venerdì, maggio 26, 2006

Processo Scapagnini

CATANIA - L'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, il comandante dei carabinieri, generale Luciano Gottardo, e tutti i parlamentari catanesi della scorsa legislatura a Montecitorio e Palazzo Madama. Sono alcuni dei testi a difesa citati dagli avvocati dell'ex Giunta comunale di Catania nel processo 'Cenere lavica'.La richiesta è stata depositata oggi alla prima udienza del procedimento, che si celebra davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania, in cui sono imputati il sindaco Umberto Scapagnini (Fi) e dotto ex assessori della sua giunta in carica nel 2005 nell'ambito dell'inchiesta sui contributi previdenziali pagati dal Comune ai propri dipendenti per i danni da 'cenere lavica' tre giorni prima del voto amministrativo nel capoluogo etneo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono abuso d'ufficio e violazione della legge elettorale.Il Tribunale si è riservato di decidere sulla lista dei testimoni presentata dalla difesa ma ha già deciso invece, ammettendola, sulla costituzione di parte civile del senatore della Margherita Enzo Bianco, che si è ritenuto leso in qualità di candidato sindaco del centrosinistra nelle scorse elezioni comunali a Catania.La procura di Catania, rappresentata dai pm Francesco Puleio e Ignazio Fonzo, aveva espresso parere positivo per il solo reato elettorale così come gli avvocati degli imputati.Oltre all'allora sindaco, poi riconfermato,Umberto Scapagnini, sono imputati anche otto degli ex assessori che componevano la sua giunta di centrodestra: Nino Strano, Fabio Fatuzzo, Orazio D' Antoni, Angelo Rosano, Antonino Nicotra, Filippo Grasso, Ignazio De Mauro e Rosario D'Agata. Al centro dell'inchiesta ci sono due delibere comunali per la restituzione dei contributi previdenziali il cui prelievo doveva essere sospeso durante l''emergenza cenere lavica' creata da una fase eruttiva dell'Etna.Per questo i circa quattromila dipendenti comunali avrebbero ricevuto in busta paga una somma compresa tra i 300 e i mille euro, che dovranno restituire senza interessi in 11 anni al loro ente previdenziale. Il Tribunale, accogliendo le richieste dei pm Puleio e Fonzo, ha ammesso come corpo del reato le due delibere e i due verbali di giunta 'incriminati' e ha poi aggiornato l'udienza al prossimo 30 giugno. E' previsto l'interrogatorio degli investigatori della Digos della Questura che hanno svolto le indagini.
26/05/2006
Fonte: La Sicilia

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