PALERMO - La corte d'appello di Palermo che celebra il processo di secondo grado all'ex ministro Calogero Mannino, accusato di concorso in associazione mafiosa, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma sulla inappellabilità delle sentenze di proscioglimento di primo grado. I giudici, accogliendo l'istanza del sostituto procuratore generale Vittorio Teresi, hanno inviato gli atti del dibattimento alla Corte Costituzionale, disponendo la sospensione del processo fino alla decisione della Consulta.Nell'eccezione il pg denunciava che "la modifica parziale del sistema delle impugnazioni nel processo penale ha creato una disarmonia grave a danno del pubblico ministero, nel senso della riduzione del suo potere di adire il giudice dell'appello, in secondo grado di giudizio". "Privare il pm - aveva scritto Teresi - della possibilità di far valere davanti ad una giurisdizione di merito gli eventuali errori in fatto rilevati nella sentenza di proscioglimento, produrrebbe una sorta di codificazione di infallibilità del giudice di primo grado". "Il nuovo sistema delle impugnazioni - per il magistrato - non consentirebbe, poi, in alcuna sede al pm di rilevare tutta una serie di errori, incongruenze, inesattezze, incompletezze rilevabili nelle sentenze di proscioglimento di primo grado. Per tanto una sentenza sbagliata in punto di fatto, rimarrebbe priva di ogni possibilità di essere riletta da una corte di merito".Secondo il pg, inoltre, la nuova normativa sarebbe "irragionevole" perchè, da un lato, "riconosce al pm il potere di appellare le sentenze di condanna quando ritenga le pene troppo miti rispetto alla gravità del fatto" mentre da un lato gli nega "il potere di appellare le sentenze di assoluzione che ritenga incoerenti rispetto alle risultanze processuali". Ad essere censurato dal magistrato "per violazione del principio di parità delle parti processuali, dell'obbligatorietà dell'azione penale e del principio di ragionevolezza" è anche "il sistema transitorio della legge sull'inappellabilità che ha tracciato un regime incomprensibilmente diverso tra i procedimenti pendenti in appello iniziati sotto la precedente disciplina e quelli nuovi, che interverranno, cioè dopo l'entrata in vigore della legge".Calogero Mannino venne assolto in primo grado dall'accusa di concorso in associazione mafiosa. La corte d'appello di Palermo, riformando la sentenza, lo ha poi condannato a 5 anni e 4 mesi. Successivamente la Corte di Cassazione ha annullato il verdetto con rinvio riassegnando il processo alla sezione dei giudici di appello davanti ai quali è stata ora sollevata l'eccezione di incostituzionalità.
05/05/2006
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