giovedì, ottobre 22, 2009

Rubrica estero

(Reuters) Il Ministro della Giustizia italiano ha promesso un’accurata indagine sui presunti negoziati segreti tenuti dai governi nei primi anni ‘90 con la mafia, per tentare di fermare una serie di attacchi allo Stato.

Ieri Angelino Alfano, parlando durante una visita a Palermo, capoluogo siciliano, ha detto di essere fiducioso che i magistrati “faranno il possibile per accertare la verità”. Alfano ha parlato un giorno dopo che il capo procuratore italiano antimafia, Piero Grasso, ha causato una bufera dicendo ad un quotidiano italiano di essere a conoscenza dei contatti tra tra lo Stato e la mafia nei primi anni ‘90.

E’ la prima volta che un funzionario del suo calibro dichiara così apertamente che il contatto abbia avuto luogo e i suoi commenti hanno avviato domande di indagini e chiarimenti.

“Sono mortificato” ha detto Antonio Di Pietro, ex magistrato ora a capo del partito Italia dei Valori. “Lo Stato faceva affari con la Mafia per garantire la pace pubblica mentre i servitori fedeli dello Stato venivano assassinati”.

I commenti di Grasso arrivano dopo che per settimane i giornali hanno raccontato della recente scoperta di una “lista dei desideri” dettata dall’ex mafioso “il boss dei boss” Toto “la bestia” Riina prima del suo arresto nel 1993.

Quella lista di 12 punti, scritta dal figlio di Riina su un pezzo di carta mentre suo padre era ancora latitante, conteneva 12 richieste della mafia in cambio della cessazioni di attacchi allo Stato. Nel 1992, l’anno in cui si ritiene che fosse stata scritta la lista e durante il quale si pensa ebbero luogo gli accordi segreti, la mafia assassinò due magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in attacchi dinamitardi.

Le Autorità a quel tempo ebbero paura di ulteriori attacchi, ma nel 1993 Riina venne arrestato dopo quasi un quarto di secolo di latitanza, mettendo effettivamente fine a qualsiasi possibilità di un accordo.

I parenti delle vittime hanno espresso rabbia verso la possibilità che lo Stato al tempo volesse collaborare con la mafia. “Sono sconcertato da quanto ha detto Grasso. Perché solo ora le persone parlano di accordi con la mafia?” ha detto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso.

Fonte: italiadallestero

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