sabato, luglio 29, 2006

Interruzione

Volevo scusarmi con tutti i lettori del blog ma per problemi tecnici non ho piu' avuto la possibilita' di pubblicare notizie. Nuove notizie saranno pubblicate a partire dal 5 Agosto.
Scusandomi ancora vi auguro buone vacanze.
Saverio Fuccillo

venerdì, luglio 21, 2006

Anniversario Giuliano

PALERMO - Il tratto di strada compreso tra via Francesco Paolo Di Blasi e via delle Magnolie - fino ad oggi viale Piemonte - si chiamerà via Boris Giuliano. Lo ha annunciato il sindaco Diego Cammarata nel giorno dell'anniversario della morte del vicequestore Boris Giuliano assassinato dalla mafia il 21 luglio del 1979. "La commissione toponomastica - ha sottolineato il sindaco - ha appena concluso il suo lavoro e da oggi Palermo ha una strada che ricorda la vita ed il sacrificio di Giuliano. Credo che sia il modo migliore per onorare la memoria di un uomo che ha saputo servire lo Stato fino all'estremo sacrificio". "Alla famiglia - ha aggiunto - voglio esprimere l'affetto ma anche la gratitudine della città per quello che Boris Giuliano ha saputo rappresentare durante la sua vita e per quello che significa il suo ricordo, uno dei vessilli della lotta contro la mafia". 21/07/2006
Fonte: La Sicilia

giovedì, luglio 20, 2006

Quando si combatte la mafia si è sempre soli...

GELA (CALTANISSETTA) - Undici consiglieri dell'opposizione di centrodestra, con il sostegno di un indipendente e dei due consiglieri del Pdci, stesso partito del sindaco di Gela, hanno avviato la procedura per la mozione di sfiducia a Rosario Crocetta, che andrà discussa e votata entro i prossimi 30 giorni. Per essere approvata però non bastano i 14 voti dei promotori ma 20 sul plenum di 30. Quasi contemporaneamente, l'ex deputato regionale del Pdci, Salvatore Morinello, in aperta polemica con il sindaco Crocetta, ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha comunicato la sua uscita dal partito insieme con i due consiglieri firmatari della mozione di sfiducia, Ignazio Di Dio (segretario cittadino dimissionario del Pdci) e Giuseppe Bonura, con l'assessore presso la provincia regionale di Caltanissetta, Orazio Rinelli, e con tanti altri dirigenti e semplici iscritti. Motivo della mozione di sfiducia e del terremoto tra i comunisti italiani è quello che viene definito "il fallimento della politica amministrativa di Crocetta", che secondo i suoi avversari avrebbe "lasciato la città nell'abbandono, mentre quanto fatto in questi mesi è il frutto del lavoro delle amministrazioni precedenti". Morinello, ex deputato regionale del Pdci, primo dei non eletti alla Camera alle scorse politiche, ha anche accusato Crocetta di fare "uso sistematico e pianificato della stampa per costruire la propria immagine e per ottenere risultati politici personali, utilizzando il denaro pubblico con consulenze facili e costose"."Il sindaco - ha aggiunto in conferenza stampa - è prigioniero dell'immagine artificiosa che si è fatta di sè. Si è arrivati all'assurdo di vedere indicato o sospettato, se non tacciato di connivenza con la mafia, chiunque si permetta di criticare l'operato del sindaco di Gela". Subito dopo le elezioni regionali del 28 maggio i partiti del centrosinistra contrari alla permanenza di Crocetta al Comune, ritirarono i loro assessori. E sempre secondo gli stessi partiti da allora sarebbero cominciati gli attacchi sulla stampa, che, secondo Morinello, sarebbero stati ispirati da Crocetta e da alcuni dei suoi consulenti, tra cui quello per la Comunicazione, Klaus Davi. Morinello ha anche denunciato di essere stato oggetto di minacce, di intimidazioni e di diffamazioni, anche con lettere anonime. Ha accusato infine Crocetta di essere stato il "persuasore occulto" del segretario nazionale del Pdci Oliviero Diliberto, il quale ha optato per il seggio alla Camera scattato nella circoscrizione Sicilia Occidentale, impedendo allo stesso Morinello di essere eletto. Ritenendo che il sindaco abbia organizzato persino "i finti attentati e le false minacce di morte, che Crocetta ha denunciato ma che organi inquirenti hanno sempre smentito", chiede alla magistratura di "fare chiarezza".
20/07/2006
Fonte: La Sicilia

Cuffaro contro Sky... La Rai non aiuta

ROMA - Totò Cuffaro contro Sky Tv: il governatore della Sicilia ha formalmente diffidato la piattaforma satellitare dal trasmettere il documentario "La mafia è bianca" previsto questa sera alle 23 sul canale Sky Cinema Autore. Ma, a quanto si apprende, Sky manderà regolarmente in onda il filmato di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini, già uscito in dvd, all'interno di una serata interamente dedicata alla memoria del giudice Paolo Borsellino a 14 anni dalla morte. Secondo il presidente della Regione Siciliana, il documentario, che racconta i camaleontici cambiamenti della mafia e le sue commistioni con la politica siciliana, è diffamatorio. Cuffaro, d'altra parte, aveva chiesto il sequestro del dvd-libro "La mafia è bianca", edito da Bur nella collana SenzaFiltro, al momento dell'uscita denunciando autori ed editore. A gennaio il Presidente della I Sezione Civile del Tribunale di Bergamo aveva respinto la richiesta del Presidente della Regione Siciliana, sostenendo che testo e immagini (compresa l'introduzione di Michele Santoro) non potevano considerarsi ingiuriosi e diffamatori.Cuffaro aveva già diffidato Sky lo scorso 24 maggio, in occasione del quattordicesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli uomini della scorta. Anche allora era prevista la proiezione del documentario all interno di una serata commemorativa, ma la coincidenza con le elezioni regionali aveva convinto la tv di Murdoch a rimandare la messa in onda. Questa volta, dopo una ulteriore analisi del documento, Sky ha fatto sapere di voler trasmettere regolarmente il filmato. È ipotizzabile, a questo punto, che, dopo la diffida, il Governatore Cuffaro estenda la denuncia fatta a suo tempo agli autori del documentario e all'editore, anche a Sky.


Perchè il documentario "La mafia è bianca", che stasera va in onda su Sky, non viene trasmesso anche dalla Rai? Se lo chiede Roberto Natale, segretario Usigrai, secondo cui "non e` accettabile che il servizio pubblico sia meno libero di altre emittenti e meno attento all'informazione di qualità"."Sky manderà in onda questa sera - dice Natale - , in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio, l'inchiesta firmata da Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini. È una buona notizia per tutti coloro che apprezzano il giornalismo d'approfondimento: il lavoro viene trasmesso nonostante i tentativi del Presidente della Regione Sicilia di bloccarne la diffusione. Ma è una notizia che non può lasciare indifferente la Rai: non solo perchè si tratta di due autori che in Rai si sono formati e che con la Rai continuano a collaborare, ma soprattutto perchè non è accettabile che il servizio pubblico sia meno libero di altre emittenti e meno attento all'informazione di qualità. Il vertice di viale Mazzini deve far comprendere che è finita l'epoca dell'asservimento, che portò a garantire al Presidente Cuffaro una trasmissione "di riparazione". E per dirlo al pubblico in maniera chiara -. sottolinea ancora Natale - si potrebbe scegliere di mandare in onda l'inchiesta di Bianchi e Nerazzini su una delle tre reti generaliste della Rai, con tutte le opportune garanzie di contraddittorio. La qualità del servizio pubblico - conclude il segretario Usigrai - non è separabile dal coraggio e dal contenuto civile della sua programmazione".
19/07/2006
Fonte: la Sicilia

