CATANIA - Accuse e minacciate querele tra il sindaco di gela Rosario Crocetta e l'ex pm etneo Carlo Caponcello. A scatenare il dibattito alcune dichiarazioni del primo cittadino puntando il dito su uno dei sei candidati che il plenum del Csm nominerà alla Dna. "In un momento in cui nelle Istituzioni c'è bisogno di persone determinate ed esperte nella lotta a Cosa nostra, apprendo che il Csm ritiene di mandare alla Procura nazionale chi, in indagini sul controllo da parte della mafia sulla grande distribuzione alimentare, e sui collegamenti dell'imprenditore Scuto di Catania con boss palermitani, è stato bacchettato dalla procura generale di Catania, che avocò il procedimento per mala gestio" aveva detto il sindaco. Secondo Crocetta, che ha citato atti della Commissione parlamentare antimafia, "questo magistrato catanese aveva omesso di procedere nei confronti di importanti esponenti del clan Laudani, braccio armato dei Santapaola, poi condannati a pene severissime, nel processo nato dall'avocazione". "Eppure - aggiunge citando gli atti parlamentari - quel magistrato era stato oggetto di interrogazione parlamentare per sue condotte in altre importanti indagini, quelle dell'appalto dell'ospedale Garibaldi, in cui emersero collusioni politiche-mafiose, in cui aveva tentato di impedire che si indagasse il cognato Ignazio Sciortino, oggi dell'Udc, ostacolando l'attività di intercettazione nei suoi confronti". E poi aveva concluso auspicando che "il Csm prima di mandare in posti così delicati come la Dna, valuti in maniera completa tutto il percorso professionale di questo magistrato".
LA QUERELA. Immediata al risposta in una nota del giudice Carlo Caponcello, ex pm della Dda etnea e attuale giudice della seconda sezione penale del del Tribunale di Catania, che si è sentito tirato in ballo dalle dichiarazioni di Crocetta sulle prossime nomine alla Dna. "Apprendo delle dichiarazioni del sindaco di Gela, Rosario Crocetta, tanto gratuite quanto farneticanti, gravemente offensive della mia dignità personale ed umana ed intollerabilmente lesive della mia onestà e del mio prestigio professionale. Oggi stesso, ho conferito il più ampio mandato ai miei avvocati per tutelare la mia reputazione nelle sedi proprie". "Constato, con grande amarezza e stupore, che un impegnato e coraggioso esponente politico, strumentalizzando la propria carica e la propria candidatura elettorale - aggiunge il magistrato - tenti di interferire e di condizionare, intaccandone l'autonomia e l'indipendenza, l'operato del Consiglio della magistratura il quale non ha, certamente, bisogno di essere ispirato dalle 'sleali' insinuazioni del Crocetta per compiere, consapevolmente e in piena legittimità e libertà, le sue scelte. Sono certo - conclude Carlo Caponcello - che il sindaco Crocetta, se eletto, vorrà rinunciare all' immunità parlamentare per rispondere della sua condotta innanzi alla autorità giudiziaria".
IL CHIARIMENTO. "Non intendevo diffamare alcuno, mi sono limitato a riportare atti parlamentari pubblici di un' interrogazione del 2003 di Niki Vendola; se poi questa cosa non c'entra sarei contento, sarebbe bene un chiarimento"."Ho letto una nota di Vendola alla Camera - aggiunge Crocetta - e quindi forse andrebbe querelato lui. Ma visto che nessuno sinora lo ha fatto, vuol dire che le affermazioni di Vendola sono ancora valide, anche se sono trascorsi sei anni".
09/05/2009
09/05/2009
Fonte: La Sicilia
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