giovedì, febbraio 22, 2007

Bacchettate per Grasso e Messineo dal CSM

ROMA - Una bacchettata per entrambi i protagonisti dello scontro sulla riorganizzazione della Dda di Palermo e cioè per il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e per il capo della procura del capoluogo siciliano, Francesco Messineo. La Prima Commissione del Csm ha chiuso così, per la parte di propria competenza il caso, con un documento approvato all'unanimità e che potrebbe essere discusso dal plenum di Palazzo dei marescialli oggi stesso o più probabilmente domani. Nel testo i sei consiglieri che la compongono sottolineano "l'esigenza della massima unità e della leale ed efficace collaborazione tra i magistrati impegnati nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata"; e ribadiscono "il richiamo ai magistrati alla rigorosa osservanza dei doveri derivanti dall'alta responsabilità connessa all'esercizio delle funzioni ed alla massima riservatezza e prudenza nei rapporti con gli organi di stampa". Da parte sua il Csm "si impegna ad intervenire tempestivamente per garantire il realizzarsi" di queste condizioni e per "sanzionare eventuali comportamenti con esse contrastanti". Il caso era scoppiato dopo che Grasso con dichiarazioni ai giornalisti si era lamentato di non essere stato informato preventivamente - come a suo avviso prevede l' ordinamento giudiziario - ma di aver appreso solo dalla stampa della riorganizzazione della Dda di Palermo decisa da Messineo con il ritorno dei due aggiunto Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato. E aveva parlato perciò di "violazione della legge" da parte del procuratore di Palermo passibile di sanzione disciplinare. Messineo si era allora rivolto al Csm sia per far sapere di aver adottato il piano con efficacia differita al primo marzo e di averne inviato copia al procuratore nazionale antimafia; sia per chiedere tutela al Csm, ritenendosi oggetto di un "pubblico attacco personale" da parte di Grasso tale da realizzare una sua oggettiva "delegittimazione". La Commissione, che due giorni fa ha ascoltato i due magistrati, afferma innanzitutto che "la collaborazione che deve animare i rapporti tra i diversi uffici" giudiziari, a maggior ragione quelli impegnati nella lotta alla mafia, "deve essere improntata non solo al rigoroso rispetto delle regole, ma anche ai fondamentali canoni di correttezza e di pieno rispetto per tutte le funzioni giudiziarie e deve concretizzarsi in condotte ispirate a costante, leale e fattiva cooperazione". Riconosce che la normativa sui rapporti tra le procure territoriali e la Procura nazionale antimafia in tema di modifiche dell assetto delle Direzioni distrettuali antimafia "presenta certamente alcuni margini di ambiguità" e che la comunicazione fatta da Messineo a Grasso "ha costituito sino ad oggi una delle prassi esistenti"; "tuttavia pare opportuno - aggiungono i consiglieri in un passaggio che sembra una stoccata al procuratore di Palermo - che l'informazione sia data con la massima tempestività e in seguito ad una previa interlocuzione", anche per "evitare che il provvedimento diventi di pubblico dominio prima di essere conosciuto dal Procuratore nazionale". Ma ce n'è anche per Grasso: "Quanto più delicate sono le questioni caratterizzanti i rapporti tra uffici giudiziari, tanto più è necessario che ogni eventuale comunicazione a mezzo stampa avvenga solo dopo la loro canalizzazione nelle opportune sedi istituzionali (confronto tra gli uffici e sottoposizione al Consiglio superiore della magistratura)" ammoniscono i consiglieri. Perchè "le eventuali divergenze e i possibili dissensi su singoli provvedimenti" vanno ricomposti nell' ambito del "luogo istituzionale" appropriato cioè del Csm. E in queste situazioni per "scongiurare il rischio che la fisiologica e costruttiva dialettica connessa ai diversi ruoli rivestiti dai magistrati possa ingiustificatamente trasmodare in potenziali fonti di discredito dell' attività giudiziaria, appare necessaria, nel rapporto con i mezzi di informazione e, in genere, nelle dichiarazioni rese in sedi pubbliche, una particolare prudenza e misura".
21/02/2007
Fonte: La Sicilia

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