mercoledì, maggio 14, 2008

Franzese racconta...

MILANO - "Sandro Lo Piccolo andava sempre alla ricerca d'armi da fuoco". È uno dei passaggi dell'interrogatorio di Francesco Franzese, pentito dall'agosto del 2007, nel corso del processo della quarta sezione penale della Corte d'Appello di Palermo, in trasferta a Milano e nel quale sono imputate 36 persone accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, di rapine, estorsioni e traffico di stupefacenti in alcuni quartieri di Palermo fra cui lo Zen e Partanna Mondello. Franzese che, con le sue dichiarazioni avrebbe contribuito all'arresto dei Lo Piccolo, avvenuto nel novembre dell'anno scorso, ha raccontato di essere stato a disposizione della famiglia dei Lo Piccolo già dalla fine degli anni Ottanta. Incalzato dalle domande del sostituto procuratore generale Carmelo Carrara, ha inoltre ricordato che il suo padrino fu appunto Sandro Lo Piccolo e che la cerimonia per diventare uomo d'onore si tenne "con il rituale del santino bruciato". Nel corso dell'interrogatorio, a Franzese sono state fatte domande più o meno su tutti gli imputati e sulle vicende di spaccio e di estorsione nei quartieri palermitani. Altre domande riguardavano i pizzini da lui ricevuti, in quanto è ritenuto uno dei maggiori collettori dei messaggi con le direttive dei Lo Piccolo. Durante il controesame, Franzese ha spiegato che nel 2006 aveva ricevuto da Sandro Lo Piccolo l'incarico come "reggente di Partanna Mondello" (capofamiglia, ndr) ma in sostanza era da solo cioè "senza soldati". Il pentito ha spiegato che a seconda dell'importanza, le decisioni venivano prese direttamente da Salvatore Lo Piccolo, aggiungendo di non aver mai potuto controllare "tutta la contabilità dei Lo Piccolo quando ero libero". Ma solo per lo Zen. Infatti gli vennero trovati degli appunti su somme legate alle estorsioni, al gioco e ad altre attività illecite. "Non ho visto annotazioni - ha proseguito - per il traffico di stupefacenti" perchè il referente per questa attività, Giovanni Botta, aveva rapporti diretti con Lo Piccolo. Infine ha aggiunto che nel quartiere Zen "alcuni pagavano attraverso una sponsorizzazione della festa del quartiere". L'affermazione di Franzese riguarda il capitolo delle estorsioni. Il pentito ha confermato quanto messo a verbale nel febbraio 2008, riguardo all'attività di estorsione che non solo veniva esercitata nei confronti dei negozianti ma anche degli abitanti in particolare del quartiere. Alcuni pagavano il pizzo sotto forma di contributi per la festa in onore di San Filippo Neri, altri invece per le "forniture ai padiglioni" cioè ai palazzoni che si trovano nel quartiere. In sostanza il pizzo per le forniture era una sorta di spesa condominiale, dalle 10 alle 15 mila lire mensili per appartamento che venivano versate a persone incaricate dalla mafia per la gestione delle palazzine e che finivano ai Lo Piccolo. In cambio i condomini avevano la forniture di acqua e luce che in alcuni casi, come ha detto il pentito, venivano erogate mediante l'allacciamento "abusivo ai cavi dell'Enel" e alle tubature dell'acquedotto pubblico. Questa attività estorsiva, secondo gli inquirenti, avrebbe reso 250 milioni di lire al mese ai Lo Piccolo. Rispondendo alle domande delle difese, Franzese ha inoltre affermato di aver frequentato assiduamente il quartiere Zen, almeno "una volta al giorno" per fare lampada, capelli e manicure".
12/05/2008
Fonte: La Sicilia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao ho conosciuto in carcere a Lanciano uno dei fratelli Trubia, non ricordo però il nome. Dove posso trovare qualche informazione sulla loro storia? ciao