lunedì, febbraio 04, 2008

Chiesti 18 anni per Lo Giudice

Un politico al servizio di Cosa nostra di Agrigento: è questa la conclusione dei pubblici ministeri della Dda di Palermo al processo contro Vincenzo Lo Giudice, ex deputato regionale dell'Udc. I pm hanno chiesto la condanna a 18 anni di reclusione per mafia per il politico originario di Canicattì e arrestato il 29 marzo del 2004. La richiesta è stata avanzata alla prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Antonina Sabatino, dai pubblici ministeri Fernando Asaro e Corrado Fasanelli. L'inchiesta che coinvolge Lo Giudice ha puntato lo sguardo su una serie di appalti pilotati per favorire esponenti della mafia agrigentina. Un intreccio politico mafioso, su cui indagò la Squadra mobile diretta da Attilio Brucato, che mise in luce la gestione dell'ex assessore regionale ai Lavori pubblici e i suoi legami con esponenti mafiosi di Canicattì, città d'origine di Lo Giudice (soprannominato "Nenè mangialasagna"). Da intercettazioni ambientali e telefoniche, dai riscontri sulle delibere approvate, l'inchiesta e il processo hanno analizzato diversi appalti: da quello per l'urbanizzazione di Villaseta, frazione di Agrigento, all'appalto per la scuola di Comitini e al centro commerciale di Castrofilippo. Nel processo sono parti civili i Comuni di Agrigento, Canicatti, Comitini e l'Istituto autonomo delle case popolari. Nell'atto d'accusa anche le dichiarazioni di Maurizio Di Gati, ex mafioso che ha deciso di collaborare con la giustizia (per lui i pm hanno chiesto 2 anni e mezzo) e ha raccontato i rapporti della sua cosca con Lo Giudice. La pena di 16 anni è stata chiesta per il presunto capo mafia di Canicattì, Calogero Di Caro. Tra gli altri imputati c'è l'ex sindaco di Canicattì, Antonio Scrimali (3 anni e mezzo la richiesta dei pm), l'ex ingegnere capo del Genio civile di Caltanisetta, Salvatore Iacono (3 anni e 8 mesi) per il figlio di Lo Giudice, Calogero (3 anni).

2008-02-03

Fonte: Il sole 24 ore

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