fatte da Riina allo Stato nel papello. E sempre di Vito Ciancimino, secondo i consulenti, sono tutti gli altri documenti depositati dai pm tra i quali il foglietto in cui si legge "on. Berlusconi metterà a disposizione una sua rete televisiva".
Fonte: La Sicilia

mercoledì, ottobre 13, 2010

Arrestato membro degli Aparo

SIRACUSA. Nunzio Salafia, 60 anni, indicato come elemento di spicco della cosca Aparo, è stato arrestato da agenti della squadra mobile della Questura di Siracusa. Deve scontare tre anni e due mesi di reclusione di una condanna a 8 anni e sei mesi per associazione mafiosa ed estorsione.
Fonte: gds

Sequestro per un mln di euro

Palermo, 12 ott. - Beni per un valore complessivo di oltre un milione di euro sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo. Si tratta di appartamenti, conti correnti bancari, libretti di deposito e titoli azionari, riconducibili ad Accursio Dimino, 52 anni, attualmente detenuto. L'uomo di professione insegnante, e' ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco di Cosa Nostra agrigentina. Il suo ruolo era quello di reclutare nuovi affiliati da inserire in Cosa nostra.
Fonte: Adnkronos

mercoledì, settembre 29, 2010

12 Ottobre...

Palermo, 28 set. - E' terminata con la deposizione in aula del generale Mario Parente, vice comandante del Ros l'udienza del processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, entrambi accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano nel '95.
Prima di Parente e' stato sentito in aula il generale Antonio Subranni, ex comandante del Ros. Il processo e' stato rinviato al prossimo 12 ottobre per sentire i periti dell'accusa e della difesa sui 'pizzini' e sui documenti consegnati da Massimo Ciancimino alla Procura di Palermo.
Fonte: Adnkronos

Agguato a Siracusa

Siracusa, 29 set. - Un giovane di 26 anni, V.G.,ritenuto dagli investigatori affiliato al clan mafioso Attanasio, e' morto a causa delle ferite riportate in un agguato avvenuto la notte scorsa alla periferia di Siracusa. Un sicario lo avrebbe avvicinato sparandogli diversi colpi di pistola. Trasportato in ospedale, il 26enne e' morto dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico.
Fonte: Adnkronos

lunedì, settembre 20, 2010

Il "tesoretto" di Brusca

PALERMO - Il boss Giovanni Brusca, uno degli esecutori materiali della strage di Capaci poi diventato collaboratore di giustizia, è indagato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo per riciclaggio, fittizia intestazione di beni e tentata estorsione aggravata. I Carabinieri del gruppo di Monreale stanno infatti eseguendo una serie di perquisizioni domiciliari nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge anche alcuni familiari e persone vicine al boss. L'indagine è scaturita da una serie di intercettazioni effettuate dagli investigatori nell'ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia che hanno fatto emergere la disponibilità, da parte della famiglia Brusca, di beni che non sono ancora stati individuati. Giovanni Brusca, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, è stato arrestato il 20 maggio del 1996 mentre era latitante con la famiglia a Cannatello (Agrigento). Oltre che per la strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo e tre agenti di scorta, il boss è stato condannato come mandante del sequestro e dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino che insieme a Brusca era tra gli organizzatori dell'attentato a Falcone. Gli investigatori sarebbero alla ricerca del "tesoro" accumulato illecitamente da Giovanni Brusca, che è tuttora sottoposto al programma di protezione, e dai suoi familiari. L'ex boss è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha disposto perquisizioni in tutta Italia, per riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed estorsione. Il boss di Altofonte Domenico Raccuglia, considerato il numero 2 di Cosa Nostra, era stato arrestato dalla polizia il 15 novembre del 2009 a Calatafimi (Trapani) dopo 13 anni di latitanza. Proprio dalle indagini nei confronti di Raccuglia sarebbe emersa l'attività di riciclaggio ed estorsione svolta dal clan Brusca. Intanto, i carabinieri di Monreale hanno trovato una grossa somma di denaro - circa 200mila euro in contanti - a casa della moglie di Giovanni Brusca. La casa della donna, che vive col figlio in una località segreta ed è sottoposta al programma di protezione, è stata perquisita dai militari dell'Arma che sospettano che l'ex capomafia abbia accumulato un vero e proprio tesoro, sottraendolo agli inquirenti con intestazioni fittizie a prestanomi. Perquisite anche la cella di Brusca e le abitazioni dei cognati e di conoscenti, in tutto una decina di persone, dove sarebbe stati trovati documenti che gli investigatori giudicano "importanti".
Fonte: La Sicilia

Bruciata l'auto di Di Martino

PALERMO. "Nei prossimi giorni la commissione Antimafia sarà a Niscemi. E' necessario accendere i riflettori su quello che sta accadendo e non lasciare solo il sindaco, Giovanni Di Martino, che sta portando avanti un lavoro straordinario". Lo dice Lillo Speziale, presidente della commissione regionale Antimafia, che esprime la propria solidarietà al sindaco di Niscemi (Caltanissetta), cui è stata bruciata l'auto. "Chiedo al Prefetto - aggiunge - di una convocazione straordinaria del Comitato per l'ordine e la sicurezza per valutare e discutere ogni iniziativa necessaria ad garantire la sicurezza in un territorio che è diventato teatro di troppe intimidazioni e segnali pericolosi".
Oggi, intanto, si riunisce la conferenza provinciale dei sindaci. Previsto anche un corteo di solidarietà che attraverserà le vie del centro storico.
Fonte: gds

Un "dimenticato"...

Palermo, 18 set. - Ci sara' anche il Rosario Livatino del film ''Il Giudice ragazzino'' ai lavori del convegno ''Etica, Carita' e Giustizia nell'azione giudiziaria'', in programma il 21 settembre alle 16.30 presso il Teatro Sociale di via Capitano Ippolito, a Canicatti', in coincidenza del 20esimo anniversario del barbaro omicidio del magistrato del Tribunale di Agrigento.
Giulio Scarpati, il noto attore romano rimasto molto legato alla figura del personaggio che ha interpretato assieme a Sabrina Ferilli nel film per il cinema e poi dato in tv nel 1994, partecipera' alla manifestazione in memoria del giudice.
Scarpati nelle sue numerose interviste, contenute anche nel film-documentario ''Luce Verticale. Rosario Livatino. Il Martirio'' del regista Salvatore Presti, si e' sempre dichiarato ''profondamente colpito dalla personalita' e dai valori di Rosario Livatino che vanno ben oltre l'affettuosita' scenica al personaggio. Livatino per me e' andato oltre ed e' entrato a far parte di me''.
Non sara' comunque solo Scarpati ad impreziosire i lavori dei due giorni di convegno organizzati per ricordare il 21 settembre ed ancor piu' il 25 settembre anche le figure dell'alto magistrato Antonino Saetta ucciso con il figlio Stefano.
Oltre ai relatori saranno ospiti in sala e tra i ''premiati'' personalita' di primo piano della magistratura, delle istituzioni, delle forze dell'ordine, della cultura, del volontariato e dell'associazionismo nonche' della societa' civile.
Fonte: Adnkronos

Addiopizzo jr

PALERMO, 18 SET - ''Contro Pizzo Rap'', il brano interpretato dai ragazzi del Comitato Addiopizzo Junior di Palermo, sara' cantato davanti a Napolitano. Il rap diventera' un inno nazionale contro le mafie e sara' eseguito nel corso della cerimonia d'inaugurazione dell'anno scolastico martedi' prossimo al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato e del ministro all'istruzione. Ad accompagnare i giovani di Addiopizzo ci sara' anche un coro formato da bambini e ragazzi di altre scuole italiane che parteciperanno alla cerimonia.
Fonte: ANSA

giovedì, settembre 16, 2010

1,5 miliardi di euro sequestrati...

