venerdì, dicembre 28, 2007

Contrada sta bene, stia in carcere!

SANTA MARIA CAPUA VETERE - Soffre di ischemia e di patologie broncopolmonari, oltre che di diabete, eczema, depressione. E tuttavia "le patologie da cui è affetto il detenuto Bruno Contrada non sono gravi", scrive il giudice. E soprattutto: "Esse non appaiono, allo stato, non trattabili in carcere". C'è già il no ufficiale di un magistrato di Sorveglianza sul caso che divide schieramenti politici ed opinione pubblica, mentre la richiesta di grazia avanzata a favore dell'ex numero 3 del Sisde Bruno Contrada, attualmente rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (condannato a 10 anni per concorso in associazione mafiosa, fine pena segnata per ottobre 2014) alimenta il dibattito sull'istruttoria aperta dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, e infiamma l'attesa intorno alla futura decisione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui spetta in via esclusiva il potere di concedere il provvedimento di clemenza individuale.Ieri altra sequenza di contrastanti pareri. Insorgono contro l'ipotesi della grazia il presidente della commissione antimafia Francesco Forgione ("Sarebbe il primo atto di clemenza per un reato di mafia nel nostro Paese, e non rappresenterebbe un buon segnale"); la vicepresidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, Giovanna Chelli ("Contrada venga curato e sconti la pena, ma se gli pesa: allora parli e chissà che non sappia qualcosa che ci riguarda"). Mentre il leader di An Gianfranco Fini riflette: "Il Presidente Napolitano sa cosa fare. Non si può fare come al bar". A favore della grazia il deputato azzurro Chiara Moroni. E al ministro Di Pietro che bacchettava il Guardasigilli, il ministro Mastella replica: "Non ho mai detto che la grazia a Contrada fosse un atto dovuto". La prima fumata nera per l'ex alto funzionario Sisde risale al 12 dicembre scorso: riguarda la richiesta di differimento di pena avanzata dai legali, bocciata in fase provvisoria. Il magistrato Daniela Della Pietra dell'Ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, infatti, dopo aver riportato la relazione sanitaria elaborata da un tenente colonnello del carcere - in cui si riconosce che "ancorché le patologie presentate dal detenuto Contrada non configurino una condizione di imminente pericolo di vita, si ritiene che lo stato detentivo costituisca una prevedibile causa di grave peggioramento" - valuta che quei malanni "non possono dirsi gravi e non trattabili in carcere". Sull'istanza si pronuncerà in via definitiva il Tribunale di sorveglianza di Napoli nell'udienza già fissata dal presidente Angelica Di Giovanni per il 24 gennaio: data peraltro definita "troppo lontana" dal legale Giuseppe Lipera che, insieme con il collega Enrico Tuccillo, ha avanzato una richiesta di anticipazione. Sull'ipotesi della grazia invece, la presidente Di Giovanni si limita a precisare: "A questo Tribunale non è giunta alcuna richiesta dal Guardasigilli. Quindi, per noi non c'è ancora alcuna istruttoria in corso". Dal carcere, intanto, si fa vivo Contrada con una lettera aperta. "Tutti coloro che vogliono pronunciarsi sulla mia vicenda - scrive Contrada - non parlino per sentito dire. Si informino, leggano atti, sentenze, memorie difensive". Un messaggio che il suo legale Lipera prova a spiegare meglio: "Nel processo è stato impiegato materiale probatorio fornito dagli stessi pentiti che avevano parlato contro il giudice Carnevale e contro l'ex premier Andreotti: loro sono stati assolti, Contrada no".

Fonte: La Repubblica


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