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E sull'ipotesi che dietro l'attività usuraria portata avanti da De Giulio e Valenti ci fosse lo zampino della mafia, il dott. Marino è laconico. «C'è un controllo della criminalità organizzata in settori che riguardano il denaro - ha detto - e questo fenomeno, per la qualità dei soggetti ed il quantum del giro di denaro può fare ipotizzare altro», ha concluso. L'invito alla collaborazione, a non soccombere al ricatto di gente senza scrupoli, e dunque a denunciare vessazioni, è rivolto anche dal colonnello Diego Eramo. «La gente comincia ad avere fiducia - ha detto l'ufficiale dell'Arma - come dimostra l'operazione di oggi, segno tangibile che a Gela qualcosa sta cambiando».
Il sostituto procuratore Alessandro Sutera Sardo, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, ha illustrato l'attività investigativa condotta negli ultimi quattro mesi a seguito della denuncia sporta dalla vittima. Un'attività - ha detto il pm Sutera Sardo - che si è avvalsa di mezzi tecnici e che ha portato anche al sequestro di alcuni assegni.
Il maggiore Bartolomeo Di Niso, nel sottolineare la sinergia tra la la locale Procura e la compagnia dei carabinieri, ha evidenziato come in tempi celeri si sia riusciti a dimostrare il reato di usura. «Con questa operazione - ha detto il maggiore Di Niso - è stato dato un segnale chiaro alla città, di farsi avanti e di non soccombere a gente senza scrupoli».
Fonte: La Sicilia
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