Palermo, 14 set. - Maxi sequestro di beni per un valore di oltre 1,5 miliardi di euro a un imprenditore in odor di mafia di Alcamo, coinvolto nell'inchiesta sull'eolico. La misura patrimoniale, eseguita all'alba dalla Direzione investigativa antimafia di Palermo e di Trapani, è stata disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia.
E' Vito Nicastri, 54 anni, arrestato nel novembre del 2009 nell'ambito dell'inchiesta, il destinatario del provvedimento di maxisequestro: è ritenuto dagli inquirenti vicino al boss latitante trapanese Matteo Messina Denaro. Nicastri era finito in manette a novembre per indebita percezione di contributi pubblici. Il blitz antimafia che aveva portato al suo arresto era scattato al termine di una complessa indagine che aveva portato alla luce un articolato sistema di truffa ai danni dello Stato finalizzato all'indebita percezione di contributi pubblici per la realizzazione di parchi eolici.
In manette erano finite anche altre tre persone: Oreste Vigorito, 63 anni, di Ercolano (Napoli) e presidente del Benevento Calcio; Ferdinando Renzulli, 42 anni, di Avellino; Vincenzo Dongarrà, 46 anni, di Enna. L'accusa era per tutti associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Sequestrati in quell'occasione anche sei impianti siciliani (tra Catania, Siracusa e Palermo) e uno sardo.
Fonte: Adnkronos

Denunciato e arrestato...

AUGUSTA. Ha tentato di estorcere denaro ad un imprenditore ma è stato denunciato e arrestato dai carabinieri. In carcere è finito Giuseppe Arena, 51 anni, di Augusta, già condannato nel 1999 per associazione mafiosa. Le indagini sono state avviate lo scorso luglio. A rivolgersi agli investigatori è stato un commerciante: ha raccontato che Arena gli ha intimato, con metodi mafiosi, di "regolarizzare la sua posizione individuando tempestivamente un referente nel clan locale cui versare la quota mensile per poter esercitare liberamente la sua attività". L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Catania. Arena è stato portato nel carcere Cavadonna a Siracusa.
Fonte: gds

venerdì, settembre 10, 2010

Secondo me non capisce la gravità di quello che ha ammesso...

ROMA. I boss mafiosi "hanno provato a fare una trattativa con lo Stato attraverso il papello di Riina". Parola del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha affrontato la questione intervenendo a un dibattito sulla lotta alla mafia, al quale ha partecipato anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, nell'ambito di Atreju, la festa dei giovani del Pdl. I mafiosi "puntavano a eliminare il carcere duro, a bloccare le norme contro i patrimoni dei mafiosi e a ottenere la revisione degli ergastoli", ha detto il ministro; "ma con questo governo il carcere duro è stato inasprito ed è diventato durissimo, ci sono state aggressioni asperrime ai patrimoni dei mafiosi e la revisione dell'ergastolo se la possono scordare". Insomma, ha concluso il Guardasigilli, "noi abbiamo capovolto il papello e fatto le leggi".
Fonte: gds.it

Falsone non parla...

AGRIGENTO. Giuseppe Falsone, l'ex capo mafia di Agrigento, interrogato nel carcere di massima sicurezza di Novara dai magistrati di Palermo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Falsone, questa mattina, davanti al gip Silvana Saguto è stato incalzato dai sostituti della Dda Fernando Asaro e Giuseppe Fici, a proposito dell'inchiesta cosiddetta "Apocalisse". Intanto, in settimana, nel gabinetto della polizia scientifica di Roma, si concluderà l'analisi sui due personal computer e i sette telefoni cellulari sequestrati nel covo francese di Falsone, arrestato a Marsiglia a fine giugno ed estradato in Italia, da Aix en Provence, l'11 agosto. Almeno una decina di nickname o nomi e cognomi identici sarebbero stati già trovati fra le rubriche dei cellulari, dell'account e-mail e del programma Skype, utilizzato dal boss per comunicare. Falsone, stando alle indiscrezioni filtrate, avrebbe usato anche dei sofisticati programmi per cercare di cancellare file o non lasciare tracce delle sue comunicazioni.
Fonte: gds.it

Anniversario Don Puglisi

PALERMO, 10 SET - E' stato presentato oggi a Palermo il programma delle manifestazioni organizzate per il 27/o anniversario dell'uccisione di Don Pino Puglisi. In calendario celebrazioni liturgiche, fiaccolate, pellegrinaggi, spettacoli e l'inaugurazione di un busto ligneo raffigurante padre Pino Puglisi realizzato dagli artigiani di Betlemme e proiezione del film ''Brancaccio''. ''Sull'esempio di don Puglisi dobbiamo avere l'onesta' di guardare a 360 gradi la realta' - ha detto in conferenza stampa mons. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo - cominciando da noi stessi''.
Fonte: ANSA

Dopo l'operazione Paesan Blues...

PALERMO. Il gup di Palermo, Lorenzo Matassa, ha rinviato a giudizio, per associazione mafiosa, Andrea Casamento, presunto uomo d'onore della 'famiglia' di Santa Maria di Gesù. Respinta l'istanza della difesa che chiedeva l'inutilizzabilità di alcune intercettazioni finite nel procedimento. Casamento ha scelto il rito abbreviato e sarà processato il 12 ottobre assieme a Leonardo Algeri, Massimiliano Castellucci, Claudio Faldetta e Giuseppe Frusteri accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli imputati sono stati arrestati il 10 marzo scorso nell'operazione Paesan Blues, che ha ricostruito i rapporti tra le cosche palermitane e quelle americane, condotta dallo Sco della polizia e dell'Fbi. Hanno scelto il rito ordinario e saranno processati a partire dal 16 dicembre dalla seconda sezione del tribunale di Palermo Giuseppe Lo Bocchiaro, Gaetano Castelluccio, Gioacchino Corso, detto Ino, per gli inquirenti capomandamento di Santa Maria di Gesù, Francesco Guercio, Pietro Pilo, Gaetano Di Giulio, Santo Porpora.
Fonte: gds.it

Pizzo denunciato...

Palermo, 9 set. - Stanchi delle continue pressioni e minacce di Cosa Nostra, alcuni commercianti del quartiere Calatafini di Palermo hanno denunciato un pregiudicato ritenuto l'autore di diversi tentativi di estorsione. In carcere un 27enne, accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L'uomo, nonostante la giovane eta', ''avvalendosi della forza di intimidazione di Cosa Nostra'', come spiegano gli inquirenti, si presentava ai commercianti, affermando di appartenere alla mafia per chiedere il 'pizzo'.
Alcuni dei commercianti hanno denunciato diversi episodi di danneggiamento subiti e richieste di somme di denaro a titolo di 'messa a posto' ai danni delle loro attivita' commerciali. Sono cosi' scattate le indagini della Squadra Mobile di Palermo.
Il giovane estorsore e' stato individuato grazie ai riconoscimenti fotografici delle vittime e grazie alle riprese effettuate dalla telecamera a circuito chiuso di uno dei negozi. ''L'arresto di oggi, consentito dalla denuncia delle vittime e in perfetta linea di tendenza con il favorevole trend delle denunce registrato di recente -ha detto il questore di Palermo Alessandro Marangoni- consente di potere affermare ancora una volta che lo Stato, con i suoi strumenti e i suoi apparati, e' capace oggi di assicurare ogni forma di protezione e tutela alle vittime del racket, invitate a fare, senza alcuna remora, i nomi dei lori estorsori''.
Fonte: Adnkronos

