venerdì, marzo 12, 2010

La mafia siculo-americana

PALERMO - La mafia siciliana continua ad avere strettissimo rapporti d'affari con quella statunitense, in particolare con le famiglie di New York e Miami. È una delle scoperte dell'indagine congiunta dello Sco della polizia e dell'Fbi che oggi ha portato all'arresto, a Palermo, di 21 mafiosi e negli Usa di altri 6, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di droga, riciclaggio e traffico di banconote false. Al centro dell'inchiesta la "famiglia" di Santa Maria di Gesù tornata sotto la guida di Gioacchino Corso, e del fratello Giampaolo, entrambi arrestati. L'inchiesta ha consentito la cattura di tre capi mafia della cosca Gambino di New York: Gaetano Napoli e i figli Gaetano Jr. e Thomas, accusati di estorsione, usura, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Secondo l'Fbi la famiglia Napoli investiva denaro sporco in prestiti usurai: tra le vittime un imprenditore di origine italiana.

IL GANCIO. A tenere i contatti fra le cosche siciliane, in particolare quella di Santa Maria di Gesù, e quelle statunitensi, sarebbe stato Roberto Settineri colpito da un doppio provvedimento di carcerazione. Palermitano, da anni residente e Miami ha ospitato negli Usa il capo della famiglia di Santa Maria di Gesù, Giampaolo Corso. A Miami l'Fbi, ha arrestato, nell'ambito di questa indagine, per riciclaggio e intralcio alla giustizia, oltre a Settineri accusato di avere ripulito denaro proveniente dal traffico di droga, il suo braccio destro Antonio Tricami e altri due suoi uomini di fiducia: Enrique Ross e Daniel Dromerhauser.

LA MAFIA A NY. Secondo gli investigatori Cosa nostra newyorkese è rappresentata dalle famiglie Gambino, Colombo, Bonanno, Genovese e Lucchese che investono in particolare nei traffici di droga, nella gestione degli appalti, nel gioco d'azzardo, nel traffico d'armi e nella prostituzione.

IL LIBRO MASTRO DEL PIZZO. Nel corso dell'indagine gli investigatori hanno trovato una prova importante della gestione del racket da parte della famiglia di Santa Maria di Gesù: una sorta di libro mastro con l'indicazione delle vittime del pizzo e delle cifre pagate all'associazione mafiosa. A casa del cassiere della cosca è stato sequestrato anche del denaro che, secondo gli inquirenti, sarebbe il frutto del taglieggiamento. Nei confronti di chi si rifiutava di pagare l'organizzazione reagiva con attentati, danneggiamenti. Dure le sanzioni adottate anche nei confronti di chi non si adeguava alle decisioni della cosca: è il caso di Gioacchino Stassi, un pregiudicato ferito a colpi di arma da fuoco nel 2009.

IL RITORNO DEI VECCHI CAPIMAFIA. Ad eseguire le disposizioni dei due boss altri due esponenti di vecchia data dell'organizzazione mafiosa: Giuseppe Lo Bocchiaro, condannato per l'omicidio di Pietro Marchese (assassinato nell'82 mentre era detenuto all'Ucciardone, nell'ambito della guerra di mafia) e Pietro Pilo, uomo di fiducia del boss storico Cosimo Vernengo, con cui ha gestito importanti traffici di droga, al quale era stata assegnata invece la gestione della cassa dell'organizzazione.

MASTINO E CHIWAWA. I magistrati rivelano che gli arrestati evitavano attentamente di pronunciare i loro nomi di battesimo, utilizzando dei soprannomi. "Lo pseudonimo mastino era riferito a Gioacchino Corso, quello di rottweiler a Francesco Guercio, chiamato spesso anche il pacchione, quello di bulldog a Francesco Ferdico, quello di chiwawa ad Andrea Casamento, quello di zio o ancora di Peppuccio a Giuseppe Lo Bocchiaro, quello di scioppetto o scioppettino a Giuseppe Frusteri, quello di turco per Salvatore Luisi. Altrettanto utile alla individuazione degli indagati - aggiungono i pm - sono stati i riferimenti ai rapporti di rispetto, da sempre tenuti in grande considerazione nell'ambiente mafioso. Giuseppe Di Maio è, dunque, figlioccio di Gioacchino Corso. Allo stesso modo Giuseppe Lo Bocchiaro è parrino di Pietro Pilo, a sua volta parrino di Francesco Guercio".

