PALERMO - Nella Palermo Calcio non c'era soltanto l'osservatore sportivo incaricato di scovare nuovi talenti calcistici. Anche Cosa nostra aveva il suo. Un mafioso condannato al primo maxiprocesso alla mafia a 5 anni e quattro mesi di reclusione, Totò Milano, il cui nome ricorre spesso nei pizzini trovati nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo, arrestato insieme al figlio Sandro nel novembre scorso. Arresti che hanno provocato un vero e proprio terremoto all'interno del clan mafioso. Da qualche mese, infatti, un altro uomo d'onore della famiglia Lo Piccolo, dopo Francesco Franzese, ha deciso di collaborare con la giustizia. Si tratta di Antonino Nuccio, soprannominato "Pizza", spesso citato nei pizzini trovati nel covo dei Lo Piccolo, perché uno dei grandi esattori del pizzo imposto a commercianti ed imprenditori di Palermo e dintorni.
"Pizza" ha già riempito pagine e pagine di verbali davanti ai magistrati della Dda di Palermo, Alfredo Morvillo, Anna Maria Picozzi, Gaetano Paci, Domenico Gozzo. I suoi più stretti familiari sono già al sicuro in una località lontana da Palermo. Ma dal capoluogo siciliano non si sono allontanati soltanto i parenti del nuovo pentito: anche due rapinatori, indicati nei pizzini trovati a Lo Piccolo come informatori dei "servizi segreti di Roma e di Palermo", sono fuggiti perché erano nel mirino di Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
I pizzini di Lo Piccolo stanno dando un gran da fare a magistrati ed investigatori che stanno tentando di delineare anche il ruolo dell'"osservatore sportivo" di Cosa nostra. Totò Milano, stando a quei pizzini, seguiva attentamente tutti gli interessi che ruotavano attorno al Palermo Calcio, avvicinando dirigenti ed amministratori che, secondo quanto veniva riferito a Lo Piccolo, lo frequentavano pur negando di sapere chi fosse davvero.
Eppure il cognome Milano è uno di quelli pesanti nell'universo mafioso. Il padre, Nicola, detto "U ricciu", fu tra i primi trafficanti di sigarette e di droga negli anni 70-80, ed il fratello Nunzio, viene indicato come il capo mandamento (capo di più "famiglie") di Palermo Centro. E tutti sono imparentati con la storica famiglia dei Greco di Ciaculli. Una sorella di Nunzio e Totò Milano è infatti sposata con Giuseppe Greco, "il regista" (ha prodotto alcuni film con Franchi Franchi e Barbara Bouchet), figlio del primo capo della Commissione di Cosa Nostra, Michele Greco, detto "il papa" della mafia, adesso ottantenne che sta ancora scontando una condanna all'ergastolo nel primo maxiprocesso.
I dirigenti del Palermo, alcuni dei quali nati e cresciuti in città dove queste cose sono note a moltissimi, adesso prendono le distanze da Totò anche se quest'ultimo, fino a qualche giorno fa, era sempre presente alle partite e agli allenamenti dei rosanero che seguiva in trasferta anche nell'aereo della squadra. Stando ai pizzini trovati nel covo dei Lo Piccolo, Totò Milano, seguiva attentamente anche il business che ruotava attorno alla squadra del Palermo, contattava i dirigenti e, attraverso alcuni "corrieri" informava il boss Lo Piccolo sugli affari che si potevano fare. Così com'è indicato in un pizzino dove viene riferito a Lo Piccolo di alcuni lavori che sono in corso nel campo per gli allenamenti dei rosanero a Boccadifalco, o per la costruzione del nuovo stadio che dovrebbe essere realizzato nel quartiere Zen di Palermo.
Totò Milano, dopo avere scontato la condanna a 5 anni e quattro mesi inflittagli nel maxi processo, aveva ripreso le sue frequentazioni con il mondo sportivo. Sin dai tempi dei presidenti Polizzi e Ferrara. Ed ha continuato sino ad ieri. Per lui non c'erano ostacoli di sorta. Era in rapporti con il direttore sportivo Rino Foschi, l'amministratore delegato Rinaldo Sagramola e Giovanni Pecoraro, altro dirigente della squadra rosanero. Tutti, ora, dicono che Milano era un "tifoso come tanti". Ma da quanto emerge dai pizzini di Lo Piccolo, era molto di più: una sorta di osservatore sportivo di Cosa nostra.
Fonte: La Repubblica
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