Palermo, 17 mar. (Adnkronos/Ign) - I commercianti e gli imprenditori palermitani vittime del racket del 'pizzo' hanno deciso di rompere il muro dell'omertà e di ammettere le estorsioni subite. La Procura di Palermo ha così emesso 21 provvedimenti di fermo, eseguiti nelle notte dalla Squadra mobile diretta da Maurizio Calvino.
Le manette sono scattate ai polsi di esponenti del clan mafioso del boss Salvatore Lo Piccolo, arrestato con il figlio nel novembre scorso.
Nell'operazione 'Addio pizzo 2', coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Alfredo Morvillo, sono stati impiegati più di cento agenti di Polizia. Alcuni fermi hanno raggiunto i destinatari in carcere, mentre altri erano a piede libero.
Ad aiutare gli investigatori, oltre alle ammissioni dei commercianti vittime del pizzo, l'esame dei 'pizzini' ritrovati nella villa di Giardinello dove sono stati arrestati il 5 novembre scorso Salvatore e Sandro Lo Piccolo, e soprattutto le dichiarazioni dei neopentiti di mafia.
Mentre nei confronti dei commercianti palermitani che hanno negato davanti ai magistrati di aver pagato il pizzo, ci potrebbe essere l'iscrizione nel registro degli indagati con l'accusa di favoreggiamento. I commercianti sono stati ascoltati dagli investigatori nelle ultime settimane, dopo che i loro nomi erano apparsi sui 'pizzini' rinvenuti nel covo dei Lo Piccolo.
Nel corso dell'indagine è stata fatta luce anche sull'attentato incendiario del luglio 2007, quando Cosa nostra distrusse il capannone dell'imprenditore palermitano Rodolfo Guajana che denunciò subito il gesto degli estortori. In manette, infatti, è finito anche l'uomo che, secondo gli investigatori, avrebbe incendiato il deposito di vernici.
Il blitz antimafia di oggi "è un'operazione molto importante perché abbiamo colpito esponenti di spicco del clan Lo Piccolo", sottolinea il dirigente della Squadra mobile di Palermo Maurizio Calvino, arrivato da poco meno di un mese a sostituire Piero Angeloni.
Dal questore di Palermo Giuseppe Caruso, invece, ''l'ennesimo appello ai commercianti e agli imprenditori palermitani vittime del pizzo di denunciare i loro esattori". "Oggi c'è una maggiore presa di coscienza - ha detto ancora Caruso - anche se c'è ancora molta strada da fare''
Per il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso si tratta di "un ulteriore passo avanti per la liberazione dall'oppressione del racket". "I risultati ci sono - aggiunge l'ex procuratore di Palermo - ci si può rivolgere con fiducia alle forze dell'ordine. Speriamo che si continui su questa strada".
Il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello sottolinea come la collaborazione dei commercianti sia "un importante segnale di come le cose stiano cambiando anche a Palermo". Ma ''siamo ancora all'inizio. Se tutti quanti insieme continueremo su questo percorso, si potranno ottenere grandi risultati".
Fonte: Adn Kronos
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