lunedì, aprile 07, 2008

Gli U.S.A. cedono..

PALERMO - Ventotto anni fa, il giudice Giovanni Falcone aveva firmato un mandato di cattura per Rosario Gambino, il referente americano delle cosche siciliane in materia di traffico internazionale di droga. Solo due giorni fa, un giudice degli Stati Uniti ha firmato l'espulsione del padrino, che oggi ha 65 anni, e 22 li ha trascorsi in prigione. Il suo arrivo in Italia è previsto per oggi. E le porte del carcere si apriranno subito, proprio sulla base di quella condanna a 16 anni fondata sulle indagini dell'allora giudice istruttore Giovanni Falcone: in quella sentenza sono rimasti i misteri di un ex muratore, cugino dell'autorevole mafioso Carlo Gambino, arrivato a Little Italy nel 1968 e diventato presto manager della droga, ma soprattutto uomo fidato delle cosche per missioni particolari. Come quella di ospitare Michele Sindona a New York, all'inizio di quel misterioso viaggio fra gli Stati Uniti, l'Europa e Palermo, che doveva simulare il falso rapimento del banchiere siciliano. Rosario Gambino conosce alcuni dei segreti finanziari di Sindona, gran riciclatore dei soldi sporchi, non solo della mafia. Strano mafioso il più americano dei Gambino di Palermo: è stato sempre molto accreditato in ambienti eleganti, nonostante la sua fama di trafficante di droga. Nel 2001, una commissione del Congresso americano scoprì un assegno di 50.000 dollari girato dai familiari di Gambino a favore di Roger Clinton: il fratellastro dell'ex presidente sarebbe riuscito a ottenere dalla mafia quella somma in cambio della promessa - non mantenuta - della grazia presidenziale per don Rosario. Anche questa vicenda è rimasta avvolta dal mistero. Di certo, il mafioso siciliano si è sempre difeso strenuamente, invocando il complotto italiano. Lo scorso ottobre, un giudice di Los Angeles, D. D. Sitgraves, gli aveva addirittura dato ragione, negando la richiesta di estradizione dei magistrati di Palermo, con una motivazione alquanto curiosa: "C'è il rischio che Rosario Gambino venga sottoposto in Italia al regime carcerario del 41 bis, una coercizione che non è da considerarsi collegata a nessuna sanzione legalmente imposta. - così scrisse nella sentenza - Quel regime costituisce una tortura". Il giudice era andato anche oltre, concedendo un secondo punto alla difesa di Gambino: "È una questione umanitaria, in questo caso particolare, le condizioni di detenzione finirebbero per minacciare e compromettere la vita del detenuto". Dice oggi il legale italiano di Rosario Gambino, Daniele Francesco Lelli: "La procedura a cui adesso è stato sottoposto il mio cliente viola i diritti della difesa; perché contro la decisione dell'espulsione si poteva fare ricorso fino in Corte Suprema. Insomma, a mio giudizio, si tratta di una sorta di rapimento". Alla fine, nonostante il sacrificio e l'ostinazione di Giovanni Falcone, Gambino è stato comunque espulso, non estradato, perché senza la cittadinanza americana. Da gennaio, dopo la scarcerazione, era rinchiuso in un centro di raccolta per immigrati, a San Pedro, 40 chilometri da Los Angeles. Mentre a Palermo, la squadra mobile e il servizio centrale operativo della polizia, indagavano sugli esponenti del clan Gambino-Inzerillo, che sembravano nuovamente attivi sull'asse Palermo-New York. Il blitz "Old Brigde" ha fermato alcuni dei nuovi volti della mafia italo-americana. Ma gli ultimi affari fra la Sicilia e gli Stati Uniti sembrano diventati l'ultimo segreto di Rosario Gambino.
Fonte: La Repubblica

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