Confische nell' agrigentino

AGRIGENTO - La Dia di Agrigento ha confiscato beni per un valore complessivo di due milioni e 800 mila euro a Grazia Maira, moglie di Salvatore Failla, ex presidente dell'Istituto autonomo case popolari della città dei Templi, attualmente detenuto per associazione mafiosa. Si tratta di un complesso agrituristico, beni immobili e appezzamenti di terreno. Il provvedimento, emesso dai giudici della seconda sezione del tribunale di Agrigento, è la conclusione di un iter processuale che nel novembre 2005 aveva determinato un sequestro preventivo per un ammontare di tre milioni euro. Le indagini sono state condotte dalla sezione operativa della Direzione investigativa antimafia di Agrigento, con il coordinamento del procuratore della Repubblica, Ignazio de Francisci e del sostituto, Luca Sciarretta.Failla nel marzo 2004 è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere perchè coinvolto nell'inchiesta "Alta mafia".
19/07/2006
Fonte: La Sicilia

mercoledì, luglio 19, 2006

Ridotta la pena a Riina jr

PALERMO - I giudici della corte d'appello hanno ridotto la pena per Giuseppe Salvatore Riina, 28 anni, terzogenito del boss Totò Riina, ai quali sono stati inflitti 11 anni e otto mesi. In primo grado il giovane era stato condannato a 14 anni e otto mesi di reclusione dai giudici del tribunale di Palermo. Riina jr è accusato di associazione mafiosa finalizzata all'assegnazione di appalti, riciclaggio ed estorsione. Il figlio di "Totò u curto" era stato arrestato il 5 giugno del 2002, accusato dagli inquirenti di gestire gli affari di famiglia al posto del padre, in carcere dal '93, e del fratello maggiore Giovanni, condannato all'ergastolo per omicidio. Riduzioni di pena sono state decise dalla corte, presieduta da Salvatore Scaduti, anche per altri coimputati del figlio del boss. Per uno di loro, Giuseppe Diesi, è stata ordinata la scarcerazione. E' stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa e condannato a tre anni solo per tentata estorsione. In primo grado Diesi aveva avuto sette anni e otto mesi. Ridotte le pene anche per Stefano Greco, accusato di favoreggiamento, al quale sono stati inflitti otto mesi. Il tribunale lo aveva condannato a due anni. Antonino Bruno ha avuto sette anni e quattro mesi (9 anni e dieci mesi in primo grado) mentre Emiliano Baiamonte a cinque anni e quattro mesi (7 anni in primi grado).
19 Luglio 2006
Fonte: La Repubblica

Scrive anche Bertinotti

ROMA - Il Presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, ha inviato un messaggio alla famiglia Borsellino in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio nel quale rinnova la "profonda gratitudine" nei confronti del magistrato ucciso dalla mafia per la sua battaglia contro la criminalità."In occasione del quattordicesimo anniversario della scomparsa di Paolo Borsellino e dei componenti della sua scorta - Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina - nel tragico attentato di via D'Amelio, si rinnova in noi tutti la profonda gratitudine per la battaglia coraggiosa da lui combattuta per il riscatto della Sicilia e dell'intero Paese dall'onta della mafia. La ricorrenza odierna - ha scritto Bertinotti - ci richiama al dovere di proseguire quella battaglia nel solco dell'eredità ideale che Borsellino ci ha lasciato, sorretta dalla fiducia nelle Istituzioni democratiche, nel valore della legalità e nel coinvolgimento della società civile, a partire dalle giovani generazioni, nella costruzione del proprio futuro di libertà e di progresso."Affrancarsi - ha aggiunto - dal gioco della criminalità organizzata e dall'inquinamento dell'illegalità mafiosa significa affermare, nei comportamenti e nelle scelte quotidiane, una cultura nuova, radicata su un senso etico forte, capace di avere ragione sul clientelismo, sull'economia malata, sulla politica che contraddice se stessa riducendosi a gestione di interessi e ad affarismo"."Su questa verità - ha concluso - si fonda oggi l'impegno coraggioso di tante associazioni e realtà che, giorno dopo giorno, fanno della lotta alla mafia la ragione della propria esistenza. È una testimonianza importante che la lezione di Paolo Borsellino ha radici profonde nel nostro Paese, un segno positivo da cui oggi la politica può trarre la forza necessaria per continuare, con rinnovato impegno, nel contrasto a tutte le mafie ed al loro disegno di disgregazione morale e civile. Alla signora Agnese, ai figli di Paolo Borsellino, ai familiari degli agenti della sua scorta, oggi uniti nei medesimi sentimenti di dolore, esprimo la più profonda ed intensa solidarietà, a nome mio personale e di tutta la Camera dei Deputati".
19/07/2006
Fonte: La Sicilia

Messaggio di Napolitano

ROMA - "Il sacrificio di Paolo Borsellino resta di monito a non abbassare mai la guardia nella lotta per debellare le insidie, ovunque si annidino, di questo gravissimo fenomeno criminoso". È quanto scrive tra l'altro Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio alla signora Agnese Borsellino in occasione del quattordicesimo anniversario dell'uccisione a Palermo del magistrato e della sua scorta."Il 19 luglio 1992 - ricorda Napolitano nel suo messaggio alla vedova del magistrato - l'arroganza spietata della criminalità mafiosa stroncava la vita di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta Catalano, Cosina, Loi, Li Muli e Traina. Resta indelebile nella memoria l'angoscia e il dolore dei giorni in cui il delirio di onnipotenza della cupola mafiosa, già abbattutosi contro Giovanni Falcone, sua moglie e altri coscienziosi agenti di polizia, culminò nel tentativo di scardinare, colpendo le sue più ferme e intransigenti espressioni, l'ordinamento dello Stato e delle sue istituzioni. Possiamo dire oggi che quella strategia si è rivelata illusoria e che il sacrificio dei servitori dello Stato non è stato vano. La concezione della giustizia e lo spirito di servizio, che avevano animato le battaglie di Paolo Borsellino e di tante altre vittime della mafia, hanno segnato una netta linea di contrapposizione al terrore dell'anti-stato e costituito un esempio costante e positivo per l'azione della Magistratura e delle Forze dell'Ordine. Questi valori hanno consentito, di recente, di assicurare finalmente alla giustizia anche i maggiori responsabili di molti efferati delitti e di infliggere duri colpi alla stessa organizzazione mafiosa; sono stati di sprone alla mobilitazione collettiva delle coscienze e delle forze sane di settori sempre più ampi della società civile, dal mondo del lavoro a quello dell'impresa, dalla scuola all'università, dalla cultura all'associazionismo.Il sacrificio di Paolo Borsellino resta di monito a non abbassare mai la guardia nella lotta per debellare le insidie, ovunque si annidino, di questo gravissimo fenomeno criminoso. La consapevole missione di uomini coraggiosi come suo marito aiuta a comprendere i percorsi da seguire e contribuisce a non disperdere il clima di nuova fiducia e speranza nelle istituzioni e nella loro rinnovata responsabilità nell'azione per migliori condizioni di sicurezza, di convivenza e di crescita sociale ed economica.
Mai come oggi - conclude Napolitano - avvertiamo che la determinazione nella lotta a tutte le mafie non può conoscere alcuna scissione dall'impegno comune per superare arretratezze e squilibri in favore di una società più giusta, più solidale, aperta ai giovani, fiduciosa nel futuro. Sono certo che questi obiettivi sono oggi più vicini e possibili".
19/07/2006
Fonte: La Sicilia

La rabbia

PALERMO - "Ogni anno si ritrova la speranza di andare avanti e la forza di combattere ancora. Il segno più bello è la presenza di ragazzini di 13 anni che non erano nati al momento della strage ma che sono qui per ricordare il sacrificio di uomini come mio fratello. È la testimonianza tangibile di una memoria che viene tramandata". Lo ha detto Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso in via D'Amelio e leader del centrosinistra all'Assemblea regionale Siciliana."Le istituzioni colgano i messaggi di speranza e di lotta costruttiva di questi bambini a cui è affidato il futuro di questa terra, in cui la giustizia è troppe volte ignorata - continua la Borsellino -. Siamo attoniti ma non meravigliati delle collusioni mafia-politica, mafia-economia. Come si può andare avanti così?"
19/07/2006
Fonte: La Sicilia

