venerdì, maggio 16, 2008

La mafia a Varese...

Il Varesotto terra di mafia? Trenta'anni dopo la legge sul soggiorno obbligato, che portò negli anni '70 e '80 molti esponenti di spicco della mafia nella zona del Luinese, ancora vengono scoperti episodi di riciclaggio legati alle organizzazioni malavitose. Da questo punto è partito il dibattito che si è tenuto ieri sera davanti ad un teatro Franciscum quasi pieno moderato dal giornalista di Varesenews Orlando Mastrillo e che ha visto la partecipazione di personaggi di spicco della lotta alla mafia in Italia. E' toccato, infatti, ad Alberto Nobili, magistrato della Direzione distrettuale antimafia il compito di fare il punto della situazione in un territorio, il triangolo Milano-Como-Varese, che si è intriso di mafia a tutti i livelli e che continua ad offrire all'economia mafiosa la possibilità di ripulire montagne di soldi in attività imprenditoriali e attraverso le frontiere che danno accesso al paradiso bancario svizzero. «La lotta alla mafia ha avuto il suo picco dopo le stragi - ha detto Nobili - poi la nuova strategia del silenzio da parte di mafia e 'ndrangheta ha dato adito ad un generale abbassamento della guardia da parte delle istituzioni che hanno creduto di averla sconfitta. Nel silenzio la mafia è cresciuta e ha gonfiato e drogato l'economia sana del Paese allungando i suoi tentacoli proprio nel cuore pulsante dell'economica, la Lombardia e il Varesotto. Per questo è giusto parlarne e fare in modo che venga a galla». Elio Veltri ha supportato il discorso di Nobili con i dati: «Il giro d'affari della mafia italiana si aggira attorno ai 150 miliardi di euro - ha detto citando varie relazioni da quella al congresso americano a quella stilata da Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, poi l'attacco alla politica - la ritengo la prima responsabile del fallimento della lotta alla mafia. La politica deve cambiare, i politici devono cambiare. Questi non dovrebbero nemmeno dirigere un ufficio postale». Aldo Pecora, fondatore del movimento"Adesso ammazzateci tutti", ha spinto il discorso verso gli atti concreti che ci si aspetta dalla politica: «Chiediamo meno relazioni, meno consulenze e più soldi per le auto della Polizia - ha detto Pecora - basta indagati o anche solo sospettati di collusione con i mafiosi in Parlamento, fare una legge sul riciclaggio che serva davvero a fermare i soldi e potenziare il blocco dei beni dei mafiosi». Rosanna Scopelliti ha portato la sua testimonianza di familiare di una vittima della mafia che lo stato, assurdamente, non ha mai riconosciuto come tale:«Mio padre, magistrato che stava per confermare pesanti condanne, fu ucciso dalla 'ndrangheta nel '91 e lo Stato ci abbandonò - ha detto commossa Rosanna - per questo giro l'Italia con Aldo e i ragazzi di Adesso ammazzateci tutti». Disperato il grido di Chicco Alfano, figlio di un'altra vittima della mafia il giornalista Giuseppe Alfano: «Dobbiamo ribellarci - ha detto - la mafia tocca tutti compresi voi. In Italia dobbiamo lottare per un'informazione libera (il riferimento è al caso Travaglio - Schifani) che non è quella di Vespa che dedica 100 puntate al delitto di Cogne o quella di Matrix che ne dedica 200 al delitto di Garlasco. In Italia vogliamo sentirci dire le cose come stanno, cosa che non accade». La serata è stata seguita con attenzuione da un pubblico di oltre 120 persone, segno che gli anni passano ma la gente non dimentica e vuole sapere cosa gli succede intorno.
Fonte: Varese web

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