mercoledì, aprile 26, 2006

Possibili capi di Cosa Nostra

CORLEONE (PALERMO) - Giornata tranquilla per gli investigatori della polizia scientifica dell' Ert oggi nel covo dov'è stato arrestato Bernardo Provenzano in contrada Montagna dei Cavalli. I poliziotti oggi non hanno effettuato ricerche. Il covo è sorvegliato da agenti del commissariato mentre pattuglie di polizia effettuano giri di controllo nei dintorni. Ieri sono stati montati alcuni fari che illuminano anche di notte la zona della masseria soprattutto nella parte posteriore dove gli edifici confinano con un boschetto. Intanto gli inquirenti si interrogano sul possibile successore di Provenzano ai vertici di Cosa Nostra. L'obiettivo è rivolto ai nomi dei due boss latitanti Matteo Messina Denaro e Salvatore Lo Piccolo. Domani Messina Denaro compirà 44 anni, un compleanno che potrebbe assumere un significato diverso in una fase in cui "u siccu", come è soprannominato, potrebbe arrivare al vertice della Cupola dopo l'arresto di Bernardo Provenzano. Gli investigatori stanno cercando di decifrare le decine di 'pizzini' trovati nella masseria di Montagna dei cavalli, a Corleone, dove è stato catturato il padrino latitante, e dove potrebbe essere stato nascosto l'archivio del superboss. Matteo Messina Denaro e Salvatore Lo Piccolo: il primo, condannato quattro anni fa all'ergastolo per le stragi di Roma, Firenze e Milano, rappresenterebbe l'ala militare dei corleonesi per i suoi trascorsi legami con Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella; il secondo apparterrebbe alla "vecchia guardia", l'ala più 'moderatà di Cosa nostra, quella impersonata da Bernardo Prevenzano. Due profili diversi per due mafiosi di rango la cui ascesa al vertice non può prescindere dal radicamento col territorio e col potere che esercitano dal punto di vista 'militare' e 'politico'. "Matteo Messina Denaro - ribadisce Massimo Russo, magistrato della Dda di Palermo - è stato ed è il leader di Cosa nostra nella provincia di Trapani e in più occasioni ha manifestato le sue capacità di gestione del sodalizio criminale". Se di Salvatore Lo Piccolo, 63 anni, a capo della cosca di San Lorenzo a Palermo non si sa più nulla, o quasi, dal 1983, di Matteo Messina Denaro qualcosa in più emerge dai racconti di alcuni pentiti e dalla indagini di mafia nel trapanese. Dai 'pizzini' trovati dagli investigatori nel covo di Coroleone emerge il legame tra Matteo Messina Denaro e Provenzano; bigliettini in cui Messina Denaro pone al capo della Cupola il problema della carenza di 'manovalanza', rivolgendosi con toni di rispetto e devozione. Una tecnica, quella dei biglietti, utilizzata dallo stesso Matteo Messina Denaro per comunicare con i suoi uomini e per dare ordini, come dimostrano alcune indagini di mafia nel trapanese, tra cui quella che due anni fa portò all'arresto di Salvatore Messina Denaro, 55 anni, fratello del latitante, ed ex impiegato della Banca Sicula, istituto di credito rilevato qualche anno fa dalla Banca Commerciale (Comit), su cui c'è traccia in alcuni documenti della Commissione nazionale Antimafia. La polizia accertò che Salvatore Messina Denaro comunicava, attraverso una fitta rete di gregari, con il fratello tramite i foglietti per scambi di notizie su appalti ed estorsioni. Come Provenzano che durante la latitanza si fece curare e operare a Marsiglia, anche Matteo Messina Denaro si sarebbe recato all'estero nel '94 per motivi di salute. Di lui ci sarebbero tracce nella clinica oculistica, Barraquer in carrer de Muntaner, a Barcellona, dove si sarebbe sottoposto a una visita agli occhi. Il boss fin dalla nascita è affetto da strabismo di venere. Col tempo la malattia avrebbe determinato un forte deficit visivo, da qui la necessità di rivolgersi ai medici. Il boss avrebbe fornito alla recepition del centro oftalmico la sua vera data di nascita, e rivelato la città di origine: Castelevetrano nel Trapanese. Ma avrebbe detto di chiamarsi: Matteo Messina, omettendo, dunque, il secondo cognome, Denaro. Fu il pentito, Vincenzo Sinacori, a dire per primo agli inquirenti che Matteo Messina Denaro soffriva di una malattia agli occhi. Il boss gli aveva rivelato che aveva intenzione di andare in Spagna per farsi visitare. Rispetto a Provenzano, di cui dopo l'arresto comincia a emergere un profilo di 'uomo d'onore' vecchio stampo nascosto in una masseria tra formaggio, pecore e cicoria, Matteo Messina Denaro è descritto come un uomo amante della bella vita, delle donne, di oggetti di marca. Un boss che fa affari con le estorsioni e con gli appalti, legato alla sua terra d'origine Castelvetrano, roccaforte mafiosa del trapanese, indicata come crocevia di grossi business, traffico di droga e operazioni imprenditoriali e finanziarie.
25/04/2006

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