Borsellino e la scorta

PALERMO - In una giornata per lui importante e dolorosa nello stesso tempo, Manfredi Borsellino, dirigente della polizia postale di Palermo ha portato a termine, dopo cinque anni di indagini, una operazione - forse di secondaria importanza - ma che presenta un forte ruolo simbolico. Proprio memoria del padre Paolo, Borsellino ha dedicato l'operazione: "È un modo importante di lavorare il 19 luglio, per ricordare e onorare la memoria di mio padre. Anche con queste piccole iniziative giudiziarie e investigative si può incidere sulla società per contribuire al rispetto delle regole", ha affermato il figlio del magistrato assassinato dalla mafia assieme a cinque uomini di scorta il 19 luglio 1992 con una auto imbottita di tritolo fatta esplodere in via D'Amelio, mentre il magistrato si stava recando a far visita alla anziana madre.Palermo, dunque, ma anche tutta la Sicilia ricordano la strage. Numerose le iniziative per celebrare la figura di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta Walter Cusina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, ma anche per rinnovare l'impegno alla lotta alla mafia. Articolato il programma pensato dai familiari del magistrato e da un cartello di associazioni. Teatro principale sarà via D'Amelio, luogo di performance, incontri con i ragazzi e riflessioni. Oggi, per tutto il giorno, via D'Amelio diventa luogo d'incontro e confronto.A partire dalle 9 con bambini e ragazzi, alle 17 con lo spettacolo "Parole e musica per non dimenticare", realizzato da un'idea di Giuseppe Cutino e con la Compagnia Ditirammu di Vito Parrinello, Rosa Mistretta e la partecipazione straordinaria di Renato Scarpa. Alle 19.30 si terrà invece la Messa presso la Chiesa di San Saverio all'Albergheria. Alle 20.30, presso la Biblioteca comunale, l'incontro a cura dell'Associazione Piera Cutino, del Centro siciliano di documentazione "Peppino Impastato" e di "Magistratura democratica". Antonio Ingroia, segretario della sezione Palermo di Magistratura democratica, Umberto Santino, presidente del Centro Impastato, e Rita Borsellino discuteranno con Enzo D'Antona, caporedattore di Repubblica di Palermo, su "Società e mafia: aggiornare l'analisi per pensare nuovi strumenti di contrasto della mafia". Previste anche due testimonianze su azioni concrete di contrasto al racket e all'usura, a cura del Comitato Addio Pizzo e della Cooperativa sociale Solidaria.In via D'Amelio, in rappresentanza del Governo nazionale era presente il Guardasigilli Clemente Mastella: "Sono qui - ha detto prima di deporre una corono di fiori sotto la lapide che ricorda la strage - per onorare un eroe della democrazia. Occorre - ha proseguito - eliminare le scorie della criminalità e delle mafie che opprimono i cittadini. Devo dare atto alla procura di Palermo - ha aggiunto il ministro - che finora ha saputo fare questo lavoro, ma anche alle altre procure impegnate nella lotta contro la criminalità.
Per quanto riguarda le altre celebrazioni istituzionali, in mattinata il vicesindaco di Palermo Giampiero Cannella, in rappresentanza del sindaco Diego Cammarata, ha deposto in via D'Amelio una corona di fiori per ricordare la strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Anche il presidente della Provincia di Palermo, Francesco Musotto, accompagnato dal picchetto d'onore, deporrà una corona di fiori in via D'Amelio. Per ricordare il giudice, quest'anno la Provincia ha fatto stampare anche un libro di fotografie dal titolo "Alla memoria...", curato da Antonino Giordano e da padre Cosimo Scordato, che sarà presentato questa sera alle 20 nella chiesa di S.Saverio, al termine di una messa solenne."Abbiamo voluto lasciare un segno tangibile di questo anniversario - ha detto Musotto - per chi ha vissuto la stagione della rabbia e dell'indignazione ma anche per tanti giovani che ne hanno solo sentito parlare. È da loro che deve trarre linfa e speranza la battaglia quotidiana contro la "culturà mafiosa". Il volume sarà distribuito gratuitamente nel corso della presentazione.Il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, affida ad un comunicato i suoi sentimenti per questa giornata particolare: "Il sacrificio di Paolo Borsellino, degli agenti Agostino Catalano, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina costituisce per ogni siciliano appassionato al destino di questa terra fonte viva e permanente di testimonianza, esempio e memoria. Tutti siamo tenuti a onorare ogni giorno il sacrificio di quanti sono caduti per difendere la nostra terra da ogni forma di condizionamento mafioso - conclude Cuffaro - attraverso l'umile ma tenace assolvimento delle responsabilità cui siamo chiamati". Si mobilita anche il Comune di Messina: l'assessore alla Legalità, Clelia Fiore, ha inaugurato nella sala Giunta di Palazzo Zancla uno sportello antiracket.
19/07/2006
Fonte: La Sicilia

martedì, luglio 18, 2006

Arrestato l'altro Guttadauro

PALERMO - E' stato arrestato a Palermo Filippo Guttadauro. L'uomo, fratello di Giuseppe Guttadauro, capomafia di Brancaccio, è considerato il "portavoce" del boss latitante Matteo Messina Denaro e avrebbe svolto la funzione di collegamento fra il capomafia trapanese e Bernardo Provenzano.Guttadauro è anche cognato di Matteo Messina Denaro ed è indicato nei "pizzini" di Provenzano con il numero 121. Gli inquirenti lo ritengono il capomafia di Castelvetrano (Trapani). L'uomo è stato fermato su ordine dei pm Massimo Russo, Michele Prestipino e Roberto Piscitello e il decreto di fermo è stato vistato anche dai procuratori aggiunti Giuseppe Pignatone e Alfredo Morvillo.Filippo Guttadauro viveva fra Aspra, borgata alle porte di Palermo e Castelvetrano. Nel covo di Montagna dei Cavalli in cui è stato arrestato Provenzano, gli agenti hanno trovato anche una lettera autografa di Guttadauro indirizzata al vecchio padrino. Ma a rafforzare il quadro d'accusa sono state le intercettazioni effettuate nel box del boss Nino Rotolo dove, durante i summit registrati dalla polizia, i capimafia parlavano spesso dell'attività illegale portata avanti da Filippo Guttadauro, in particolare sulle estorsioni a imprese palermitane che effettuavano lavori nel trapanese.Nel corso di una perquisizione nell'abitazione di Filippo Guttadauro gli inquirenti hanno trovato numerose lettere di Maria Mesi, considerata l'amante di Matteo Messina Denaro. Il contenuto delle missive è al vaglio della polizia che le ha sequestrate. Durante la perquisizione sono state trovate anche numerose lettere del fratello di Messina Denaro, Salvatore, detenuto per altre vicende.Gli investigatori contestano a Filippo Guttadauro la piena partecipazione a Cosa nostra. In particolare avrebbe svolto per conto del boss latitante Matteo Messina Denaro e di Bernardo Provenzano, diversi incarichi importanti per risolvere contrasti tra le cosche di Trapani e Agrigento. Si tratta di "contrasti" che riguardano la gestione del pizzo imposto ad alcuni supermercati realizzati nell'agrigentino, i cui proprietari sarebbero però legati a Messina Denaro.Gli investigatori sono arrivati a identificare il numero 121 che più volte viene indicato nei "pizzini" di Provenzano, grazie a diversi elementi di riscontro che hanno permesso di risalire a Filippo Guttadauro. Nei confronti dell'uomo vi è anche una perizia grafica che conferma il fatto che una lettera trovata nel covo di Provenzano sia stata scritta di suo pugno. Guttadauro nel '97 era già stato condannato per associazione mafiosa, scontando la pena.
18/07/2006
Fonte: La Sicilia

Tre arresti per usura

PALERMO - Sono state derubricate dal gup in estorsioni e danneggiamenti le accuse per due imputati agrigentini che due anni fa erano stati arrestati per associazione mafiosa. Solo per uno di loro ha retto il capo d'imputazione, mentre per altri quattro il giudice ha deciso l'assoluzione. Il processo si è svolto con il rito abbreviato. Il gup Corrado Binenti ha condannato a cinque anni e quattro mesi Angelo Occhipinti, 50 anni, l'unico al quale è stata riconosciuta l'associazione mafiosa; Emanuele Sanfilippo, di 34 e Vincenzo Cardella, di 50, condannati a sei mesi di reclusione per minacce ad un imprenditore. Sono stati prosciolti Angelo Greco, Pasquale Cardella, Calogero Licata e Giuseppe Greco Cutturello. Il processo era stato istruito dal pm Corrado Fasanelli e scaturisce dall'indagine "Progresso" che nel febbraio 2004 portò a Licata all'arresto di nove persone. Per tutti allora era contestata l'accusa di associazione mafiosa armata dedita al controllo di varie attività criminose e soprattutto degli appalti pubblici attraverso imprese a loro collegate o imponendo agli imprenditori il personale, i mezzi e le forniture di materiali per l'edilizia.
17/07/2006
Fonte: La Sicilia