lunedì, settembre 06, 2010

Trenta arresti per scommesse clandestine

PALERMO - Trenta persone sono state denunciate dai carabinieri di Palermo che hanno scoperto un giro di scommesse clandestine. L'indagine dei militari ha riguardato Palermo ed alcuni comuni dell'hinterland come Bagheria, Ficarazzi, Misilmeri e Carini. I broker aspettavano i clienti in vicoli e stradine buie dove si appostavano per intercettarli prima che si rivolgessero ai centri scommesse autorizzati. Molti all'arrivo dei carabinieri hanno cercato di disfarsi delle cedole delle scommesse e dei taccuini sui quali annotavano le giocate, ritrovati anche nell'immondizia, accartocciati o strappati. Tra i 30 denunciati anche 9 clienti. Per chi organizza le scommesse clandestine sulle principali competizioni, la legge prevede la reclusione da sei mesi a tre anni. Il giocatore invece va incontro a un'ammenda fino a 516 euro. Ai broker sono stati sequestrati complessivamente oltre 3mila euro. Dalle indagini, che non escludono la mano della mafia dietro l'affare, è emerso che a fronte di puntate elevate con possibilità di vincite consistenti per lo scommettitore, il broker, prima di accettare, si rivolgeva a un complice che provvedeva ad effettuare la stessa giocata presso una ricevitoria regolare, spesso lontana da quella vicina alla quale si svolge l'attività clandestina. Di conseguenza, se la vincita si realizzava, il broker perdeva solo la differenza rispetto alla giocata più alta concessa allo scommettitore clandestino. Il coinvolgimento di Cosa nostra nell'attività illegale è emerso recentemente proprio in un'inchiesta dell'Arma che ha scoperto che il boss D'Agati era il reale titolare di due agenzie di scommesse sportive usate per ripulire il denaro sporco.
Fonte: La Sicilia

Resta in carcere Amendolia

CATANIA. Resta in carcere l'ex deputato regionale ed ex assessore della Provincia di Catania, Nino Amendolia, che era stato fermato nei giorni scorsi dalla squadra mobile della Questura per tentativo di estorsione aggravata e sequestro di persona. Lo ha deciso il Gip Paola Cosentino che, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore della Dda etnea Agata Santonocito, ha emesso un ordine di custodia cautelare per tentativo di estorsione e sequestro di persona. Analogo provvedimento restrittivo è stato emesso nei confronti di Alfio Bonnici, Luigi Grasso e Francesco Leonardi, ritenuti dalla Procura vicini a ambienti del clan Santapaola. Sarebbero stati loro, secondo l'accusa, i tre intermediari incaricati da Amendolia di 'convincere' un imprenditore a fare fronte a un presunto debito..
La vicenda non è legata al ruolo politico di Amendolia, eletto nel 2001 all'Assemblea regionale siciliana con la lista Liberal socialisti e poi transitato al Mpa. Secondo l'accusa, che non ipotizza il reato di associazione mafiosa, Amendolia sosteneva di vantare un credito di circa 150mila euro dall'imprenditore al quale aveva venduto una società che controllava un albergo. Ma l'uomo ha negato di essergli debitore dalla cifra, che non emergeva dagli atti della transazione. A quel punto, sostiene la Procura, l'ex assessore avrebbe fatto intervenire tre persone ritenute vicine a ambienti criminali della cosca Santapaola per convincere l'imprenditore a pagare.
Durante la sua legislatura alla Regione Siciliana, dove è stato anche componente della commissione Antimafia, Amendolia fu indagato per concorso esterno all'associazione mafiosa. La Procura di Catania ne chiese il rinvio a giudizio nel 2004, ma l'allora Gip Antonino Ferrarà rigettò la richiesta e dispose l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti.
Fonte: gds

sabato, settembre 04, 2010

Scorta a Ciancimino jr jr

PALERMO, 3 SET - E' sottoposto a un servizio di vigilanza Vito Andrea Ciancimino, il figlio di 5 anni di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo. La tutela e' stata disposta dalle questure di Palermo e Bologna dopo la lettera intimidatoria indirizzata al bambino e recapitata nella casa palermitana della famiglia che vive tra il capoluogo siciliano e quello dell'Emilia-Romagna. Nei mesi scorsi e' stato vittima di diverse intimidazioni. ''Ringrazio le questure di Palermo e Bologna - ha detto Ciancimino - per la sensibilita' che hanno dimostrato''.
Fonte: ANSA

Ottimo assessore..si si...

CATANIA - Si sarebbe servito dell'aiuto di tre presunti appartenenti al clan Santapaola per 'convincere' un imprenditore a pagargli un credito che non gli riconosceva di circa 150mila euro. È l'accusa contestata all'ex deputato della Regione Siciliana ed ex assessore alla Provincia di Catania, Nino Amendolia, che è stato fermato dalla polizia per tentativo di estorsione aggravata e sequestro di persona. La vicenda non è legata al ruolo politico di Amendolia, eletto nel 2001 all'Assemblea regionale siciliana (Ars) con la lista Liberal socialisti e poi transitato al Mpa. Con l'ex deputato dell'Ars sono state fermati dalla squadra mobile della Questura di Catania due dei tre presunti esecutori materiali del tentativo di estorsione, Luigi Grasso e Francesco Leonardi. Con la stessa accusa è stato invece arrestato, perchè sorvegliato speciale, Alfio Bonnici, di 37 anni. I provvedimenti sono stati emessi dal sostituto procuratore Agata Santonocito, della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Le posizioni dei quattro indagati saranno vagliate dal Gip di Catania, che ha già interrogato Amendolia che ha fornito la sua ricostruzione della vicenda, dichiarandosi estraneo alle accuse che gli sono state mosse. Secondo l'accusa, che non ipotizza il reato di associazione mafiosa, Amendolia sosteneva di vantare un credito di circa 150mila euro dall'imprenditore al quale aveva venduto una società che controllava un albergo. Ma l'uomo ha negato di essergli debitore dalla cifra, che non emergeva dagli atti della transazione. A quel punto, sostiene la Procura, l'ex assessore avrebbe fatto intervenire tre persone ritenute vicine a ambienti criminali della cosca Santapaola per convincere l'imprenditore a pagare. I tre, fungendo da 'giudici conciliatori', avrebbe addirittura 'limatò il presunto credito abbattendolo del 50%. Ma anche questa proposta sarebbe stata rifiutata dall'imprenditore.La squadra mobile di Catania, seguendo altre indagini, ha scoperto il tentativo di estorsione e che i tre avevano intenzione di attuare una 'rappresaglia' nei confronti dell'imprenditore e così la polizia, su disposizione del sostituto Agata Santonocito, è entrata in azione eseguendo i fermi. La vittima, fino ad allora, era all'oscuro dell'operazione delle forze dell'ordine, ma una volta informato ha confermato le minacce.
Fonte: La Sicilia

Interrogatorio per Falsone

AGRIGENTO. L'ex capo di Cosa nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, sarà sottoposto il 10 settembre ad interrogatorio di garanzia nel carcere di massima sicurezza di Novara, dove si trova dopo il trasferimento da Milano. Falsone, difeso dall'avvocato Giovanni Castronovo, dinanzi al Gip di Palermo, Silvana Saguto, dovrà rispondere delle contestazioni mossegli nell'ambito dell'operazione "Apocalisse" che ipotizza investimenti occulti di Falsone in attività economiche come imprese di trasformazione di frutta e verdura, la catena commerciale Eurospin e la discarica subcomprensoriale di Campobello di Licata, sua città d'origine.
Un servizio nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia in edicola oggi.

