CATANIA - Gli imprenditori taglieggiati in Sicilia operano come se fossero in possesso di una sorta di pass virtuale, un'autorizzazione verbale non scritta, valido in tutta l'isola che 'tutela' l'azienda rivolgendosi soltanto al suo clan di riferimento in qualsiasi lavoro compia in tutta la regione.
Il meccanismo funziona così bene che persino gli imprenditori, anche quelli che provengono da realtà territoriali diverse da quelle isolane, cercano preventivamente il contatto con gli esponenti mafiosi locali per garantirsi il regolare andamento dei lavori.
Lo scrive la Commissione parlamentare antimafia nella sua relazione finale, parlando di estorsioni e appalti pubblici a Catania sottolineando che "la preventiva ricerca dell'esponente mafioso, 'competente per territoriò rappresenta la soluzione sconsolante e sconfortante, ma di certo pragmatica, che consente all'impresa di razionalizzare e preventivare i costi riconducibili alla presenza della criminalità organizzata".
Secondo l'Antimafia, questo 'pass' produce per l'impresa ed il clan tre diversi tipi di vantaggio: solleva l'azienda dall'onere di individuare, contattare e contrattare, di volta in volta, il clan da cui ottenere il 'pass' sul territorio; crea tra i clan una sorta di camera di compensazione; finisce con il calmierare il mercato omogeneizzando in linea di massima i costi della protezione.
Secondo l'Antimafia: "il capillare sistema di arricchimento parassitario che si concretizza con le estorsioni, presenta singolari capacità di rigenerarsi e di perpetuarsi, ad onta degli arresti e delle
condanne: in molti di questi casi l'estorsione rimane solo 'sospesa' in attesa che altri appartenenti al clan la rilevino, subentrando agli arrestati e, non di rado, pretendendo anche il saldo degli arretrati".
Negli appalti di opere pubbliche ed in quelli di natura privata se di consistente importo, si verifica "una diffusa infiltrazione, produttiva di cospicui guadagni ottenuti non solo con l'imposizione del pizzo, ma anche e soprattutto con il controllo dell'indotto, realizzato attraverso il condizionamento dell'appaltatore, sia nella scelta delle forniture da acquisire presso imprese mafiose o vicine alle consorterie mafiose, sia nella scelta dei sub appaltatori". Questo comporta, per la famiglia che controlla l'appalto, la "possibilità di incrementare gli utili attraverso il meccanismo dei prezzi imposti o della soprafatturazione".
Anche nella realtà della Sicilia Orientale, così come in quella della Sicilia occidentale, sottolinea l'Antimafia, la collaborazione delle vittime alle indagini delle forze dell'ordine "costituisce per lo più l'eccezione e non la regola". E così va inquadrata anche "la reazione di taluni, pochi imprenditori, come, da ultimo il geometra Andrea Vecchio". Per la Commissione questi casi "rappresentano, in sostanza, solo un timido segnale che ancora non è prova di una unanime e generalizzata tendenza degli operatori economici".
15/03/2008
Fonte: La Sicilia
1 commento:
.....CONTINUA.......Penso anche che parlarne non ne faccia mai male, penso che le manifestazioni contro l’illegalità mafiosa, siano un bene soprattutto per chi e’ nell’età di capire le differenze tra il bene e il male, penso che il silenzio delle istituzioni sia un male e penso anche che piu se ne parli in termini veritieri, sottolineando che il mafioso e’ pronto ad uccidere per i suoi interessi, possa farci acquisire quel senso civico che sta alla base di ogni società che si voglia definire civile.
Dalla mia parte sempre a disposizione ad attirare lo sguardo verso una piaga che incancrenisce la società, rendendola meno sicura per coloro che verranno e più disponibile verso chi con la forza della violenza, si crede di poter possedere anche la coscienza dei cittadini onesti.
Per questo in questo blog sempre un grido si alzerà: MAFIA=MERDA, NO ALLA MAFIA E NO AI MAFIOSI......CONTINUA.............
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