TORINO - Come agente sotto copertura del Ros aveva messo le manette a Totò Riina. Era il 15 gennaio 1993. Altri tempi, altra storia. Perché da questa mattina "Arciere" è agli arresti domiciliari. Il maresciallo dei carabinieri Riccardo Ravera, 44 anni, celebre come braccio destro di "Ultimo", è accusato di concorso in estorsione. Per i pm torinesi Andrea Padalino e Enrico Arnaldi di Balme è complice di una banda di nomadi sinti specializzati in razzie d'opere d'arte.
Dopo gli anni della lotta alla mafia, Arciere era passato in servizio al Nucleo per la tutela del patrimonio culturale e artistico di Torino. La sua missione era recuperare la refurtiva rubata nella Palazzina di caccia di Stupinigi nella notte fra il 18 e 19 febbraio 2004. Un bottino da 8 milioni e 520 mila euro. Ma secondo la Procura, il maresciallo Ravera avrebbe trattato direttamente con i ladri e non con un informatore. Di più: avrebbe cercato di incassare parte del denaro pagato come taglia sulla refurtiva. Un'accusa gravissima. Che lui, difeso dall'avvocato Loredana Gemelli, respinge fermamente: "Tutti i miei movimenti durante quell'indagine delicatissima sono stati concordati con la catena di comando. Procura e vertici dei carabinieri sapevano tutto".
Per la brillante operazione - i mobili furono ritrovati il 26 novembre 2005 su un campo a trenta chilometri da Torino - Ravera era stato premiato e lodato. Ma nei giorni scorsi, quando aveva capito di essere iscritto nel registro degli indagati, aveva restituito la medaglia ricevuta dal presidente della Repubblica. Con lui, questa mattina, è stato arrestato anche il sovrintendente della polizia stradale di Saluzzo, Giuseppe Cavuoti: associazione a delinquere e concorso in estorsione.
Fonte: La Repubblica
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