PALERMO - Il "papello", la lista di richieste che la mafia avrebbe avanzato nel 1992 fra le stragi
Falcone e Borsellino a uomini delle istituzioni per vantaggi in favore di Cosa nostra,
Massimo Ciancimino lo avrebbe conservato fino al 2005 nella cassaforte di casa sua a Palermo. Gli investigatori, nel corso di una perquisizione domiciliare, non controllarono però il forziere blindato. E' quanto emerge dall'interrogatorio al quale il dichiarante è stato sottoposto oggi dalla Procura di Catania, nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge anche professionisti e imprenditori di Palermo. Ciancimino, rispondendo alle domande del procuratore della Repubblica
Vincenzo D'Agata e del sostituto Antonino Fanara, ha ricordato che durante la prima perquisizione alla quale è stato sottoposto nel 2005, nell'ambito dell'inchiesta sfociata nella condanna per riciclaggio a cinque anni e otto mesi, gli investigatori non aprirono la cassaforte della sua abitazione. Secondo il figlio di don Vito, nel forziere vi erano diversi appunti del padre, compreso il papello. Il dichiarante ha già annunciato che intende consegnare il documento ai magistrati.
14/07/2009
Fonte: La Sicilia
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