Auto data alle fiamme

GELA (CALTANISSETTA) - Un incendio, le cui cause sono in corso di accertamento, ha distrutto un'auto a Gela. La vettura era posteggiata in via Venezia. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco e polizia. Indagini sono in corso.
17/07/2006
Fonte: La Sicilia

Parla Grasso

SIRACUSA - "Oggi l'impresa mafiosa penetra nell'economia pulita riversando in essa sempre più denaro sporco. Così facendo la libertà d'impresa rischia di diventare un simulacro". L'economia dunque sarebbe il terreno preferito dei movimenti mafiosi. Secondo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, oggi all'Isisc, l'Istituto superiore internazionale di scienze criminali, per la sessione conclusiva della conferenza nazionale sul tema "Pubblica amministrazione, diritto penale e criminalità organizzata" promossa dall'Opco, l'Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata, organismo permanente di consulenza della Regione siciliana, "il concetto di impresa mafiosa è oggi quanto mai complesso"."La mafiosità, infatti, non è tanto legata al tipo di attività svolta, che anzi assai spesso è di per sè assolutamente lecita, quanto piuttosto ai metodi utilizzati. Oggi esiste una rete di relazioni personali estremamente vischiosa, nella quale si preferisce entrare piuttosto che isolarsi". Grasso ha quindi tratteggiato tre macro tipologie di rapporti tra imprese e mafia: "l'acquiescenza pura e semplice al ricatto; la resistenza, finchè si può (anche se da alcune indagini è emerso che in taluni casi era la stessa mafia ad incoraggiare l'adesione delle vittime alle associazioni antiracket, sancendo il tentativo della mafia di infiltrarsi nell'antimafia); la connivenza, che può assumere diverse forme: riciclaggio, accettazione di un ruolo di capo-cordata nei rapporti con la pubblica amministrazione. Ci sono imprenditori che è difficile definirli come inquadrati in un'organizzazione, che però svolgono tale ruolo, traendone vantaggio"."Infine - dice Grasso - l'impresa connivente può fruire dei vantaggi di tali rapporti anche nel settore privato. Ecco perchè la mafia non potrà mai essere compatibile con un'economia sana". La sessione finale della conferenza è stata presieduta da Giovanni Tenebra, responsabile del comitato scientifico dell'Opco.
16/07/2006
Fonte: La Sicilia

domenica, luglio 16, 2006

Iniziative per "Via d'Amelio"

PALERMO - Due giorni, a partire da martedì, per ricordare a Palermo Paolo Borsellino e gli agenti della scorta morti nella strage del 19 luglio '92 in via d'Amelio. Il programma è stato messo a punto dai familiari del magistrato ucciso e da un cartello di associazioni. Teatro principale delle iniziative sarà via d'Amelio.
Ad aprire il calendario delle iniziative sarà alle 21 di martedì "Legami di memoria", iniziativa organizzata, come ogni anno, dall'Arci Sicilia. La serata si aprirà con la performance "Il teatro disertore" a cura dei Cantieri sociali Hurria di Trapani e con la direzione artistica di Roberto Caruso. A seguire le testimonianze di Rita Borsellino, sorella del magistrato, Fabio Alberti, presidente dell'associazione Un ponte per... Mercoledì, per tutto il giorno, via d'Amelio diventerà luogo d'incontro e confronto. Di mattina, a partire dalle 9 con bambini e ragazzi, alle 17 con lo spettacolo "Parole e musica per non dimenticare", realizzato da un'idea di Giuseppe Cutino e con la Compagnia Ditirammu. Alle 19,30 si terrà invece la messa nella Chiesa di San Saverio all'Albergheria. E, infine, alle 20,30 nella Biblioteca comunale, l'incontro a cura dell' associazione Piera Cutino, del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato e di Magistratura democratica. Antonio Ingroia (segretario della sezione palermitana di Md, Umberto Santino (presidente del Centro Impastato) e Rita Borsellino discutono con il giornalista Enzo D'Antona su "Società e mafia": aggiornare l'analisi per pensare nuovi strumenti di contrasto della mafia. Il dibattito sarà preceduto da una performance artistica a cura di Davide Enia accompagnato dal musicista Giulio Barocchieri. Previste anche due testimonianze su azioni concrete di contrasto al racket e all'usura a cura del Comitato Addio Pizzo e della cooperativa sociale Solidaria.
16/07/2006
Fonte: La Sicilia

sabato, luglio 15, 2006

Beccati...

Fonte: Giornale di Sicilia

Sciolto Consiglio comunale a Campobello di Licata

PALERMO - Il Consiglio dei ministri ha deciso lo scioglimento del consiglio comunale di Campobello di Licata (Ag) "dove sono state accertate - si legge in un comunicato di Palazzo Chigi - forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata". Gli appalti pubblici e l'attività amministrativa del Comune di Campobello di Licata sarebbero stati intrecciati con gli interessi illeciti dei boss mafiosi agrigentini. Gran parte di questi affari illegali hanno sostenuto l'atto d'accusa dei magistrati, che ha portato all'arresto del sindaco del centro della provincia di Agrigento, Calogero Gueli (Ds), finito in manette il 22 giugno scorso per concorso esterno in associazione mafiosa e scarcerato nei giorni scorsi.Secondo l'accusa il primo cittadino avrebbe assicurato l'aggiudicazione o la gestione di appalti pubblici di opere e servizi e il rilascio da parte del Comune di concessioni edilizie e assegnazioni di aree a imprese vicine o comunque riconducibili ai boss. Ad esempio l'Anaconda Costruzioni srl, che di fatto, sempre secondo i pm, è amministrata da Calogero Gueli e dai suoi figli Vladimiro Salvatore (indagato anche lui) e Fidel Leonzio. In cambio, sempre secondo i pm, i boss avrebbero garantito al sindaco "protezione e opportunità di lavoro per le ditte a lui riconducibili, nonchè un sostegno elettorale nelle elezioni comunali del 1997 e del 2002".Il prefetto di Agrigento dopo l'arresto aveva sospeso Gueli, che era già stato condannato in passato per abusivismo edilizio e rinviato a giudizio per voto di scambio, dalla carica di sindaco. Prima di allora l'attività ispettiva dei commissari prefettizi era stata portata avanti e in base alle conclusioni dei tre incaricati (un funzionario della prefettura e due ufficiali della Gdf e dei carabinieri) il prefetto aveva chiesto lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
14/07/2006
Fonte: La Sicilia

giovedì, luglio 13, 2006

Omicidio Basile, Sprio torna in carcere

PALERMO - L'ex funzionario della Regione siciliana, Velio Sprio è tornato stamani in carcere, dai domiciliari, per scontare la condanna all'ergastolo (divenuta definitiva) per 4 omicidi, tra cui quello del dirigente regionale Filippo Basile. L'ordine di arresto, firmato dalla procura centrale, è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale.
13/07/2006
Fonte: La Sicilia

mercoledì, luglio 12, 2006

Incendiata pizzeria a Gela

PALERMO - Un attentato incendiario, è stato compiuto a Gela, contro la pizzeria di proprietà di Giovanni Di Stefano, 47 anni. Ignoti hanno abbandonato davanti alla saracinesca dell'esercizio (chiuso in quel momento per riposo settimanale) una Fiat 500 che era stata rubata a una parrucchiera; l'hanno cosparsa di benzina e poi hanno appiccato il fuoco.Le fiamme e il fumo hanno danneggiato parte della pizzeria, situata in un immobile di due piani, e causato l'intossicazione di una casalinga, Saveria Scalia, di 50 anni, che è stata ricoverata in ospedale con sintomi di asfissia. La donna, con il marito, Orazio Migliore, occupa l'appartamento sopra l'esercizio. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, carabinieri e polizia. Si sospetta che possa essere opera del racket delle estorsioni, che domenica, nella stessa zona, ha intimidito un commerciante di audiovisivi sparando alcuni colpi di pistola contro la saracinesca del suo negozio.Messaggi di solidarietà sono pervenuti al propietario della pizzeria, che nega di avere ricevuto minacce o richieste di denaro.
12/07/2006
Fonte: La Sicilia

