martedì, dicembre 29, 2009

Mercoledì la sentenza Ciancimino

PALERMO - È attesa per mercoledì prossimo la sentenza del processo a Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, Vito, longa manus di Cosa nostra corleonese nella politica. Condannato per riciclaggio a 5 anni e 8 mesi in primo grado, l'imputato, ormai da oltre un anno, ha assunto anche la veste di testimone, raccontando ai pm di diverse procure la trattativa tra Stato e mafia e le collusioni tra le cosche e pezzi delle istituzioni. A emettere il verdetto sarà la IV sezione della corte d'appello. Il processo, celebrato col rito abbreviato, è cominciato il 6 marzo del 2008. Più volte Ciancimino ha affidato a dichiarazioni spontanee fiume la sua difesa. Condotta scelta anche da uno dei tre coimputati: il tributarista Gianni Lapis che, per intestazione fittizia di beni, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi. Stessa pena per l'avvocato internazionalista Giorgio Ghiron, accusato di riciclaggio in concorso; mentre la madre di Ciancimino, Epifania Scardino, vedova di don Vito, che risponde di intestazione fittizia, ebbe un anno e quattro mesi. Secondo l'accusa, l'imputato, con la complicità di Ghiron e Lapis avrebbe riciclato parte dell'inestimabile tesoro illecito accumulato dal padre. Il gup, che celebrò il processo di primo grado, nel verdetto di condanna, ordinò la confisca di beni per oltre 50 milioni di euro: il ricavato della cessione di alcune società di distribuzione del gas che, secondo l'accusa, sarebbero state fittiziamente intestate a Lapis, ma che in realtà erano di proprietà dell'ex sindaco, due yatch, una Ferrari Scaglietti e una casa a Roma di Massimo Ciancimino, la società Pentamax, quote della Air Panarea e denaro depositato in conti del Credit Lyonnais di Ginevra e della Abn Amro di Amsterdam. Lapis, secondo gli inquirenti intestatario fittizio di quote delle società del gruppo Gas, avrebbe versato sul conto svizzero Mignon, messo a disposizione da Ghiron, il ricavato della vendita delle partecipazioni societarie: da qui, per il legale, l'accusa di riciclaggio in concorso con Ciancimino che avrebbe reinvestito il denaro ricavato dalla cessione. Inizialmente a Lapis venne contestata l'intestazione fittizia aggravata dall'avere agevolato la mafia, ma il gup fece cadere l'aggravante. Pertanto molte delle accuse fatte di cui risponde il tributarista sarebbero prescritte. A carico degli imputati, infine, è in corso un procedimento davanti alla sezione misure di prevenzione del tribunale.
28/12/2009
Fonte: La Sicilia

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