lunedì, settembre 20, 2010

Il "tesoretto" di Brusca

PALERMO - Il boss Giovanni Brusca, uno degli esecutori materiali della strage di Capaci poi diventato collaboratore di giustizia, è indagato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo per riciclaggio, fittizia intestazione di beni e tentata estorsione aggravata. I Carabinieri del gruppo di Monreale stanno infatti eseguendo una serie di perquisizioni domiciliari nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge anche alcuni familiari e persone vicine al boss. L'indagine è scaturita da una serie di intercettazioni effettuate dagli investigatori nell'ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia che hanno fatto emergere la disponibilità, da parte della famiglia Brusca, di beni che non sono ancora stati individuati. Giovanni Brusca, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, è stato arrestato il 20 maggio del 1996 mentre era latitante con la famiglia a Cannatello (Agrigento). Oltre che per la strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo e tre agenti di scorta, il boss è stato condannato come mandante del sequestro e dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino che insieme a Brusca era tra gli organizzatori dell'attentato a Falcone. Gli investigatori sarebbero alla ricerca del "tesoro" accumulato illecitamente da Giovanni Brusca, che è tuttora sottoposto al programma di protezione, e dai suoi familiari. L'ex boss è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha disposto perquisizioni in tutta Italia, per riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed estorsione. Il boss di Altofonte Domenico Raccuglia, considerato il numero 2 di Cosa Nostra, era stato arrestato dalla polizia il 15 novembre del 2009 a Calatafimi (Trapani) dopo 13 anni di latitanza. Proprio dalle indagini nei confronti di Raccuglia sarebbe emersa l'attività di riciclaggio ed estorsione svolta dal clan Brusca. Intanto, i carabinieri di Monreale hanno trovato una grossa somma di denaro - circa 200mila euro in contanti - a casa della moglie di Giovanni Brusca. La casa della donna, che vive col figlio in una località segreta ed è sottoposta al programma di protezione, è stata perquisita dai militari dell'Arma che sospettano che l'ex capomafia abbia accumulato un vero e proprio tesoro, sottraendolo agli inquirenti con intestazioni fittizie a prestanomi. Perquisite anche la cella di Brusca e le abitazioni dei cognati e di conoscenti, in tutto una decina di persone, dove sarebbe stati trovati documenti che gli investigatori giudicano "importanti".
Fonte: La Sicilia

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