ROMA - La polizia di Stato di Siracusa sta eseguendo provvedimenti restrittivi, richiesti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, nei confronti di 14 persone ritenute responsabili di associazione mafiosa finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, omicidio e rapina.Gli investigatori della Squadra mobile della questura di Siracusa hanno portato alla luce le diversificate attività criminali del clan 'Santa Panagia', che opera nella zona nord della città, a sua volta collegato al più ampio cartello mafioso Aparo-Nardo-Trigila, attivo in tutta la provincia.Le indagini - supportate anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia - hanno anche consentito di individuare gli organizzatori e gli esecutori dell'omicidio di Antonio Zimmiti, avvenuto nel gennaio 1996 a Siracusa. Zimmiti avrebbe, all'insaputa della cosca mafiosa di appartenenza, gestito autonomamente un traffico di droga, appropriandosi, inoltre, dei proventi della gestione di una bisca clandestina a lui affidatagli. Per quest'omicidio oggi sono stati arrestati Salvatore Bruno di 43 anni e Carmelo Latino di 37, quest'ultimo già detenuto. L'omicidio di Antonio Zimmitti, ucciso con numerosi colpi di postola, sarebbe maturato nell'ambito di una più vasta operazione di pulizia interna del clan. La polizia di Siracusa è inoltre riuscita a ricostruire le responsabilità di alcuni affiliati all'organizzazione in varie rapine perpetrate, negli anni scorsi, in istituti di credito siracusani. Obiettivo delle rapine era quello di reperire liquidità da reinvestire nell' acquisto di cocaina ed eroina, destinate poi allo spaccio nei quartieri di quel capoluogo sotto l'influenza del clan mafioso.Con la terza fase dell'operazione 'Santa Panagia', la polizia ritiene di aver definitivamente smantellato il clan egemone tra gli anni '90 e il 2000 a Santa Panagia. Dall'inchiesta è emerso anche che il gruppo aveva compiuto tra il 1997 e il 1999 una serie di rapine in banca o ai danni di grosse aziende, colpi che servirono per reperire liquidità finanziaria che veniva sistematicamente reinvestita nell'acquisto di droga. Il traffico e lo smercio degli stupefacenti, infatti, costituiva una delle principali attività del gruppo che si avvaleva della collaborazione di numerosissimi pusher che piazzavano materialmente la droga in diverse zone della città tutte poste rigidamente sotto il controllo del clan.
8 Febbraio 2006
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