venerdì, ottobre 31, 2008

Bloccato l'appalto..

GELA (CALTANISSETTA) - Il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, ha revocato l'appalto di ristrutturazione del teatro comunale "Eschilo", dell'importo di 4 milioni di euro (precedentemente assegnato a un'associazione temporanea di imprese) perché una delle ditte associate sarebbe risultata - come ha detto il sindaco - "in odor di mafia". Si tratta della "Sambataro srl" di Paternò, a carico della quale, secondo un'informativa della Prefettura di Catania, risulterebbero in corso indagini per sospette infiltrazioni mafiose. Il provvedimento del sindaco è contemplato dal protocollo di legalità che le aziende sottoscrivono per adesione al momento di partecipare alle gare d'appalto con il Comune di Gela. Rosario Crocetta ha rilanciato la proposta di costituire in Italia un elenco di imprese "sane", disponibili a sottoporsi a costante monitoraggio antimafia.
30/10/2008
Fonte: La Sicilia

mercoledì, ottobre 29, 2008

2 arresti nel clan "Bontempo Scavo"

Messina, 24 ott - Nuovo colpo al clan mafioso dei Bontempo Scavo di Tortorici, nel messinese. I Carabinieri hanno arrestato Marcello Coletta, 30 anni, e Francesco Papa, 32 anni, presunti affiliati al gruppo mafioso. I due avrebbero estorto denaro ad alcuni imprenditori dei Nebrodi.
Nel giugno scorso una maxi-operazione, la ''Rinascita'', condotta dagli agenti del Commissariato di Capo D'Orlando, aveva portato all'arresto di diciannove membri del clan Bontempo Scavo.
Fonte: Asca

2 arresti "per pizzo"

CALTANISSETTA, 24 OTT - I carabinieri di Caltanissetta hanno arrestato 2 persone accusate di avere imposto il ''pizzo'' ad una impresa del gruppo Zonin. In cella sono finiti Giovanni Lo Stimolo, 62 anni, e Filippo D'Anna, 41, ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione aggravata nei confronti dell'azienza ''Feudo Principi di Butera'', azienda vinicola che fa capo al gruppo veneto di Zonin. E nel Messinese 3 persone sono state arrestate con l'accsua di erstorsione nei confronti di imprenditori.
Fonte: ANSA

Una canzone...

Roma, 24 ott. (Apcom) - Il rapper palermitano Othello, al secolo Salvatore Petrotta, sarà ospite domani di 'Scalo 76' - il programma musicale condotto da Mara Maionchi e Francesco Facchinetti in onda domani alle ore 14 - per presentare il brano antimafia ''U Tagghiamu 'stu Palluni'?!'.
Il brano scritto e cantato in dialetto palermitano insieme alla sua formazione Combomastas racconta la vita di un uomo, nato e cresciuto in un borgo di Palermo, da quando è piccolo sino all'età adulta. Il titolo sottolinea la prima minaccia inflitta e ricevuta sin da bambino, le tematiche del disagio e la difficoltà di crescere in un quartiere dove sopravvivere è ancora oggi la preoccupazione principale.
La canzone - si legge in una nota - è diventato un piccolo caso mediatico in Sicilia, dove migliaia di ragazzi a scuola lo hanno consacrato l'inno di chi ha scelto di dire no alla mafia. L'omonimo videoclip visibile all'indirizzo http://it.youtube.com/watch?v=b8CBPoJ10qw è stato realizzato con la partecipazione del comico palermitano Sasà Salvaggio, che ha scelto di condividere il progetto partecipando in prima persona.
Fonte: Apcom

martedì, ottobre 28, 2008

Il mitico UDC non tramonta mai...

TRAPANI - I carabinieri e la polizia hanno eseguito undici ordinanze di custodia cautelare nell'ambito di un'indagine sulle cosche mafiose del Trapanese, guidate da Ignazio Melodia, che risulta tra le persone arrestate. L'attività, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, riguarda complessivamente 21 persone, ritenute affiliate alla cosca mafiosa di Alcamo che avrebbero avuto collegamenti con la politica locale. Tra i reati contestati agli indagati, oltre all'associazione mafiosa, anche numerose estorsioni commesse sul territorio di Alcamo tra il 2006 e il 2008. Oltre agli 11 arrestati, gli investigatori hanno notificato anche 10 avvisi di garanzia. Perquisizioni sono in corso. Tra gli indagati c'è anche Vito Turano, padre dell'attuale presidente della Provincia di Trapani Mimmo Turano, segretario provinciale dell'Udc. Vito Turano, per anni sindaco democristiano di Alcamo (Trapani) è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Finito sotto inchiesta anni fa, in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti che avevano parlato dei suoi rapporto con le cosche, la sua posizione era stata archiviata. Un provvedimento del gip è stato notificato anche al consigliere provinciale dell'Udc, Pietro Pellerito, al quale è stato imposto il divieto di dimora ad Alcamo. Gli agenti del commissariato di Alcamo hanno arrestato durante il blitz di stamani anche un'avvocatessa palermitana. Si tratta di Francesca Adamo, 44 anni, penalista del foro di Palermo. La donna è accusata di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Dalle intercettazioni emerge il presunto coinvolgimento della professionista negli affari delle cosche mafiose trapanesi. Inoltre l'avvocato, parlando con alcuni indagati, diceva che incontrava ad Altofonte, paese alle porte di Palermo, il boss latitante Domenico Raccuglia. La donna nelle intercettazioni parla anche del capomafia Matteo Messina Denaro e di Bernardo Provenzano come se li avesse conosciuti. Il provvedimento cautelare è stato notificato a Francesca Adamo stamani a Roma. Ai 21 indagati vengono contestati fatti aggravati per essere stati commessi con il metodo mafioso, e figurano, oltre alle numerose estorsioni, anche l'interposizione fittizia di alcune società, reati di falso, danneggiamenti, attentati incendiari e simulazione di reato.


Coinvolta ditta calcestruzzi. Nell'ambito dell'indagine è stata sequestrata la ditta di calcestruzzi Medicementi. Secondo gli inquirenti l'attività, che avrebbe un valore di un milione di euro, sarebbe riconducibile allo storico clan alcamese dei Melodia. Secondo l'accusa, l'impresa era formalmente intestata a una serie di prestanomi. Secondo gli investigatori la famiglia mafiosa di Alcamo sarebbe riuscita a ottenere il monopolio per la fornitura del calcestruzzo per tutti gli appalti pubblici e privati della provincia. Il cemento doveva essere acquistato soltanto presso l'impianto riconducibile al boss Diego Melodia, arrestato in nottata. Dopo aver eliminato tutte le altre ditte concorrenti gli arrestati, attraverso una serie di attentati e danneggiamenti, avrebbero imposto alle ditte operanti nel settore di approvvigionarsi unicamente presso la Medicementi di Alcamo.



