venerdì, maggio 05, 2006

Mandalà gestiva la latitanza di Provenzano

FIRENZE - Nicola Mandalà crebbe, nell'organizzazione di Cosa nostra, grazie al rapporto sempre più stretto con Bernardo Provenzano che lo portò anche a gestirne la latitanza. Lo ha detto stamani, nell'aula bunker di Firenze, il collaboratore Francesco Campanella sollecitato dalle domande della pm Sinatra che gli ha chiesto di raccontare al tribunale che ruolo ebbe, Mandalà, nella latitanza del 'boss dei boss'."Mandalà - ha detto Campanella - crebbe grazie al rapporto che aveva con Provenzano e che lo portò a gestire i mandamenti di Belmonte, Misilmeri e Bagheria, oltre che Villabate ed era in contatto con tutte le grandi famiglie di Palermo". Fu proprio Mandalà, ricorda Campanella, a chiedergli di falsificare la carta d'identità che servì a Provenzano per andare a Marsiglia ad operarsi. "La falsificazione non era buona - ha detto Campanella - ma Mandalà mi disse di stare tranquillo perchè l'ospedale a Marsiglia aveva già i moduli della Regione Siciliana utili per i ricoveri all'estero e che, quindi, la carta d'identità serviva soltanto per emergenze che potevano evidenziarsi durante il viaggio"."Nicola Mandalà era diventato il gestore della latitanza di Provenzano - ha ribadito Campanella -. Mi chiese di procurargli anche tre telefonini vergini che sarebbero serviti alla staffetta di auto poste a tutela del viaggio di Provenzano".
05/05/2006

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