domenica, gennaio 21, 2007

Cani di bancata

CASALMAGGIORE — Il sangue e i santini, il segno della croce («Nel nome del Padre, del Figlio, della Madre e dello Spirito santo») e le pistole: Cani di bancata — in scena ieri sera al Comunale — è una denuncia furiosa e intrisa di impegno civile della Famiglia. Cosa Nostra. Lo spettacolo di Emma Dante (dalla settimana prossima in programmazione a Parigi: Le Monde ieri ha dedicato una pagina intera alla drammaturga palermitana) rappresenta una ritualità arcaica e pagana intrisa di sacralità, in cui la mafia è donna. Una madre a cui gli ‘scagnozzi’ obbediscono ciecamente apostrofandola «Mammasantissima».
Una messinscena dall’impatto emotivo deflagrante, fatta di segni violenti e di immagini esplicite scandite da un linguaggio duro e diretto. Per un messaggio che abortisce le mezze misure e colpisce al cuore. Un pugno nello stomaco applaudito con caloroso entusiasmo dal pubblico casalasco. In scena, una piramide di scranni di legno racconta la gerarchia del potere mafioso. Al vertice, una madre-boss-Vergine Maria (convincente la prova attoriale di Manuela Lo Sicco) che addomestica il suo branco di figli (Sandro Maria Campagna, Sabino Civilleri, Salvatore D’Onofrio, Ugo Giacomazzi, Fabrizio Lombardo, Carmine Maringola, Stefano Miglio, Alessio Piazza, Antonio Puccia e Michele Riondino). Gli sgherri si muovono con fare altezzoso e prevaricatore; la coppola e l’abito gessato sono sostituiti da completi eleganti e cappelli colorati di foggia femminile. Sono asserviti alla madre attraverso un rito d’affiliazione, un matrimonio che si può dissolvere solo nel sangue. Mammasantissima si dimena come una cagna rabbiosa; il lungo strascico del suo abito da sposa diventa la tovaglia di una tavola imbandita. Alla quale lei, la Madre-Madonna, spezza il pane e versa il vino: un’ultima cena in cui i commensali fanno a brandelli l’Italia intera e se la spartiscono in maniera scientifica.
I cani di bancata si azzuffano per sedere vicino alla madre-cagna, mentre lei li avvicina a sé quando vuole dargli importanza e impone lezioni per ridere della loro penosa disperazione. Stasera alla cena dei mafiosi non siedono solo spacciatori, assassini, esperti finanziari, giornalisti, cardinali, governatori, dottori, professionisti liberi di ammazzare, ma anche l’uomo qualunque. Un ferroviere che abbraccia la logica della Mafia quotidiana ma che, colpevole della morte di un collega, viene impiccato dalla ‘giustizia’ di Cosa Nostra. La Madre indossa ora un abito nero e, nascosta da un velo, ordina al suo branco di mescolarsi alla società ‘civile’, di abbandonare la pistola per passare alla burocrazia, alla criminalità legalizzata.
E’ questa la nuova Mafia dipinta da Emma Dante. Nella scena finale i cani mafiosi godono nudi davanti alla visione della cartina di un’Italia siculo-centrica. E si masturbano vedendo lo Stivale conquistato dagli appalti e dalla politica di una mafia che ormai è storia da colletti bianchi e che nega a se stessa perfino la sua esistenza. In una vera e propria orgia di potere.
Fonte: La provincia di Cremona

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