martedì, luglio 11, 2006

Due arresti a Catania

CATANIA - Con l'accusa di estorsione aggravata in concorso la squadra mobile di Catania ha arrestato Luigi Ferrini, 32 anni, e Antonino Caruso, 31 anni. Erano entrambi pregiudicati e sottoposti alla misura della sorveglianza speciale e, secondo gli inquirenti, sarebbero i presunti esattori del pizzo. I due sono stati bloccati dopo aver ritirato il denaro, 500 euro, frutto della presunta estorsione ai danni di una impresa che aveva vinto l'appalto per la ristrutturazione della delegazione comunale nel quartiere di Monte Po a Catania.
Le indagini sono state condotte congiuntamente dal Commissariato di Gela (luogo di provenienza dell'impresa vittima dell'estorsione) e dalla Squadra mobile di Catania. Attraverso una serie di intercettazioni, predisposte dalla Dda di Catania, gli agenti sono giunti a ricostruire la dinamica dell'estorsione. L'imprenditore avrebbe già versato 2000 euro. Al secondo appuntamento, nel quartiere di Monte Po a Catania, la polizia è intervenuta in forze subito dopo la consegna dei 500 euro. Da quanto è stato reso noto, in un primo tempo, la vittima del "pizzo" avrebbe cercato di negare l'estorsione, ma è stato posto davanti alle registrazioni in possesso della polizia.
I due avrebbero agito facendo riferimento all'appartenza ad un clan mafioso, circostanza considerata aggravante del reato. Secondo quanto rende noto la squadra mobile di Catania, i due arrestati sarebbero affiliati al clan Santapaola del quartiere di Monte Pò. Ferrini era stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per associazione mafiosa, ed era sottoposto al regime della sorveglianza speciale in base alla normativa antimafia. Caruso ha diversi precedenti per rapina e reati contro il patrimonio in genere, ed è anche lui sorvegliato speciale.
11/07/2006
Fonte: La Sicilia

Chi era Mercadante

PALERMO - Gli inquirenti lo indicano come il "consigliori" dei boss fedeli a Bernardo Provenzano: il politico a cui le cosche si rivolgevano per agganciare esponenti istituzionali e mettere in pratica le strategia politico-affaristico di Cosa nostra. Con queste accuse è stato arrestato nel pomeriggio il deputato regionale di Forza Italia, Giovanni Mercadante, 58 anni, primario dell'Ospedale Civico di Palermo, al quale viene contestato il reato di associazione mafiosa. Secondo l'opinione dei pm il politico farebbe parte integrante di Cosa nostra.In passato la procura aveva chiesto per due volte l'archiviazione dell'indagine avviata dopo che tre collaboratori di giustizia avevano parlato di Mercadante: un medico, secondo i pentiti, al servizio dei boss corleonesi, prima di diventare un punto di riferimento dei capimafia anche come politico. Accuse che per la Procura non potevano reggere in un processo. Ma poi sono state acquisite anche le intercettazioni effettuate in un box utilizzato dal boss Nino Rotolo per riunire la cupola mafiosa e discutere delle strategie di Cosa nostra. E dai colloqui, registrati per oltre un anno, il nome di Mercadante è emerso tante volte, collegato sempre ad affari illeciti.Mercadante, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato vicino alle cosche fin da giovane: lo zio, Tommaso Cannella, capomafia di Prizzi, è uno dei "fedelissimi" di Provenzano. Anche il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, sottolinea i numerosi riscontri su questo insospettabile professionista: "gli accertamenti su Mercadante partono dall'inchiesta per la ricerca di Provenzano, e in questo contesto abbiamo riscontrato che il politico è uno dei quei professionisti al servizio del "sistema Provenzano". Un consulente di cui si serve Cosa nostra per capire e adattare le cosche alle situazioni sociali e politiche del momento".Da alcune intercettazioni che riguardano le conversazioni fra il boss Nino Cinà e lo stesso Mercadante, si evince l'interesse dei capimafia collegato al mondo della Sanità, a partire dalla nomina di alcuni primari a Palermo. In particolare, secondo l'accusa, il deputato regionale avrebbe svolto un ruolo di intermediario fra i boss, l'ex ministro Gianfranco Miccichè e il deputato "azzurro" Pippo Fallica.Secondo il gip Maria Pino "il contributo dei collaboratori di giustizia, le rilevanti acquisizioni documentali e le significative risultanze delle plurime attività di intercettazione effettuate anche nell'ambito di altri procedimenti, danno piena contezza dell'organico inserimento di Mercadante nel sodalizio criminoso, e più in particolare nel novero di quelle persone che Provenzano, nell'ambito di Cosa nostra, ha eletto "cosa sua riservatà". Con specifico riguardo alla condotta dell'indagato, il gip osserva che Mercadante "ha certamente manifestato nei confronti dei compartecipi una stabile e continuativa disponibilità".In questo contesto, tornano d'attualità le dichiarazioni di tre pentiti: Nino Giuffrè, Angelo Siino e Giovanni Brusca, le cui rivelazioni costituiscono ulteriori tasselli del puzzle messo insieme dagli investigatori. L'ex capomafia di Caccamo racconta di essersi rivolto a Mercadante, su indicazione dello stesso Provenzano, per fare eseguire alcuni esami clinici al latitante agrigentino Ignazio Ribisi. Siino parla del professionista come di "uno dei più grossi favoreggiatori" del padrino di Corleone; Brusca lo definisce "persona disponibile".L'arresto del deputato regionale di Forza Italia, che sarà adesso sospeso dall'Ars per decreto, ha rinfocolato la polemica tra i partiti sui rapporti mafia-politica. Per Rita Borsellino è la conferma di "un sistema politico-mafioso consolidato". Ma il parlamentare azzurro Carlo Vizzini replica: "chi si precipita oggi a pontificare sul caso Mercadante fa finta di non comprendere che il problema riguarda tutti i partiti".
11/07/2006
Fonte: la Sicilia

lunedì, luglio 10, 2006

Rinvii a giudizio a Messina

MESSINA - Il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Ezio Arcadi, ha chiesto il rinvio a giudizio di sette presunti affiliati al clan Centorrin o di Caltabiano arrestati lo scorso gennaio nell'ambito dell'operazione "Good Friends". L'inchiesta ha fatto luce sul racket delle estorsioni nei confronti di commercianti di Taormina e Giardini Naxos. Il processo è stato chiesto per Carmelo Porto, 49 anni, Giuseppe Grillo, 43 anni, Carmelo Spinella, 35 anni, Gaetano Scalora, 43 anni e Tiziano Trimarchi, 24 anni, Salvatore Fichera, 25 anni e Domenico Turiano 50 anni. Nella stessa inchies sono stati coinvolti Santo Messina Paranta e Mario Paratore che hanno fatto istanza di patteggiamento.Gli indagati sono accusati di estorsione, tentata estorsione, furto ed incendi aggravati ai danni soprattutto dei commercianti di Taormina e Giardini. Secondo i carabinieri chiedevano un pizzo mensile che variava dai 200 ai 2000 euro,secondo la disponibilità economica delle vittime. A dare input all'indagine dei carabinieri, nel gennaio del 2005, sono state le denuncie degli imprenditori.
10/07/2006
Fonte: La Sicilia

Arrestato Mercadante

PALERMO - Agenti della polizia di Stato della Questura di Palermo hanno arrestato il deputato regionale di Forza Italia, Giovanni Mercadante, 58 anni, medico, con l'accusa di associazione mafiosa. Il provvedimento di custodia cautelare è firmato dal gip Maria Pino ed è stato richiesto dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai pm Maurizio De Lucia, Michele Prestipino, Nino Di Matteo e Domenico Gozzo.Il politico è coinvolto nell'indagine che era stata avviata dalla procura sui favoreggiatori del boss Bernardo Provenzano. Mercadante è stato bloccato dagli agenti della Questura nel pomeriggio, mentre si trovava per strada a Palermo. Il politico è stato colto di sorpresa dagli agenti che gli hanno notificato l'ordine di custodia cautelare in carcere con l'accusa di associazione mafiosa.Mercadante era stato rieletto all'Assemblea regionale siciliana lo scorso maggio nella lista di Forza Italia. Il politico è stato fatto salire su un'auto civetta della polizia ed è stato condotto negli uffici della Questura.
10/07/2006
Fonte: La Sicilia

Gueli rimesso in libertà

PALERMO - I giudici del tribunale del riesame hanno annullato l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'ex deputato regionale dei Ds, Calogero Gueli, sindaco di Campobello di Licata (Agrigento). Il politico è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.Gueli è detenuto nel carcere di Livorno e nel pomeriggio è tornato in libertà. Il sindaco, difeso dall'avvocato Lillo Fiorello, era stato arrestato il 22 giugno scorso su richiesta dei pm della Dda di Palermo nell'ambito di una inchiesta su affari illeciti, in particolare appalti pubblici, avviati dai boss agrigentini in contatto con la politica.Nelle scorse settimane il difensore di Gueli aveva fatto ricorso al tribunale del riesame che adesso ha accolto l'istanza per mancanza di indizi. 10/07/2006
Fonte: La Sicilia

sabato, luglio 08, 2006

Latitante arrestato a Teramo

CATANIA - Il catanese Salvatore Marchetta, 20 anni, nei cui confronto la Direzione distrettuale antimafia di Catania aveva emesso nei giorni scorsi un provvedimento di fermo per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, è stato arrestato dalla polizia di Atri, in provincia di Teramo. Il giovane era sfuggito all'operazione condotta dalla squadra mobile di Catania denominata Malaerba. Nel tentativo di evitare la cattura Marchetta ha forzato con la sua vettura un posto di blocco della polizia, ma la sua corsa è finita contro un'altra autovettura sulla quale vi erano dei senegalesi. Abbandonato il veicolo, il giovane ha proseguito la sua fuga a piedi ma è stato inseguito e raggiunto da agenti di polizia del commissariato di Atri.
08/07/2006
Fonte: La Sicilia

giovedì, luglio 06, 2006

Figlio in provetta per un boss

PALERMO - Il boss Salvino Madonia, il mafioso che uccise l'imprenditore Libero Grassi, è stato autorizzato dal gup di Palermo a fecondare artificialmente la moglie. Madonia è detenuto da diversi anni perchè deve scontare una condanna all'ergastolo. Il giudice Fabio Licata ha accolto la richiesta presentata nel 2004 dal difensore di Madonia, l'avvocato Giovanni Anania. La fecondazione sarà eseguita a spese del sistema sanitario nazionale nell'Asl dell'Aquila, dove il sicario è detenuto. Il giudice ha imposto che il prelievo del liquido seminale avvenga in carcere, secondo le procedure previste dal regime di sicurezza cui Madonia è sottoposto.
Madonia si era sposato in carcere con Mariangela Di Trapani, figlia del boss Francesco, morto durante la latitanza. Le loro nozze sono state celebrate il 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci in cui morì il giudice Giovanni Falcone; già nel 2000 la donna ha avuto da Madonia un primo figlio. È rimasto un mistero come il boss lo abbia concepito, dato che al detenuto è preclusa la possibilità di incontri privati con i familiari.Nel 1997 un altro caso simile si era verificato con i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, capimafia di Brancaccio; anche loro durante la detenzione erano diventati papà grazie all'inseminazione artificiale. L'inchiesta avviata allora dalla procura non accertò mai le responsabilità, i sospetti furono rivolti sul loro difensore, l'avvocato Memi Salvo, che venne in seguito condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, che si riferiva ad altri fatti.
06/07/2006
Fonte: La Sicilia

Ancora passi avanti a Gela

GELA (CALTANISSETTA) - L'amministrazione comunale di Gela ha pagato per circa due anni lo stipendio minimo di sopravvivenza a un dipendente comunale detenuto e interdetto in perpetuo dai pubblici uffici in seguito a una condanna definitiva all'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa. Nessuno, negli uffici del personale, aveva visto i documenti pervenuti dall'amministrazione della giustizia e l'uomo aveva continuato a ricevere il cosiddetto assegno alimentare di 600 euro. È stato il nuovo capo del personale ad accorgersi dell'errore (quello precedente era stato trasferito dal sindaco per gravi inadempienze).
Lo ha segnalato al segretario generale e quindi al sindaco, che ha ordinato di richiedere al casellario giudiziale nuovi certificati penali per aggiornare i fascicoli personali di tutti i dipendenti. Intanto è stata avviata contro il dipendente l'azione di recupero delle somme indebitamente incassate. "Anche questo - ha detto il sindaco Rosario Crocetta - è il segno del cambiamento, perchè in passato, sono stati commessi errori più gravi ma nessuno si è mai accorto di nulla". Crocetta, ha puntualizzato che è stata avviata un'azione di monitoraggio e controllo "dopo la sospensione dall'elenco dei beneficiari del Reddito Minimo di Inserimento (Rmi) della moglie del boss latitante, Emmanuello, effettuata nell'aprile scorso".
04/07/2006
Fonte: La Sicilia

Operazione antimafia sui Santapaola

ROMA - Dalle prime ore della mattina, la Polizia di Stato di Catania sta dando corso ad un'operazione antimafia; numerosi sono i provvedimenti di fermo, che sono stati disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, eseguiti dagli investigatori della Squadra Mobile di Catania per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e detenzione illegale di armi.
L'attività di oggi - viene spiegato in un comunicato - giunge al termine di una laboriosa ed articolata fase investigativa supportata da attività tecniche, protrattasi per circa due anni. Con essa gli investigatori ritengono di aver fatto luce e di aver disarticolato una presunta organizzazione criminale affiliata al clan mafioso Santapaola. Ulteriori particolari dell' operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terrà stamattina.
05/07/2006
Fonte: La Sicilia

Ricordato omicidio Basile

PALERMO - Ricordato stamane a Palermo il funzionario della Regione siciliana, Filippo Basile, assassinato il 5 luglio del 1999 nel capoluogo siciliano. A Basile è stata intitolata la piazzetta dove venne ucciso, dietro l'assessorato all'Agricoltura. Nel corso della cerimonia, i familiari hanno scoperto una targa predisposta dal comune. Insieme alle autorità erano presenti esponenti della Cgil ed i rappresentanti dell'Associazione per i diritti del cittadino, della Libera università della politica e dell'Associazione Solidaria. "La Cgil - dice Enza Albini, della segreteria siciliana del sindacato - è orgogliosa di ricordare un pubblico funzionario, un dirigente ma soprattutto un uomo che ci ha insegnato il coraggio di lavorare con determinazione nell'onestà e nella cultura del cambiamento fatta di formazione, informazione, di rigore, di cui Basile comprese il valore strategico per il rilancio della pubblica amministrazione".
05/07/2006
Fonte: La Sicilia

mercoledì, luglio 05, 2006

Duro colpo ai Santapaola

CATANIA - Sono in tutto 13 le persone fermate nell'operazione antimafia che ha consentito alla polizia di Catania di infliggere un duro colpo ai vertici del clan Santapaola. Uno dei fermati è stato bloccato in un lussuoso albergo di Taormina. Altri quattro esponenti della banda sono invece riusciti a sfuggire alla cattura. Gli arrestati a vario titolo sono accusati di avere creato un vero e proprio canale di importazione di cocaina, marijuana ed ecstasy dall'Albania all'Italia. Sostanze stupefacenti che smistavano tra la Puglia, la Sicilia ed altre regioni del nord Italia. L'organizzazione criminale non si sarebbe limitata solo al traffico di droga, ma importava anche armi. L'inchiesta è iniziata due anni fa, ma il blitz è scattato stamane alle prime luce dell'alba. All'operazione ha collaborato anche il nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari. Anni di pedinamenti ed intercettazioni telefoniche hanno consentito di sgominare la banda.
I tredici provvedimenti di fermo hanno raggiunto Fabio Arcidiacono, di 22 anni e Rosario Campolo, di 38 anni, entrambi di Catania ma residenti ad Aci Catena; Francesco Condorelli, di 34 anni, residente a Mascalucia; Gaetano Di Stefano, di 27 anni, residente a Gravina di Catania; Antonino Ficarra, di 22 anni, nato a Verona e residente a Mascalucia; Maurizio Fiocco, 36 anni, orignario di Catania e residente ad Aci Catena; Francesco Napoli, 30 anni di Catania; Giuseppe Portale, 35 anni, di Catania; Franco Ridolfi, 45 anni di Ostuni, in provincia di Brindisi; Antonino Salemi, di 29 anni, di Catania; Carmelo Salemi, 37 anni, di Catania; Tommaso Carmelo Sciuto, 26 anni, di Catania; Gaetano Trombino,di 29 anni, nato a Catania e residente a Gravina di Catania. Tutti sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione di stupefacenti, porto e detenzione di armi da fuoco, violazione degli obblighi imposti dalle misure di prevenzione previste per la criminalità mafiosa.
Il fermo, disposto dai magistrati della Dda di Catania, secondo quanto reso noto nel corso di una conferenza stampa, è scattato stamane all'alba per evitare che alcuni degli indagati sfuggissero alla cattura. I provvedimenti originariamente erano diciassette ma ne sono stati eseguiti tredici perchè in quattro si sono resi irreperibili. Uno degli indagati Ridolfi è stato fermato a Brindisi, mentre Ficarra è stato catturato a Varese.
05/07/2006
Fonte: La Sicilia

