mercoledì, ottobre 14, 2009

Lombardo nominato...

CATANIA - "Nonostante gli accurati accertamenti svolti nessun riscontro è mai stato trovato alle dichiarazioni del collaboratore Maurizio Avola" su un presunto incontro tra il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e l'allora capomafia latitante Benedetto Santapaola. È la valutazione della Procura di Catania sulle accuse del pentito nei confronti del governatore dell'isola. Giudizi che erano stati espressi al Gup Antonino Caruso, comprese le "perplessità sulle tardive rivelazioni fatte dal pentito", al quale all'inizio dell'anno i magistrati avevano sollecitato l'archiviazione . Ma il Gup ha rigettato la richiesta, sollecitando nuove indagini. Il fascicolo era stato aperto dopo le dichiarazioni di uno dei pentiti storici della mafia catanese, Maurizio Avola, uscito dal programma di protezione per delle rapine commesse nel Lazio mentre era sotto tutela. Il collaboratore, dopo l'elezione di Lombardo a presidente della Regione Siciliana, ha detto di averlo riconosciuto nella foto di un quotidiano come una delle persone che aveva incontrato Santapaola quando il capomafia era latitante. "All'epoca pero ' - ha precisato il pentito - non sapevo chi fosse Lombardo". Accuse bollate come "ridicole" da Lombardo, che aggiunge:"È una cosa che non sta nè in cielo nè in terra. Fate riferimento a quello che ha detto il procuratore di Catania. Io - ironizza il Governatore - non sono attendibile". Il primo atto delle Procura di Catania è stato quello, come iniziativa dovuta, di iscrivere il governatore nel registro degli indagati per concorso esterno all'associazione mafiosa. Poi sono state avviate le verifiche per accertare le dichiarazioni fatte da Avola, ma nessuna di queste ha trovato riscontro. Per questo agli inizi del 2009 la Procura ha chiesto l'archiviazione, ma il Gup Antonino Caruso l'ha respinta. Sono stati eseguiti ulteriori accertamenti che, secondo la Procura, "non hanno però sovvertito le precedenti risultanze". Il fascicolo è ancora aperto nonostante siano trascorsi i 120 giorni fissati dal Gup ma dalla Procura, che parla di "tempesta in un bicchier d'acqua", spiegano che "i carichi di lavoro impongono delle scelte dei fascicoli". Uno dei legali di Lombardo, l'avvocato Carmelo Galati già sindaco di Sant'Agata Li Battiati, parla di "classica non notizia" visto che "la Procura di Catania ha infatti escluso qualunque riscontro alle propalazioni di uno pseudo-pentito e eliminato alla radice qualunque dubbio circa contatti, anche solo ipotetici, tra il presidente Lombardo ed esponenti di Cosa Nostra". Il penalista annuncia querele per diffamazione a tutela dell'immagine del governatore. La vicenda ha anche contorni politici. Tre parlamentari del Pdl alla Regione Siciliana, Salvino Caputo, Roberto Corona e Fabio Mancuso, chiedono agli "assessori alla Sanità, Massimo Russo, e alla Famiglia, Caterina Chinnici, entrambi magistrati, se erano a conoscenza al momento del loro ingresso in giunta che il presidente Raffaele Lombardo era stato iscritto nel registro degli indagati per reato di mafia" e se alla luce di questo "intendono autosospendersi o dimettersi". Gli assessori replicano che non si dimettono e esprimono solidarietà a Lombardo". "Raramente una Procura della Repubblica - spiega Russo - interviene così tempestivamente per precisare i contorni di una vicenda che soltanto lo sciacallaggio e l'abiezione possono suggerire di utilizzare per fini politici o di parte". E l'assessore Caterina Chinnici si dice "certa che il presidente Lombardo riuscirà a dimostrare la propria totale estraneità dalle accuse mosse da un collaboratore di giustizia. Accuse per le quali - osserva - la stessa Procura della Repubblica di Catania, aveva chiesto l'archiviazione".
13/10/2009
Fonte: La Sicilia

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