L'ATTENTATO. Il 29 luglio 1983 in via Pipitone Federico, nel centro di Palermo, per uccidere il magistrato, Cosa nostra fece esplodere un'autobomba inaugurando una nuova tipologia stragista alla "libanese". Sopravvisse solo il suo autista, Giovanni Paparcuri, anche se gravemente ferito. Per la strage, dopo travagliati processi giunti fino in Cassazione, sono stati condannati: a 18 anni di carcere i pentiti Giovanni Brusca, Calogero Ganci, Franceco Paolo Anzelmo e Giovan Battista Ferante; all'ergastolo i boss Antonino Madonia, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Francesco Madonia, Giuseppe Calò, Antonino Geraci, Matteo Motisi, Raffaele Ganci, Salvatore Buscemi, Giuseppe Farinella, tutti accusati di essere mandanti; Stefano Ganci e Vincenzo Galatolo, Salvatore e Giuseppe Montalto, ritenuti esecutori. A Chinnici - ha detto il senatore del Pd Lumia - si deve l'intuizione del lavoro di gruppo e la condivisione delle indagini che poi sfociarono rispettivamente nella nascita del pool antimafia e nel maxiprocesso".
29/07/2009
29/07/2009
Fonte: La Sicilia
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