Fonte : gds.it

venerdì, settembre 03, 2010

Un leghista alla commemorazione di Dalla Chiesa è imbarazzante...

PALERMO - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha deposto una corona di fiori sotto la lapide in via Isidoro Carini a Palermo che ricorda l'uccisione, il 3 settembre 1982, del prefetto, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta Domenico Russo. Oggi ricorre il 28/simo anniversario della strage.

Sono presenti il capo della Polizia
Antonio Manganelli, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il prefetto Giuseppe Caruso, magistrati, e i vertici della polizia di Stato a Palermo, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza.

"In occasione del 28 anniversario della Strage di via Carini, desidero, a nome mio e dell'Assemblea di Palazzo Madama, ricordare Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l'Agente Domenico Russo. Ancora una volta il mio pensiero va a questi Martiri della Giustizia, che hanno pagato con il prezzo estremo della vita la loro lotta quotidiana e senza riserve contro la mafia nella terra di Sicilia.

Dalla Chiesa ha dedicato ogni momento della sua esistenza al servizio delle Istituzioni con senso del dovere, con lealtà e rettitudine, con rigore, con altruismo e immenso amore per l'Italia e per i cittadini onesti. Un esempio al quale ciascuno di noi deve guardare, un modello al quale fare riferimento in ogni azione quotidiana per continuare a realizzare la difficile ma non impossibile vittoria dello Stato sulla violenza criminale mafiosa". Così il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel messaggio inviato al Prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso.

Il presidente della Repubblica, Napolitano, nel suo messaggio mette in evidenza che: "Il ricordo del sacrificio del generale Dalla Chiesa è perciò ancora oggi preziosa occasione per rafforzare, specialmente nei giovani, la cultura della legalità e il senso della democrazia, e per rinnovare un convergente e deciso sostegno delle istituzioni repubblicane e della società civile all'attività di contrasto delle organizzazioni criminali svolta dalla magistratura e dalle forze dell'ordine, al fine di contenerne la capacità di controllo del territorio e di infiltrazione nella economia, nazionale e internazionale".

Fonte: La Sicilia

20 mln di sequestro

PALERMO - La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta da Cesare Vincenti, ha disposto la confisca di beni per 20 milioni di euro per gli imprenditori palermitani condannati per mafia Vincenzo Cancemi, 56 anni, Carmelo Cancemi, 68 anni, Giovanni Cancemi, 40 anni.

Le indagini sono state condotte dagli investigatori della sezione patrimoniale dell'ufficio misure di prevenzione della questura di Palermo ed hanno permesso di individuare "un ingente patrimonio costituito da aziende, impegnate nel campo edile e del movimento terra, beni immobili, beni mobili registrati e conti correnti".

Le indagini hanno dimostrato il diretto coinvolgimento dei Cancemi agli interessi economici e strategici di Cosa nostra, e i costruttori sono diventati "un punto di riferimento irrinunciabile nella trattazione, nella gestione e nella aggiudicazione di una "fetta" consistente di appalti pubblici e privati per la realizzazione di opere edili".

Numerosi sono i lavori e le commesse ottenute in questi anni dalle imprese riconducibili ai Cancemi, dice la polizia: dai lavori per la manutenzione ordinaria presso il presidio ospedaliero S. Antonio Abate di Trapani ai lavori di sistemazione e manutenzione stradale ed edilizia presso il Policlinico di Palermo fino ai lavori del raddoppio del ponte Corleone ed alla realizzazione del complesso commerciale "Riolo" di viale Regione Siciliana. "I Cancemi - dicono gli investigatori, nonostante le gravi condanne subite, hanno continuato, senza soluzione alcuna, a mantenere solidi rapporti con i vertici dell'organizzazione mafiosa operando attivamente nel territorio per conto di questi, attraverso l'esercizio delle imprese intestate a prossimi congiunti".

Gli investigatori hanno appurato che il gruppo Cancemi, in particolar modo Vincenzo, "attraverso operazioni economiche opportunamente diversificate e frammentate, hanno operato con il preciso scopo di sottrarre il patrimonio accumulato dal capo mandamento della famiglia mafiosa di Pagliarelli, Antonino Rotolo, alla possibile adozione di provvedimenti di sequestro riuscendo, contestualmente, ad accumulare una notevole ricchezza".
Fonte: La Sicilia

Contestazione a Dell'Utri...

Vedi il video

giovedì, aprile 22, 2010

La richiesta...

CATANIA - Il Movimento per le autonomie ha chiesto al ministro all'Interno, Roberto Maroni, "quali siano i risultati della relazione elaborata dagli ispettori del Viminale su intrecci fra mafia e politica nel comune di Paternò" e se "non ritenga dover proporre lo scioglimento del Consiglio comunale per sospetto di infiltrazione mafiosa". La richiesta è avanzata con un'interrogazione parlamentare a prima firma del capogruppo del Mpa alla Camera, Carmelo Lo Monte. Nell'interrogazione si ricorda che "l'allora prefetto di Catania, Giovanni Finazzo, in seguito all'indagine della magistratura e alla conseguente operazione denominata Padrini che, il 27 novembre del 2008, portò all'arresto di 24 appartenenti a cosche mafiose, inviò al ministro dell'Interno una relazione sugli intrecci fra mafia e politica nel comune di Paternò". "Nella suddetta relazione - affermano i deputati del Mpa - si rilevava che 'non possono non rilevarsi inquietanti ombre circa la sussistenza di un'intesa tra gli amministratori del comune di Paternò e gli esponenti della mafia locale', e si concludeva con l'invito rivolto al Viminale 'a prendere in seria considerazione lo scioglimento del Consiglio comunale conseguente a fenomeni di infiltrazioni e di condizionamento di tipo mafioso'. Secondo le accuse mosse dalla Dia e dalla Procura di Catania si segnalava l'ipotesi della presenza di 'un avamposto dell'organizzazione all'interno dell'amministrazione comunale". "Le indagini patrimoniali - si rileva nell'interrogazione del Mpa - hanno condotto alla confisca di società di capitali, di cooperative, oltre ad immobili, terreni, automezzi e disponibilità bancarie". "Aspettiamo dal ministro Maroni - afferma Lo Monte - una risposta chiara su una situazione nella quale vi sono ormai tutti gli elementi per prendere una decisione definitiva".
Fonte: La Sicilia

Ucciso il boss Mazzaglia

CATANIA, 19 APR - Il boss Giuseppe Mazzaglia, 50 anni, e' stato ucciso con diversi colpi di arma da fuoco nel primo pomeriggio a Biancavilla, nel Catanese. L'uomo era ai vertici dell'omonima cosca legata al clan Santapaola di Catania. E' stato assassinato mentre si trovava all'interno della propria auto, nonostante fosse agli arresti domiciliari. A compiere l'omicidio, che gli investigatori ritengono di chiaro stampo mafioso, sarebbero stati due sicari uno dei quali armato di fucile caricato a pallettoni.
Fonte: ANSA

40 anni di carcere

PALERMO. Il gup di Palermo Sergio Ziino ha condannato, complessivamente, a quasi 40 anni di carcere sei persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, porto abusivo d'armi e furto. Sotto processo, in abbreviato, sono finiti i presunti esponenti della cosca di Marsala. L'accusa è stata sostenuta dai pm della dda Carlo Marzella e Marzia Sabella. La pena più alta è stata inflitta a Vito Vincenzo Rallo (10 anni) per cui è però caduta l'aggravante della qualifica di capomafia. A 8 anni e 10 mesi è stato condannato Francesco Giuseppe Raia, a 7 Maurizio Bilardello, a 6 anni e 6 mesi Gaspare De Vita, a 4 e 5 mesi Francesco Messina e a un anno e 6 mesi Dario Cascio. Al processo si sono costituiti parte civile la ditta Eurofish srl, grossista di pesce di Marsala taglieggiata dalla cosca, l'amministratore dell'azienda e l'associazione antiracket della città trapanese. Il danno sarà liquidato loro in sede civile. Non si è costituita invece l'altra società estorta, una impresa edile della zona. Le indagini che hanno portato al processo sono state condotte dalla Mobile di Trapani e dai carabinieri del comando provinciale.
Fonte: gds

6 mln di euro di sequestri...

Palermo, 20 apr.- Beni per circa sei milioni di euro riconducibili all'imprenditore Francesco Ferranti sono stati sequestrati dai Carabinieri del comando provinciale di Palermo. Ferranti e' ritenuto componente della famiglia mafiosa di Carini, nel palermitano. Sequestrati un'impresa individuale del settore agricolo e i relativi beni aziendali, due societa' edili, quote di societa' immobiliari, due ville, multiproprietà, appezzamenti di terreni e rapporti bancari.
L'imprenditore fu arrestato a dicembre del 2007 nell'ambito di un'inchiesta antimafia condotta dai carabinieri. In manette, tra gli altri, finirono anche il boss Gaspare Di Maggio, reggente della cosca di Cinisi, e Paolino Dalfone, affiliato alla famiglia di Carini. Erano accusati di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di omicidi, narcotraffico, estorsioni, controllo di appalti e forniture per opere pubbliche e impiego di denaro d'illecita provenienza.
Fonte: Adnkronos

lunedì, aprile 19, 2010

Speriamo si abitui a fare il carcerato...

Palermo, 16 apr. - Il pg di Palermo, al termine della requisitoria, ha chiesto la condanna a undici anni per il senatore Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il pg ha chiesto l'aggravamento della pena di due anni rispetto alla sentenza di condanna di primo grado quando al senatore vennero inflitti nove anni di carcere.
Secondo il pg Antonino Gatto, "dall'istruzione dibattimentale in appello sono emersi ulteriori elementi a carico dell'imputato, come le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che si inseriscono armonicamente nelle acquisizioni probatorie, confermando tra l'altro i rapporti tra Dell'Utri e i fratelli Graviano di Brancaccio". Il rappesentante dell'accusa ritiene, inoltre, che dal processo è "ulteriormente emersa la propensione di Dell'Utri a inquinare le prove, come abbiamo visto nel caso Cirfeta-De Filippis". E ancora: "C'è stata la rielaborazione compiuta dal pg delle dichiarazioni rese dal colloboratore Salvatore Cucuzza". Per il pg Gatto, secondo quanto ha affermato lo stesso Cucuzza, Dell'Utri si sarebbe attivato "per l'approvazione di due provvedimenti legislativi per favorire l'organizzazione mafiosa di cosa nostra". E, infine, sull'aggravamento della pena, rispetto alla sentenza di primo grado, il pg Gatto spiega: "Se la giustizia è proporzionale, è giusto ricordare che la Corte d'Appello di Palermo ha inflitto dieci anni per infedeltà a un ex rappresentante delle forze dell'ordine. E le infedeltà commesse da costui sono state commesse con modalità meno devastanti di quelle compiute da Marcello Dell'Utri". I rappresentanti della parte civile, Comune di Palermo e Provincia di Palermo, si sono associati alla richiesta del Pg.
Secondo l'accusa Dell'Utri avrebbe fatto avere al collaboratore Cirfeta dei soldi con la mediazione dell'avvocato De Filippis. Ma la difesa nega che abbia dato del denaro. ''Effettivamente la De Filippis chiese dei soldi a Dell'Utri -ha ribadito Di Peri-, ma il senatore si è rifiutato. Il pg costruisce un'ipotesi accusatoria basandosi su fatti illeciti che non sono né illeciti né provati''. ''L'avvocato Alessandra De Filippis voleva dei soldi dal senatore Dell'Utri - ha detto l'avvocato Di Peri - perché aveva anticipato una somma per i funerali del figlio del collaboratore Cirfeta. Ma di fatto Dell'Utri questi soldi non glieli ha mai dati''.
Parlando del processo più volte interrotto negli ultimi mesi, Dell'Utri ha detto: 'Il procuratore generale ci ha aggiunto due anni di interessi, forse perché dal primo verdetto sono passati sei anni... Comunque, questa è la richiesta. Ora aspettiamo la sentenza''. Faccio l'imputato da 15 anni, e' diventato quasi uno stato dell'essere e sono stanco. Arrivera' il momento in cui finira' tutto e mi chiederò ora che faccio?'. Mi sono insomma abituato a fare l'imputato, e' diventata una cosa strutturale". Il processo è stato rinviato al 30 aprile per l'inizio delle arringhe difensive.
Al termine della requisitoria di oggi il presidente della Corte d'Appello Claudio Dall'Acqua ha reso noto il calendario per le prossime udienze. Il 30 aprile cominceranno le arringhe difensive. Il processo si terrà poi ogni venerdì del mese, fatta eccezione per il 4 giugno. L'11 giugno i giudici entreranno in Camera di Consiglio per emettere la sentenza di secondo grado.
Fonte: Adnkronos

Gli ha chiesto i voti e non sapeva che era mafioso...

PALERMO. "Ho sempre ammesso di avere incontrato Angelo Siino nel '91 e di avergli chiesto i voti, ma non sapevo che era un mafioso e non lo sapevano nemmeno gli inquirenti, che infatti, non lo avevano ancora arrestato''. Lo ha detto, al termine dell'udienza del processo che lo vede imputato di concorso in associazione mafiosa, l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro. Il politico ha così commentato una delle contestazioni fattegli dalla procura che lo accusa di avere stretto un patto politico-elettorale-mafioso con Cosa nostra fin dagli anni '90. ''Peraltro - ha proseguito - Siino mi disse che doveva sostenere altri candidati e che non mi avrebbe votato". L'ex governatore, attraverso i suoi legali, ha sollevato l'eccezione del "ne bis in idem", sostenendo che alla base del processo ci sono le stesse contestazioni per cui è già stato condannato per favoreggiamento aggravato. "Era stata la stessa procura - ha concluso - a sostenere l'insussistenza del concorso in associazione mafiosa. Ora, a quanto pare, si ricomincia daccapo. Cercherò di affrontare con serenità anche quest'altro sacrificio".
Fonte: gds

La "lite"...

