martedì, luglio 11, 2006

Chi era Mercadante

PALERMO - Gli inquirenti lo indicano come il "consigliori" dei boss fedeli a Bernardo Provenzano: il politico a cui le cosche si rivolgevano per agganciare esponenti istituzionali e mettere in pratica le strategia politico-affaristico di Cosa nostra. Con queste accuse è stato arrestato nel pomeriggio il deputato regionale di Forza Italia, Giovanni Mercadante, 58 anni, primario dell'Ospedale Civico di Palermo, al quale viene contestato il reato di associazione mafiosa. Secondo l'opinione dei pm il politico farebbe parte integrante di Cosa nostra.In passato la procura aveva chiesto per due volte l'archiviazione dell'indagine avviata dopo che tre collaboratori di giustizia avevano parlato di Mercadante: un medico, secondo i pentiti, al servizio dei boss corleonesi, prima di diventare un punto di riferimento dei capimafia anche come politico. Accuse che per la Procura non potevano reggere in un processo. Ma poi sono state acquisite anche le intercettazioni effettuate in un box utilizzato dal boss Nino Rotolo per riunire la cupola mafiosa e discutere delle strategie di Cosa nostra. E dai colloqui, registrati per oltre un anno, il nome di Mercadante è emerso tante volte, collegato sempre ad affari illeciti.Mercadante, sostengono gli inquirenti, sarebbe stato vicino alle cosche fin da giovane: lo zio, Tommaso Cannella, capomafia di Prizzi, è uno dei "fedelissimi" di Provenzano. Anche il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, sottolinea i numerosi riscontri su questo insospettabile professionista: "gli accertamenti su Mercadante partono dall'inchiesta per la ricerca di Provenzano, e in questo contesto abbiamo riscontrato che il politico è uno dei quei professionisti al servizio del "sistema Provenzano". Un consulente di cui si serve Cosa nostra per capire e adattare le cosche alle situazioni sociali e politiche del momento".Da alcune intercettazioni che riguardano le conversazioni fra il boss Nino Cinà e lo stesso Mercadante, si evince l'interesse dei capimafia collegato al mondo della Sanità, a partire dalla nomina di alcuni primari a Palermo. In particolare, secondo l'accusa, il deputato regionale avrebbe svolto un ruolo di intermediario fra i boss, l'ex ministro Gianfranco Miccichè e il deputato "azzurro" Pippo Fallica.Secondo il gip Maria Pino "il contributo dei collaboratori di giustizia, le rilevanti acquisizioni documentali e le significative risultanze delle plurime attività di intercettazione effettuate anche nell'ambito di altri procedimenti, danno piena contezza dell'organico inserimento di Mercadante nel sodalizio criminoso, e più in particolare nel novero di quelle persone che Provenzano, nell'ambito di Cosa nostra, ha eletto "cosa sua riservatà". Con specifico riguardo alla condotta dell'indagato, il gip osserva che Mercadante "ha certamente manifestato nei confronti dei compartecipi una stabile e continuativa disponibilità".In questo contesto, tornano d'attualità le dichiarazioni di tre pentiti: Nino Giuffrè, Angelo Siino e Giovanni Brusca, le cui rivelazioni costituiscono ulteriori tasselli del puzzle messo insieme dagli investigatori. L'ex capomafia di Caccamo racconta di essersi rivolto a Mercadante, su indicazione dello stesso Provenzano, per fare eseguire alcuni esami clinici al latitante agrigentino Ignazio Ribisi. Siino parla del professionista come di "uno dei più grossi favoreggiatori" del padrino di Corleone; Brusca lo definisce "persona disponibile".L'arresto del deputato regionale di Forza Italia, che sarà adesso sospeso dall'Ars per decreto, ha rinfocolato la polemica tra i partiti sui rapporti mafia-politica. Per Rita Borsellino è la conferma di "un sistema politico-mafioso consolidato". Ma il parlamentare azzurro Carlo Vizzini replica: "chi si precipita oggi a pontificare sul caso Mercadante fa finta di non comprendere che il problema riguarda tutti i partiti".
11/07/2006
Fonte: la Sicilia

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