Il medico compiacente. C'è anche un medico dell'ospedale di Alcamo, Angelo Calandra, tra le persone coinvolte. L'uomo, sollecitato da un infermiere del pronto soccorso, Pietro Pellerito, consigliere provinciale dell'Udc, anche lui finito sotto inchiesta, ha distrutto e sostituito un certificato medico rilasciato a un operaio della ditta di calcestruzzi di Alcamo controllata dal clan.L'operaio, formalmente licenziato, ma in realtà dipendente dell'impresa, aveva avuto un incidente sul lavoro. Temendo conseguenze con l'Inail, uno dei prestanome dei boss titolari della azienda, Liborio Perrone, ha chiesto all'infermiere di sostituire il certificato che attestava l'incidente. Pellerito si è dunque rivolto al medico e l'incidente sul lavoro è diventato incidente stradale. Per la vicenda Calandra è indagato di falso. Il gip gli ha imposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.



L'elenco degli arrestati. Queste le persone coinvolte da misure cautelari nell'ambito del blitz antimafia: Diego Melodia, 73 anni, Francesca Adamo, 44 anni, Vito Amato, 40 anni, Giacomo Di Benedetto, 26 anni, Ignazio Melodia, 52 anni, Liborio Pirrone, 69 anni, Giorgio Regina, 41 anni; Stefano Regina, 44 anni e Salvatore Regina, 38 anni.Ad Arcangelo Calandra, 50 anni, medico, e Pietro Pellerito, 50 anni, consigliere provinciale dell'Udc, sono stati notificati, rispettivamente, l'obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria e il divieto di dimora nel comune di Alcamo.
27/10/2008



Fonte: La Sicilia

venerdì, ottobre 24, 2008

All'unanimità un altro eroe come Mangano..

Roma, 22 ott. (Apcom) - L'Aula della Camera ha applaudito all'unanimità la notizia dell'assoluzione del deputato Udc Calogero Mannino, ricordata all'Assemblea di Montecitorio dal vicecapogruppo centrista Michele Vietti.
"La sentenza di oggi - ha detto Vietti - ha messo fine al calvario che Mannino ha subito: il carcere, la gogna mediatica, l'emarginazione dalla vita politica. Tutto per un'accusa ingiusta".
"Lo aspettiamo al suo ritorno tra questi banchi - ha aggiunto Vietti - restituito alla sua piena attività di uomo e di parlamentare per continuare le sue battaglie, forte della sua esperienza arricchita anche da questa vicenda. Speriamo che la sua esperienza possa aiutare questo Parlamento ad intervenire in materia di giustizia senza spirito di rivalsa ma per evitare che una simile ingiustizia possa ripetersi".
Fonte: Apcom

giovedì, ottobre 23, 2008

Pecorella.. Impiccati senza se e senza ma...

ROMA (22 ottobre) - La mafia? Non si combatte con il 41 bis. Saviano? Troppo successo può nauseare. Vittorio Mangano? Non un eroe, ma un uomo coraggioso. I pentiti? Quelli autentici non esistono. Sono giudizi sulla criminalità organizzata e i modi per combatterla di Gaetano Pecorella - avvocato di Silvio Berlusconi, deputato del Pdl e fino a lunedì candidato del centrodestra al posto di giudice costituzionale prima di ritirarsi - intervistato da Klaus Davi per Klauscondicio, su youtube. Saviano potrebbe essere schiacciato dal successo mediatico? «Nel nostro Paese si arriva facilmente alla nausea per chi viene troppo esposto all'attenzione di tutti - risponde Pecorella -. Col tempo, l'eccesso di visibilità mediatica è sempre negativo. Ci vuole misura. Fare la vittima può piacere, ma gli italiani amano i vincenti, non i perdenti». Quanto ai boss, Pecorella sostiene che «l'idea che la mafia si combatta con il 41 bis è sbagliata prima di tutto perchè in carcere finiscono solo i boss mafiosi perdenti. Ne sono certissimo, perchè questi mafiosi sono consegnati alla giustizia, sono vittime di delazioni, allo scopo di fare spazio ai giovani. Alcune catture sono illusioni, ma in realtà la mafia si rigenera come i tentacoli di un polipo rimanendo forte come prima». Poi un giudizio su Vittorio Mangano, l'ex stalliere di Arcore condannato per omicidio e traffico di droga , una volta definito un eroe da Silvio Berlusconi. «Mangano non è un eroe, ma un uomo coraggioso - dice Pecorella - Sarebbe stato facile accusare Berlusconi, ma lui ha avuto il coraggio di resistere. Mangano è stato etichettato come mafioso perchè è stato a contatto con Berlusconi. Credo che chiunque sia stato a contatto con il presidente del Consiglio prima o poi viene accusato di qualcosa». Infine, i pentiti. Secondo Pecorella, quelli «autentici» «non esistono»: «Potrebbero fornire elementi utili all'autorità giudiziaria, ma a mio avviso c'è sempre una sorta di manipolazione delle informazioni. Naturalmente, una componente di verità c'è in quello che dicono, ma quando si agisce per interessi il sospetto su di loro deve esistere. Attualmente i pentiti sono scomparsi, oramai esistono solo le intercettazioni».
Fonte: Il messaggero

27 ordinanze tra il clan Toscano-Mazzaglia

Palermo, 21 ott - La Polzia e i Carabinieri di Catania hanno eseguito 27 ordini di custodia cautelare nei confronti di presunti appartenenti alla cosca mafiosa dei Toscano-Mazzaglia, ritenuta vicino ai Santapaola, che gestiva gli interessi della mafia a Biancavilla, in provincia di Catania. I fermati, a vario titolo, sono accusati di associazione mafiosa, spaccio di droga ed estorsione.
Fonte: ASCA.it

Parte civile di 14 commercianti e imprenditori. Prima volta.

