martedì, ottobre 23, 2007

Talpe alla DDA, si rimane a Palermo

PALERMO - Il processo alle cosiddette "talpe" della Dda, che vede fra i suoi imputati il presidente della Regione Salvatore Cuffaro (accusato di favoreggiamento a Cosa nostra), prosegue con la discussione delle parti civili.
Lo ha stabilito stamane il presidente della terza sezione del Tribunale Vittorio Alcamo, rilevando di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale della decisione presa ieri dall'ufficio di presidenza della Corte di Cassazione che ha ritenuto formalmente ammissibile l'istanza di rimessione del processo presentata dai difensori di Cuffaro. Pertanto il presidente Alcamo ha dato la parola all'avvocato Fausto Amato, legale di parte civile per il Comune di Bagheria.
Ad apertura di udienza il presidente Vittorio Alcamo ha dato la parola alle parti civili. A questo punto l'avvocato Nino Mormino, difensore di Cuffaro, si è alzato in piedi per fare una comunicazione: "La nostra istanza di rimessione avanzata alla Corte di Cassazione è stata già destinata alla sezione ordinaria per la trattazione". Il presidente ha obiettato: "è una notizia che non ci è stata comunicata". Il difensore ha quindi aggiunto: "Noi non chiediamo la sospensione, ma forse si crea un problema ...".
Il presidente lo ha fermato: "Per noi no, perchè il codice parla chiaro. Poichè non risulta alcuna comunicazione della Cassazione, non vi è al momento ragione di modificare l'ordinanza della passata udienza che stabiliva la prosecuzione del processo".
Nei confronti di Cuffaro il pm Maurizio De Lucia e Michele Prestipino hanno chiesto otto anni di reclusione. Per gli altri 12 imputati del processo, tra cui l'imprenditore della sanità Michele Aiello e il maresciallo del Ros Giorgio Riolo, sono stati chiesti complessivamente 70 anni di reclusione.
L'istanza di remissione per "legittima suspicione" è stata presentata dai legali di Cuffaro dopo una polemica esplosa in procura sul reato da contestare al governatore siciliano.
Intanto, dicevamo, il processo continua ed in mattinata il legale dell'Asl 6 di Palermo, Federico Ferina, ha invocato per l'Ente un risarcimento di 80 milioni di euro. "La Asl di Palermo è stata gravemente danneggiata dalle illecite condotte contestate agli imputati - ha detto Ferina - mi riferisco al periodo che va dal '99 al 2002, anni in cui le due società di Aiello Atm e Villa Santa Teresa sono transitate al sistema di assistenza diretta".
Il presidente, Vittorio Alcamo, ha quindi rinviato il processo al prossimo 30 ottobre per la prosecuzione della discussione delle parti civili. Per quella data è prevista la continuazione della discussione delle parti civili.

23/10/2007
Fonte: La Sicilia

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