PALERMO - "Non riesco a capire come possa essere chiamata in causa la Procura di Palermo, con riguardo alle indagini sulle stragi del '92-'93, sulle quali il mio ufficio non ha competenza alcuna". Al rientro da un viaggio all'estero, parla il capo della Dda del capoluogo dell'Isola,
Francesco Messineo e replica indirettamente alle affermazioni del
premier Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva parlato delle Procure di Palermo e Milano, che starebbero indagando sulle stragi
Falcone e Borsellino e del '93 a Roma, Firenze e Milano, con riferimento alla nascita di Forza Italia e alla discesa in campo dello stesso Berlusconi. "La Procura di Palermo - precisa Messineo - sta svolgendo indagini sulle dichiarazioni di
Gaspare Spatuzza, che con noi parla però di omicidi avvenuti in città e non di altri fatti che non rientrano nella nostra competenza". Messineo non ha precisato invece se sia stato riaperto il fascicolo
"Sistemi criminali", un'inchiesta contenitore archiviata nel 2003 su richiesta dei
pm di Palermo Antonio Ingroia e Roberto Scarpinato e nella quale si cercava di delineare un eventuale intreccio perverso fra mafia, settori deviati delle istituzioni e massoneria, anche con riferimento a fatti mai del tutto chiariti come omicidi eccellenti e stragi. "Su questo non ho riferimenti - ha detto il procuratore - e comunque non era a questo che era stato fatto riferimento. Per quel che riguarda invece i fatti del 1992-'93, di cui si era parlato qualche giorno fa, noi non abbiamo alcuna competenza e dunque nessuna indagine. E non so se ne abbia pure la Procura di Milano. Ma questo è un fatto che non riguarda il mio ufficio". L'attendibilità di Gaspare Spatuzza è ancora in discussione: il dichiarante di Brancaccio ha dato una versione nuova dell'eccidio di via D'Amelio, smentendo i pentiti ufficiali: le sue dichiarazioni sul punto non hanno convinto del tutto i pm nisseni che conducono le indagini, mentre i magistrati della Procura di Firenze, titolari delle inchieste sulle stragi del '93, lo ritengono credibile e nei suoi confronti hanno chiesto il programma provvisorio di protezione, primo passo per essere considerato un vero pentito. È proprio a Firenze infatti che furono concentrate le indagini e i processi sugli attentati avvenuti in Continente e attribuiti ai boss, perché nel capoluogo toscano si registrò l'episodio più grave, con l'uccisione di cinque persone, il 28 maggio 1993, nella strage di via dei Georgofili.
12/09/2009
Fonte: La Sicilia
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