Condannato finanziere residente in Sud Africa

PALERMO - I giudici della seconda sezione del tribunale hanno condannato a nove anni di reclusione il finanziere Vito Roberto Palazzolo, da anni residente in Sudafrica, accusato di associazione mafiosa. Dopo la lettura del dispositivo della sentenza, i giudici hanno emesso anche un ordine di custodia cautelare. L'uomo, originario del palermitano, risulta adesso latitante. I pm Domenico Gozzo e Gaetano Paci avevano chiesto una condanna a 12 anni di reclusione. Per l'accusa Palazzolo è considerato uomo d'onore della famiglia mafiosa di Partinico ed in affari con Bernardo Provenzano.
Vito Roberto Palazzolo per 17 anni è stato considerato latitante ma dal 2003, da quando la Cassazione ha annullato l'ordine di arresto, era sotto processo in contumacia. Le prime inchieste su Palazzolo vennero avviate negli anni Ottanta da Giovanni Falcone e sfociarono poi nell'indagine "Pizza connection". Proprio per uno stralcio di questa inchiesta, Palazzolo è ancora sotto indagine negli Stati Uniti per traffico di stupefacenti. I pm Domenico Gozzo e Gaetano Paci hanno contestato all'imputato fatti di mafia a partire dal 1992 fino ad oggi, fra questi, oltre ai rapporti economici con Bernardo Provenzano, anche alcuni contatti con il senatore Marcello Dell'Utri (Fi), al quale l'imprenditore chiedeva aiuto "per evitare problemi giudiziari", e poi con il boss Pino Lipari e con Andrea Mangiaracina.
Secondo l'accusa Palazzolo avrebbe avuto interessi economici insieme a Provenzano in una catena di supermercati in Sicilia e in passato anche in una società di assicurazione tedesca. I pm, durante la requisitoria, hanno parlato anche di alcune dichiarazioni fatte da Palazzolo all'Fbi, dalle quali emerge che in passato l'imprenditore ha avuto contatti con il medico Nino Cinà, arrestato nei giorni scorsi per mafia. Agli agenti federali l'imprenditore originario di Terrasini ha detto di aver ricevuto una lettera da Cinà, che è stato il medico di Riina, che gli chiedeva di "lavorare insieme"..
05/07/2006
Fonte: La Sicilia

martedì, luglio 04, 2006

Dopo - Grasso? Forse Messineo

PALERMO - Un accordo fra i consiglieri di Unità per la Costituzione, il gruppo di maggioranza al Csm che rappresenta la corrente di centro dei magistrati e quelli di Magistratura Democratica (la corrente di sinistra), potrebbe portare Francesco Messineo alla nomina di procuratore di Palermo. Il magistrato è capo dell'ufficio del pm a Caltanissetta. La notizia è trapelata da fonti giudiziarie. Il plenum dovrà scegliere nelle prossime settimane il successore di Piero Grasso, dallo scorso ottobre alla guida della Direzione nazionale antimafia. Per la corsa alla poltrona di procuratore di Palermo ci sono anche gli aggiunti Giuseppe Pignatone e Guido Lo Forte, entrambi di Unità per la Costituzione, ma da quanto si apprende Unicost e Md avrebbero chiuso un patto in favore di Messineo, anche lui della corrente di centro, tagliando fuori Pignatone che era favorito per la nomina, e proposto anche dai togati moderati di Magistratura Indipendente e dai laici della Cdl. I consiglieri di Md che sostenevano Lo Forte si sposterebbero sul procuratore di Caltanissetta. C'è chi pensa che i veti incrociati su Pignatone - titolare del processo al presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, dell' indagine sull'ex sottosegretario Saverio Romano (Udc) e su altri politici e regista negli ultimi anni dell'arresto di Provenzano - alla fine possono avere avvantaggiato Messineo. In un primo momento la candidatura di Messineo era stata accantonata anche per il coinvolgimento del fratello del magistrato in una inchiesta della procura di Palermo e per un coinvolgimento, negli anni Ottanta, del cognato in un processo per favoreggiamento alla mafia da cui è stato poi assolto. Dalla sua Messineo ha, rispetto a Pignatone e Lo Forte, il fatto che è il più anziano professionalmente, l'unico ad avere la titolarità di una procura. E proprio sulla gestione della Dda guidata da Messineo a Caltanissetta, la Dna ha sollevato nel 2005 alcuni appunti che sono stati inseriti nella relazione annuale, e fa riferimento alla "informalità nello scambio di notizie" fra i pm antimafia. Vicende che a Palermo, negli anni in cui era procuratore Grasso, crearono profonde spaccature che sono state guidate anche dai rappresentanti di Magistratura Democratica che chiedevano "la circolazione delle notizie". Il procuratore di Caltanissetta, Francesco Messineo, è entrato il 20 giugno scorso nella rosa dei candidati che la commissione per gli incarichi direttivi del Csm propone al plenum per la nomina del prossimo procuratore di Palermo, dopo il ritiro di Renato Papa, procuratore aggiunto a Catania. A indicare Messineo sono stati i due consiglieri di Unità per la Costituzione in Commissione, Vladimiro De Nunzio e Giuseppe Meliadò. La scelta di Unicost e Md di puntare su Messineo, secondo quanto si apprende in ambienti giudiziari, potrebbe determinare un giro di poltrone che consentirebbe a Guido Lo Forte (appoggiato da Md) di andare a occupare il posto di procuratore a Caltanissetta e al presidente dell'Anm nazionale, Giuseppe Gennaro (Unicost), attuale procuratore aggiunto a Catania, di essere nominato procuratore nella città etnea dopo il pensionamento di Mario Busacca che dovrebbe lasciare nei prossimi mesi.
03/07/2006
Fonte: La Sicilia

Operazione "Dionisio", 38 rinvii

CATANIA - Il giudice per l'udienza preliminare di Catania, Carla Cannella, accogliendo le richieste del sostituto procuratore Agata Santanocito, ha rinviato a giudizio 38 indagati dell'inchiesta su mafia e affari denominata Dionisio contro Cosa nostra etnea, le cui indagini sono state svolte dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale.
Il 4 ottobre, davanti ai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Catania, dovranno comparire anche l'ex sindaco di Palagonia e attuale consigliere provinciale di Fi Salvino Fagone, accusato di associazione mafiosa, e l'ex deputato regionale di An e attuale presidente della direzione regionale di Alleanza siciliana Gino Ioppolo, imputato per corruzione e coercizione elettorale. Il primo è sospettato di avere avuto rapporti con il boss Francesco La Rocca di Caltagirone; il secondo di avere chiesto voti a persone vicine alla 'famiglia' Mangion alle regionali del 2001. Entrambi si sono sempre proclamati innocenti ribadendo la loro totale estraneità ai fatti che gli sono contestati dalla Procura di Catania. Il Gup ha archiviato la posizione di due imputati: quelle di Francesco Librizzi e Giuseppe Laurino, che sono stati assolti. Domani ci sarà l'udienza davanti al Gup per 41 imputati che hanno scelto il giudizio alternativo del rito abbreviato. Altre 22 persone sono indagate nell'ambito dell'inchiesta Dionisio: la loro posizione è al vaglio della Procura che ha chiuso le indagini e sta per decidere sull'eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Le indagini dell'operazione Dionisio sono state svolte dai carabinieri del Ros di Catania e sfociarono, il 7 luglio del 2005, nell'arresto di 83 persone accusate di appartenere o di essere vicine a Cosa nostra.
04/07/2006
Fonte: La Sicilia

domenica, luglio 02, 2006

Auguri ad Addiopizzo !!!

