sabato, novembre 25, 2006

Il pizzo dal carcere

PALERMO - L'ordine di raccogliere il pizzo alle vittime di turno, dall'edicolante al meccanico, dal negoziante all'imprenditore, arrivava direttamente dal carcere. E' uno dei retroscena emersi dall'operazione antimafia condotta dalla guardia di finanza di Palermo, che all'alba di oggi ha portato all'arresto di due persone, Giusto Lo Bocchiaro, 32 anni e Adolfo Burgarello, 29 anni. A dare le indicazioni per la raccolta delle estorsioni è il padre di Giusto Lo Bocchiaro, uno dei due uomini finiti in carcere questa mattina con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.Secondo quanto emerso dalle intercettazioni ambientali raccolte dagli investigatori dal carcere, Giuseppe Lo Bocchiaro, in carcere perché ritenuto affiliato alla famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù di Palermo, avrebbe dato al figlio Giusto indicazioni specifiche in particolare sulla gestione delle scommesse clandestine e sulle estorsioni."Su specifica richiesta del padre, e alludendo chiaramente all'autorizzazione concessa per la raccolta del pizzo - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - Giusto Lo Bocchiaro riferisce al padre che è stato 'Zù Petrino' a dire di raccogliere i soldi". E i negozi che secondo Lo Bocchiaro padre si dovevano "mettere in regola" erano "un mare", cioè numerosi. Sarebbe stato lo stesso Giusto, adesso finito in carcere, a recarsi personalmente in un negozio "per chiederne", scrive il gip, "la cosiddetta messa ini regola". Nella conversazione, Giuseppe Lo Bocchiaro, non sapendo di essere intercettato e utilizzando comunque un linguaggio criptico, chiede al figlio di stilare una vera e propria lista di negozi.Nel corso delle indagini, la polizia giudiziaria della Finanza ha identificato anche gli esercizi commerciali vittime delle estorsioni. In particolare, si tratta del negozio di ricambi di moto Castaldi di via Oreto, dell'impresa individuale Barione di via Bergamo, sempre a Palermo, e dell'impresa individuale Ballotta di via Bergamo.Nelle conversazioni intercettate in carcere Giuseppe Lo Bocchiaro parla con il figlio di soldi che sono stati divisi tra lui e altre persone. E ancora, è il 23 dicembre del 2004, quando Giusto Lo Bocchiaro riferisce al padre "di avere ricevuto il permesso da terzi - scrive il gip nell'ordinanza - per prendere dei soldi da destinare ai suoi bisogni e a quelli della madre".
25/11/2006
Fonte: La Sicilia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come volevasi dimostrare, dal carcere fanno i loro porci comodi.