CATANIA - I presunti reggenti di due cosche etnee, Giovanni Colombrita e Francesco Di Stefano, si sarebbero contesi i proventi di una estorsione ai danni di un imprenditore edile, costretto a consegnare 4.000 euro al clan del Cursoti Milanesi e 5.000 'una tantum' al clan Cappello. Il "disaccordo" sfociò in un agguato nel quale fu ferito Orazio Pardo, ritenuto esponente di spicco del clan Cappello, poi arrestato nell'operazione "Revenge" nel 2009. È quanto emerso da una indagine coordinata dalla Dda etnea e condotta dalla Squadra Mobile, sfociata oggi in un'ordinanza di custodia cautelare eseguita nei confronti di Francesco Di Stefano, di 37 anni, sorvegliato speciale, Giovanni Colombrita, di 52, attualmente detenuto col regime del 41 bis, e Salvatore Liotta, di 49, ritenuto organico alla cosca Cappello-Bonaccorsi. Di Stefano è accusato di associazione di tipo mafioso con l'aggravante di aver promosso e diretto l'organizzazione dei Cursoti Milanesi e di estorsione aggravata ai danni dell'imprenditore. Colombrita è accusato di estorsione aggravata ai danni dello stesso imprenditore. Liotta deve rispondere di associazione mafiosa.
17/04/2010
Fonte: La Sicilia

Mega sequestro

PALERMO, 16 APR - Beni per 2 mln di euro sequestrati dalle Direzioni Investigative Antimafia di Agrigento e Lecce a due imprenditori agrigentini. Sequestrati conti correnti, beni e quote societarie di un'azienda di Fasano (Brindisi), riconducibili a Diego e Ignazio Agro', arrestati nel 2007 nell'ambito dell'operazione antimafia 'Domino 2' e condannati all'ergastolo per un omicidio commesso nel 1992. A marzo la Dia sequestro' ai due fratelli imprenditori beni per oltre 50 milioni di euro.
Fonte: ANSA

Il cartoon

PALERMO - Una nuova, prestigiosa vetrina per il cartoon "Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi", dedicato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Dopo il Mip di Cannes, il cartone animato, cooprodotto da Rai Fiction e dal centro di produzione video Larcarde di Palermo in collaborazione con la Regione siciliana, è stato presentato, con una proiezione in anteprima della durata di cinque minuti, durante il Cartoons on the Bay di Rapallo.
18/04/2010
Fonte: La Sicilia

Inizia l'interrogatorio di Lombardo...

PALERMO, 16 APR - E' iniziato, al palazzo di giustizia di Palermo, l'interrogatorio del governatore siciliano Raffaele Lombardo. Il presidente, che ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati, viene sentito come persona informata dei fatti dal procuratore Messineo, dall'aggiunto Ingroia e dal pm della Dda Francesco del Bene. Al centro dell'interrogatorio i rapporti tra Lombardo e Giuseppe Liga, considerato il successore dei boss Lo Piccolo alla guida del mandamento di San Lorenzo.
Fonte: ANSA

martedì, aprile 13, 2010

Mah?! Sarà vero?...

CATANIA - 'Martedi' davanti all'Assemblea regionale diremo chi sono i politici legati alla mafia e agli affari', ha detto Raffaele Lombardo. Il governatore ha parlato delle indagini di Catania. 'Le forze che finora hanno lucrato sulla Sicilia vedono il nostro movimento come una minaccia mortale. Avevo gia' detto che avrebbero cercato di fermarci prima sul piano politico, poi su quello mediatico, su quello giudiziario e infine sul piano fisico. Ma non ce la faranno', ha detto. 'Sosteniamo e rispettiamo la magistratura - ha detto Lombardo - che, fondamentale com'e' per la nostra democrazia, vogliamo libera, forte e indipendente. Per questo non vogliamo che sia privata dello strumento delle intercettazioni'. E ancora, 'Quando penso alle incredibili accuse rivoltemi - ha aggiunto il presidente della Regione - mi torna in mente un detto popolare siciliano: ogni impedimento e' giovamento. E il giovamento e' che la Sicilia ci sostiene nella nostra azione di rinnovamento e che stiamo dando un'accelerazione all'evoluzione del Movimento per le Autonomie. E stiamo dimostrando che la politica e' partecipazione e non la farsa dei talk show televisivi'.
Fonte: ANSA

Martelli e Mancino parlano...

PALERMO, 6 APR - 'Avemmo la sensazione che tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino ci fossero rapporti stretti'. Ha detto Claudio Martelli. L'ex ministro della giustizia depone come teste al processo al generale Mario Mori. Martelli ha raccontato che nel giugno '92, il direttore degli Affari penali, Liliana Ferraro, gli disse che il capitano Giuseppe De Donno, braccio destro di Mori, le aveva riferito di avere contattato il figlio di Ciancimino, per incontrare il padre 'per fermare le stragi'. 'Ferraro - ha aggiunto Martelli - mi racconto' di avere invitato De Donno a rivolgersi a Borsellino'. 'Praticamente - ha continuato - Ferraro mi fece capire che il Ros voleva il supporto politico del ministero a questa iniziativa. Io mi adirai perche' trovavo una sorta di volonta' di insubordinazione della condotta dei carabinieri. Avevamo appena creato la Dia, che doveva coordinare il lavoro di tutte le forze di polizia e quindi non capivo perche' il Ros agisse per conto proprio'. 'Nell'ottobre del '92, Ferraro mi disse di avere visto de Donno e che questi le aveva chiesto di agevolare alcuni colloqui investigativi tra mafiosi detenuti e il Ros e se c'erano impedimenti a che la procura generale rilasciasse il passaporto a Vito Ciancimino'. Anche questo secondo racconto della Ferraro fece adirare l'ex ministro che disapprovava l'indipendenza del Ros e riteneva Ciancimino 'una delle menti piu' raffinate di Cosa nostra'. 'Dare credibilita' a Ciancimino per cercare di catturare latitanti - ha aggiunto - era un delirio.


ROMA,6 APR- 'Ne' Martelli ne' altri mi parlo' mai di contatti con Ciancimino': afferma il vice presidente del Csm Nicola Mancino replicando all'ex ministro. 'Ho sempre escluso, e coerentemente escludo anche oggi, che qualcuno, e percio' neppure il ministro Martelli, mi abbia mai parlato della iniziativa del colonnello Mori di volere avviare contatti con Vito Ciancimino', ha detto Mancino. 'L'on. Martelli - osserva - fra Scotti e Mancino usa la forma dubitativa: ma se uno non si ricorda bene è inutile fare nomi'. Quando la dottoressa Ferraro avrebbe incontrato il col. De Donno si era nel giugno 1992, ed io mi insediai al Viminale il 1 luglio successivo. Col Ros non avevo alcuna relazione istituzionale e, perciò, non c'era bisogno di dire a me un fatto che poteva interessare, semmai, il ministro della Difesa dell'epoca, da cui il colonnello Mori dipendeva'. Mancino conclude: 'Approfitto per ricordare che l'anticipata attuazione della DIA al dicembre 1992 fu inserita nel decreto-legge all'esame del Parlamento su mia proposta, cosi' come fu previsto in anticipo lo scioglimento della gestione straordinaria della Commissione antimafia allora diretta dal Prefetto Finocchiaro'.


Fonte: ANSA

Allo stadio...

