venerdì, ottobre 27, 2006

Fava a teatro

Messina, 25 ott. (Apcom) - Ha un titolo importante il testo scritto da Claudio Fava e messo in scena questa sera al Teatro Messina con grande rigore dal regista Ninni Bruschetta. "L'istruttoria" rimanda infatti - e direttamente - alla celebre opera di Peter Weiss: l'ambito di indagine è ovviamente diverso, ma l'afflato civile, l'alto senso di impegno politico ed umano, l'emozione di avere a che fare con una materia bruciante sono molto simili. Claudio Fava ha voluto raccontare, con la freddezza e assurdità degli atti processuali, la morte del padre: il giornalista Giuseppe Fava ucciso dalla mafia.
Ne è scaturito un testo che si muove attraverso le testimonianze di mafiosi, investigatori, testimoni, è il racconto - in presa diretta, quasi in prima persona - di chi ha subito quella disgrazia: la famiglia, il figlio, l'autore. Ed è bello che Ninni Bruschetta, con la sua compagnia Nutrimenti Terrestri, abbia voluto continuare quel percorso nel teatro impegnato, coraggioso, fatto di arte e dignità, di forma e contenuto, già avviato da tempo: Bruschetta non ha mai smesso di investigare il lato oscuro del potere, affrontando direttamente - con la presenza viva dei suoi attori - i mille risvolti delle verità taciute, della disinformazione sistematica, dell'ambizione e della collusione, della gestione di poteri e del risvolto quotidiano, sociale di quel potere.
Il regista ha sviluppato un percorso nel teatro in cui si scopre come quel "fenomeno" che è la mafia, nei suoi cento anni di vita, abbia condizionato la vita civile ed economica del paese, controllando le scelte e le decisioni politiche, corrompendo i mediocri e uccidendo chi osa sfidare o combatterla. In un momento in cui un velo di pubblica omertà copre e nega i delitti della mafia, della camorra e di altre più o meno oscure associazioni a delinquere, il teatro - con il suo porre faccia a, faccia attori e spettatori - riscopre un compito importante, che è quello di ricordare, di raccontare, di testimoniare.
"L'Istruttoria" è portato in scena in modo molto semplice, ma efficace. Con la suggestiva musica dal vivo dei Dounia, l'attivissima collaborazione di Laura Giacobbe, una piccola struttura scenica di Mariella Bellantone e due bravi interpreti che hanno il compito di dar voce e corpo ai tanti protagonisti di quella vicenda criminale, l'ottimo e trasformistico Claudio Gioè, già apprezzato in film di rilievo come Cento Passi o La meglio gioventù, e la magnetica e dolente Donatella Finocchiaro, già splendida interprete di Angela di Roberta Torre.
La storia racconta di un giornalista coraggioso e umile: Giuseppe Fava, che - in una Catania creduta, sino ad allora, lontana dai tentacoli mafiosi - viene crivellato di colpi da due killer. Il processo è un susseguirsi di personaggi squallidi e curiosi, violenti e grotteschi: il paradosso di questo spettacolo è che riesce anche a far ridere delle contraddizioni, delle millanterie, delle fumosità, delle reticenze, delle complicità. Si ride, perché tutto sembra assurdo: e invece quella è la realtà, quello il mondo, quella Catania, la Sicilia, l'Italia.
Fonte: virgilio.it

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