NISCEMI (CALTANISSETTA) - Per indurre due uomini di Cosa Nostra di Niscemi a rinunciare al loro proposito di diventare collaboratori di giustizia stavano pianificando sequestri e, se necessario, anche l'uccisione di due bambini, di 7 e 11 anni, e di un ragazzo appena maggiorenne. Figli e parenti dei pentiti in pectore. Ma la squadra mobile della questura di Caltanissetta e gli uomini del commissariato di Niscemi e di Vittoria li hanno intercettati, pedinati e fermati, nel corso della notte, su ordine del pubblico ministero
Fabio Scavone, della Dda di Catania. In manette sono finiti i pregiudicati
Rosario Lombardo, 48 anni, soprannominato "Saru Cavaddu", già agli arresti domiciliari; Giuseppe Lodato, di 54, detto "Peppi Vureddu"; Alessandro Ficicchia, 42 anni, tutti di Niscemi; Alessandro Aparo, 27 anni, di Vittoria (RG). Per tutti l'accusa è di associazione mafiosa. Gli arrestati disponevano di notevoli quantità di armi e di uomini. Uno dei due pentiti delle cosche di Niscemi, che ha già cominciato a fare importanti rivelazioni, aveva subito l'11 luglio scorso l'incendio di due auto e ricevuto intimidazioni telefoniche anonime pervenute alla sua convivente. La madre, inoltre, aveva ricevuto una "visita" nella propria abitazione.Proprio la madre del collaboratore di giustizia è apparsa la più determinata nel denunciare tutto alla polizia e così sono scattate le indagini che hanno portato all'operazione di stanotte, denominata "Crazy Horse". I magistrati titolari dell'inchiesta chiederanno domani la convalida dei tre fermi eseguiti dalla polizia al Gip del Tribunale di Caltagirone. Il provvedimento, si sottolinea in ambienti giudiziari, è stato disposto per associazione mafiosa ma fa seguito a un'intercettazione telefonica in cui si ascolta l'avvio del piano di uccidere i figli di un 'pentito': i promotori dell'agguato affermavano di essersi già procurate le armi e di avere eseguito sopralluoghi nella casa di campagna dei loro obiettivi.Le intercettazioni ambientali avevano già evidenziato una 'saldatura' dei nuovi uomini dei clan di Niscemi e Vittoria, come avvenuto all'inizio degli anni Novanta, con l'intento di potenziare Cosa nostra anche a Gela.
30/08/2009
Fonte: La Sicilia
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