giovedì, settembre 10, 2009

Rubrica estero

Amsterdam – Il regista italiano Marco Amenta ha girato un film sulla vita della figlia della mafia Rita Atria che a partire da giovedì sarà proiettato in sei sale.
“Davanti a casa nostra hanno sparato tre volte. Cose così non accadevano in tutte le strade ma da noi sì e la cosa mi ha molto impressionato. Quando ero piccolo, naturalmente non avevo coscienza di cosa effettivamente stesse accadendo. Più tardi ho capito, impossibile altrimenti, salvo chiudere gli occhi sulla questione. Ci si rende quindi conto che la mafia è veramente ovunque e di quanto influisca sulla vita di tutti, direttamente o indirettamente. Non solo a causa degli omicidi – quelli sono incidenti – ma attraverso i rapporti sociali. La nostra società non funziona come una normale società; la sanità, la politica, l’educazione, in realtà in ogni ambito dove circolano soldi, tutto è nelle mani della mafia.


Giudici antimafia
Marco Amenta (1970) è nato e cresciuto a Palermo dove sono stati uccisi, agli inizi degli anni ‘90, i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e dove si sono tenuti grandi e clamorosi processi a “cosa nostra”, la mafia siciliana. Nel 1994, Amenta, all’età di 24 anni, è partito per Parigi su esortazione del padre e grazie al suo lavoro di foto-giornalista è tornato spesso per realizzare servizi per giornali e riviste francesi.
Durante un reportage (di cui si occupava) sulle donne e la mafia si è trovato sulle tracce della giovane Rita Atria, la figlia 17enne di Vito Atria, il boss assassinato che nel 1992 era stato uno dei primi a testimoniare contro la mafia. “E’ una storia particolare. Ho visto la possibilità di raccontare il fenomeno mafia in un modo diverso. Nella produzioni Hollywoodiane generalmente si sceglie (per) la prospettiva dei boss. La vita del mafioso, eufemisticamente parlando, viene rappresenta in modo molto romanzato e ricolmo di stereotipi; uomini belli e potenti, bande sanguinarie pronte a tutto, cibi squisiti. Ma la realtà è un’altra.”


Una storia ricca
Amenta ha realizzato un documentario su Rita Atria, Diario di una siciliana ribelle (1997) ma durante la produzione sapeva che c’era di più in questa storia. “E’ una storia così ricca. Rita Atria è cresciuta in un mondo da favola pensando che suo padre fosse un specie di Robin Hood”. Quando Atria si è recata alla polizia, dopo che il padre ed il fratello erano stati uccisi, non cercava giustizia ma vendetta. “Grazie al giudice inquirente che lei all’inizio odiava, ha potuto riconoscere che la sua gioventù era stata una bugia e che suo padre era una persona malvagia. Questo percorso psicologico è difficilmente evidenziabile in un documentario mentre attraverso una produzione cinematografica ho potuto penetrare più profondamente nell’animo della ragazza e chiarire meglio il suo conflitto con la madre e con il giudice.”
Nel suo film, La Siciliana ribelle, Amenta ha modificato il cognome di Rita. Così facendo si è sentito più libero di presentare la storia a modo suo ma ci sono anche dei motivi di carattere giuridico. “Mentre giravo il mio documentario sono stato denunciato da uomini i quali avevo detto essere collusi con la mafia. Non volevo correre rischi questa volta; prima che te ne rendi conto non puoi finire di girare il film. A me i nomi in ogni caso non interessano. Non sono un giudice, non posso riaprire il processo e non voglio nemmeno stabilire le colpe. A me importa della storia, della metafora.”


Scintille
Il cinema in Italia è attualmente l’unico contesto in cui è ancora possibile mettere alla gogna un fatto, sostiene Amenta. “La maggior parte della stampa racconta solo metà della verità ed in tv viene mostrato un mondo virtuale. Nei cinema invece vedi Gomorra, Il Divo ed il mio film. I film non cambieranno nell’immediato il mondo ma fanno scoccare una scintilla nelle persone e per alcuni queste scintille diventano un incendio. Un film è in grado di farti pensare ed aprirti gli occhi. Nel mia vita i films ed i libri sono stati determinanti. Nasciso e Boccadoro di Hess e pellicole come Cinema Paradiso, L’Attimo Fuggente ed il dramma antimafia di Marco Risi, Mery per sempre, hanno contribuito alla mia formazione.”


Nessuna minaccia
Amenta non ha ricevuto minacce come ad esempio Roberto Saviano, l’autore del libro antimafia Gomorra. “Gomorra è tutt’altra storia rispetto alla mafia. La mafia sa molto bene di mettersi contro l’opinione pubblica quando ricomincia ad uccidere e minacciare, come è successo per gli attentati ai due giudici nel 1992. Ovviamente non sono contenti del mio film ma per il momento restano calmi”. Se dovesse sentirsi spaventato smetterebbe subito, sostiene Amenta, “Mia madre mi ha chiesto se farò mai una commedia. Non lo voglio fare ma un cambio di soggetto, questo sì”. / Non la farò, ma sì, cambierò argomento.
Il suo prossimo film tratterà di Muhammad Yunus, fondatore del micro-credito in India. “Un film su qualcuno che vuole cambiare il mondo, qualcuno che rende possibile l’impossibile. In questo senso assomiglia a quello su Rita, tranne che per il lieto fine: Yunus ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 2006.”


Fonte: italia dall'estero


Nessun commento: