giovedì, dicembre 04, 2008

Succede a Gela...

CALTANISSETTA - L'imprenditore Stefano Italiano, presidente della cooperativa Agroverde di Gela, che nel 2005 denunciò le richieste di pizzo facendo arrestare e poi condannare gli esattori del racket, è adesso indagato per riciclaggio aggravato dall'aver favorito la mafia. L'uomo, che vive scortato da più di un anno e fa parte dell'associazione antiracket di Gela, è stato iscritto nel registro degli indagati dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta nell'ambito di una indagine condotta dal centro operativo Dia. Secondo gli investigatori, Italiano quando denunciò i mafiosi per le richieste di tangenti, si sarebbe "limitato a riferire soltanto degli episodi estorsivi, tacendo di quelle collusioni pregresse con le cosche mafiose". L'indagine della Dia. L'inchiesta è finalizzata a fare luce sui meccanismi economico-finanziari di Italiano, che per l'accusa consentivano di riciclare grandi somme di denaro proveniente dal attività illecite delle cosche e nel contempo acquisire contributi pubblici per importi elevatissimi destinati a ristrutturare gli impianti che venivano poi realizzati da ditte riconducibili al clan mafioso dei Madonia. In seguito alle indagini il gip del tribunale di Caltanissetta ha ordinato il sequestro della cooperativa Agroverde, che fattura 20 milioni di euro all'anno e da tempo era diventata il simbolo della lotta al racket dopo che Italiano aveva denunciato gli esattori del pizzo. E' stato proprio l'imprenditore, infatti, assieme al sindaco di Gela, Saro Crocetta, a spingere in questi anni con l'esempio altri 70 commercianti gelesi a denunciare. Adesso il sequestro comprende il capitale della cooperativa, gli impianti aziendali e tutte le disponibilità bancarie della società per un valore complessivo stimato in 32 milioni di euro.Il meccanismo del riciclaggio. Per riciclare il denaro Italiano avrebbe utilizzato il meccanismo dell'aumento di capitale. Per questa vicenda sono indagati anche un funzionario e impiegati della banca Intesa di Gela (Cl) che avrebbero consentito operazioni illegali. Gli inquirenti sostengono che queste operazioni economiche, fatte prima che l'imprenditore iniziasse a denunciare il pizzo, sarebbero state falsificate e attribuite ai soci di Italiano."In realtà - spiegano gli investigatori - sono frutto di reinvestimenti di capitali di provenienza illecita". L'Agroverde, sostengono gli inquirenti, veniva "utilizzata dalla criminalità organizzata per scopi illeciti". Gli impiegati della banca che apparteneva al gruppo Ambrosiano-Veneto sono indagati per non aver applicato la normativa antiriciclaggio.
04/12/2008
Fonte: La Sicilia

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