martedì, ottobre 17, 2006

Le nuove capitali dell'usura

ROMA - Ogni anno 40 mila tra piccole imprese e attività artigianali falliscono in Italia a causa dell'usura e 150 mila commercianti, il 16% del totale, sono vittime di un sistema che muove un giro d'affari di circa 12 miliardi di euro e che ha come nuove 'capitali' Pescara, Siracusa e Messina. A dieci anni dalla legge contro il fenomeno, un libro fa il punto sulla situazione nel paese: e si scopre che se non è peggiorata poco ci manca. Un dato su tutti: nel 1998 i procedimenti aperti dalle procure per usura erano 1.213; nel 2004 sono stati 677.
"L'usura, le usure. Tempi, modi e luoghi di un fenomeno antico e moderno", di Lino Busà e Bianca La Rocca è stato presentato oggi nella sede della Confesercenti a Roma ed ha fornito l'occasione per un dibattito che ha visto protagonisti il presidente dell'Associazione Marco Venturi, il sottosegretario all'Interno Ettore Rosato, il commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket Raffaele Lauro, l'ex presidente della commissione Antimafia Roberto Centaro e il presidente onorario della Fai Tano Grasso.
Il quadro che emerge dal libro è piuttosto preoccupante: "l'usura - scrivono gli autori - rimane un elemento corruttivo della crescita economica del paese. Abbandonati i clamori della cronaca, convive silenziosamente accanto a un'economia sana, assumendo aspetti sempre più organizzati e strutturati e continuando a sottrarre benessere all'economia e alla società".
I numeri sono ancora più impietosi delle parole: le vittime privilegiate dell'usura sono i commercianti (46%), seguiti dagli imprenditori (22%) e dagli artigiani (20%). In totale i commercianti 'usurati' sono 150 mila, il 16% degli attivi. Ma se si vanno a guardare i dati regionali si scoprono realtà ancora più dure: in Calabria, ad esempio, 10.500 commercianti sono vittime dell'usura; praticamente un commerciante su tre (30%) paga il pizzo.
Non va meglio nel Lazio, in Campania e Sicilia, dove la percentuale è rispettivamente del 28,7%, 26% e 25,2%. Quella del sud è una realtà tristemente conosciuta ma leggendo il libro emerge un altro fenomeno, in proporzione ancora più rilevante. Abruzzo e Molise hanno percentuali che poco si discostano da quelle meridionali: in Abruzzo i commercianti vittime dell'usura sono 4.800, il 22% del totale, in Molise addirittura il 28% (1.700). Ma non solo: in base ad una serie di indicatori statistici, primo tra tutti quello ricavato dal rapporto tra le persone indagate e coinvolte nel fenomeno alla popolazione residente, è Pescara la città italiana con il più alto numero di usurai, davanti a Siracusa, Messina, Catanzaro, Vibo Valentia.
"È un fenomeno che continua, inesorabile, a svilupparsi sottotraccia, contro cui serve un contrasto molto deciso" ammette Marco Venturi, sottolineando che compito delle istituzioni è quello di "rimuovere resistenze e difficoltà" del sistema per dare nuovamente fiducia alle vittime. Uno dei nodi principali è quello delle banche. Lo riassume Tano Grasso, senza giri di parole: "molto spesso l'usuraio è il miglior cliente delle banche e chi lo conosce meglio sono proprio i direttori degli istituti di credito. Quello che fino ad oggi è mancato, perchè il fenomeno è cresciuto e la gente ha perso la speranza, è che la politica non è riuscita a coinvolgere in questa battaglia proprio le banche".
Il governo dunque "deve convocare gli istituti italiani" e "obbligarli a discutere". Criminalizzare il mondo bancario "è sbagliato", replica il sottosegretario all'interno Ettore Rosato, ma le banche "devono prendere atto della situazione reale del nostro paese". Anche il commissario antiracket Raffaele Lauro invita a non criminalizzare una categoria ma ha ammesso che il problema va affrontato.
A novembre, ha assicurato "ci saranno due tavoli a cui parteciperanno i vertici delle istituzioni finanziarie, i vertici delle istituzioni bancarie e imprenditoriali, per fare il punto sulla legge 108 e per individuare nuove strategie di lotta all'usura".Tolta l'ufficialità, le parole più schiette le dice proprio l'autore del libro. "Dopo dieci anni vedo due cose - è l'amaro commento di Busà - l'usura è di fatto un reato depenalizzato, con almeno 25mila usurai noti all'autorità giudiziaria che sono liberi e in circolazione; la legge, così com'è, è servita più ai criminali per mascherare le loro attività, che alle vittime per difendersi da loro".
16/10/2006
Fonte: La Sicilia

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