PALERMO - Per la prima volta 14 commercianti e imprenditori vittime del racket delle estorsioni saranno parte civile, a Palermo, in un processo ai clan. Quella che avverrà domani davanti al Gup Vittorio Anania, che celebra l'udienza preliminare a carico di 76 tra boss, estorsori e favoreggiatori, è la più grossa costituzione di parte civile di vittime del pizzo mai avvenuta. Oltre alle vittime chiederanno di partecipare al processo le associazioni di categoria, le associazioni antiracket Fai e Addiopizzo e per la prima volta l'ufficio del commissario nazionale antiracket. In aula, in rappresentanza del Governo ci sarà il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano. Nei giorni scorsi aveva annunciato l'intenzione di costituirsi anche il sindaco di Palermo Diego Cammarata. "Speriamo - dicono i rappresentanti dell'associazione antiracket Addiopizzo - che il sindaco sia presente in tribunale in rappresentanza dei tanti commercianti che hanno deciso di ribellarsi al pizzo". Davanti al Gup ci saranno 48 tra estorsori e uomini d'onore della cosca palermitana di San Lorenzo, tra i quali i capimafia Salvatore, Sandro e Calogero Lo Piccolo, e 28 commercianti che, negando di avere subito richieste estorsive, avrebbero favorito la mafia. Le istanze di costituzione di parte civile verranno presentate dai titolari delle seguenti attività commerciali: la ferramenta Guajana; il bar Paradise; la discoteca Villa Partanna; il Mad Market; la Fabbrica delle idee; l'impresa edile Corecos; la ditta Di Giovanni costruzioni; la carrozzeria Chifari; il discopub Birimbao; il lido balneare Playa Bonita; l'impresa di arredi scolastici Biga; la sala giochi Puccio, Renato Bar e l'impresa edile Durante. Ad assistere le vittime sono i legali di AddioPizzo, che sarà presente anche come associazione.
23/10/2008
Fonte: La Sicilia

Chianchiano beccato...

PALERMO - Agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo hanno arrestato il latitante Fabio Chianchiano, di 43 anni, accusato di far parte della famiglia mafiosa dei boss Lo Piccolo. L'uomo era ricercato dallo scorso luglio, da quando era sfuggito all'arresto durante il blitz che portò in carcere altre nove persone accusate di estorsioni e mafia. Chianchiano è stato arrestato dalla polizia di Stato in un'abitazione del quartiere Zen a Palermo. In passato aveva rifornito di armi il boss Sandro Lo Piccolo durante la sua latitanza. Il ricercato, oltre ad essere uno degli armieri della famiglia Lo Piccolo, è anche accusato di avere imposto estorsioni a commercianti e gestito un traffico di cocaina e marijuana in una vasta zona della città. A nasconderlo per mesi nel suo appartamento, in un palazzo anonimo, è stata una palermitana di 26 anni, Sabrina Correnti: le manette sono scattate anche per lei, accusata di favoreggiamento. È stata la sua stessa ombra a tradire il latitante. Lo raccontano gli agenti della squadra mobile che da giorni seguivano la donna e guardavano con un telescopio la finestra, con la serranda sempre abbassata, dell'appartamento. È stata proprio una sera, durante un servizio di appostamento, che i polizotti hanno notato accanto all'ombra della donna, bassa di statura, un'altra ombra che per dimensioni non poteva essere riflessa dalla figlia, una bimba di 10 anni. Un altro giorno, invece, mentre Sabrina Correnti andava a prendere la figlia a scuola qualcuno ha parzialmente aperto la serranda della finestra osservata dagli agenti. A questo punto la polizia ha deciso di preparare l'irruzione nell'appartamento. A nulla sono valse le precauzioni adottate dalla fidanzata che si premurava di tenere le tapparelle dell'appartamento semichiuse, durante il giorno, per impedire la vista all'interno e che continuamente si affacciava alla finestra per controllare che non ci fossero movimenti sospetti. Chianchiano era ricercato dallo scorso luglio nell'ambito di una operazione denominata "Addio pizzo 4". Secondo quanto riferiscono gli investigatori il latitante si occupava, in particola modo, dello spaccio di droga. Inoltre nell'ordinanza di custodia cautelare gli viene contestato di aver fornito una pistola calibro 38 a Sandro Lo piccolo. Proprio per conto dei boss di San Lorenzo, inoltre, Chianchiano avrebbe controllato anche le estorsioni. Il procuratore aggiunto Alfredo Morvillo ha definito Fabio Chianchiano "un elemento di spessore mafioso e di spicco della famiglia dello Zen che ha preso il posto del boss Michele Catalano nell'organigramma del mandamento di San Lorenzo".
23/10/2008
Fonte: La Sicilia

Cambio di cognome...

SIRACUSA - Un ricorso al Tribunale per i minori di Catania per opporsi all'istanza dell'ex moglie di far cambiare il cognome del figlio minorenne. La vicenda riguarda un collaboratore di giustizia siracusano, Rosario Piccione, che vive attualmente in una località segreta lontano da Siracusa. L'uomo lo scorso anno si è separato consensualmente dalla moglie, alla quale il Tribunale ha affidato il figlio. La donna avrebbe ora deciso di rivolgere istanza per far cambiare il cognome al figlio: si tratta di un provvedimento camerale che, nella fase della proposizione, non richiede la necessaria assistenza di un legale. L'annunciata opposizione a questa scelta da parte dell'ex marito, una volta che sarà formalizzata, avrà come conseguenza l'instaurazione di un procedimento giudiziario in contraddittorio tra le parti. Il collaboratore, intanto, avrebbe chiesto ai suoi legali di poter incontrare il procuratore della Repubblica di Siracusa, Ugo Rossi, per formalizzare una richiesta d'affidamento del figlio minore.
23/10/2008
Fonte: La Sicilia

martedì, ottobre 21, 2008

Mega operazione a Biancavilla

BIANCAVILLA (CATANIA) - Carabinieri e polizia hanno eseguito la notte scorsa un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 25 presunti appartenenti alla cosca Toscano-Mazzaglia di Biancavilla. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, spaccio di droga ed estorsione. L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catania mette insieme due distinte indagini avviate sullo stesso clan dai carabinieri della compagnia di Paternò e da agenti del commissariato di polizia di Adrano. Il blitz è scaturito da indagini avviate per l'omicidio di Alfio Milone, avvenuto a Biancavilla nel novembre del 2004. L'operazione, denominata 'The Wall', ha portato più precisamente all'arresto di 20 persone, comprese due donne, e alla notifica in carcere del provvedimento a 5 indagati già detenuti per altri reati. L'operazione ha preso il nome dai muri a secco alla periferia di Biancavilla nei quali veniva nascosta la droga. In carcere il provvedimento è stato notificato, tra gli altri, a Vito Amoroso, di 41 anni, considerato il capo della cosca. Tra gli arrestati anche Carmelo Vercoco, di 34 anni, che era stato messo alla guida del gruppo dopo l'arresto di Amoroso, e sua moglie Grazia Lucia Muscia, di 34 anni. Secondo l'accusa il gruppo di finanziava con la vendita di droga e imponendo il pizzo a esercizi commerciali, concessionarie di auto e ristoranti della zona di Biancavilla. Il procuratore di Catania, Vincenzo D'Agata, ha sottolineato la mancata collaborazione delle vittime e che "lo stato di detenzione è idoneo a interrompere i rapporti tra i capi dell'associazione in carcere e gli affiliati liberi". Oltre ad Amoroso, Muscia e Vercoco sono stati arrestati Vincenzo Salamone, di 28 anni, Salvatore Venia, di 41, Alfredo Maglia, di 36, Sebastiano Lopes, di 34, Salvatore Longo, di 38, Vincenzo Cardillo, di 32, Vittorio Toscano, di 36, Vincenzo Stissi, di 34, Cristoforo Floresta, di 35, Antonino Longhitano, di 30, Antonino Caserta, di 31 e Valeria Spanò, di 30 anni, che sarebbe dovuta essere destinataria di un obbligo di dimora ma che è stata arrestata dopo che in casa gli è stata trovata una pistola. In manette sono finiti anche Sebastiano Finocchiaro, di 41, Giuseppe Monteleone, di 29, Vincenzo Pellegriti, di 28, Giuseppe Antonino Cantarella, di 29, Giuseppe Ascanio, di 33, Antonio Lavenia, di 24, Alfio Muscia, di 30, fratello di Grazia Lucia, ed Agatino Bivona, di 58.
21/10/2008
Fonte: La Sicilia

