sabato, novembre 25, 2006

Confronto Aiello - Borzachelli

PALERMO - E' durato circa mezz'ora il confronto in aula fra l'imprenditore della sanità privata Michele Aiello, accusato di associazione mafiosa, e il maresciallo e deputato regionale, Antonio Borzacchelli, sotto processo per concussione e rivelazione in concorso di segreto d'ufficio.
I due sono stati fatti sedere l'uno accanto all'altro davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale che stanno processando Borzacchelli. Durante il confronto sono stati affrontati i punti che riguardano in particolare le somme di denaro che Aiello avrebbe versato al maresciallo in cambio di informazioni riservate o di favori "burocratici" presso gli uffici regionali della Sanità o l'Assemblea regionale siciliana.
Rispondendo alle domande dei propri difensori, Borzacchelli ha detto che nel periodo di Natale del 2001, Aiello gli mandò una confezione di bottiglie di champagne. "Ma in realtà dentro non c'erano le bottiglie - ha detto -, bensì 50 milioni di vecchie lire. Aiello mi disse: 'Io sono fatto così'".
L'imputato durante l'interrogatorio ha ribadito che tra lui e l'imprenditore c'era una società di fatto: "Io mi occupavo della parte burocratica e amministrativa della gestione del centro diagnostico Santa Teresa e lui si era affidato a me". "A me toccava il 5%. - ha continuato -. Eravamo talmente amici io e Michele che non c'era bisogno di fare una scrittura privata: In lui avevo una fiducia cieca".
Aiello durante il confronto si è rivolto a Borzacchelli dandogli del lei, mentre l'ex maresciallo l'ha chiamato "caro, Michele". L'imprenditore ha confermato quanto aveva detto in precedenza ai giudici in riferimento ad alcune fughe di notizie attraverso le quali avrebbe appreso nel dicembre 2002 da Borzacchelli che il pentito Nino Giuffrè stava facendo dichiarazioni su di lui agli investigatori.
Borzacchelli ha replicato dicendo: "Confermo di avere parlato nell'ottobre del 2002 a Michele di Giuffrè, ma è stato solo dopo che erano usciti i primi articoli di stampa che parlavano della sua collaborazione. In quella circostanza, sapendo che Aiello aveva pagato sette milioni di pizzo, gli consigliai di andare a parlare con i carabinieri di Termini Imerese, competenti per territorio, ma lui si rifiutò. Commentammo insomma solo un articolo di stampa, io non parlai di indagini segrete".
Aiello ha contrattaccato replicando di avere appreso dall'ex maresciallo di avere il telefono sotto controllo. "Non ho mai detto ad Aiello che i telefoni della società erano intercettati", ha risposto l'imputato.
Messi uno di fronte all'altro, l'imprenditore ha ricordato al sottufficiale i particolari su inchieste da lui appresi. "Mi disse - ha spiegato ai giudici - 'Vedi che c'è accanimento su di te'". Ma ancora una volta Borzacchelli ha smentito. L'imprenditore ha ricordato anche altre rivelazioni di notizie che sarebbero state fatte da Borzacchelli: "Nell'estate del 2003 - ha detto Aiello - mi disse in un primo momento che le indagini si stavano chiudendo positivamente per me, poi invece, subito dopo, ha detto che c'era un vero e proprio accanimento nei miei confronti". "Mai parlato di inchieste", gli ha fatto eco il sottufficiale.
Aiello ha negato inoltre di essere stato socio di Borzacchelli nel centro diagnostico di Bagheria. "Lo escludo categoricamente - ha affermato -. Il signor Borzacchelli non è ben informato. Mi sembra assurdo che io potessi dargli il 5 per cento delle mie società senza averne prima parlato con gli altri soci, tra cui mia moglie e mia sorella. Non c'era alcun accordo".
24/11/2006
Fonte: La Sicilia

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