sabato, marzo 10, 2007

Rafforzare i legami tra le procure di Gela e Caltanissetta

Rafforzare il rapporto tra le Procure di Caltanissetta e di Gela per debellare reati di criminalità comune dietro i quali possono celarsi fenomeni legati all'attività di cosche criminali. Ha esordito così il procuratore facente funzioni Nicolò Marino, al timone della Procura di Gela in questo periodo vista l'assenza del procuratore capo Angelo Ventura, alla conferenza stampa tenutasi alla locale Compagnia dei carabinieri per illustrare gli esiti dell'operazione antiusura "Under pressure" che ha portato all'arresto di due persone. «Grande attenzione viene prestata all'usura ed all'attività estorsiva - ha detto il dottor Marino - e l'operazione di oggi dimostra come siano diffusi fenomeni del genere nel territorio gelese: una realtà in cui, senza essere giustizialista, il controllo del territorio è essenziale. Ma essenziale diventa anche la collaborazione delle vittime e l'auspicio è che decidano di rompere il muro del silenzio e comincino a rapportarsi con le forze dell'ordine e con la magistratura».
E sull'ipotesi che dietro l'attività usuraria portata avanti da De Giulio e Valenti ci fosse lo zampino della mafia, il dott. Marino è laconico. «C'è un controllo della criminalità organizzata in settori che riguardano il denaro - ha detto - e questo fenomeno, per la qualità dei soggetti ed il quantum del giro di denaro può fare ipotizzare altro», ha concluso. L'invito alla collaborazione, a non soccombere al ricatto di gente senza scrupoli, e dunque a denunciare vessazioni, è rivolto anche dal colonnello Diego Eramo. «La gente comincia ad avere fiducia - ha detto l'ufficiale dell'Arma - come dimostra l'operazione di oggi, segno tangibile che a Gela qualcosa sta cambiando».
Il sostituto procuratore Alessandro Sutera Sardo, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, ha illustrato l'attività investigativa condotta negli ultimi quattro mesi a seguito della denuncia sporta dalla vittima. Un'attività - ha detto il pm Sutera Sardo - che si è avvalsa di mezzi tecnici e che ha portato anche al sequestro di alcuni assegni.
Il maggiore Bartolomeo Di Niso, nel sottolineare la sinergia tra la la locale Procura e la compagnia dei carabinieri, ha evidenziato come in tempi celeri si sia riusciti a dimostrare il reato di usura. «Con questa operazione - ha detto il maggiore Di Niso - è stato dato un segnale chiaro alla città, di farsi avanti e di non soccombere a gente senza scrupoli».
Fonte: La Sicilia

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