PALERMO. Alla cosca di Resuttana piaceva andare allo stadio Barbera. O meglio piaceva avere i biglietti che poi potevano essere utilizzati per assistere alle partite dei rosanero in casa oppure in alternativa per fare soldi rivendendoli. Un pizzo alternativo che ai boss avrebbe fruttato circa cinquemila euro al mese. Su questo e su tante altre vicende è stato sentito dagli inquirenti Manuel Pasta, l’ultimo collaboratore di giustizia che sta svelando i segreti dei Lo Piccolo. I tagliandi per entrare allo stadio sarebbero stati procurati attraverso Salvo Genova, ex capo di Resuttana, arrestato poi per mafia ed estorsioni. Maggiori dettagli sul Giornale di Sicilia del 13 aprile 2010.
Fonte: gds

Ciancimino interrogato

PALERMO - Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, è stato nuovamente interrogato dal pm della Dda del capoluogo Nino Di Matteo, dall'aggiunto Antonio Ingroia e dall'aggiunto di Caltanissetta Nico Gozzo. Il testimone è stato sentito su alcuni particolari raccontati nel suo libro, 'Don Vito', relativi al misterioso signor Franco, l'agente dei servizi segreti che avrebbe seguito, nell'ombra, la trattativa tra Stato e mafia. Nel volume ci sarebbero elementi nuovi che potrebbero contribuire alla sua identificazione. Ciancimino, che sta raccontando i retroscena della trattativa, ha riconosciuto nelle foto di esponenti dei servizi alcuni collaboratori dello 007 e l'autista che lo avrebbe accompagnato agli appuntamenti col padre. Non è stata ancora accertata, invece, l'identità del signor Franco.
12/04/2010
Fonte: La Sicilia

3 fermi grazie ad un pentito

Palermo, 9 apr. - E' scattata alle prime luci dell'alba di oggi un'operazione antimafia condotta dai Carabinieri del Reparto operativo di Palermo che hanno eseguito tre fermi per associazione mafiosa ed estorsioni. Tra questi in manette anche colui che è considerato il nuovo 'reggente' del mandamento mafioso di Resuttana.
I provvedimenti, firmati dai magistrati del pool coordinato dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, sono stati resi possibili dalle dichiarazioni di un nuovo pentito di mafia che collabora da appena una settimana con i magistrati. L'inchiesta è coordinata dai pm Marcello Viola, Francesco Del Bene, Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e Lia Sava.
I tre sono stati fermati per il pericolo di fuga, i magistrati temevano che nell'apprendere dell'avvio della collaborazione del pentito avrebbero potuto lasciare Palermo. Due degli arrestati sono stati fermati a Cinisi a bordo di uno scooter, un terzo aveva trascorso la notte fuori casa. In corso anche perquisizioni alla ricerca di armi e munizioni.
Intanto emergono anche dei retroscena. Secondo quanto raccontato dal neopentito, la mafia doveva 'punire', uccidendolo, un collettore del pizzo perché "imponeva le estorsioni senza la nostra autorizzazione oltre a non essere formalmente affiliato", ma l'uomo si è salvato perchè al momento dell'omicidio aveva in braccio il figlio ancora piccolo. Sempre secondo quanto raccontato dal collaboratore di giustizia, Cosa nostra avrebbe dovuto uccidere anche un altro uomo.
Il neo-pentito di mafia sta anche fornendo informazioni sulla mappa delle estorsioni. Nell'interrogatorio del 31 marzo scorso, ha fatto l'elenco dei negozi che versano il pizzo, non solo a Resuttana, ma anche nel 'salotto' di Palermo, in via Libertà, ad esempio, o in via Leopardi. Stando alle sue rivelazioni, poi, i proprietari di due noti negozi avrebbero fatto da tramite per la riscossione del pizzo presso altri esercizi. "Voglio precisare - dice ancora il pentito nel corso di un interrogatorio - che avevamo deciso di mutare il periodo in cui riscuotere il denaro non più a Pasqua e Natale ma a maggio e settembre, al fine di evitare una maggiore attenzione da parte delle forze dell'ordine". A custodire il 'libro mastro' con i nomi delle vittime del pizzo sarebbe proprio l'uomo finito oggi in manette e ritenuto il reggente del clan di Resuttana.
"Ho iniziato a collaborare dopo avere maturato un percorso interiore che mi ha indotto a dare un taglio netto alla mia vita precedente per garantire un futuro migliore ai miei figli e alla mia famiglia", ha confessato il neo-collaboratore di giustizia.
"Cosa nostra continua a subire duri colpi e attraversa una fase di difficoltà, ma non è in ginocchio, bisogna continuare a tenere alta la guardia". E' il monito del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, intervenuto alla conferenza stampa per i tre fermi dei presunti mafiosi.

Fonte: Adnkronos

lunedì, marzo 22, 2010

Ancora su Liga

PALERMO - "La mafia è entrata nei salotti buoni di Palermo". Così il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha commentato l'arresto del nuovo capo mafia del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, Giuseppe Liga, 60 anni, architetto ritenuto il successore dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. L'arresto del professionista, che per anni ha ricevuto commesse pubbliche per lavori ed è stato direttore di numerosi cantieri per la realizzazione di complessi residenziali in città, secondo il pm è la prova che cosa nostra è si è ormai infiltrata nella cosiddetta buona borghesia palermitana. Liga, al quale gli inquirenti hanno sequestrato documenti e pc, era stato segretario del movimento Cristiano lavoratori. "Siamo in presenza di un processo di finanziarizzazione della mafia. Ne è prova il fatto che al comando, sempre più spesso, si trovano personaggi che un tempo erano "consulenti" finanziari dei boss e ora li hanno sostituiti alla guida delle famiglie e nelle attività di controllo del territorio", ha proseguito il procuratore aggiunto. "Nel '98 - ha aggiunto - i pentiti lo indicavano come consigliere finanziario dei Lo Piccolo. Ora ha preso il controllo del clan e gestisce anche le attività di cassa della cosca come le estorsioni: ciò conferma il ruolo ormai direttivo della mafia finanziaria". Secondo il pm è proprio quello della criminalità finanziaria il fronte di indagini su cui puntare.
22/03/2010

Fonte: La Sicilia

Arrestato Liga

PALERMO - E' stato catturato la scorsa notte Giuseppe Liga, soprannominato l'architetto, quello che i collaboratori di giustizia più recenti indicano come il successore dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo alla guida del mandamento mafioso di Tommaso Natale-San Lorenzo, a Palermo. Le intercettazioni hanno confermato le rivelazioni dei pentiti. Così con l'accusa di associazione mafiosa, estorsione e fittizia intestazione di beni, la scorsa notte, la guardia di finanza ha arrestato l'erede dei due padrini di San Lorenzo. Secondo quanto è emerso dalle indagini, coordinate dai pm della Dda Marcello Viola, Anna Maria Picozzi, Gaetano Pace e Francesco Del Bene, Liga, in particolare, sarebbe stato il collettore delle estorsioni gestendo e incassando il denaro ricavato dal pizzo che continua a essere una delle principali entrate delle cosche. Il sessantenne era indicato nei pizzini trovati nel covo del boss Lo Piccolo col numero 013. Assieme a lui sono finiti in cella il suo braccio destro Giovanni Angelo Mannino, accusato di associazione mafiosa e Agostino Carollo e Amedeo Sorvillo. Questi ultimi rispondono di fittizia intestazione di beni. Secondo gli inquirenti sarebbero i titolari della società Euteco, di fatto riconducibile a Liga.
22/03/2010


