martedì, dicembre 16, 2008

Mega operazione in Sicilia..


PALERMO - Un maxi blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo è in corso in diverse città della Sicilia. I militari, nel corso dell'operazione denominata "Perseo", stanno eseguendo 99 fermi ordinati dai pm della Direzione distrettuale antimafia. Si tratta di capimafia, reggenti di mandamenti e gregari che farebbero parte delle famiglie mafiose, coinvolti da alcuni boss palermitani in un progetto criminale che ha come obiettivo quello di "rifondare Cosa nostra". I capimafia arrestati stavano ricostituendo la nuova "commissione provinciale" di Cosa nostra. Si tratta dell'organismo con il quale l'organizzazione decide le azioni da compiere e le strategie criminali da adottare. Tutto emerge da intercettazioni ambientali. Alla commissione, in passato guidata da Totò Riina, è toccato il compito di deliberare i fatti di sangue più importanti che sono stati compiuti dalla mafia. La nuova commissione provinciale sarebbe dovuta servire per far prendere ai capi dei mandamenti mafiosi "gravi decisioni" come "fatti di sangue" che avrebbero riguardato anche progetti di "delitti eccellenti". I boss riconoscono ancora Riina come capo; per portare avanti Cosa nostra alcuni capimafia ripropongono, con "la benedizione" del corleonese, detenuto dal 1993, la ricostituzione dell'organismo collegiale. Una scelta per dare una svolta alla linea moderata tenuta fino al 2006 da Provenzano, il quale non sarebbe stato autorizzato a dare ordini ma "elargire solo consigli". Il nuovo corso dell'organizzazione avrebbe dovuto dunque rispolverare l'azione militare. Un contributo a rifondare Cosa nostra sarebbe stato fornito dal latitante Matteo Messina Denaro, al quale i palermitani avrebbero però impedito di mettere le mani sulla commissione provinciale. "Se con l'operazione Gotha del giugno 2006 Cosa nostra era in ginocchio, con questa operazione Perseo le si è impedito di rialzarsi, recidendo tutte le teste strategicamente pensanti di una nuova struttura di comando che avrebbe dovuto deliberare, come una volta, su 'cose gravi'", dice il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso. Il capo della Dna fa riferimento al progetto criminale che i boss stavano portando avanti. "La mente - aggiunge Grasso - allarmisticamente corre alle ultime stragi del 1992 e all'attacco alle istituzioni". Il capo della procura nazionale rivolge anche un plauso ai carabinieri del Reparto operativo di Palermo e del Gruppo di Monreale, che in nove mesi sono riusciti a controllare centinaia di boss, portando a conclusione questa importante inchiesta. Quindi fa chiarezza su Messina Denaro: "Non è il regista di questa nuova Cosa nostra, né sarebbe stato il capo della Commissione provinciale. Certamente ha avuto contatti con esponenti di Cosa nostra palermitana e da lui può essere partito l'impulso di riorganizzare Cosa nostra. Dal contenuto delle intercettazioni ambientali non risulta una sua costante e attuale regia, essendo una questione, quella della ricostituzione della commissione provinciale di Palermo, che spetta alle cosche palermitane". "Tuttavia non c'è dubbio - aggiunge il capo della Dna - che questa 'specie' di commissione che si doveva ricostituire non poteva non avere l'assenso di colui che aveva partecipato attivamente e direttamente alla strategia stragista del 1992 e 1993 dall'omicidio di Falcone e Borsellino agli attentati di Firenze, Roma e Milano". I fermi sono stati disposti dalla procura a causa del pericolo di fuga degli indagati e per evitare omicidi che sarebbero stati progettati. Per condurre il maxi blitz sono stati impiegati oltre 1.200 carabinieri, e poi elicotteri e unità cinofile. Sono centinaia le perquisizioni effettuate dai carabinieri in quasi tutta la provincia di Palermo. Ai 99 indagati, fermati su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, vengono contestate le accuse di associazione mafiosa, e a vario titolo anche estorsione, traffico di armi e traffico internazionale di stupefacenti. L'operazione è ancora in corso, anche in alcune province della Toscana."La mafia rimane uguale a se stessa. Le strutture, i metodi, i progetti alla fine sono sempre uguali. Questa è una delle considerazioni a cui ci ha portato la complessa indagine condotta dai carabinieri", commenta il procuratore di Palermo Francesco Messineo. "Grazie alle intercettazioni - ha aggiunto - siamo riusciti ad ascoltare dal di dentro le voci della mafia e a monitorare in diretta il piano di ricostituire gli organismi verticistici in città e in provincia".
16/12/2008

Fonte: La Sicilia

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