sabato, aprile 14, 2007

Via al maxi processo a Enna

Enna - Si è aperto ieri con una raffica di eccezioni preliminari il maxiprocesso per associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, dinanzi al tribunale di Enna. Alla sbarra boss e "picciotti" della mafia ennese, catanese, nissena e messinese. Sedici imputati per 11 ipotesi di estorsioni messe a segno nell'ennese e a San Cataldo. Per queste ultime i sancataldesi Salvatore Cordaro, Antonino Cordaro e Maurizio Di Vita ed il riesino Giuseppe Laurino, sono imputati con il boss di Enna, Gaetano Leonardo e con il capofamiglia di Caltagirone, Ciccio La Rocca che deve rispondere del pizzo imposto ai cantiere dell'Ira Costruzioni in territorio di Enna.
Gli avvocati Gianluca Amico, Davide Anzalone e Dino Milazzo difensori dei Cordaro e del Di Vita, hanno sollevato eccezione di incompetenza territoriale del tribunale di Enna, essendo i reati consumati a San Cataldo e quindi di competenza del tribunale nisseno. Il Pm Roberto Condorelli si è opposto sostenendo che il reato è collegato all'ennese, sia per le vittime che sono i fratelli Arena, noti imprenditori ennesi, sia per la complicità degli imputati con il boss Tano Leonardo. Il collegio, presieduto da David Salvucci, si è riservato di pronunciarsi nel corso della prossima udienza fissata per l'8 maggio.
Leonardo aveva deciso di imporre il pizzo sui supermercati che i fratelli Giovanni, Gioacchino e Cristoforo Arena, gestivano a Enna e San Cataldo e avrebbe ordinato ai Cordaro e a Di Vita una serie di atti intimidatori messi a segno tra il '99 e il 2000. I tre sono considerati gli esecutori materiali, su ordine di Tanu u liuni, di due danneggiamenti al Sidis, di San Cataldo.
Prima a titolo di "avvertimento" venne cosparso liquido incendiario sulla saracinesca del supermercato poi, forse di fronte al rifiuto di pagare il "pizzo", secondo le accuse gli imputati si introdussero nel centro commerciale e appiccarono le fiamme. I danni superarono i 400 milioni di vecchie lire e l'azienda visse un periodo di crisi con posti di lavoro a rischio per mesi.
Fonte: La Sicilia

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