Fonte: La Repubblica
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lunedì, aprile 07, 2008
Richiesta respinta...Assurdo...
ROMA - La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha bocciato la richiesta del ministro della Giustizia di sospendere d'urgenza il giudice Edi Pinatto, colpevole di non aver depositato, dopo otto anni dal processo, le motivazioni della sentenza con cui il tribunale di Gela aveva condannato sette componenti del clan Madonia. Ritardo che aveva provocato la scarcerzione di due boss condannati a 24 anni ciascuno; la moglie del capo clan Piddu Madonia condannata a 8 anni di reclusione e altri quattro favoreggiatori di Cosa Nostra. A sollecitare il provvedimento di sospensione era stato a gennaio il ministro della Giustizia che aveva promosso anche l'azione disciplinare, contestando al magistrato non solo questo ma anche altri due analoghi ritardi nel deposito di sentenze. "Il giudice Pinatto - nel 2000 magistrato presso il tribunale di Gela, oggi pubblico ministero a Milano - ha mostrato assenza di considerazione per il superiore interesse della giustizia" e un comportamento "incompatibile con l'ulteriore esercizio delle funzioni giudiziarie", aveva accusato il Guardasigilli. Un mese fa era sceso in campo anche il Capo dello Stato: "Mai più ritardi come quelli di Gela che minano il prestigio della magistratura e la fiducia che in essa ripone il cittadino", aveva ammonito Giorgio Napolitano, presidente anche del Csm. Parole vane. Il Consiglio superiore della magistratura ha respinto la richiesta di sospensione d'urgenza dal servizio del pm perchè Pinatto ha nel frattempo depositato le motivazioni delle sentenze attese da 8 anni, e perchè, a breve, la questione potrà essere esaminata nel merito dalla Procura generale della Cassazione. Inoltre presso la Procura di Catania pende un procedimento penale per omissione di atti d'ufficio. "Non sono il solo a metterci tanto tempo a scrivere le motivazioni di una sentenza", si era giustificato il giudice un paio di settimane fa. La scriverò fra alcuni mesi, appena smaltirò i fascioli della procura". E la promessa, questa volta, l'ha mantenuta ma ci sono voluti 8 anni e due richiami ufficiali del Csm: nel 2004 quando il Consiglio superiore della magistratura lo condannò a due anni di perdita di anzianità per la sua lentezza, e due anni dopo quando la mano del Csm fu più leggera e per quella che il Consiglio definì "stasi incredibile", cancellò altri due mesi di anzianità dallo statino del collega.
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