Palermo, 29 giu. Il Comitato Addiopizzo compie due anni ed entra nelle periferie.
Gli 'attacchini', che due anni fa comparvero per la prima volta con i loro manifesti in cui invitavano i palermnitani a dire no al racket del pizzo, festeggiano il loro secondo compleanno affiggendo, questa volta, adesivi per le vie dei quartieri interessat poco piu' di una settimana fa dall'operazione antimafia 'Gotha', che la ha portato in carcere boss mafosi e gregari, tra i quali Uditore, Passo di Rigano e San Lorenzo.
''Con la convinzione che questo sia il momento migliore per continuare ad assestare colpi ad una
gia' provata Cosa Nostra - spiegano i giovani - il Comitato Addiopizzo e' sceso nuovamente per
strada la scorsa notte e lo ha fatto per divulgare il proprio messaggio anche tra i consumatori e i
commercianti delle zone rimaste da poco ''orfane'' dei loro boss di riferimento''.
Fonte: Adkronos

Arrestato membro dei Santapaola

CATANIA - La polizia ha arrestato a Catania Davide Giuseppe Silverio, di 38 anni, ritenuto organico al clan Santapaola-Ercolano, perchè deve espiare la pena di 11 anni, tre e 26 giorni di reclusione per associazione mafiosa, concorso in rapina aggravata, estorsione, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, furto aggravato ed altro.
Nel 2003 Silverio fu arrestato nell'ambito dell'operazione denominata "Proserpina" con l' accusa di associazione mafiosa ed estorsione.
30/06/2006
Fonte: la Sicilia

Processo "cenere lavica"

CATANIA - Il presidente della Terza Sezione penale del Tribunale di Catania, Michele Fichera, ha rigettato la lista dei testi eccellenti che erano stati citati a difesa dagli avvocati dell'ex Giunta comunale di Catania nel processo "Cenere lavica". Tra questi vi erano l'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, il comandante dei carabinieri, generale Luciano Gottardo, e tutti i parlamentari catanesi della scorsa legislatura a Montecitorio e Palazzo Madama.
Nel processo sono imputati il sindaco Umberto Scapagnini (Fi) e otto ex assessori della sua giunta in carica nel 2005 nell'ambito dell'inchiesta sui contributi previdenziali pagati dal Comune ai propri dipendenti per i danni da cenere lavica tre giorni prima del voto amministrativo nel capoluogo etneo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono abuso d'ufficio e violazione della legge elettorale. Oggi i giudici hanno sentito due funzionari della Digos, Ferdinando Guarino, e Giovanni Tangorra.
Nella prossima udienza saranno ascoltati l'ex assessore Nino D'Asero, il segretario generale del Comune Armando Giacalone ed il ragioniere capo del Comune Giuseppe Giacalone. Oltre all'allora sindaco, poi riconfermato, Umberto Scapagnini, sono imputati anche otto degli ex assessori che componevano la sua giunta di centrodestra: Nino Strano, Fabio Fatuzzo, Orazio D'Antoni, Angelo Rosano, Antonino Nicotra, Filippo Grasso, Ignazio De Mauro e Rosario D'Agata. Al centro dell'inchiesta ci sono due delibere comunali per la restituzione dei contributi previdenziali il cui prelievo doveva essere sospeso durante l'emergenza cenere lavica, creata da una fase eruttiva dell' Etna. Per questo i circa quattromila dipendenti comunali avrebbero ricevuto in busta paga una somma compresa tra i 300 e i 1000 euro, che dovranno restituire senza interessi in 11 anni al loro ente previdenziale.
30/06/2006
Fonte: La Sicilia

Dell' Utri all'ultima spiaggia...

PALERMO - La difesa di Marcello Dell'Utri, processato in Corte d'Appello a Palermo per concorso in associazione mafiosa, ha citato tra i propri testi Silvio Berlusconi. Lo ha annunciato, all'apertura del dibattimento, uno dei legali del parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Di Peri. Nel processo di primo grado, concluso l'11 dicembre 2004 con la condanna di Dell'Utri a 9 anni, Berlusconi si era avvalso della facoltà di non rispondere perchè imputato di reato connesso.
Lo stesso Berlusconi, all'epoca Presidente del Consiglio dei Ministri, aveva comunicato la sua decisione al tribunale che si era recato a Palazzo Chigi per raccogliere la sua testimonianza. Dell'Utri è presente in aula nell'udienza che si è aperta con la relazione del giudice a latere Salvatore Barresi.
Rispetto al processo di primo grado è molto cambiata la composizione del collegio difensivo che ora comprende Nino Mormino, deputato siciliano di Forza Italia, Alessandro Sammarco, legale di Cesare Previti, e Pietro Federico. Unico confermato della vecchia "squadra", come l'ha chiamata Dell'Utri, l'avvocato Giuseppe Di Peri. La difesa si accinge a chiedere la riapertura dell'istruzione dibattimentale, nell'ambito della quale chiede di sentire Berlusconi, perchè è convinta che l'intero impianto accusatorio del processo, come ha dichiarato l'avvocato Sammarco, si basi su una "costruzione virtuale". Di prove, ha spiegato, non c'è nemmeno l'ombra mentre per Dell'Utri l'accusa è soltanto "politica".
I temi sui quali in appello sarà chiesto un approfondimento specifico riguardano gli attentati alla Standa di Catania, la collocazione dei ripetitori di Canale 5 in Sicilia all'inizio degli anni '80, l'assunzione di Vittorio Mangano nella villa di Arcore.
"Nel processo d'appello mi aspetto che si faccia giustizia e che il giudizio sia meno pesante di quello di primo grado". Ai giornalisti che lo hanno avvicinato fuori dall'aula il parlamentare di Forza Italia è apparso sereno e sorridente. "Mi chiedete come affronto il processo? Non ho - ha detto - tic nervosi e dormo benissimo". Oltre ad aspettarsi un giudizio meno "pesante", l'esponente di Forza Italia ha sottolineato di non avere neppure letto la sentenza di primi grado che ha definito "una sentenza politica". Non l'ha letta, ha aggiunto perchè non prova "piacere a leggere le accuse che mi riguardano". Alla domanda se la citazione di Berlusconi segnali un cambio della strategia difensiva ha detto "ma è un teste come un altro. È una richiesta che a me sembra normale. Non so se si avvarrà della facoltà di non rispondere, come ha fatto in primo grado. Sarà lui a deciderlo".
Dopo avere definito una "pura e santa invenzione" l'ipotesi di un suo rapporto con il faccendiere della mafia Vito Roberto Palazzolo, Dell'Utri ha detto che stavolta non commetterà gli errori del processo di primo grado. Dell'Utri considera un "errore" fare dichiarazioni spontanee alla corte. "Mi sono pentito - ha spiegato - di tutte le dichiarazioni spontanee fatte in tribunale. Non servono a nulla, non ti stanno a sentire e anzi aggravano la posizione dell'imputato. Potrebbero toglierle dalle procedure processuali". Sul cambio del collegio difensivo, Dell'Utri ha detto che "è un altro campionato: si cambia squadra anche se qualche giocatore resta". Infine, il parlamentare ha affermato che intende partecipare a tutte le udienze e che si darà interrogare.
30/06/2006
Fonte: La Sicilia

Ricercato si costituisce

PALERMO - Si è costituito ieri sera alla Squadra mobile di Palermo Francesco Picone, 66 anni, destinatario di uno dei 52 provvedimenti restrittivi emessi nei giorni passati dalla Dda di Palermo per associazione mafiosa. Picone era sfuggito al blitz che ha portato all'esecuzione da parte della Polizia di Stato di 45 arresti di presunti appartenenti a mandamenti e famiglie palermitane di Cosa Nostra e che ha assestato un duro colpo all'organizzazione criminale.
Nell'ambito dell'indagine che si è avvalsa di intercettazioni ambientali e della decifrazione dei noti pizzini del boss Provenzano, è emerso che Picone avrebbe retto le sorti della famiglia della Noce.
30/06/2006
Fonte: La Sicilia