Veltroni in aula

PALERMO - Walter Veltroni sta deponendo in aula a Palermo nel processo sulla progettazione di un ipermercato a Villabate al quale erano interessati alcuni boss mafiosi. Il leader del Pd sta rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo che riguardano in particolare alcuni ex consulenti che Veltroni ha avuto negli anni in cui era sindaco di Roma. Veltroni, citato dalla difesa di uno degli imputati, ha negato qualsiasi interessamento al progetto. Rispondendo alle domande dell'avvocato Enrico Sanseverino, Veltroni ha ammesso di conoscere Paolo Marussig, imputato e legale rappresentante della Asset Development, la società incaricata di progettare l'ipermercato. "Era amico di mio fratello Valerio - ha detto - e lo conosco da tanti anni perché frequentava casa mia da bambino". Il leader del Pd ha negato inoltre di conoscere anche altri politici di Villabate che erano stati indicati dal pentito Francesco Campanella come il tramite per agganciarlo. La citazione in aula dell'ex sindaco di Roma è collegata alle dichiarazioni di Campanella sugli interessi di alcuni boss mafiosi nella realizzazione dell'ipermercato. Il pentito aveva parlato di presunti rapporti tra Veltroni e un consigliere comunale di Villabate, Giuseppe Mannino, esponente dei Ds nella cittadina, che si era opposto alla realizzazione dell'ipermercato. Questa sua posizione, secondo il collaboratore, sarebbe stata ammorbidita in seguito a un intervento di Veltroni, che oggi in aula ha però negato questo suo interessamento. Veltroni ha deposto oggi in aula, dopo che il 29 settembre scorso aveva disertato una prima citazione sostenendo in una lettera inviata ai giudici di non potere essere presente perché impegnato e di non avere tuttavia alcuna informazione da fornire circa i fatti oggetto del processo. I giornalisti gli hanno chiesto anche di commentare le dichiarazioni di Antonio Di Pietro dopo che il leader del Pd ha annunciato che l'alleanza con Italia dei Valori si è rotta. "Non ho nulla da dire rispetto a quanto affermato da Di Pietro, quelle che avevo da sottolineare l'ho già detto".
20/10/2008
Fonte: La Sicilia

La Canepa torna in Sicilia

GELA (CALTANISSETTA) - Si è insediata oggi alla Procura di Gela Anna Canepa, 49 anni, di Sanremo, già magistrato antimafia a Caltagirone. È tornata in Sicilia dopo 16 anni, per fare il Pm a Gela da "applicato" per sei mesi. Dal 1988 al 1992 Anna Canepa era stata sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Caltagirone, dove aveva dichiarato guerra alle cosche mafiose di Niscemi. Un pentito rivelò che il boss della "Stidda", Orazio Paolello, stava preparando per lei e per il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, Umberto Pinotti, un attentato simile a quello che, pochi mesi prima, aveva ucciso Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, con un'autobomba piazzata sulla Gela-Catania da fare esplodere al loro passaggio. Nel luglio del '92, Anna Canepa tornò a Genova come Pm della Dda; il magistrato ha fatto parte del gruppo investigativo "criminalità e terrorismo" divenendo titolare di procedimenti sugli scontri di Genova in occasione del "G8" del 2001. La Procura di Gela, una volta popolata da "uditori" ("giudici ragazzini", come li defini l'allora Capo dello Stato, Francesco Cossiga) oggi risulta composta per quattro quinti da donne: il Procuratore Lucia Lotti e i sostituti Serafina Cannatà e Monia Di Marco. Con loro opera Filippo Guerra. Un sesto posto in organico è ancora da coprire.
20/10/2008
Fonte: La Sicilia

6 ordinanze "per pizzo"

Caltanissetta, 16 ott. - Negozianti ed imprenditori di Gela costretti a pagare il ‘pizzo’ alla Stidda e Cosa nostra, secondo i risultati dell’indagine che abbraccia il periodo compreso tra il 1997 e il 2006. Le sei ordinanze di custodia cautelare sono state notificate in carcere a indagati gia’ detenuti per altri fatti. Sono Salvatore Azzarelli, 31 anni, Gaetano Giuseppe Azzolina, 39 anni, Paolo Di Maggio, 48 anni, Roberto Di Stefano, 40 anni, Vincenzo Gueli, detto “Patatina”, 43 anni, ed Enrico Maganuco, 45 anni. L’indagine ha preso spunto dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Marcello Sultano e Salvatore Terlati. “Fondamentale -ha detto il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari- la collaborazione delle vittime”. Quattro gli episodi estorsivi scoperti. Vittime i punti venditi di Sisley e Benetton, un’impresa nautica e societa’ Ortofrutta 2000. Pagavano 500 euro al mese, piu’ somme extra a Ferragosto, Pasqua e Natale.
Fonte: Agi.it

giovedì, ottobre 16, 2008

Assurdo..Hanno finito con Berlusconi adesso tocca agli amici..