PALERMO - Giuseppe Liga, 60 anni, iscritto dal 1978 nell'albo degli architetti, è un professionista molto conosciuto a Palermo anche per la sua passione per la politica e i suoi frequenti rapporti istituzionali. Per otto anni, dal 1989 al 1997, è stato infatti il segretario nazionale del Mcl, il Movimento Cristiano Lavoratori. Liga ricopriva la carica di reggente regionale del Mcl fino all'11 marzo scorso, quando l'esecutivo nazionale del Movimento lo ha sospeso da tutti gli incarichi, in seguito alle notizie del suo coinvolgimento in alcune inchieste antimafia.L'architetto, in un'intervista rilasciata sull'ultimo numero del magazine siciliano "S", sostiene inoltre di avere rapporti con numerosi esponenti politici e rappresentanti istituzionali: dal presidente della Regione Raffaele Lombardo a Sergio Mattarella fino all'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il nome di Liga salta fuori, per la prima volta, tra le carte che i poliziotti trovarono addosso a Salvatore Lo Piccolo, il giorno del suo arresto nel covo di Giardinello il 5 novembre del 2007. Una valigetta piena di nomi e cifre. Era la contabilità del boss che annotava i nomi dei commercianti e accanto la cifra da pagare. Tra gli appunti anche la frase: "Architetto Liga 10.000". Un anno dopo, il 14 novembre del 2008, i boss mafiosi che progettano la ristrutturazione di Cosa nostra citano nuovamente il nome del professionista nel corso di un summit di mafia. Pino Scaduto, boss di Bagheria, parla con Giovanni Adelfio, Antonino Spera e Sandro Capizzi. "A Tommaso Natale chi c'è?", chiede Scaduto. Vengono fatti due nomi: "Giuseppe Lo Verde e l'architetto Liga". Capizzi ha più di una perplessità: "Neanche lo conoscono ... solo il cugino di Totò Lo Piccolo 'u biondino lo conosce bene". Sul riconoscimento della leadership di Liga, dunque, ci sarebbe qualche problema. Ma Adelfio mette tutti a tacere: "Lo accettano". E Spera rilancia: "Se avete altri mandamenti portateli... noi interpelliamo l'architetto". Nel settembre del 2008 viene arrestato l'avvocato Marcello Trapani, legale dei Lo Piccolo. E nell'ordinanza di custodia cautelare del penalista si fa nuovamentre riferimento all'architetto. Piero Cinà, indicato come un esattore dei Lo Piccolo, nome in codice Alfa, scrive in un pizzino: "Cantiere scalea: continuano a ritardare il saldo, si tratta di 110 mila euro. Ho parlato con Pippo, ma tutto tace". Pippo, secondo gli inquirenti, sarebbe l'architetto; la frase sarebbe riferita al pizzo da imporre in un cantiere per la costruzione di alcune villette a San Lorenzo. In un'intercettazione il titolare della società di costruzioni e altri interlocutori, fra cui Pippo, discutomo sulla rata del pizzo: mille euro ad appartamento. Poi, salta fuori un particolare. Marcello Trapani parla di un cantiere per la costruzione di alcune villette. Il terreno individuato è di proprietà del padre del legale; il direttore del cantiere è l'architetto Liga. Di recente si sono aggiunte anche le dichiarazioni del pentito Maurizio Spataro, il "cassiere" della cosca di Resuttana. E il collaboratore, senza esitazione, indica nell'architetto Liga l'uomo che comanda a San Lorenzo.
22/03/2010

Fonte: La Sicilia

giovedì, marzo 18, 2010

Processo "Trash": la conclusione

PALERMO, 11 MAR -Otto assoluzioni, 8 dichiarazioni di prescrizione e pene ridotte per 4 imputati: e' la conclusione in appello del processo denominato Trash. Nato da un'indagine della dda di Palermo che, 12 anni fa, porto' in carcere politici, imprenditori e amministratori pubblici, accusati di mafia, bancarotta fraudolenta e corruzione. Tra gli assolti anche l'imprenditore Romano Tronci, in primo grado condannato a 10 anni, il cavaliere del lavoro di Catania Paquale Costanzo e il boss Bernardo Provenzano.
Fonte: ANSA

Processo "Perseo"

Palermo, 17 mar. - Si e' concluso con nove condanne per piu' di 60 anni di carcere complessivi e un'assoluzione uno dei tronconi del processo 'Perseo' che due anni fa decimo' le famiglie mafiose a Palermo. Il gup del Tribunale di Palermo Mario Conte, al termine del processo che si e' celebrato con il rito abbreviato, ha condannato a 12 anni Pietro Calvo, che ha avuto la pena piu' alta. Dieci anni e otto mesi per Benedetto Tumminia, 10 anni per Giuseppe Casella, 9 a Salvatore Bisconti, 8 anni ciascuno per Gaetano Casella e Salvatore Francesco Tumminia. Due anni a Calogero Liguori, un anno e otto mesi a testa per Francesco Chinnici e Antonino Musso. Questi ultimi due hanno patteggiato. L'unico assolto e' Michele Salvatore Tumminia.
Inoltre, il gup ha condannato gli imputati a risarcire con 20 mila euro ciascuno la Provincia di Palermo e le associazioni Addiopizzo, Libero Futuro, Solidaria, Sos Impresa, Confindustria, Centro Pio La Torre e Confcommercio.
Fonte: Adnkronos

Operazione "Golem 2"

TRAPANI, 15 MAR - Blitz della polizia in Sicilia contro la rete del nuovo capo di Cosa Nostra, il superboss latitante, Matteo Messina Denaro. 19 i fermi. Dall'inchiesta, denominata Golem 2, emerge che il capomafia si serviva di fiancheggiatori insospettabili incaricati di gestirne la latitanza e di occuparsi degli affari della famiglia. Tra i fermati anche il fratello del padrino, Salvatore Messina Denaro. Chiesto anche il sequestro di alcune aziende risultate intestate a prestanome di parenti del superboss.
Fonte: ANSA

Laudani sta collaborando

Catania. Il boss mafioso catanese Giuseppe Laudani sta collaborando da circa un mese con la giustizia. Lo si è appreso durante una udienza del processo d'appello al re dei supermercati Sebastiano Scuto. Le sue dichiarazioni sono state depositate dal procuratore generale di Catania Gaetano Siscaro. Le dichiarazioni di Laudani sono state trasmesse dalla Dda alla Procura Generale di Catania. Giuseppe Laudani, 32 anni, fu arrestato nel corso dell'operazione "Abisso". La sua prima apparizione da pentito in un'aula di giustizia é in programma venerdì prossimo durante il processo a Scuto, in una udienza che si svolgerà a porte chiuse.
Fonte: gds

Sequestro per 10 mln di euro

Caltanissetta, 17 mar. - La Direzione Investigativa Antimafia di Caltanissetta ha confiscasto imprese operanti nel settore delle costruzioni edili e della produzione di asfalti e bitumi per una valore di circa 10 milioni di euro nei confronti di un 40enne di Gela, personaggio di spicco dell'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra attiva a Gela e facente capo al clan Madonia-Rinzivillo.
Il decreto di confisca di beni e' stato emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Caltanissetta-Sezione Misure di Prevenzione a seguito della proposta del direttore della Dia, generale dei Carabinieri Antonio Girone.
Oggetto del provvedimento sono 4 imprese operanti nel settore delle costruzioni e della produzione di asfalti e bitumi dal valore complessivo di circa 10 milioni di euro. Tra queste anche uno stabilimento in provincia di Enna, che per piu' di un decennio ha operato, in regime di esclusivita', nelle province di Caltanissetta ed Enna, nella fornitura e posa di asfalti bituminosi per appalti pubblici di opere stradali.
Fonte: Adnkronos

Scuderi arrestato a Bucarest

BUCAREST, 16 MAR - Arrestato ieri sera in un casino' di Bucarest il latitante Giuseppe Scuderi, del clan mafioso catanese dei Cursoti. Era stato condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio, avvenuto nel 1989, di Giuseppe Catania anche lui collegato alla criminalita' organizzata. Una squadra di Carabinieri, in collaborazione con l'Interpol, si e' recata a Bucarest e ha individuato e identificato Scuderi che e' stato arrestato dalla polizia romena.
Fonte: ANSA