martedì, febbraio 09, 2010

La testimonianza di Ciancimino

PALERMO - "Forza Italia è il frutto della trattativa" tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del '92. A dirlo in aula è stato Massimo Ciancimino, che continua la sua deposizione al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. A riferirlo a Ciancimino sarebbe stato il padre Vito Ciancimino, l'ex sindaco di Palermo, che secondo il figlio avrebbe avviato dopo il maggio del 1992 la trattativa con i carabinieri da un lato e i boss mafiosi dall'altro. Ciancimino junior ha spiegato al pm Antonio Ingroia il contenuto di alcuni 'pizzini'. Secondo quanto ha raccontato in aula Massimo Ciancimino, nel 1994, Bernardo Provenzano avrebbe scritto un pizzino indirizzato a Marcello Dell'Utri e "per conoscenza", come dice il teste, "a Silvio Berlusconi". Nel documento si legge: "Intendo portare il mio contributo che non sarà di poco perchè questo triste evento non si verifichi, sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive".

IL TRISTE EVENTO. Il triste evento a cui si riferisce Ciancimino Junior sarebbe stato il ventilato sequestro di uno dei figli del presidente del Consiglio. "Mio padre - ha spiegato Ciancimimo junior illustrando il biglietto - mi disse che questo documento, insieme all'immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina, era il frutto di un'unica trattativa che andava avanti da anni. Con quel messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell'accordo". Una parte del documento, secondo quanto dice in aula il figlio dell'ex sindaco, sarebbe sparita. Massimo Ciancimino, proseguendo la deposizione in aula, ha detto di avere letto la lettera in carcere al padre Vito che, a sua volta, "voleva richiamare alla collaborazione il partito". Secondo il figlio dell'ex sindaco, l'obiettivo della lettera sarebbe stato quello di invitare Berlusconi "come entità politica, non come individuo" a "tornare sui suoi passi" e rientrare nei ranghi. Vito Ciancimino, come spiegato dal figlio in aula, voleva una rete tv "per dire la sua". Tutto sarebbe nato da una intervista rilasciata dal premier a 'Repubblica' in cui avrebbe affermato che "se un suo amico fosse sceso in politica gli avrebbe messo a disposizione una rete tv", ha spiegato Ciancimino Junior. Massimo Ciancimino, a sorpresa, ha quindi consegnato in aula una lettera scritta dal padre, l'ex sindaco mafioso di Palermo, indirizzata per conoscenza a Silvio Berlusconi. Il documento, di cui i pm e le difesa non avevano conoscenza, è stato ammesso dai giudici. Non se ne conosce ancora il contenuto. La lettera redatta dall'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino e indirizzata a Dell'Utri e, per conoscenza, a Silvio Berlusconi, è la rielaborazione di un "pizzino" scritto da Bernardo Provenzano agli stessi destinatari e già agli atti del processo Mori. Nella lettera c'è una parte che coincide con quella scritta da Provenzano e relativa a un tentativo di intimidazione al figlio di Berlusconi e alla necessità che il politico metta a disposizione alcune sue reti tv. Nella rielaborazione di Ciancimino, però, c'è una parte nuova in cui si legge: "Se passa molto tempo e ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria sarò costretto a uscire dal mio riserbo che dura da anni". Secondo il testimone, che riferisce quanto saputo dal padre, si trattava di una sorta di minaccia al premier. L'ex sindaco lo avvertiva che avrebbe potuto raccontare quanto sapeva sulla nascita di Forza Italia.

I SERVIZI SEGRETI. "Dopo che venne resa nota una mia intervista dalla quale in qualche modo emergeva il mio ruolo nella cattura di Riina, l'agente dei Servizi, che io conoscevo col nome di Franco, mi invitò a non parlare più di certe vicende perchè tanto io non sarei mai stato coinvolto e non sarei mai stato chiamato a deporre. Cosa che avvenne visto che fino al 2008, quando decisi di collaborare con i magistrati, nessuno mi interrogò mai". Ciancimino ha anche spiegato che il capitano dei carabinieri, braccio destro di Mori, Giuseppe De Donno, in più occasioni, negli anni, lo rassicurò che nessuno lo avrebbe sentito sulla vicenda relativa alla cattura di Riina sulla quale sarebbe stato anche apposto il segreto di Stato. "Quando ero agli arresti domiciliari nel 2006, una persona dei Servizi segreti mi disse di non parlare della trattativa e dei rapporti con Berlusconi". Ciancimino ha spiegato che si trovava agli arresti domiciliari, perchè indagato per riciclaggio, quando ricevette la visita dell'agente accompagnato da due presunti sottufficiali dell'Arma. "Io replicai - ha continuato - che c'erano documenti, prove su tutte quelle vicende e che non avrei potuto sottrarmi, ma lui mi rassicurò che nessuno mi avrebbe chiesto niente". Il figlio di Don Vito ha anche riferito di avere ricevuto, sempre nello stesso periodo, pressioni "dall'allora vice procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano a non coinvolgere la società Gas nell'indagine sul riciclaggio, perchè così ne avremmo tratto beneficio visto che lo stesso Sciacchitano era in buoni rapporti con la procura di Palermo che conduceva l'inchiesta".

IL PAPELLO. I carabinieri e i Servizi segreti sarebbero stati a conoscenza che Massimo Ciancimino figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, teneva il papello in una cassaforte della sua abitazione all'Addaura. La cassaforte, però, non fu mai trovata nel corso delle perquisizione che vennero effettuate quando Massimo Ciancimino fu arrestato per riciclaggio. Poi gli sono state mostrate delle foto della cassaforte realizzate a luglio scorso dalla Dia. Ciancimino le ha riconosciute, dopo un attimo di turbamento e commozione che ha causato l'interruzione dell'esame. "Un personaggio dei Servizi, prima che eseguissero la misura degli arresti domiciliari a mio carico mi disse che stavano per arrestarmi e che non era prudente tenere a casa i miei documenti tra i quali il papello". Seguendo l'indicazione dell'agente, Ciancimino pochi giorni prima di essere arrestato, il 7 giugno 2006, portò all'estero la documentazione del padre e pure il papello.

MILANO 2. Ciancimino ha anche consegnato documenti relativi ai presunti investimenti di suo padre nella realizzazione del complesso edilizio Milano 2. I fogli sono stati trasmessi dai pm della Dda alla Procura generale che sostiene l'accusa al processo al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, imputato, in appello, di concorso in associazione mafiosa. La procura generale, che dovrebbe chiudere la requisitoria del processo Dell'Utri, valuterà ora se chiederne l'acquisizione agli atti - in questa fase possibile solo le prove sono assolutamente necessarie ai fini della decisione - e chiedere l'esame di Ciancimino.
08/02/2010

Fonte: La Sicilia

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