ROMA - E adesso c'è un record anche per le leggi ad personam. Anzi: doppio record. Stessa persona come beneficiario e stesso governo. Sempre Berlusconi, of course. E con un "graziato" di tutto rispetto, Corrado Carnevale, la toga che fu nota come "l'ammazzasentenze", per via dei processi di mafia che annullava dalla Suprema corte per vizi formali. Che osò perfino dare del "cretino" a Giovanni Falcone, perché "certi morti io non li rispetto". Ma Carnevale è nel cuore della destra. Gli fecero una leggina ad hoc nel 2003, per ripescarlo dalla pensione dov'era finito quale imputato in un processo per mafia, gliene rifanno una per consentirgli di concorrere all'unico incarico che desidera, il posto di primo presidente della Cassazione. Ci arriverà alla veneranda età di 80 anni, ci potrà restare fino ai suoi 83, anche se i colleghi vanno in pensione a 75. Appena ieri, a Taormina, davanti ai giovani avvocati, il Guardasigilli Alfano ha vantato i meriti del Csm perché "svecchia" i capi degli uffici. Ma per Carnevale, l'unico che si è vantato d'essere l'ispiratore della prima norma a suo favore, ben venga un'eccezione. Lodo Alfano, lodo Consolo, lodo Geronzi. Eccoci al lodo Carnevale. Partorito giovedì 9 ottobre, al Senato. Infilato nel decreto legge che dà più soldi ai magistrati in marcia verso le sedi disagiate. Lo propone Luigi Compagna, docente di dottrine politiche, d'origini repubblicane, oggi forzista. A leggerla, la minuscola norma pro-Carnevale, è incomprensibile, ma significa tanto. Dice così: "L'articolo 36 del decreto legislativo 5 aprile 2006 n.160, come modificato dall'articolo 2 comma 8 della legge 30 luglio 2007 n.111, è abrogato". Vuol dire: la disposizione dell'ordinamento giudiziario dell'ex Guardasigilli Clemente Mastella (2007) per cui, chi fu graziato nel 2004 e ottenne la ricostruzione della carriera non può ottenere posti di vertice oltre i 75 anni, "è abrogata". La Mastella cancellava la Castelli che invece non poneva limiti d'età. Ora si torna indietro. E si dà via libera a Carnevale. In aula, la proposta di Compagna ottiene il placet del governo per bocca del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ex toga di Unicost candidata da Berlusconi. L'opposizione, stavolta (e non come per il lodo Geronzi), reagisce. Il democratico Felice Casson chiede il voto elettronico. Su 271 presenti, 159 sono a favore, 111 contro. Dice l'ex pm di Venezia: "La maggioranza aveva proposto la norma in commissione, ma il governo era contrario. Poi rieccola in aula. Io e Gerardo D'Ambrosio ne abbiamo ragionato e il nostro è stato un no convinto". Due leggine in cinque anni. La prima ripescò Carnevale dalla pensione, dov'era finito per via del processo per concorso in associazione mafiosa che gli aveva mosso la procura di Gian Carlo Caselli. Fu assolto nel 2002. L'anno dopo ecco un comma nella Finanziaria per restituire onore e carriera ai dipendenti pubblici, toghe comprese, finite nelle maglie della giustizia ma uscitene illese. Non solo possono tornare in servizio, ma recuperare pure gli anni persi sforando l'età pensionabile. Un dl del 2004 fa di più e consente ai reintegrati di ottenere un posto in sovrannumero. Al Csm si scatena la guerra. Parte il ricorso alla Consulta perché la legge incide sui poteri del Consiglio. La Corte lo boccia. Il braccio di ferro prosegue, il Csm stoppa Carnevale che ricorre al Tar e al Consiglio di Stato. Dove vince. In un drammatica seduta, finita 11 a 10, in cui anche la sinistra si divide, "l'ammazzasentenze" ottiene il posto di presidente di sezione civile della Suprema corte. Commenta: "È un atto dovuto". La sua unica aspirazione è conosciuta da tutti. Diventare primo presidente. Con la leggina fresca di voto (e se la Camera la conferma) ce la farà. L'attuale capo, Vincenzo Carbone, va in pensione a metà del 2010. Lui avrà 80 anni, potrà ridire, "sono il più anziano". Al Csm sono basiti. Ezia Maccora, ex presidente di Md della commissione per i capi degli uffici, che ha fatto del ringiovanimento della dirigenza uno degli obiettivi del suo lavoro, commenta: "A Taormina ho sentito Alfano apprezzare il nostro sforzo per fare nomine basate su capacità e merito. Questa norma invece va in direzione opposta e consente a un magistrato in età molto avanzata di concorrere ugualmente". Ma per lui ogni strappo è possibile.
Fonte: La Repubblica

8 anni e 8 mesi per Musumeci..

CATANIA - Il Gup di Catania, Rosa Alba Recupido, ha condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione Luciano Musumeci per tentativo di estorsione all'imprenditore antiracket Andrea Vecchio, presidente dell'Ance di Catania, che ha subito tre attentati in cantieri aperti tra il capoluogo etneo e S. Venerina. Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato. Secondo l'accusa Musumeci sarebbe stato vicino ad Angelo Santapaola, nipote del capomafia Benedetto, che avrebbe "accelerato" la sua crescita nel suo clan, ma che per l'eccessiva "visibilita" delle sue azioni e per le sue sempre più crescenti ambizioni sarebbe stato ucciso, assieme al suo guardaspalle, Nicola Sedici, proprio dalla sua cosca. Sarà invece processato col rito ordinario, ma contumace, l'altro imputato per i tentativi di estorsione a Vecchio, Carmelo Puglisi che è attualmente irreperibile.
16/10/2008
Fonte: La Sicilia

Via al processo "Old bridge"

PALERMO - Ha preso il via, davanti al gup di Palermo Rachele Monfredi, l'udienza preliminare relativa al procedimento denominato "Old Bridge" a carico di trenta persone accusate a vario titolo di estorsione, traffico di droga, associazione mafiosa e omicidio. Ammessa la costituzione di parte civile delle associazioni antiracket AddioPizzo, Fai, SOS Impresa, Confcommercio Palermo e Confindustria. Il processo nasce da un'inchiesta condotta congiuntamente dalla polizia italiana e dall'Fbi che, a febbraio scorso, ha portato all'arresto di 80 persone e che ha ricostruito i legami tra le cosche siciliane e quelle statunitensi tornate in affari per gestire, tra l'altro, il traffico della droga.
16/10/2008
Fonte: La Sicilia

Intimidazioni a Ciancimino jr

Palermo, 3 ott. - Lettere anonime e benzina nel cofano dell'auto. Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco democristiano di Palermo, Vito, e condannato a cinque anni e otto mesi di carcere con l'accusa di aver riciclato il "tesoro" del padre, e' stato oggetto di nuove intimidazioni. A denunciarlo e' stato lo stesso figlio di don Vito, che ieri e' stato ascoltato in Procura per tre ore dai pm, che stanno cercando di ricostruire l'eventuale contesto di coperture e complicita' politiche dietro le stragi del 1992. Gia' in estate, come riporta oggi 'Il Giornale di Sicilia' Ciancimino junior aveva denunciato di essere stato seguito da due sconosciuti a bordo di una moto, risultata rubata, nel tragitto dall'aeroporto Falcone-Borsellino a casa.
Fonte: Adnkronos

6 ordini di custodia a Gela..