TELEFONATE GRATIS. Alcuni uomini delle cosche palermitane avevano a disposizione anche un rivenditore Wind, Umberto Di Cara, fermato, che forniva loro schede telefoniche intestate a persone ignare, per lo più straniere. Di Cara è il titolare del negozio Telefono Service in via Emanuele Notarbartolo. Il rivenditore assegnava le schede destinate agli "amici" ad altre persone, a cui erano intestate altre Sim Wind. Il rapporto diretto tra Di Cara e gli altri indagati è stato scoperto dalla polizia grazie all'intercettazione di numerose telefonate in entrata e in uscita dal telefono fisso del negozio, mentre l'intestazione fittizia è venuta a galla con l'analisi minuziosa delle oltre 4.200 Sim che il dealer ha rilasciato dall'avvio dell'attività commerciale a suo nome (gennaio 2008) fino al 17 dicembre scorso.

L'ANALISI DEI SERVIZI SEGRETI. Il ritorno al vertice dei vecchi boss era una circostanza già segnalata dai Servizi segreti nell'ultima relazione al Parlamento: secondo l'Aisi, infatti, Cosa Nostra, "costretta ad inabissarsi dall'aggravarsi delle fasi critiche", starebbe cercando di "recuperare figure carismatiche, segnatamente storici capimafia che, accanto alle giovani leve, in una prospettiva temporale di medio-lungo termine siano in grado di ripristinare modelli organizzativi più efficaci ed idonei a superare le attuali difficoltà". Una Cosa nostra che torna all'antico, dunque, secondo i Servizi, con gli "storici e carismatici capimafia" recuperati anche per risolvere altre problematiche: "riempire i vuoti di potere a livello apicale, specie di alcune articolazioni strategiche del Palermitano, ormai decapitate; riaffermare la presenza mafiosa sul territorio e recuperare risorse economiche tramite l'esercizio estorsivo, l'ingerenza persistente e sistematica negli appalti e nell'esecuzione di lavori pubblici e privati, anche per soddisfare le crescenti esigenze di un circuito carcerario sempre più influente".

I FERMATI. Questi i 21 fermati dai pm palermitani nell'ambito dell'operazione antimafia che ha riguardato la Sicilia e gli Stati Uniti: Leonardo Algeri, 31 anni, Giovanni Burgarello, 43 anni, Andrea Casamento, 32 anni, Massimiliano Castelluccio, 32 anni, Gaetano Castelluccio, 31 anni, Massimiliano Codiglione, 42 anni, Gianpaolo Corso, 38 anni, Gioacchino Corso, 43 anni, Giuseppe Di Maio, 33 anni, Umberto Di Cara 25 anni, Claudio Faldetta, 24 anni, Francesco Guercio, 32 anni, Giuseppe Lo Bocchiaro, 50 anni, Salvatore Luisi, 22 anni, Massimo Mancino, 33 anni, attualmente detenuto nel carcere Ucciardone a Palermo, Pietro Pilo, 49 anni, Girolamo Rao, 38 anni, Roberto Settineri, 42 anni, residente a Miami (Usa), Giovanni Lo Verde, 71 anni, Pietro Gandolfo, 41 anni, (questi indagati sono tutti palermitani), Gaetano Di Giulio, 35 anni, di Caltanissetta.Questi i sei fermati negli Usa: Gaetano Napoli, 71 anni; Tommaso Napoli, 31 anni, Gaetano Napoli, 44 anni, Antonio Tricamo, 37 anni e Daniel Dromerhauser, 39 anni, Roberto Settineri, 42 anni, Quest'ultimo è destinatario anche del fermo da parte dei pm palermitani. Un'altra persona, Giuseppe Frusteri, 35 anni, è stato arrestato in flagranza di reato per detenzione di armi.
10/03/2010

Fonte: La Sicilia

Vedi il video Fonte: adnkronos

2 commenti:

Keith ha detto...

Leggi questo articolo:
http://www.wral.com/news/national_world/world/story/7204626/

Abito vicino a Raleigh! Peccato che la mafia arriva qui. :(

Anonimo ha detto...

la mafia si sconfigge cambiando l'approccio quotidiano nelle cose di ogni giorno. nell'essere onesti e pretendere onesta' in ogni gesto e in ogni realta' economica e sociale.