venerdì, gennaio 05, 2007

Resoconto sulle famiglie mafiose etnee

Qual è l'attuale situazione, sulla base di ciò che risulta dalle indagini e dai processi, della criminalità organizzata in Sicilia? Per quanto concerne Cosa nostra, è da dire che nell'ultimo periodo non si rilevano significativi mutamenti nelle sue regole di composizione strutturale. L'associazione rimane ontologicamente caratterizzata, all'interno, da una ristretta e selezionata composizione, una salda compartimentazione ed una gestione verticistica del potere; all'esterno, da una notevole capacità penetrativa nei confronti di ambienti imprenditoriali, politici e sinanco istituzionali. Tuttora caratterizzata - nel suo complesso - da tre manifestazioni sintomatiche: territorialità, effettività, tendenziale esclusività, Cosa nostra continua ad essere fondata ancora sulla "famiglia", composta dagli "uomini d'onore", agli ordini di un "responsabile" coadiuvato da uno o più "capodecina". Nell'ambito della "famiglia" hanno ormai assunto fondamentale importanza i legami di sangue, intesi quali criteri concretamente praticabili nell'individuazione e nella scelta dei capi e dei gregari e che, in pratica, dovrebbero rendere impermeabile la congrega da eventuali tentazioni di collaborazione con la giustizia dei suoi adepti. È proprio attraverso il peso decisivo sempre più spesso conferito ai rapporti parentali che la predetta organizzazione tenta di assicurare stabilità agli assetti consolidati e di rendere impenetrabile dall'esterno la stessa struttura mafiosa. Al di sopra della "famiglia" si colloca il "mandamento", la cui estensione territoriale, una volta esattamente individuabile con riferimento al territorio geografico, avrebbe subito dei cambiamenti poiché alcune famiglie mafiose avrebbero esteso la loro influenza nei territori limitrofi. Del pari, non si riscontrano modifiche nelle regole preposte alla determinazione delle gerarchie superiori, secondo le quali i "capimandamento" appartenenti alle zone contigue compongono la "commissione provinciale", ed a loro volta i rappresentanti provinciali, talvolta assistititi dai loro aiutanti o consiglieri di fiducia, costituiscono la "Commissione regionale" o, come si usa dire con termine ormai reciprocamente mutuato dal linguaggio giudiziario a quello mediatico, "Cupola". Proprio nell'ottica di compartimentazione ai fini della migliore tenuta stagna della consorteria, nella distribuzione delle zone di influenza hanno prevalso le "famiglie" di minori dimensioni, in quanto tali meno profondamente intaccate dal fenomeno del pentitismo, mentre maggiore peso, anche nelle decisioni interne, hanno assunto i vertici provinciali a discapito delle competenze dell'organismo regionale, la cui convocazione, ritenuta vieppiù disagevole e rischiosa, viene ormai limitata ai casi di assoluta indispensabilità.
Fonte: La Sicilia

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