GELA (CALTANISSETTA) - Per cinque anni (dal 2001 al 2006) avrebbe pagato il pizzo, prima 500mila lire mensili e successivamente mille euro, in occasione delle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. La vittima è un imprenditore di Gela, titolare di una ditta che si occupa del trasporto di prodotti ortofrutticoli. Secondo i carabinieri, i responsabili sono: Salvatore Azzarelli, 31 anni; Gaetano Giuseppe Azzolina, 39; Paolo Di Maggio, 48 anni; Roberto Di Stefano, 40 anni; Vincenzo Gueli, 43 ed Enrico Maganuco, 45 anni, tutti di Gela. Alle prime luci dell'alba di oggi, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare. Erano già in carcere per altri reati. Sono accusati di estorsione aggravata. Oltre all'imprenditore avrebbero preso di mira anche il titolare di un'impresa nautica. Secondo l'attività investigativa dei militari dell'Arma, il gruppo criminoso avrebbe chiesto il pizzo anche un commerciante gelese, proprietario di alcuni negozi di abbigliamento. Il blitz dei carabinieri è stato denominato "Strike". Le vittime, poste di fronte all'evidenza, hanno confermato l'estorsione e hanno iniziato a collaborare con la giustizia. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip presso il Tribunale di Caltanissetta, su richiesta del procuratore capo Sergio Lari e della Direzione distrettuale antimafia. Gli arrestati hanno avuto, negli anni, un ruolo di vertice in Cosa Nostra e "Stidda".
16/10/2008
Fonte: La Sicilia

68 arresti...

RAGUSA - Guardia di finanza e polizia hanno eseguito stamani 68 arresti nei confronti di presunti componenti di due organizzazioni criminali che secondo l'accusa gestivano il traffico di sostanze stupefacenti in tutto il comprensorio ragusano con ramificazioni in diverse regioni d'Italia. Gli agenti della Squadra mobile di Ragusa hanno eseguito 58 provvedimenti, mentre gli altri dieci sono stati notificati dalla Guardia di Finanza. Le ordinanze sono state firmate dal gip del tribunale di Catania, Laura Benanti, su richiesta del procuratore di Catania, Vincenzo D'Agata e del sostituto Fabio Scavone. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina ed hashish. L'operazione ha interessato, oltre a Ragusa, anche le province di Milano, Palermo, Catania, Reggio Calabria, Caltanissetta, Salerno, Lecce, Siracusa, Varese, Vibo Valentia ed Enna. L'attività investigativa è stata avviata nel gennaio 2004 e si è protratta fino a gennaio 2006, individuando così i presunti appartenenti alle due organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti, ciascuna caratterizzata da propri canali di approvvigionamento e proprie piazze di spaccio. Le due bande che spacciavano sono collegate a gruppi criminali storicamente rivali: una diretta da Pasquale Castellino, è riconducibile al clan della Stidda dei Dominante; e l'altra guidata da Carmelo La Rocca, ex reggente della cosca Piscopo è legata a Cosa nostra di Gela. Le organizzazioni avrebbero stipulato una sorta di 'patto di non belligeranza' nel traffico di droga, tanto che ognuno aveva la 'piazza' di competenza dove spacciare. Ciascuna banda aveva la base operativa a Vittoria, dove detenevano il monopolio della vendita di cocaina e hashish, ma aveva indipendenti canali di approvvigionamento. Le sostanze stupefacenti venivano acquistate in prevalenza nell'hinterland milanese e nella provincia di Reggio Calabria e trasportate in Sicilia con la complicità di insospettabili corrieri. Le bande, che avevano collegamenti in Colombia e in Germania, provvedevano poi a smerciare lo stupefacente avvalendosi di una fitta rete di pusher. Nove dei destinatari del provvedimento cautelare erano già detenuti perchè arrestati in flagranza in precedenti fasi della stessa inchiesta perchè trovati in possesso di ingenti quantitativi di droga.
16/10/2008
Fonte: La Sicilia

sabato, ottobre 11, 2008

Sostenuto dalla mafia...

TRAPANI - Il deputato regionale siciliano del Mpa, Paolo Ruggirello, nel 2001, quand'era candidato al consiglio comunale di Erice con Nuova Sicilia, fu sostenuto dalla mafia, che alle stesse elezioni sostenne anche la candidata dello stesso partito al consiglio comunale di Trapani, Francesca Simonte, cognata di Filippo Coppola "u prufissuri", ritenuto dagli inquirenti personaggio di spicco della mafia di Paceco. Le circostanze sono emerse nel corso dell'udienza del processo 'Mafia e Appalti 2', che vede tra gli imputati il presunto capomafia di Trapani, Francesco Pace e l'ex assessore regionale al Territorio, Bartolo Pellegrino, fondatore di Ns. Ruggirello non è imputato. A rivelare lo scenario è stato il sostituto commissario della questura di Trapani, Leonardo De Martino, teste dell'accusa. Nessuno dei due candidati, tuttavia, fu eletto. Il teste ha poi riferito che alle regionali del 2006, Bice Ruggirello - sorella di Paolo, e ex membro del CdA della Banca industriale di Trapani - era candidata all'Ars per il Ccd e chiese un sostegno elettorale a Giuseppe Messina, il commercialista del boss trapanese Vincenzo Virga, condannato per mafia. In quel periodo, ha aggiunto il teste, la casa di Bice Ruggirello fu perquisita su disposizione della Dda di Palermo.
10/10/2008
Fonte: La Sicilia

Ancora sull' aeroporto...

ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della manifestazione nazionale a Comiso dedicata alla figura di Pio La Torre (segretario del Pci siciliano ucciso dalla mafia e che si battè per la smilitarizzazione della base Nato), ha inviato al presidente del 'Centro Studi e di iniziative culturali Pio La Torre', Vito Lo Monaco, il seguente messaggio: "La scelta di Comiso - afferma Napolitano - consente di richiamare in un luogo appropriato l'impegno politico e sociale dell'onorevole La Torre, appassionatamente schierato a favore della pace e della distensione internazionale, e al tempo stesso per il progresso economico, sociale e civile della Sicilia". "Le sue battaglie - afferma Napolitano - raccolsero un vasto consenso popolare, e lo esposero alle minacce della mafia, di cui cadde vittima in un sanguinoso agguato che mirava a far tacere la sua voce e bloccare il processo di rinnovamento e di sviluppo dell'Isola. Tuttavia la sua testimonianza non fu vana: essa divenne patrimonio generale del popolo siciliano, al di là delle differenti opinioni politiche, e favorì la nascita di un comune sentire e di movimenti unitari che hanno rinsaldato la trama della democrazia". Oltre duemila persone hanno partecipato alla manifestazione per protestare contro la decisione della giunta guidata da Giuseppe Alfano (Pdl) di cancellare l'intitolazione dello scalo comisano a La Torre. Sono intervenuti i sindaci di una ventina di comuni siciliani oltre al segretario del Pd Walter Veltroni ed esponenti della Cgil e della Fiom."La lotta alla mafia - ha detto Veltroni - non è di una parte, deve impegnare tutti. E' inconcepibile che un sindaco, sulla base di sondaggi, ha deciso di togliere all'aeroporto di Comiso il nome di un uomo che ha perduto la sua vita per combattere la mafia". "Questo la dice tutta - ha aggiunto Veltroni - sull'Italia di oggi e la dice anche tutta su chi governa questo comune e non solo questo comune. Mi auguro che tante persone ragionevoli che ci sono nella destra facciano capire a questo sindaco questo inammissibile errore". Veltroni ha definito Pio La Torre "un uomo fantastico, un autentico combattente contro la mafia, contro i poteri criminali e per la pace. Che il suo nome fosse sull'aeroporto di Comiso penso fosse giusto e fosse anche un titolo di onore per questa città". Molto amareggiato Franco La Torre, figlio del leader del Pci "E' stata offesa la memoria di mio padre e ci siamo sentiti offesi noi che siamo i suoi familiari e cerchiamo giorno dopo giorno di tenerne viva la memoria. La gente presente qui testimonia che Pio La Torre ha fatto del bene a questa terra. L'atto di cancellare il suo nome dell'aeroporto ha provocato tante proteste perchè ha messo in discussione i principi fondamentali della democrazia. Mio padre ha lottato per questa democrazia ed è morto per difenderla". Tra gli altri, anche il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro: "Togliere il nome di Pio La Torre - ha dichiarato - è un'azione sconsiderata, inspiegabile, assolutamente dannosa. L'aeroporto non potrà che chiamarsi Pio La Torre, perché quello è stato il luogo dove si sono svolte materialmente le sue battaglie". "Qui venivano ragazzi da tutto il mondo - ha continuato la Finocchiaro - ed è quasi ridicolo voler cambiare un nome che è così simbolico nell'immaginario non solo della Sicilia, ma del mondo. E' inspiegabile questa piccola rivincita, inutile e dannosa. Avevamo chiesto al sindaco di revocare la sua decisione e invece c'è la sua pervicacia, che è assolutamente inspiegabile".
11/10/2008
Fonte: La Sicilia

mercoledì, ottobre 08, 2008

Più tariffe per tutti...

CATANIA - Il 3% dell'importo dell'appalto pubblico dalle imprese, 500 euro a vano dai costruttori edili e somme comprese tra 6 e 10 mila euro l'anno da titolari di supermercato, oltre all'assunzione di personale 'amico'. Erano le 'tariffe' della cosca Nardo di Lentini, nel Siracusano, applicate per il racket delle estorsioni emerse da dall'inchiesta 'Gorgia 3' della Dda della Procura di Catania sfociata nell'emissione di un ordine di carcerazione per cinque indagati, due denunce, e un sequestro beni da 8 milioni di lire. Le indagini, svolte dalla Dia del capoluogo etneo, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di più 'pentiti', ha permesso, secondo la tesi dell'accusa, di ricostruire le tecniche di estorsione messe in atto dalla fine degli anni Ottanta al 2003 del clan, legato alla 'famiglia' Santapaola, che operava tra Lentini, Carlentini e Augusta. L'inchiesta avrebbe evidenziato anche che imprese vittime del racket avrebbero utilizzato i servizi del gruppo per recuperare merce che le era stata rubata in cantiere. I provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Catania sono stati stati notificati in carcere ai cinque indagati dai carabinieri di Siracusa. Gli ordini di custodia sono stati notificati in carcere a Alfio Sambasile, 45 anni, Pippo Floridia, di 57, Massimiliano Rizzo, di 34, Giuseppe Giampapa, di 55, e Giuseppe Piazza, di 48. Il provvedimento di arresto era stato sollecitato dalla Dda della Procura di Catania anche per il capomafia Sebastiano Nardo, di 60 anni, e Gaetano Cadiri, di 57, ma il Gip ha rigettato la richiesta ritenendo inesistente l'esigenza visto che i due sono ergastolani. L'inchiesta ha fatto luce su una decina di estorsioni commesse dalla cosca nel Siracusano, ma gli investigatori ritengono che il fenomeno sia "molto più diffuso e capillare" e altre indagini, per questo, sono ancora in corso. I sequestri dei beni, eseguiti dalla Dia di Catania, hanno riguardato il patrimonio di persone riconducibili a due degli indagati: Pippo Floridia e Alfio Sambasile. Sigilli sono stati posti alla società 'Floridia trasporti' di Augusta, che oltre 40 automezzi, una villa e diversi immobili. Le indagini dei carabinieri di Siracusa e gli accertamenti della Dia di Catania sono stati coordinati dal procuratore capo della Dda etnea, Vincenzo D'Agata, e dai sostituti Andrea Ursino e Luigi Lombardo.
08/10/2008
Fonte: La Sicilia

lunedì, ottobre 06, 2008

Dell'Utri non si presenta...


PALERMO - Con una lettera inviata ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, il senatore Marcello Dell'Utri (Pdl) ha comunicato che oggi non sarà presente all'interrogatorio per il quale era stato convocato dai pm nell'ambito dell'inchiesta su mafia, massoneria ed imprenditoria. Il politico ha fatto presente che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere perché indagato di reato connesso visto che è stato condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. L'interrogatorio del politico verteva sui contatti che ha avuto con il faccendiere Rodolfo Grancini, arrestato per mafia nei mesi scorsi insieme ad altre sei persone fra cui una poliziotta ed un impiegato del ministero della Giustizia in servizio negli uffici della Cassazione, accusati di "aggiustare" i processi. Grancini era presidente, ad Orvieto, di uno dei circoli delle Libertà fondati da Dell'Utri e, in una serie di conversazioni intercettate, finite agli atti dell'indagine, parlava col senatore del Pdl di incontri e programmi comuni; incontri che poi sarebbero avvenuti a Roma.
06/10/2008

Fonte: La Sicilia

Pacchetto sicurezza...

