martedì, gennaio 13, 2009

"Turismo antimafia"

Giovanni Impastato, a Cinisi riceve visite di turisti interessati alla storia di suo fratello, vittima e simbolo della lotta alla mafia? «Nella casa di famiglia, che abbiamo trasformato in un luogo di memoria e sede dell'associazione dedicata a mio fratello, ci sono visitatori ogni giorno». Che genere di visitatori? «Gente qualunque che viene da ogni parte della Sicilia, dell'Italia e del mondo: tedeschi, spagnoli. L'altro giorno è venuto un gruppo da Cuba. Tutti i posti dove il film I cento passi è stato distribuito. Arrivano anche tanti giapponesi, perché a Tokio il film ha vinto un premio». Ma quindi, per dire le cose come stanno, sono turisti? «Certo, mica mi vergogno a dirlo, anche se intorno all'antimafia spesso gira un certo intellettualismo che rifiuta questa idea». E lei non è d'accordo. «Io la considero una cosa molto positiva. Vanno a Palermo a vedere la cattedrale e poi vengono qui? Va benissimo. L'importante è evitare la deriva del folklore o peggio dell'esaltazione della mafia». E cosa le chiedono i turisti? «Di andare nei posti dove ha vissuto ed è stato ucciso mio fratello. E io spiego loro chi era Peppino, che cosa ha fatto. E perché è morto. Molti giovani che vengono qui poi ripercorrono simbolicamente i cento passi che separano la nostra casa da quella del boss Badalamenti. È diventato una specie di rito. E va bene così». Turismo vuol dire anche sviluppo, occasioni di lavoro, no? «Esattamente. E non mi sembra che ci sia niente di male. Anzi le dirò che noi puntiamo a realizzare un progetto: se andrà in porto la confisca della casa del boss, abbiamo chiesto al Comune di acquisirla e farla diventare una biblioteca, un centro culturale a disposizione del paese e dei turisti, dove potrebbe aver sede l'associazione Peppino Impastato». Peppino che si prende la casa del suo carnefice: i cento passi percorsi fino in fondo per l’ultima volta? «Sarebbe una rivincita per Peppino e una grande vittoria simbolica sulla mafia».
Fonte: Il Giornale

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