martedì, marzo 06, 2007

Operazione "camaleonte", 21 arresti

AGRIGENTO - La gestione di appalti e quella del movimento terra sono alcuni dei settori gestiti direttamente dai mafiosi nell'Agrigentino. È quanto emerge dall'inchiesta che stamani ha portato la polizia all'arresto di 21 persone. Gli investigatori hanno pure riscontrato la presenza dei clan nei lavori per la realizzazione dei centri commerciali a Villaseta e Castrofilippo. L'operazione è stata denominata "Camaleonte", per via della capacità dell'organizzazione di nascondersi e mimetizzarsi. I fermi sono stati effettuati ad Agrigento, Favara, Canicattì e Palermo. Gli indagati sono ritenuti legati ai gruppi criminali che fanno capo a Giuseppe Falsone, latitante, considerato il capo provinciale di Cosa nostra ad Agrigento e a Maurizio Di Gati, il boss arrestato lo scorso dicembre in un casolare alla periferia di Favara, che subito dopo ha iniziato a collaboratore con la giustizia. Tra le persone fermate su ordine della Direzione distrettuale antimafia c'è anche Cesare Calogero Lombardozzi, detto Lillo, 64 anni, già due volte condannato per associazione mafiosa e ritenuto il reggente della famiglia di Agrigento, più volte arrestato, avrebbe gestito il passaggio di competenze tra Di Gati e Falsone. Un altro dei 21 arrestati è Pino Motisi, 56 anni, originario di Palermo, ma residente da anni ad Agrigento dove gestisce il bar della stazione ferroviaria. Poi vi sono Santo Pitruzzella, 66 anni, di Favara e Calogero Di Gioia, di 59, di Canicattì, fratello di Salvatore Di Gioia arrestato nell'ambito dell'operazione "Alta mafia" del marzo 2004. Dalle indagini avviate tre anni fa si è scoperto che Calogero Di Gioia frequentava spesso la villa del boss Antonino Rotolo a Palermo, dove in seguito la polizia ha piazzato le microspie e scoperto che in un capanno in lamiera si svolgevano le riunioni fra i capi delle famiglie mafiose palermitane.
06/03/2007
Fonte: La Sicilia

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