PALERMO - Il Governo depositerà domani alle commissioni Giustizia ed Affari Costituzionali una serie di emendamenti al pacchetto sicurezza, tra i quali nuove norme sul sistema di scioglimento delle Amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose. Lo ha annunciato, a Palermo, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano durante un convegno sul racket. Gli emendamenti prevedono, tra l'altro, l'estensione della responsabilità, in caso di infiltrazioni, anche alla fascia burocratica dell'amministrazione. In concreto il Governo propone l'introduzione della risoluzione del rapporto di lavoro, della sospensione dall'incarico o della destinazione ad altre mansioni di figure quali quella del segretario comunale, ad esempio, in caso di scioglimento del Comune. Analogo provvedimento per l'imprenditore che si è aggiudicato un appalto pubblico e non denuncia di avere subito un'estorsione o un tentativo di estorsione. I prefetti potrebbero avere poteri di impulso o anche di sostituzione nei confronti dell'Agenzia del Demanio nella fase di gestione dei beni confiscati ai mafiosi. Lo prevede un emendamento al cosiddetto pacchetto sicurezza che verrà presentato dal governo alle due commissioni del Senato. "Questo - spiega Mantovano - perché, spesso, la burocrazia è garante della continuità nella collusione mafiosa".
06/10/2008
Fonte: La Sicilia

domenica, ottobre 05, 2008

Funerali di Parmaliana

TERME VIGLIATORE (MESSINA) - Non ce l'ha fatta la chiesa dei Benedettini ad accogliere le migliaia di persone che, questo pomeriggio, hanno partecipato ai funerali di Adolfo Parmaliana, il docente universitario che si è tolto la vita lanciandosi da un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo, all'altezza di Patti. Oltre alla chiesa anche la piazza ed un parco pubblico erano affollati di amici e concittadini che hanno voluto rendere l'ultimo saluto al professore. In chiesa, oltre ai parenti, anche il senatore del Pd Beppe Lumia ed il rettore dell'Università di Messina, Francesco Tomasello. Proprio quest'ultimo ha voluto ricordare la figura professionale di Parmaliana. Molto toccante la lettera letta dalla figlia Gilda, che ha ricordato il padre concludendo con la frase: "Le persone oneste si ricorderanno sempre di te". Il docente ha spiegato in una lettera i motivi del gesto, denunciando l'esistenza di una "cupola giudiziaria" che avrebbe messo a tacere le numerose denunce pubbliche da lui fatte su mafia e malaffare nel barcellonese. E sono scritti in una lettera, ora agli atti della Procura di Patti, i motivi che l'hanno spinto al suicidio. Nella missiva, sequestrata dai carabinieri, il professore - un passato attivissimo nel Pci, prima, e poi nei Ds - avrebbe denunciato una sorta di complotto ordito contro di lui dai vertici della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto che, recentemente, l'aveva rinviato a giudizio per diffamazione. "Per lui è stato un colpo durissimo - dice il suo legale, l'avvocato Fabio Repici -. Si è sentito tradito dalla giustizia". Nella lettera, Parmaliana - che si è tolto la vita lanciandosi da un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo - punterebbe il dito contro una sorta di "cupola giudiziaria" colpevole, in passato, di avere ignorato le sue denunce su collusioni tra cosche e insospettabili amministratori; ora di averlo punito con un rinvio a giudizio illegittimo, proprio per le battaglie di legalità combattute anche contro certa magistratura. Il docente avrebbe dovuto rispondere davanti ai giudici delle accuse mosse all'ex vicesindaco di Terme Vigliatore, paese in cui viveva, e di due manifesti affissi in paese dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. "Giustizia è fatta - scrisse nel 2005 il professore -, gli onesti hanno vinto". "In nessun caso - dice l'avvocato - il mio cliente fece nomi. Le querele sporte contro di lui, inoltre, erano tutte fuori termine e, nonostante ciò, è arrivato il rinvio a giudizio. Parmaliana era totalmente sfiduciato dalla giustizia barcellonese". Una sfiducia, che - a dire del penalista - l'avrebbe spinto ad organizzare il suicidio in modo tale da far ricadere la competenza territoriale su eventuali indagini, non sulla Procura di Barcellona, ma su quella di Patti. Lo proverebbe il fatto che il docente avrebbe scelto di morire buttandosi da un viadotto nel territorio comunale di Patti.
04/10/2008
Fonte: La Sicilia

Anche Sant' Agata...

CATANIA - Le mani di Cosa nostra arrivavano anche sulla festa di Sant'Agata, patrona di Catania: è la tesi della Procura della Repubblica accolta dal gup Benanti che ha rinviato a giudizio sette presunti appartenenti alla 'famiglia' Santapaola. Il reato ipotizzato è associazione mafiosa finalizzata a ottenere ingiusti vantaggi. Gli imputati sono Nino Santapaola, 47 anni, nipote del boss Benedetto; il figlio minore di quest'ultimo, Francesco, 36 anni; Salvatore Copia, 38; quattro esponenti della famiglia Mangion, Enzo, 49 anni, Alfio, 36, Vincenzo, 32, e Agatino, 36. A giudizio per concorso esterno è stato rinviato anche l'ex presidente del Circolo S. Agata alla Collegiata, Pietro Diolosà, di 55. La prima udienza del processo sarà celebrata il 15 gennaio del 2009 davanti la quarta sezione penale del Tribunale di Catania. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore capo Vincenzo D'Agata e dai sostituti Carmelo Petralia e Antonino Fanara. Le indagini sono state svolte dal Gico della Finanza. Il 'controllo' della festa, secondo l'accusa, avveniva proprio attraverso il Circolo S. Agata, che gestisce le uscite e le fermate del fercolo con il busto reliquiario della Santa Patrona e delle Candelore, ceri di legno portati a spalla che vengono fatti 'annacarè (ballare) durante la processione. La Procura ritiene che la gestione della festa per la 'famiglia' fosse più importante sul fronte dell'affermazione del potere che per il profitto generato dalle 'fermate' davanti a certe bancarelle piuttosto che altre.
03/10/2008
Fonte: La Sicilia

venerdì, ottobre 03, 2008

Denuncia boss, si suicida..

MESSINA - Si è lanciato da un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo il professore Adolfo Parmaliana, 50 anni, docente di Chimica all'Università di Messina ed esponente della Sinistra messinese. In passato aveva denunciato le collusioni politico-mafiose in alcuni comuni della provincia di Messina, in particolare a Terme Vigliatore, in seguito al quale l'Amministrazione comunale è stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Le motivazioni del gesto sono contenute in una lettera che il docente ha lasciato al fratello, l'avvocato Biagio Parmaliana. Secondo la ricostruzione degli investigatori, ieri mattina l'uomo avrebbe raggiunto il viadotto con la propria automobile, una Bmw 320 e l'ha fermata sulla corsia d'emergenza, in direzione di Palermo. Parmaliana è sceso dal mezzo e si è lanciato nel vuoto e dopo circa 35 metri si è schiantato in una cunetta nei pressi della vecchia stazione ferroviaria di Patti Marina. Sulla vicenda la Procura di Patti ha aperto un fascicolo. L'automobile ed il biglietto sono stati sequestrati.
03/10/2008
Fonte: La Sicilia