martedì, settembre 30, 2008

Anche il Palermo calcio...

PALERMO - La mafia aveva sempre le poltrone in tribuna. Tutte le volte che il Palermo giocava in casa c'erano almeno 100 tra boss e picciotti. E nessuno di loro, naturalmente, pagava. I biglietti, appunto 100, divisi tra tutte le famiglie mafiose di Palermo, erano una sorta di tangente che la società doveva pagare a Cosa nostra per stare tranquilla. Ma non c'erano solo i biglietti gratis. I boss miravano anche agli appalti relativi all'indotto del Palermo Calcio e seguivano il futuro di tanti giovani calciatori che dipendevano dal loro procuratore calcistico, Giovanni Pecoraro, grande amico del mafioso Salvatore Milano, e dall'avvocato Marcello Trapani. Le pressioni su Rino Foschi, all'epoca dei fatti direttore sportivo della società, ma anche sull'ultimo allenatore rosanero, Stefano Colantuono, sarebbero continuate fino ad alcuni mesi fa. Obiettivo: far giocare in prima squadra i giovani da loro rappresentati e tentare di cedere un giocatore, Alberto Cossentino, ad una squadra straniera per due milioni di euro, uno dei quali doveva essere diviso tra Pecoraro e Trapani. E se qualcuno frapponeva ostacoli, ecco che arrivavano immediatamente le minacce, come la testa mozzata di un capretto inviata a casa dell'ex direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi, che in un'occasione si era rifiutato di "consigliare" al presidente della società, Maurizio Zamparini di dare degli appalti al boss Salvatore Lo Piccolo per la realizzazione di un ipermercato a Palermo. Dalle conversazioni intercettate tra Foschi e Pecoraro emerge anche una violenta lite scoppiata tra Zamparini e Rino Foschi per la vendita di Amauri alla Juventus. E, per dimostrare che "vigilavano" sul Palermo sia Salvatore Milano che l'avvocato Trapani e Pecoraro, erano sempre allo stadio, anche per gli allenamenti. Si erano allontanati per qualche tempo nel dicembre scorso quando "Repubblica" pubblicò i loro nomi ed il loro coinvolgimento nei pizzini dei boss Lo Piccolo. Poi, quando pensavano che le acque si fossero calmate, erano rispuntati. Milano ha ripreso a frequentare dirigenti e giocatori del Palermo, l'avvocato Trapani a curare gli interessi dei giocatori della Primavera e Giovanni Pecoraro, si era trasformato anche lui in procuratore delle nuove leve calcistiche rosanero mentre il fratello Luigi (non coinvolto nell'inchiesta) è diventato allenatore degli esordienti del Palermo. Insomma tutto come prima, fino a quando la Guardia di Finanza, completate le indagini li ha spediti in galera. A rivelare che i boss andavano gratis allo stadio ed in tribuna, sono stati gli ultimi pentiti di mafia del clan Lo Piccolo. "Mi risulta per certo che Foschi - hanno raccontato i pentiti - era in rapporti con Salvatore Milano, uomo d'onore, e si preoccupava di fare avere i biglietti per le partite del Palermo da distribuire tra le varie famiglie mafiose. Rino Foschi li dava a Milano e lui li divideva. Nell'ultimo periodo sono nati discorsi perché Milano dava pochi biglietti e quindi i Lo Piccolo si sono lamentati e gli hanno detto che tutti i biglietti che davano li doveva dividere per ogni famiglia, perché Milano ne dava soltanto dieci alla famiglia di Resuttana e dieci a quella di San Lorenzo e dopo non ne dava più a nessuno. Dopo i biglietti furono divisi tra le famiglie, cinque per ognuna. I biglietti per lo stadio non erano in omaggio, erano a titolo estorsivo, obbligatoriamente essendo che lo Stadio ricade sul territorio di San Lorenzo e Resuttana". L'intimidazione a Foschi fu fatta, raccontano i pentiti, su incarico di Salvatore e Sandro Lo Piccolo. "Avevo preparato questo pacco su incarico dei Lo Piccolo per indurre Foschi a mantenere gli impegni assunti con Salvatore Milano per i lavori relativi alla realizzazione di un ipermercato. I Lo Piccolo avevano voluto in questo modo mandare un segnale a Foschi e a Zamparini". Il messaggio minaccioso "doveva - sottolineano però i magistrati - raggiungere Zamparini con cui, è bene dire, non sono emersi contatti di nessun genere da parte dei due indagati".

Fonte: La Repubblica

Nessun commento: