lunedì, dicembre 03, 2007

Morto Emmanuello

ENNA - Il boss di Gela, Daniele Emmanuello, è morto nella sparatoria avvenuta stamani nell'Ennese durante l'operazione della polizia di Stato che era diretta alla cattura del latitante. Emmanuello, di 43 anni, ricercato dal 1996 per associazione mafiosa, traffico di droga e omicidi. Il corpo dell'uomo si trova in un dirupo nelle campagne di Enna.
Il blitz della catturandi della squadra mobile per arrestare il mafioso gelese è cominciato all'alba, in contrada Giurfo a Villapriolo frazione settecentesca di Villarosa (Enna). Il latitante si nascondeva in un rustico a forma di "l" con annessa stalla circondato da alberi e in cui si accede da una strada sterrata che giunge proprio nel piazzale davanti all'edificio. La casa rurale stamani era avvolta nella foschia.
Gli agenti hanno circondato la zona intimando a chi era dentro di venir fuori e sparando alcuni colpi di pistola in aria. Emmanuello, latitante da 11 anni, è uscito da una finestra con ancora indosso la blusa del pigiama. Non è ancora chiaro se il latitante abbia sparato colpi di pistola; è certo che è caduto in un pendio molto scosceso.
Il medico legale sta esaminando il cadavere e accerterà se la morte è stata causata da colpi di arma da fuoco o dalla caduta. Sul posto, una zona in aperta campagna, sono presenti il procuratore della Repubblica di Caltanissetta Renato Di Natale, e i sostituti della Direzione distrettuale antimafia nissena Nicolò Marino e Roberto Condorelli.
Il proprietario del casolare dove si nascondeva Emmanuello è stato fermato e portato in questura a Caltanissetta per essere interrogato. Nell' edificio rurale è stato trovato un fucile.
Emmanuello era ritenuto il reggente dell'omonima cosca che opera a Gela. Condannato all'ergastolo per omicidi era ricercato dal 1996 e il suo nome era inserito nella lista dei latitanti più pericolosi d'Italia. La sua storia criminale comincia presto perchè ha tradizioni familiari: un suo zio Angelo, che era il capomafia locale, fu assassinato da suoi luogotenenti per fondare la Stidda.
Per vendetta la famiglia Emmanuello si schierò con gli uomini di Cosa nostra, capeggiati da Giuseppe Piddu Madonia. La contrapposizione sfociò in una sanguinosa faida. Recentemente il pentito Ciro Vara ha accusato Daniele Emmanuello di avere avuto un ruolo nella segregazione del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Lo scorso anno agli onori della cronaca salì sua moglie, V. D. F., 42 anni, che lavorava, in quanto ufficialmente 'nullatenente', nel gruppo dei 165 precari del 'Reddito minimo di inserimento', alle dipendenze del comune di Gela. Il sindaco, Rosario Crocetta, dopo aver ottenuto i risultati delle indagini patrimoniali e giudiziarie, licenziò la donna.


03/12/2007
Fonte: La Sicilia

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